lunedì 12 marzo 2012

L'appello della Rete-nodo di Ravenna per rilanciare la mobilitazione

Troppi infortuni, troppe morti sul lavoro, dilagano precarietà, moderno schiavismo per i lavoratori immigrati, nocività per i lavoratori e inquinamento per i cittadini, amianto, biodigestori, diossina nel latte materno.
Una guerra quotidiana a cui bisogna rispondere unendo tutte le energie presenti in questa città.
Noi della Rete per la sicurezza sul lavoro pensiamo che non sia un problema di regole ma del primato del profitto. I controlli nei luoghi di lavoro sono diminuiti o addomesticati con la complicità di tutti i governi (oggi ci sta pensando Monti con l'art. 14 del DL 5/2012, decreto "semplificazioni") mentre si allunga l'orario di lavoro, aumentano i ritmi, viene frazionato tutto il processo produttivo con la catena di appalti e subappalti al massimo ribasso, vengono estesi sempre più i contratti precari che aumentano l'insicurezza sul lavoro.
E poi parlano di cultura della sicurezza!
Il giudice Riverso ha mosso delle critiche alla politica locale che, invece di interessarsi dei parcheggiatori abusivi, che si occupi di sicurezza per i lavoratori (e della difesa dell'art. 18). Una denuncia che, come Rete, condividiamo in pieno ma che è necessario estendere anche alle responsabilità delle istituzioni e dei sindacati confederali, facenti tutti parte di un sistema con al centro il profitto, dove la sicurezza dei lavoratori è agitata solo dopo i fatti tragici.
Dopo l'impressionante catena di infortuni che portano Ravenna tra i primi posti delle città dove si muore di lavoro, invece che interventi per migliorare la situazione, ci troviamo davanti la solita arroganza del potere politico, in particolare del vicesindaco Mingozzi, sempre attento alle questioni legate ai profitti dei padroni del Porto, che afferma: “un giudizio sprezzante e parziale che la politica ravennate e le istituzioni non meritano". E quali sarebbero i fatti che dovrebbero farci cambiare opinione?
Del resto, coerentemente, il suo stesso partito, il PRI al governo dell'amministrazione locale, si è astenuto persino su un ordine del giorno al consiglio comunale per chiedere a sindaco e giunta la costituzione di un osservatorio sulle politiche del lavoro!
Siamo stanchi di vuote commemorazioni di istituzioni e confederali che agitano la strage della Mecnavi solo per fini propagandistici, per distogliere l'attenzione dall'emergenza sicurezza al Porto e negli altri luoghi di lavoro.
La concertazione al Porto, con il "protocollo sicurezza", non ha fermato gli infortuni. Quali sono i "positivi risultati" del lavoro del Rlst (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza del sito) previsto dal "protocollo sicurezza" se si verificano lo stesso molti infortuni?
Chi vigila sull'applicazione del "protocollo" se i sindacalisti sono allo stesso tempo quadri tecnici/caporali e se al Porto non è stata ancora eliminata la vergogna dell'agenzia interinale Intempo che ha mandato a morire Luca Vertullo?
La Rete di Ravenna rilancia la mobilitazione su questi temi a partire da un incontro che stiamo preparando.
Per adesioni:

Rete per la sicurezza sul lavoro-Ravenna

tel. 339/8911853
e mail: cobasravenna@libero.it

bastamortesullavoro@domeus.it
visita il blog: bastamortesullavoro.blogspot.com

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