domenica 25 marzo 2012

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 23/03/12




INDICE


Grillo Peppone grillo@macchinistiuniti.it

ARTICOLO 18 DELLO STATUTO DEI LAVORATORI IN RELAZIONE ALL'ARTICOLO 41 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA


ONE STEP RECORDS info@onesteprecords.it

COMUNICATO STAMPA ONE STEP RECORDS: “ROCK THE CASBAH”: I BACK TO BUSINESS REINTERPRETANO I CLASH. IN ATTESA DEL PRIMO ALBUM


Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it

ALTRO CHE MODIFICHE ALL’ARTICOLO 18: QUI LO VOGLIONO PROPRIO SMANTELLARE


Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it

L’ERBA CATTIVA E LA MEMORIA FRAGILE


Amici di Spartaco amicidispartaco@email.it

APPELLO!


Unione Sindacale di Base Sede Perugia perugia@usb.it

SERVE UNA GRANDE MOBILITAZIONE


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From: Grillo Peppone grillo@macchinistiuniti.it

Data: 21/03/2012 16.02

A:
Ogg: ARTICOLO 18 DELLO STATUTO DEI LAVORATORI IN RELAZIONE ALL'ARTICOLO 41 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA


Cari cittadini della Repubblica Antifascista Italiana.


Stamattina ho letto i giornali ...............


Non è pleonastico in questi momenti rileggere l’art. 41 della Costituzione Antifascista Italiana.

“L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.


Ecco, l’art. 18 della Legge 300/70 (Statuto dei Lavoratori) era stato approvato più di 40 anni fa anche per tutelare la Dignità del Cittadino Lavoratore.


ERA NECESSARIO AMPLIARE LE TUTELE DELL’ART. 18 A TUTTI I LAVORATORI ANZICHE’ LASCIARE UN PORTONE APERTO AI LICENZIAMENTI SENZA “GIUSTA CAUSA”.


Invece si vuol far digerire la rinuncia all’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori come un sacrificio minimale da accettare a fronte della possibile stabilizzazione del rapporto di lavoro?

Se passano le norme che “rivisitano” l’art. 18, in futuro entreranno nelle aziende lavoratori che, con il cappio al collo del licenziamento per ragioni economiche/organizzative, staranno molto attenti ad essere anche un pochino “conflittuali” ....

Chissà cosa penserebbe, a proposito della tutela della Dignità Umana, un eroe del nostro tempo come Placido Rizzotto.


Cari Cittadini.

AVETE MAI SUBITO UN INGIUSTO LICENZIAMENTO????? IO SI!!!!!!

AVEVO 23 ANNI, NON E’ STATO BELLO; ANCHE PER QUESTO MOTIVO SONO PER AMPLIARE LE TUTELE DELL’ARTICOLO 18 A TUTTI I LAVORATORI.


Buona Vita

Cittadino Giuseppe Grillo


A febbraio avevo scritto la e-mail sotto riportata.....


From: Grillo Peppone grillo@macchinistiuniti.it

Sent: Sunday, February 05, 2012 3:51 AM

To:

Subject: Per una piccola impresa licenziare è sempre giusto? Una storia realmente accaduta.


Cari cittadini della Repubblica Antifascista Italiana.


Sono un cittadino di 54,5 anni. Vi racconto una storia.

Dal gennaio del 1980 fino all’aprile del 1981 ho lavorato in una piccola impresa metalmeccanica del natio paese calabro.

I primi mesi di lavoro trascorsero senza particolari difficoltà con la dirigenza dell’azienda, pur consapevole che l’impresa non rispettava del tutto il CCNL dei metalmeccanici.

Si lavorava il sabato, retribuito senza la maggiorazione per lavoro straordinario previsto dal CCNL. Inoltre i minimi stipendiali erano inferiori a quelli previsti dal CCNL in vigore.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando i miei colleghi lavoratori mi dissero che sulla 13° mensilità non veniva riconosciuta l’indennità di contingenza.

Bisogna ammettere che la dirigenza di questa piccola impresa aveva già capito tutto sul fatto che la scala mobile, prima o poi, dovesse essere abolita...

Ero un ragazzo più che 20 enne iscritto al PCI, partito nelle cui fila militava il Presidente Giorgio Napolitano.

A tutto questo mi ribellai, convinsi gli operai a scioperare. Con l’aiuto della CGIL costringemmo l’impresa ad aprire un tavolo di discussione all’associazione industriale di Cosenza per dirimere la controversia.

In tale occasione seppi che nelle piccole imprese non potevano esserci delegati dei lavoratori. L’azienda promise il rispetto del CCNL e lo sciopero terminò.

Purtroppo le cose non andarono per il verso giusto. Alla prima occasione utile l’impresa mi spedì la lettera del licenziamento senza “Giusta Causa”.

Mi ha licenziato un "imprenditore socialista" con una scusa perché lo poteva fare, perché in quella piccola azienda non si applicava l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori (L. 300/70).
A 23 anni ho potuto verificare la mia "impotenza" di fronte all'arroganza padronale. Mi disse: “Giuseppe io ti posso licenziare, l’avvocato mi ha detto che posso farlo occupando meno di 16 persone”.

Per essere più sicuro di licenziare l’imprenditore socialista occupava solo 13 persone. Dopo pochi mesi dal mio licenziamento l’azienda continuò come prima, tenendo a bada qualsiasi velleità dei lavoratori rimasti.

Dopo qualche anno l’azienda licenziò tutti gli operai.....


Cari cittadini della Repubblica Antifascista Italiana.

Si può licenziare senza o con “Giusta Causa”?

In verità vi dico che la causa è sempre “Giusta” per qualsiasi imprenditore che vuole eliminare la “gramigna lavoratore” che chiede il rispetto dei propri Diritti e della propria Dignità!

Bisognerebbe far rispettare a tutte le imprese l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Che significa che le imprese non vengono ad investire se non si abolisce l’art. 18?

Ma che razza di società si vuole costruire? Spero che il sindacato tutto non accetti siffatto RICATTO!!!!!!


Buona Vita

Cittadino Giuseppe Grillo


Sotto riportate le argomentazioni di un ex operaio metalmeccanico oggi pensionato.




From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com

Sent: Saturday, February 04, 2012 11:45 AM

To: undisclosed-recipients:

Subject: 18 ragioni per dire no all'abolizione dell'Articolo 18 dello Statuto dei lavoratori


Presidente Monti e Ministra Fornero l’articolo 18 non annoia ma dà dignità a chi lavora


18 ragioni per dire no all’abolizione dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori


Premessa

Come tutti gli umani anche i datori di lavoro e i superiori non sono tutti degli stinchi di santo.

Con una scusa potrai essere licenziato se:

1) sciopererai contro l’azienda o per il contratto ( i precari non scioperano mai pena il mancato rinnovo)

2) Sei donna e vuoi fare più di un figlio (ricordiamoci dei licenziamenti in bianco fatti firmare dalle giovani donne)

3) Ti ammali di una patologia invalidante e hai ridotto le tue capacità lavorative

4) Passi un periodo di vita difficile e non dai il massimo

5) Hai acciacchi ad una certa età che riducono le tue prestazioni (ed è molto probabile con l’allungamento dell’età lavorativa voluta dal Suo governo

6) Sei “antipatico” al proprietario o ad un capo che ti mettono a fare lavori meno qualificati e umilianti (mobbing)

7) Chiedi il rispetto delle norme sulla sicurezza (nei luoghi di lavoro dove non esiste l’articolo 18 gli infortuni gravi e i casi mortali sono molti di più)

8) Rivendichi la dignità di lavoratore, di uomo e donna.

9) Sei politicamente scomodo (ricordiamoci dei licenziamenti e dei reparti confine degli anni 50 e sessanta)

10) Non ci stai con i superiori

11) Contesti l’aumento del ritmo di lavoro

12) T’iscrivi ad un sindacato vero (su 1000 lavoratori richiamati alla FIAT di Pomigliano non uno è iscritto alla FIOM)

13) Appoggi una rivendicazione salariale o di miglioramento delle condizioni di lavoro

14) Fai ombra al superiore e se pensa che sei più bravo di lui e puoi prenderne il posto (a volte comandano più del proprietario)

15) Hai parenti stretti con gravi malattie e hai bisogno di lunghi permessi

16) Non sei più funzionale alle strategie aziendali

17) Reagisci male ad un’offesa di un superiore

18) Dimostri anche allusivamente una mancanza di stima verso il capo e il proprietario

Ne avrei altre ma sono 18 come l’articolo che volete abolire o stravolgere.

Molte di queste situazioni le ho toccate con mano nei miei quarant’anni di lavoro in fabbrica e alcune altre riportate dalla stampa.

Se il Presidente Monti e la Ministra Fornero rispondono in merito a quanto ho scritto spiegando ai lavoratori italiani cosa faranno contro queste potenziali discriminazioni, mi convinceranno sull’abolizione dell’articolo 18.

Carlo Soricelli metalmeccanico in pensione e curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.com


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Da: ONE STEP RECORDS info@onesteprecords.it

Data: 21/03/2012 17.54

A:
Ogg: COMUNICATO STAMPA ONE STEP RECORDS: “ROCK THE CASBAH”: I BACK TO BUSINESS REINTERPRETANO I CLASH. IN ATTESA DEL PRIMO ALBUM


Comunicato Stampa ONE STEP RECORDS - Forlì (FC) Italy


Con cortese preghiera di massima diffusione





Oggetto: “ROCK THE CASBAH”: I BACK TO BUSINESS REINTERPRETANO I CLASH. IN ATTESA DEL PRIMO ALBUM.


## Inizio Comunicato ##


La primavera del 2012 vedrà l’esordio dei BACK TO BUSINESS, ska-core band da Bassano del Grappa (Vi).

La band, nata dieci anni fa come “Jamburraska”, ha percorso negli anni un cammino che li ha portati a maturare una nuova consapevolezza, culminata con il cambio del nome che, appunto, richiama un simbolico “ritorno nella mischia” della scena ska-core italiana.

I BACK TO BUSINESS sono, infatti, l’ennesima dimostrazione di come lo Ska-Core italiano ed in generale la scena ska e punk siano più in forma che mai.


In attesa del nuovo album, che si intitolerà “TEN” e che uscirà in aprile, la band si presenterà al pubblico il 23 marzo con un omaggio ad una delle più grandi band punk, THE CLASH, con la cover di “ROCK THE CASBAH”.

Il brano, una delle pietre miliari della produzione dei Clash, viene reinterpretato in una chiave del tutto personale dai BACK TO BUSINESS che mescolano perfettamente giri di fiati a ritornelli reggae e strofe ska-punk.


Un ottimo modo per introdurre quello che sarà il primo ed imminente album, in uscita ad aprile 2012 su etichetta ONE STEP RECORDS e distribuzione VENUS. Ska-core, con influenze californiane ed un tocco di funk, con testi in inglese alternati a liriche in italiano.


Il singolo “ROCK THE CASBAH” sarà a disposizione in free download a partire dal 23 marzo sul sito www.onesteprecords.it/btb

Il progetto è in collaborazione con RADIO ALTERNATIVE e DOLCE VITA MAGAZINE.


I BACK TO BUSINESS supportano “KNOW YOUR RIGHTS – Sicurezza sul Lavoro”.


Riferimenti web:


https://www.facebook.com/backtobusinessmusic

http://www.youtube.com/backtobusinessmusic

www.onesteprecords.it/btb



## Fine Comunicato ##


ONE STEP RECORDS

Via A. Venturini, 55

47121 Forlì (FC) - Italy

Cell.: (+39) 349 5929669

E-mail: info@onesteprecords.it

www.onesteprecords.it
www.onesheet.com/onesteprecords
www.youtube.com/onesteprecordstv
www.facebook.com/pages/one-step-records/193986923612
www.myspace.com/onesteprecords
www.myspace.com/osralternativezone


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Da: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it

Data: 21/03/2012 23.37

A:

Ogg: ALTRO CHE MODIFICHE ALL’ARTICOLO 18: QUI LO VOGLIONO PROPRIO SMANTELLARE


Tutto è partito dal lontano 2002, quando 10 fa, Cisl e Uil, firmarono con il "secondo" Governo Berlusconi, il "Patto per L'italia": qualcuno se lo ricorda ancora???

Questo patto scellerato, perchè non si può definire diversamente, prevedeva la sospensione dell'articolo 18 (Legge 300 del 20 Maggio 1970) per ben 3 anni.

Per fortuna questo "patto" non fu mai applicato, ma questo grazie alla grande mobilitazione della Cgil, che il 23 Marzo 2002, portò in piazza a Roma ben 3 milioni di persone.

E non fu l'unico sciopero che la Cgil fece in difesa dell'articolo 18, poi alla fine l'ex Governo Berlusconi si mise l'anima in pace come si suol dire e per un pò di tempo non ha più pensato all'abolizione dell'articolo 18.

Ma non è stata l'unica occasione in cui ci ha provato.

Come dimenticare il ddl lavoro del 2010, che conteneva la tanto contestata norma sull'arbitrato (molto cara all'ex Ministro Sacconi), che per fortuna fu fortemente modificata, ma solo grazie all'altolà del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che rispedì il ddl lavoro al Parlamento, non firmandolo.

Dove non era riuscito neanche Berlusconi e Sacconi, ci sono riusciti Monti e la Fornero, che tolgono l'articolo 18 ( per tutti e non solo per i nuovi assunti come ci volevano fare credere), per i licenziamenti per motivi economici, mentre a quanto ci dicono rimane per i licenziamenti discriminatori, anche per le imprese sotto 15 dipendenti (che adesso non c'è l'hanno).

Ma non me "la danno a bere", è evidente a tutti che per dimostrare un licenziamento discriminatorio (ad esempio un licenziamento perchè uno appartiene ad un sindacato non gradito all'azienda) ci vogliono i testimoni.

E voi credete, che con l'articolo 18 smantellato, con la crisi che c'è, un collega di lavoro rischi il proprio posto di lavoro per difendere un lavoratore che è stato licenziato per motivi discriminatori???

Ma fatemi il piacere!!!

E' solo una contentino, per tenerci buoni, per farci credere che non è stato cancellato, ma solo modificato: ma le cose non stanno così!!!

Cmq, non dobbiamo essere così tristi, se veniamo licenziati per motivi economici, abbiamo sempre un indennizzo che va da un minimo di 15 mensilità ad un massimo di 27 mensilità.

Guardando la busta media di un operaio, che si aggirà intorno ai 1000 euro netti, parliamo di una cifra che varia da 15 mila a 27 mila euro.

Due anni di lavoro circa, per intenderci, e poi?

Con la crisi che c'è, con il Paese fermo, in forte recessione, con le aziende che chiudono, che mettono in cassa integrazione, in mobilità (fino a quando non passa questa riforma, poi sparirà pure quella), il Governo pensa di rilanciare l'economia con i licenziamenti facili!!!

Ma quando mai, il Paese non ripartirà minimamente.

Se non si detassano gli stipendi, se ai lavoratori non si fanno rimanere più soldi in busta paga, l'Italia non ne uscirà mai dalla crisi!!!

L'unico sindacato che si è opposto è stata la Cgil, e meno male dico io, EVVIVA LA CGIL: almeno c'è un sindacato in Italia che fa il suo dovere.

Però non possiamo dire la stessa cosa di Cisl e Uil e sono molto curioso di sapere cosa racconteranno ai propri iscritti, quando gli dovranno dire che hanno acconsentito alle modifiche dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Lo smantellamento dell'articolo 18 è una vera vergogna!

Inoltre sono molto curioso di sapere anche cosa farà il Partito Democratico, che fino ad ora ha votato tutto quello che ha proposto il Governo Monti.

Se votassero anche questa riforma del lavoro (senza opportune modifiche), che contiene lo smantellamento dell'articolo 18, vorrei proprio sapere, con che coraggio, si presenteranno ai loro iscritti e simpatizzanti, la cui stragrande maggioranza sono operai, impiegati, cioè lavoratori dipendenti, per chiedere di essere votati per le elezioni politiche del 2013?!

Sia chiara una cosa, io non potrei mai votare, ripeto mai, un partito che votasse una riforma del genere!!!

Che poi non è finita qui, l'abolizione dell'articolo 18, toccherà anche la salute e sicurezza sul lavoro.

Provati a pretendere la sicurezza sul lavoro, e vedrai che verrai licenziato all'istante, senza tanti complimenti.

Inoltre, va detta una cosa, già ora, nelle aziende dove non c'è l'articolo 18 gli infortuni gravi e quelli mortali sono molti più.

Non oso immaginare, cosa succederà alla sicurezza sul lavoro quando verrà approvata dal Parlamento questa riforma del lavoro.

Altro che modifiche, altro che estensione dell'articolo 18 per le aziende sotto 15 dipendenti, qui la verità è un'altra, lo si vuole proprio smantellare!!!


Marco Bazzoni

Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

Firenze

Email: bazzoni_m@tin.it


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Da: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it

Data: 21/03/2012 23.49

A:

Ogg: L’ERBA CATTIVA E LA MEMORIA FRAGILE


L’aspetto più incredibile, del decreto Licenzia Italia (scusate, ma ora per par condicio con gli altri va chiamato così) è che c’è veramente gente convinta che migliorerà le condizioni di quelli che oggi non sono garantiti.


Come se 150 anni di storia dei sistemi bastati sul libero mercato non ci avessero insegnato che da sempre – sempre – un mutamento dei rapporti di forza in favore dell’una o dell’altra parte ha effetti immediati anche sui soggetti non direttamente coinvolti.


Dal sabato festivo allo Statuto dei lavoratori, nel XX secolo, il miglioramento delle condizioni dei lavoratori a cui queste norme si applicavano ha implicato anche un miglioramento delle condizioni dei lavoratori non coinvolti, sia in termini di orari di lavoro sia più in generale in termini di diritti.


E viceversa, l’abolizione della scala mobile – ad esempio – ha portato dritta filata al fantastico pacchetto Treu.


Si tratta, banalmente, di uno spostamento dei rapporti di forza tra i datori di lavoro e gli addetti.

Quando sento lavoratori precari a cinque euro l’ora fare spallucce o addirittura festeggiare perché i garantiti non saranno più tali – la solita triste guerra tra poveri – mi viene da dirgli: piantala, ragazzo, che tra un anno ne prenderai quattro, di euro all’ora.


http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/03/21/lerba-cattiva-e-la-memoria-fragile/#comments


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Da: Amici di Spartaco amicidispartaco@email.it

Data: 22/03/2012 9.55

A:
Ogg: APPELLO!


A seguire l'appello partito dal gruppo romano e che si sta diffondendo in rete. vi preghiamo di inoltrarlo ai vostri contatti.

Contattate amicidispartaco@email.it per informazioni, adesioni, ulteriori materiali.


È ORA DI LOTTARE!

APPELLO PER UNA NUOVA STAGIONE DI LOTTE, A PARTIRE DAL PRIMO MAGGIO.


Precarietà, licenziamenti, tagli, miseria, scempi ambientali, guerre... queste è quello che viviamo quotidianamente, questa è la crisi, questo è il capitalismo.


Stiamo subendo - e il peggio deve ancora venire - un brutale peggioramento delle nostre condizioni di vita e di lavoro che, aldilà del colore politico o tecnico che sia, ritrova uniti in una grande coalizione tutti quelli che ci sfruttano.


E' ora di ribellarsi, è ora di agire!


Già da alcuni anni lotte durissime di lavoratori, disoccupati e studenti stanno attraversando il mondo intero dimostrandoci che ribellarsi è giusto, che agire è possibile. Il problema è come uscire dall'isolamento e da questa perenne sensazione di sconfitta, come rendere la nostra lotta sempre migliore, sempre più efficace ed incisiva.


All'attacco condotto in maniera unitaria dai capitalisti sfruttatori di tutti i paesi dobbiamo rispondere con l'unità, nella lotta, di tutti gli sfruttati, indipendentemente dalla nazionalità e da ogni fattore che possa spezzare la nostra coesione: noi sfruttati non abbiamo patria.


Tutti i lavoratori, i disoccupati, i pensionati, gli studenti sono chiamati all’appello. Costruiamo subito, sfruttando anche i potenti mezzi offerti dalla rete, comitati di lotta, collegati tra loro nelle città, nei quartieri e nei luoghi di lavoro, nelle scuole!


La necessità dei comitati di lotta nasce dalla constatazione che noi sfruttati abbiamo bisogno di unirci, indipendentemente dalla appartenenza politica o sindacale, sul piano della lotta concreta per la difesa dei nostri interessi, partiamo necessariamente dalla constatazione che i sindacati sono ormai totalmente integrati al sistema e che quindi abbiamo bisogno di nuove forme organizzative per portare avanti la nostra lotta.


I comitati sono quindi organismi assembleari che nascono per portare avanti la lotta a livello di azienda, territorio o scuola. Questi comitati hanno la necessità di collegarsi tra loro per uscire dal particolarismo e dare vita a mobilitazioni sempre più ampie e generali, fino a porsi come punto di riferimento per tutti gli sfruttati e dare vita ad un'unica lotta contro gli sfruttatori. Quello che vogliamo fare è aggredire il problema alla radice: affrontare di petto lo sfruttamento e la frammentazione in quanto tali. In questo sistema, non siamo altro che merci da sfruttare e gettare al solo fine di produrre profitto per i nostri sfruttatori: siamo oggetti. Se vogliamo reagire dobbiamo diventare soggetti capaci di organizzarci e muoverci in maniera indipendente dalle logiche del sistema.


Abbiamo la necessità di aggregare gli sfruttati come noi (lavoratori, precari, disoccupati... in una parola: PROLETARI) e gli studenti, sulla base della resistenza agli attacchi concreti del sistema e della sua crisi.


Dobbiamo mettere al centro la lavoratrice e il lavoratore, e il pensionato e lo studente (a partire da quelli figli di proletari) che sentono la necessità di schierarsi dalla loro parte, invitandoli ad insorgere contro le concrete condizioni di miseria e sfruttamento quotidianamente vissute. Per questo le parole d'ordine che utilizziamo sono semplici ed immediate fondate sul rifiuto senza condizioni dell'aggressione alla quale siamo sottoposti:


OPPORSI ALLE PAGHE DA FAME.

OPPORSI ALL'ASSENZA DI SICUREZZA, AGLI INFORTUNI ED ALLE MORTI SUL LAVORO.

OPPORSI AI RITMI ED AI CARICHI DI LAVORO MASSACRANTI.

OPPORSI AL LAVORO PRECARIO, FLESSIBILE, USA E GETTA.

OPPORSI AI LICENZIAMENTI E ALLA DISOCCUPAZIONE.

OPPORSI AL CAROVITA.

OPPORSI ALL'INQUINAMENTO, AGLI INCENERITORI, ALLE GRANDE OPERE INUTILI.

OPPORSI AI TAGLI AI SERVIZI, ALLA SANITÀ, ALLA SCUOLA.

OPPORSI ALL'EDILIZIA SCOLASTICA FATISCENTE.


Siamo coscienti di un fatto: fino a che sussiste il capitalismo, la proprietà privata (o nazionalizzata) dei mezzi di produzione e lo sfruttamento, non saremo mai liberi. Per questo motivo, mentre insorgiamo e ci organizziamo per contrastare ogni singolo attacco alle nostre condizioni, mentre ci sforziamo per unire tra di loro tutte le lotte a partire dalla constatazione che ad essere colpiti siamo sempre noi proletari ed a colpire sono sempre i capitalisti, avanziamo un'unica, unitaria e generale soluzione a tutti questi mali della società: la distruzione del capitalismo, l'affermazione di una nuova società fondata sul soddisfacimento dei bisogni di tutti e di ognuno, la proprietà collettiva dei mezzi e degli strumenti di produzione, la fine della divisione in classi della società, della divisione del mondo in stati e della mercificazione dell'uomo. In breve la nostra prospettiva è:


NO ALLO SFRUTTAMENTO!

SI ALL'ABOLIZIONE DEL SISTEMA CAPITALISTA!


Su questa base ti invitiamo a contattarci, organizzarti ed operare, noi abbiamo già iniziato:


IL PRIMO MAGGIO SARÀ UNA GIORNATA CENTRALE PER DARE VITA ALLE PRIME INIZIATIVE.


Non è più ora di piangerci addosso, è ora di organizzarci, è ora di agire, con volontà e coscienza!


Gruppo Internazionalista di Territorio di via Efeso 2, Roma


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Da: Unione Sindacale di Base Sede Perugia perugia@usb.it

Data: 22/03/2012 17.12

A:

Ogg: SERVE UNA GRANDE MOBILITAZIONE


USB PROPONE A TUTTI I SINDACATI CONFLITTUALI DI DECIDERE INSIEME LE NECESSARIE INIZIATIVE


Mentre è ancora molto confusa la situazione della trattativa sul lavoro da poco (forse) conclusa e rimane invece del tutto aperto lo scontro ed il confronto in ambito sindacale e soprattutto politico, ci sentiamo in dovere di iniziare una riflessione che per l'incertezza attuale non può chiaramente essere completa e definitiva, ma che comunque parte da alcune semplici e chiare considerazioni.


Il primo aspetto da sottolineare è che le misure oggetto della trattativa, cioè ammortizzatori sociali, flessibilità in entrata e articolo 18, sono le ultime di una serie di provvedimenti che i passati governi e l'attuale hanno approvato ed in gran parte condiviso con Cgil, Cisl e Uil.

Parliamo delle leggi e degli accordi sulla precarietà che è diventata l'unica tipologia di lavoro ad oggi utilizzata dalle aziende; del pesantissimo indebolimento delle tutele previste a favore del lavoratore nell'ambito del Diritto del Lavoro; dell'accordo del 28 giugno scorso che ha di fatto cancellato la valenza del Contratto Nazionale e che ha permesso a Berlusconi di adottare quel maledetto art. 8 delle misure del governo di settembre scorso che tra l'altro prevede che un accordo aziendale possa modificare la contrattazione nazionale e addirittura le leggi dello stato; della “controriforma delle pensioni” che ha ottenuto il plauso dell'Europa economica ed ha colpito l'esistenza di milioni di persone.

Tutto ciò in una crisi dove aumenta l'inflazione, i contratti sono bloccati, i licenziamenti sono all'ordine del giorno ed ormai quasi la metà dei giovani non trova lavoro o non lo cerca più, l'inflazione aumenta e porta con se un incremento dei prezzi dei generi di prima necessità che colpiscono i più poveri e avvicinano una fetta sempre più grande della popolazione alla soglia di povertà.


La seconda considerazione riguarda il merito dei tre capitoli affrontati in quest'ultima trattativa. Sinteticamente possiamo affermare che sulla questione delle tipologie contrattuali si è stabilito di fatto che il contratto di apprendistato (cioè una forma di precarietà che prevede anch'essa peggiori condizioni di lavoro e salariali e la possibilità di licenziamento a prescindere dall'art. 18) diventa il vero “contratto di entrata” per le “nuove” assunzioni e non si è proceduto neanche a ridurre drasticamente le altre forme di precarietà come pomposamente annunciato dalla Fornero. L'aumento parziale e limitatissimo del costo dei contratti a termine (mediamente meno dell'1% con esclusione delle sostituzioni e della stagionalità – cioè quasi tutti i contratti a termine) diventa ridicolo a fronte del minor costo complessivo e dell'assoluta flessibilità che permettono all'azienda di utilizzare il lavoro precario nelle sue forme più pesanti.

Sugli ammortizzatori sociali, spacciati per una riforma positiva, riscontriamo invece la riduzione sostanziale dei periodi di copertura in caso di perdita del lavoro. Una riduzione che in alcuni casi porta a molto meno della metà il periodo previsto dalla precedente cassa integrazione+mobilità. La cancellazione della cassa integrazione straordinaria nei casi di cessazione di attività dell'azienda rappresenta poi l'esclusione dal mondo del lavoro, dalla pensione e dal reddito di tutti coloro che hanno un'età lavorativa avanzata e che si ritrovano senza azienda e senza lavoro, con la pensione che si allontana sempre di più e diventa un miraggio irraggiungibile. Anche qui si spaccia poi per positiva l'istituzione dell'ASPI (assicurazione sociale per l'impiego) in sostituzione anche dell'indennità di disoccupazione per i giovani. Assolutamente falso! Sia perché non riguarda i disoccupati che non trovano il primo lavoro, sia perché non può riguardare neanche la maggioranza dei precari in quanto per l'ammissione esiste una condizione (due anni di contributi con almeno 52 settimane nell'ultimo biennio) che non è praticamente mai raggiungibile dai precari che lavorano ad intermittenza e che non possono cumulare i periodi di lavoro precedenti.

Sulla cosiddetta flessibilità in uscita, cioè la modifica dell'Art. 18, che sembra essere l'unico ostacolo alla firma almeno della Cgil, è bene chiarire che qualsiasi modifica, anche parziale, non rappresenta soltanto la pur gravissima ed inaccettabile assoluta libertà di licenziare da parte delle aziende, ma l'impossibilità da parte dei lavoratori di far valere ed esercitare tutti quei residui diritti previsti dalle attuali leggi e dai contratti che in mancanza delle tutele dell'Art. 18, sarebbero sottoposti al ricatto pesantissimo della perdita del posto di lavoro. D'altra parte le differenziazioni che si stanno operando tra licenziamento discriminatorio, disciplinare ed economico sono una grande mistificazione e presa in giro.

Nessun padrone licenzierà mai esplicitamente per motivi discriminatori e riuscire a dimostrare in giudizio che dietro ai motivi economici o disciplinari si nasconda un proposito discriminatorio, ottenendo quindi il reintegro invece di “quattro denari”, sarà estremamente difficile.


La terza questione da evidenziare è come la maggioranza assoluta delle forze politiche e la quasi totalità di quelle sindacali, siano di fatto ormai assoggettate alla logica che spinge questo governo ad assumere in modo sempre più chiaro e sempre più stringente le indicazioni che vengono dall'Europa delle banche, dei padroni e della finanza, che ha fatto dell'Italia come della Spagna, come prima ancora della Grecia, del Portogallo e dell'Irlanda, i mercati attraverso i quali continuare a fare profitti anche nella crisi mondiale in cui ci troviamo.

Gettati al mare alcuni valori legati ad una visione della società basata su solidarietà e welfare, si sta andando rapidamente verso una finanziarizzazione completa dell'economia, ad un ulteriore spostamento di denari e di diritti dai lavoratori ai padroni, ad una società che prevede aumento della povertà e conseguentemente repressione del conflitto sociale. Tutto in nome del dio mercato, tutto per rendere possibili maggiori profitti a banche, aziende e finanza.


A tutto ciò è necessario dare una risposta determinata preparandoci ad una lotta di lunga durata: sono ormai mesi che USB ripete che quello a cui stiamo assistendo è il tentativo di modificare strutturalmente questa società in termini economici e sociali.

Dobbiamo opporci proseguendo una mobilitazione generale che intercetti l'ormai evidente opposizione sociale che sta cominciando a prendere piede nel paese, che trasformi le perplessità ed i dubbi in certezze, raccolga il dissenso e la rabbia che cresce ogni giorno di più tra i lavoratori, i disoccupati, i precari, i pensionati, i migranti e la restituisca in modo intelligente ed organizzato a chi ritiene che è possibile che la casta dello 0,1% prevalga sul

popolo del 99,9%.


In questo senso USB in queste ore ha proposto a tutti i sindacati conflittuali di decidere insieme le necessarie mobilitazioni ed iniziative di lotta.

Non sappiamo ancora come si evolverà nelle prossime ore e nei prossimi giorni la resa dei conti tra i poteri forti di questo paese, tra i partiti ed i sindacati. Non possiamo prevedere se si instaurerà di nuovo un instabile equilibrio o se il tutto sfocerà in una lotta di tutti contro tutti, di falchi contro colombe, di pescecani contro lupi famelici per spartirsi i resti del mondo del lavoro.

Dobbiamo opporci e dimostrare con i fatti che è giusto e possibile ribellarsi a questo stato di cose: dopo lo sciopero generale indetto da USB e da altri sindacati conflittuali il 27 gennaio scorso, ricominciamo con la costruzione di una grande manifestazione a Milano il prossimo 31 marzo.


Costruire l'opposizione, il conflitto, l'organizzazione e l'alternativa: questo è oggi l'obiettivo sindacale e sociale che necessariamente dobbiamo perseguire.


22 Marzo 2012

Unione Sindacale di Base

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