PER MONTI COME BERLUSCONI LA SICUREZZA E LA VITA DEI LAVORATORI SI PUO'
METTERE DA PARTE
In questi giorni il bollettino di morti sul lavoro ha continuato a fornire i suoi tragici dati, dal sud al nord; gli infortuni sul lavoro aumentano, come effetto dell'intreccio sempre più pesante di: taglio dei costi delle aziende sulla sicurezza, lavoro precario e a volte a nero, minaccia di perdere il posto di lavoro; condizioni di lavoro sempre più dure, a rischio, ecc.
Logica vorrebbe che un governo che si dice "tecnico" almeno usi i controlli tecnici per fermare questi morti. Ma la logica non è di questo sistema capitalista che fa i suoi profitti anche sul sangue operaio, nè di questo governo Monti che sta sempre più allargando le maglie delle norme per "liberalizzare" soprattutto l'azione dei padroni.
In questi giorni è passato quasi sotto silenzio una norma "assassina" contenuta nel "decreto semplificazioni" che punta ad eliminare i controlli sulla sicurezza e sul lavoro e a rendere puramente formali gli obblighi per le aziende.
Per Monti come per il Governo Berlusconi la sicurezza è "un lusso che non possiamo permetterci".
Gli effetti si vedono chiari anche verso gli ispettori degli Enti di controllo. Il governo Monti ha portato ancora più avanti la direttiva di stabilire rapporti di "collaborazione" degli ispettori con le aziende e di "non disturbare il manovratore". Questo è eclatante, e può arrivae ad avere effetti tragici, nel campo delle ispezioni e del modo come si fanno sulla sicurezza sul lavoro, ma è presente in tutti i rapporti con le aziende e i consulenti che dovrebbero essere improntati ad una linea più soft possibile.
Un esempio è anche la recente direttiva di non chiedere più alle aziende ispezionate documenti che possono essere ricercati on line (anche documenti di assunzione dei lavoratori, versamento dei contributi, ecc.); l'effetto è da un lato un estensione enorme dei tempi di controllo e di chiusura degli accertamenti che danneggia la tutela dei lavoratori, ma soprattutto il diverso atteggiamento arrogante, ostativo che via via ora assumono le aziende e i consulenti del lavoro.
Su tutto questo è necessaria la denuncia, ma anche lo schieramento nei fatti degli ispettori. A cui facciamo appello ad una "disobbedienza civile" contro l'illegalità del governo, non applicando le sue direttive.
Ispettrice del lavoro di Taranto - Margherita Calderazzi
(Da Il Manifesto del 29.2.12)
"...l'articolo 14 del cosiddetto «decreto semplificazioni», al comma 4, aiuterà le aziende a non perdere tempo con i controlli delle autorità sul rispetto delle normative e degli standard di sicurezza. Le ispezioni saranno «amichevoli», basterà ottenere un certificato per avere l'esenzione, la concertazione avverrà solo con i consulenti indicati dalle aziende...
il comma 4 - prevede almeno tre vie per evitare che le aziende «soffrano» controlli dalle autorità sul rispetto delle normative di sicurezza. Il testo, per ora, si limita ad affidare al governo una «delega» perché emani, entro sei mesi, le norme attuative; le linee di indirizzo, invece, sono esplicitate fin da subito. La logica-quadro è quella di «favorire la crescita» economica, sacrificando - se necessario - tutto il resto.
Si raccomanda dunque di istituire una «commissione» per scrivere i decreti attuativi in regime di «concertazione». Tutto bene? Neanche per sogno: a far la parte dei «consulenti» saranno chiamate soltanto le imprese, i sindacati restano fuori...
Alla lettera «d» dello stesso comma 4, quindi, viene imposta la «collaborazione amichevole con i soggetti controllati, al fine di prevenire rischi e situazioni di irregolarità». Per chi conosca l'Italia e la «fermezza» dei controlli sulla sicurezza - compresa l'annosa disputa sulle competenze a farli, tra le Asl che dipendono dalle Regioni e gli Ipl del ministero del lavoro - questo invito alla «collaborazione» suona come un implicito «non disturbate» l'attività produttiva. Ovvero il contesto reale entro cui si può misurare il grado di rischio di determinate attività...
l'identica espressione («amichevole») era contenuta nei vari testi che Maurizio Sacconi aveva elaborato per ottenere lo stesso risultato finale.
La certezza logico-matenatica arriva con la lettera «f» del dannato c.4:
«soppressione o riduzione dei controlli sulle imprese in possesso della certificazione del sistema di gestione della qualità (Uni Iso-9001, ecc) o altra appropriata certificazione emessa». In pratica: quelle aziende che hanno ottenuto una certificazione non subiranno più controlli.
Non c'è bisogno di immaginare un'impresa in mano alla malavita per capire che questo combinato disposto di «indicazioni» cancella - in prospettiva, certo, ma in modo chiaro - la questione della sicurezza sul lavoro e la funzione degli appositi delegati sindacali eletti dai dipendenti. Se accostiamo poi a quanto detto l'insistenza sull'abolizione dell'art. 18, abbiamo un quadro ancora più limpido all'atto pratico. Nessun lavoratore o delegato potrà più, «in piena coscienza e indipendenza», protestare per l'assenza o insufficienza di misure di sicurezza - come già ora per i lavoratori precari - senza correre il rischio di venir licenziato...
Come suonano attuali le parole di Giulio Tremonti alla Berghem-fest di due anni fa: «robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l'Unione europea e l'Italia che si devono adeguare al mondo». Solo che ora c'è Monti, supportato anche dal Pd.".
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