SLAI Cobas per il sindacato di classe
Federazione Autisti Operai
Comunicato stampa 17-3-2012
La vicenda surreale ed assai significativa di questi tempi, di una cabina sfondata da una bobina di 80 tonnellate a causa di una frenata e di un autista salvo per miracolo a cui la ditta chiede 27 mila euro di danni !
Quando avviene un danno in genere le aziende di autotrasporti, in ogni caso chiedono le spese ai lavoratori.
Questa prassi abnorme trae origine dall'ignoranza e dall'abuso.
Dall'ignoranza di chi è abituato ad obbedire a regole non scritte di moltissimi datori di lavoro, a guidare (su ordine) con le calamite, con la doppia tessera, a rischiare patente e posto di lavoro quali condizioni per poter lavorare.
Dall'abuso di chi freddamente e calcolando il rischio (cioè come ogni criminale), trascurano e aggirano, violano le leggi e le regole, e poi quando accade il fattaccio, quando ci sono i morti o le stragi, altrettanto freddamente, delegano alla difesa legale i propri interessi.
Un giorno, per le strade del Friuli, un tir per trasporto eccezionale di una azienda veneta attraversa strade e strabelle tra una fabbrica e l'altra, trasportando una bobina di ottanta tonnellate. Come sempre, la fabbrica di produzione, monta la bobina sul rimorchio all'interno di una gabbia. Gabbia che non è fatta a norma della fossa centrale appositamente predisposta per l'alloggiamento della bobina, che rimane quindi a sforzare sulla sola gabbia e non viene quindi appoggiata ed incastrata nel rimorchio.
A cose avvenute (ad un incrocio, un'auto utilitaria ritarda dal ripartire al verde mentre sopraggiunge il nostro, che è costretto a frenare, l'auto nel frattempo parte senza danni, mentre la gabbia sforza le corde d'acciaio staccandole dai loro perni di fissaggio, e sfonda la cabina dell'autista, il quale rimane illeso per miracolo, non ha fatto a tempo a prendere la targa dell'auto), la ditta contesta all'autista la velocità rilevata dai loro sistemi satellitari (che però era di poco superiore al consentito PER TUTTO IL VIAGGIO e non solo al momento della frenata).
Alla contestazione l'autista dà la sua risposta nei termini di legge.
L'azienda sanziona l'autista con un solo richiamo scritto, ma con il rimando al pagamento dei danni derivanti dall'accaduto.
L'autista si iscrive alla ns.F.A.O. e noi impugniamo immediatamente richiamando al collegio di arbitrato ed inviando nei termini di legge alla DPL ed alla ditta stessa.
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La ditta, avvertita dalla DPL dell'arbitrato, non risponde e NON nomina un suo delegato.
La DPL archivia la pratica.
A questo punto l'azienda, pur sapendo di NON poter addebitare alcunché all'autista, ricorre al ricorso al Giudice del lavoro, omettendo ovviamente di fare qualsiasi considerazione sull'archiviazione della pratica da parte della DPL.
L'esito processuale, curato da uno studio a noi convenzionato, è scontato. L'azienda NON può scavalcare gli organi competenti la disciplinare, e ricorrere per vie civili alla causa, in quanto ha l'azienda stessa dato inizio alla pratica disciplinare, e quindi non può NON rispettarne le regole stesse facendo apposta ad evitare accuratamente il confronto con il sindacato.
Terminiamo con un riferimento all'art.18 di cui si parla tanto. L'azienda ha dato successivamente luogo ad un licenziamento orale, e NON sta retribuendo sin dall'ottobre scorso il lavoratore, che nel frattempo con l'assistenza dei ns.legali sta agendo per il recupero delle retribuzioni. Dopo un mese dal licenziamento orale, e svariate trattative con i legali, l'azienda ha richiamato al lavoro il lavoratore, ma tuttora non lo retribuisce.
Ai decreti ingiuntivi ha chiaramente fatto opposizione, e la presentazione del loro ricorso per i
27 mila euro di spese, ha la funzione di portare ad un effetto ping-pong per, nel frattempo, non retribuire il lavoratore. D'altra parte questi non ha molta conoscenza della lingua italiana, e non trova di questi tempi facilmente un altro lavoro, magari dando le dimissioni per giusta causa, con il rischio di vedersele bocciate dall'Inps per le cause in corso da ambo le parti.
Ecco che l'art.18, è una scusa, per parlare contro i lavoratori, contro i diritti.
La sostanza è che i padroni hanno mille maniere per cercare di fregare i Lavoratori, il Diritto, la Giustizia, la Società tutta. E sono, come i mafiosi, per gran parte delle loro malafatte, degli impuniti.
Nel frattempo, non si parla invece di art.17. Cioè del fatto che molti sindacalisti del settore sono venduti e che ci sono molti modi per comprarli (basti ricordare il recente caso del sindacalista cisl del trentino, o dei vari sindacalisti filt che sono passati a lavorare per le associazioni datoriali del settore). Nel settore dei trasporti privati, questo è normale. Basta leggere i contratti aziendali di molte aziende, per comprenderlo. Bastano i dati percentuali degli arbitrati disciplinari. Ci sono province, dove i Cobas hanno il 10, il 20% degli arbitrati disciplinari presso il Ministero del Lavoro, ma non hanno certo nel complesso dei lavoratori, il 10 o il 20% degli iscritti. Come mai ? Semplice, perché i sindacati concertativi NON difendono i lavoratori, li portano alla sconfitta.
Daremo conto, e nomi e cognomi, a cose avvenute, di questo caso specifico.
Il caso generale
degli autotrasporti, continua la tragedia, ogni nostro sforzo è per trasformarla il lotta di classe e in difesa dei lavoratori.
Per ora questo è quanto.
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