L'industria dello spettacolo ammazza ancora un operaio e ne ferisce altri due. E' successo questa notte intorno alle 2h durante l'allestimento del palco nel palasport di Reggio Calabria che questa sera avrebbe dovuto ospitare il concerto di Laura Pausini. Muore così Matteo Armellini di 32 anni e nel giro di pochi mesi si aggiunge una nuova disgrazia nelle date del booking dei big della musica pop italiana. L'ultimo ammazzato dall'industria dello spettacolo fu il giovanissimo Francesco Pinna, di soli 19 anni, schiacciato dal crollo del palco che stava allestendo per il concerto di Jovanotti in Friuli.
I ritmi del lavoro per allestire un concerto sono massacranti, la sicurezza è sempre ridotta al minimo, dai facchini ai tecnici luci o audio, quando c'è da smontare non si può prendere un solo minuto di sosta. I furgoni devono partire, tutto deve essere pronto prima dell'alba e prendersi il tempo per una pausa e fumarsi una sigaretta molto spesso vuol dire non essere chiamati dall'agenzia sfruttatrice la volta dopo. Così capita che a partire in anticipo non siano i furgoni e i tir ma la vita di un operaio. Chi scrive ha lavorato spesso nell'allestimento dei palchi, avere quei 60 euro in più in tasca per 8 ore di lavoro fa comodo ed è probabile che, prima o poi, tornerà con tanti altri precari iper-sfruttati a spaccarsi la schiena saltuariamente perché c'è l'affitto da pagare, la bolletta, o la tassa universitaria non versata da un paio di mesi. Come altri centinaia di coetanei si ritroverà una notte a mangiare un panino in tutta fretta per poi entrare in quel trita carne che è l'allestimento palchi.
Non diciamo fesserie! Ogni cantante, che magari oggi viene definito star, nella sua carriera ha mangiato e parlato con decine e decine di operai che lavorano alla catena del suo spettacolo, ha visto con i propri occhi le condizioni in cui lavorano e come sempre avrà fatto finta di chiuderli, o chissà, non se ne sarà proprio interessato. Ci sono molti artisti in Italia che di questo qualunquismo fanno bella mostra, a volte ne cantano le lodi nelle proprie canzoni o altre lo spiegano ai giornaletti gossippari o durante interviste e interventi nelle trasmissioni televisive. Ma ce ne sono altri invece che non appena un movimento sociale o d'opinione si fa sentire non aspettano un minuto assieme al proprio manager per architettare campagne pubblicitarie per promuovere il nuovo LP facendosi supporter di quella o di quell'altra causa. E' il caso di Jovanotti che per mesi ha sventolato bandiera arcobaleno durante la guerra in Irak e che raramente perde l'occasione per zompettare sul palco del Primo Maggio. Insieme a lui tutto uno stormo di cantanti che si mostrano sensibili alle cause sociali ma che poi fino a quando il proprio concerto non gli ammazza un operaio fanno finta di non vedere e di non sapere i livelli disumani di sfruttamento con cui si realizzano i propri spettacoli. La Pausini in questo ci sembra molto più coerente visto che solitamente sostiene campagne (e promuove a suon di sponsor la propria immagine) per la lotta a quella o quell'altra malattia ereditaria. Chissà se magari un giorno la cantante italiana sponsorizzerà anche la nuova marca di carrozzelle per mutilati a vita dallo sfruttamento dell'industria dello spettacolo... sarà un gesto davvero umanitario!
Fonte: Infoaut
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