la posizione dello slai cobas per il sindacato di classe ilva Taranto
noi siamo per lo sciopero e la mobilitazione unitaria e di massa degli operai Ilva e indotto
ma esso deve essere CONTRO padron Riva e il governo Monti-Clini che non vogliono mettere i soldi necessari al vero risanamento della fabbrica e del territorio
lo SCIOPERO va fatto
i lavoratori lottano per tenere aperta la fabbrica con una vera messa a norma e difendere il LAVORO E IL SALARIO di tutti gli operai e LA SALUTE dei lavoratori e della città.
Noi siamo contro aziendalismo pro Riva
noi siamo contro “ambientalismo antioperaio” che vuole la chiusura della fabbrica nocivo è il capitale e non la fabbrica.
oggi siamo presenti a scioperi e blocchi per stare dentro i lavoratori ma siamo senza bandiere, perchè nessuna delle iniziative in corso si muovono su posizioni giuste da noi condivise
1 - noi chiediamo che intanto non si proceda a nessuna chiusura di impianti, senza aver fatto un cronoprogramma graduale che mantenta il ciclo produttivo e il lavoro degli operai
2 - noi chiediamo l'immediata convocazione di un tavolo di emergenza in Prefettura per trovare le soluzioni a tutela di lavoro e reddito degli operai tavolo a cui sia presente anche lo slai cobas ilva
noi vogliamo uno sciopero generale che unisca operai e masse popolari della città e lavoriamo perchè questo avvenga il 19 ottobre, se si costruiscono le condizioni per una data più ravvicinata, vi aderiremo
slai cobas per il sindacato di classe ilva cobasta@libero.it
347-1102638
notizie dall'Ilva di Taranto
il gip ribadisce lo stop alla produzione. Sciopero di due giorni I Riva restano agli arresti
TARANTO - Il gip di Taranto patrizia Todisco ha detto no al piano formulato dall'Ilva di interventi immediati per il risanamento degli impianti inquinanti. No anche al mantenimento di un minimo di produzione chiesto dall'azienda.
La decisione è contenuta nel provvedimento depositato poco fa dal giudice in cancelleria.
«Non c'è spazio per proposte al ribasso da parte dell'Ilva circa gli interventi da svolgere e le somme» da stanziare. È scritto nel provvedimento col quale il gip di Taranto Patrizia Todisco ha respinto il pianto presentato dall'azienda di interventi immediati per il risanamento degli impianti.
La decisione del Gip, in qualche modo prevista ma anche temuta dagli operai e dall'azienda, potrebbe dare il via allo spegnimento dell'impianto. «I beni in gioco - salute, vita e ambiente, ma anche il diritto ad un lavoro dignitoso ma non pregiudizievole della salute di un essere umano - non ammettono mercanteggiamenti».
"Sconcertante" e "inaccettabile": così il gip Patrizia Todisco definisce la richiesta dell'Ilva di proseguire l'attività produttiva. L'Ilva "ha sostanzialmente richiesto - scrive - l'autorizzazione all'attività produttiva non quantitativamente precisata, finalizzata alla sostenibilità e alla realizzazione del risanamento", ipotizzando una "inesigibilità economica", problema che, secondo il giudice, spetta alla stessa azienda risolvere perchè rientra tra i suoi impegni.
AZIENDA A SINDACATI, NON AVVIATO SPEGNIMENTO "Ci hanno detto dall'azienda che non è in fase di spegnimento alcun impianto, questa voce ricorrente di questa mattina non corrisponde a verità".
Lo sottolinea il segretario provinciale della Fim Cisl di Taranto, Mimmo Panarelli, a proposito delle voci che avevano fatto montare la protesta degli operai da ieri sera.
"Ovviamente - ha aggiunto Panarelli - c'è grande preoccupazione tra i lavoratori. Io continuo a sostenere che l'obiettivo è comune, il problema è il metodo. C'e chi sostiene che per bonificare bisogna fermare contestualmente tutti gli impianti, e c'e chi, come noi, sostiene che è possibile raggiungere l'obiettivo agendo in maniera graduale. Ne fermo uno, lo metto a norma, riprende la marcia e fermo l'altro". "Questo ci permetterebbe di impedire il blocco totale che - spiega Panarelli - sarebbe la morte dell'Ilva".
OPERAIO A CLINI, QUANTO VALE LA MIA VITA?
«Vorrei sapere dal ministro Clini e da Riva: quanto vale la mia vita e quanto vale quelle dei miei figli?». Lo chiede Cataldo Ranieri, un operaio dell'Ilva componente del Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti che, insieme con un gruppo di compagni di lavoro, si trova davanti allo stabilimento.
«Noi non siamo contro la magistratura, vogliamo che lo Stato - chiarisce - ci dia risorse per fare acciaio pulito come accade nel resto d'Europa, e non bastano 400 milioni di euro. Non siamo noi di certo - aggiunge - a volere la chiusura dello stabilimento, è Riva che vuole la chiusura se non mette i soldi. E chi non mette i soldi per far si che i nostri colleghi, che noi tutti, non si muoia a 50 anni: ogni giorno noi qui, vediamo davanti alla fabbrica manifesti listati a lutto. Questo è giusto?».
FIOM: C'E' MOLTA ESASPERAZIONE IN FABBRICA «Quello che è accaduto, con la decisione di alcuni operai, di salire sull'altoforno e il camino è l'espressione della esasperazione che c'è in fabbrica». Lo ha detto, poco fa, il segretario provinciale della Fiom, Donato Stefanelli, uscendo dall'Ilva. «Si tratta - ha aggiunto - di manifestazioni incontrollate. Poco fa, alcuni operai sono saliti anche sulle passerelle della batterie e poi sono scesi, e siamo preoccupati, siamo preoccupati per la situazione di pericolo in cui si possono trovare questi operai».
«E' arrivato il momento - ha detto Stefanelli - di fare le assemblee e decidere insieme ai lavoratori cosa fare. Non è più rinviabile». Secondo il segretario provinciale della Fiom, inoltre, «non bisogna bloccare la città, tra i lavoratori e la città bisogna costruire ponti del dialogo». Di qui un appello forte alla città: «Non bisogna lasciare soli questi lavoratori. È il momento di parlarsi e non di contrapporsi; occorre il dialogo e non bisogna scavare le trincee».
Sono previsti scioperi? «Dobbiamo attendere. Se ci fossero risposte insufficienti da parte dell'azienda, so che il mio interlocutore diventa la mia controparte e ci saranno conseguenze». Così il segretario provinciale della Fiom, Donato Stefanelli, parlando poco fa con i giornalisti che sono davanti all'Ilva.
«L'Ilva ci deve dire cose serie, importanti, ci deve parlare di un vero piano degli interventi da fare e non di annunci di intenzioni. L'Ilva - ha continuato Stefanelli - sa cosa deve fare ma ancora non lo annuncia e vuole prendere tempo perchè vuole attendere l'Aia ma questo - ha detto ancora - è un termine che non coincide con l'esigenza dell'oggi».
«Non siamo nelle condizioni di attendere. L'azienda oggi ci deve dire davvero - ha continuato il dirigente Fiom - davvero qual è il suo impegno economico; deve dire alle organizzazioni sindacali, impianto per impianto, quali sono gli interventi e gli investimenti in programma e quali sono i tempi e ci deve anche dire qual è il piano di gestione del personale: quanti sono i lavoratori e quale impiego avranno nel risanamento per la messa a norma degli impianti». «Se così non fosse - ha concluso il sindacalista - sarebbe un vero problema».
ALLE 16 INCONTRO AZIENDA, SINDACATI, CONFINDUSTRIA Si terrà nella sede di Confindustria, a Taranto, l'incontro fissato per le16 di oggi tra il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, e sindacati e Confindustria. La riunione era stata convocata ieri. Il segretario provinciale della Fiom, Donato Stefanelli, ha informato i giornalisti del fatto che le organizzazioni sindacali hanno incontrato poco fa, per breve tempo, i rappresentanti aziendali con i quali "c'è stato solo un breve scambio di notizie".
FIM E UILM, SCIOPERO DOMANI E DOPODOMANI La Fim e la Uilm hanno indetto per domani e venerdì scioperi dei dipendenti dello stabilimento Ilva di Taranto. Fim Cisl e Uilm Uil prendono atto - è detto in una nota - «del forte clima di tensione sviluppatosi nelle ultime ore tra i dipendenti dell'Iva, che vedono a serio rischio la tutela del proprio posto di lavoro».
Lo sciopero di due giornate comincerà dalle 9 di domani e terminerà alle 7 di 29 settembre. Secondo Fim e Uilm, occorre «far prevalere il buon senso cercando di trovare un giusto equilibrio che miri al concetto di ecosostenibilità». Secondo i due sindacati, «arrestare la produzione vuol dire spegnere le speranze e il futuro dei lavoratori». Occorre quindi «trovare una convergenza tra le istanze del rispetto ambientale, il diritto dei cittadini alla salute e attività produttiva».
Fim e Uilm dunque auspicano «che si faccia il possibile per salvaguardare i livelli occupazionali per evitare che il Mezzogiorno, che si trova a vivere una fase già molto critica, venga travolto da una vero e proprio disastro occupazionale». «Anche se alcuni pensano erroneamente che la nostra controparte sia la magistratura - si conclude nella nota dei sindacati - non abbiamo mai contrastato nè messo in discussione le prerogative della magistratura e abbiamo sempre considerato un valore la sua autonomia di intervento, la cui portata tuttavia deve tener conto dei riflessi sociali che può determinare». I sindacati, infine, chiedono che si arrivi al più presto al rilascio dell' aggiornamento dell'Aia.
CLINI,CHIEDEREMO AZIENDA SUBITO RISPETTO AIA «Chiederemo a Ilva di cominciare a rispettare adesso, con 4 anni di anticipo, quanto sarà stabilito nell'Autorizzazione Integrale Ambientale, per l'adeguamento degli impianti di Taranto, che stiamo completando in questi giorni». Lo ha detto il ministro dell'Ambiente Corrado Clini al question time alla Camera.
"In base alla legge italiana in applicazione della direttiva europea - ha aggiunto Clini - il ministro dell'Ambiente è l'autorità competente per l'AIA, che rappresenta il documento di autorizzazione all'esercizio degli impianti industriali nel rispetto delle norme per la tutela dell'ambiente e la salute". L'Aia, ha aggiunto, "avrà le prescrizioni puntuali per l'adeguamento degli impianti di Taranto agli standard stabiliti dalla commissione Ue e che dovranno essere rispettati a partire del 2016 ma che noi chiederemo all'Ilva di applicare da subito".
"Stiamo lavorando in modo responsabile. Mi auguro che tutte le istituzioni abbiano lo stesso senso di responsabilità". Lo afferma il ministro dell'Ambiente Corrado Clini a Montecitorio a margine del question time sulla vicenda Ilva.
"Siamo impegnati - osserva Clini - ormai da più di due mesi senza sosta per cercare di dare tecnicamente, e che sia poi certificabile, una risposta alla domanda di salute della città di Taranto, garantendo la continuità della produzione".
PNEUMOLOGO,OK RIDURRE MA CONTA GIUNGERE INQUINANTI ZERO "La situazione sanitaria di Taranto è complessa e i fattori di rischio epidemiologici possono esser legati non solo alla presenza dell'Ilva, ma anche di una raffineria e altri impianti industriali. In questo contesto, ridurre le fonti inquinanti è importante, ma solo l'eliminazione di queste fonti diventa fondamentale". Lo ha detto, a margine della presentazione del 13/mo Congresso nazionale della Pneumologia, Giuseppe Di Maria, presidente Simer (Società Italiana di Medicina Respiratoria) dell'università di Catania ricordando "il successo nel debellare malattie professionali come la silicosi legate proprio all'approccio ecoterritoriale volto all'azzeramento degli inquinanti".
GIP, NO A LIBERTA' PER EMILIO E NICOLA RIVA Il gip del tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha respinto anche le richieste di rimessione in libertà avanzate dai legali di Emilio e Nicola Riva, ex presidenti dell'Ilva, e di Luigi Capogrosso, direttore fino allo scorso mese di giugno dello stabilimento siderurgico tarantino. I tre sono agli arresti domiciliari dal 26 luglio scorso.
Restano dunque ai domiciliari in Lombardia il patron Emilio Riva, presidente dell'Ilva Spa fino al maggio 2010, il figlio Nicola Riva, che gli è succeduto nella carica e si è dimesso il 10 luglio scorso, e l'ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, anche lui dimessosi poco prima di essere arrestato, il 26 luglio scorso, giorno in cui venne anche eseguito il decreto di sequestro degli impianti dell'area a caldo dell'Ilva, ritenuti inquinanti.
Con loro furono arrestati altri cinque tra dirigenti ed ex dirigenti dell'Ilva
- il dirigente capo dell'area del reparto cokerie, Ivan Di Maggio, il responsabile dell'area agglomerato, Angelo Cavallo, il capo area parchi minerali, Marco Andelmi, il capo area acciaieria 1 e 2 e capo area Crf Salvatore D'Alò, e Salvatore De Felice, capo area altoforno - per i quali la misura restrittiva è stata annullata dal tribunale del Riesame per la mancanza delle sole esigenze cautelari il 7 agosto scorso. Il riesame in quella circostanza confermò invece la detenzione ai domiciliari per i due Riva e per Capogrosso.
L'accusa per tutti gli indagati, a vario titolo, è di disastro ambientale colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico.
BONANNI, NESSUNO PUO' PENSARE A CHIUSURA "Spero ci sia la possibilità di non arrivare a questa situazione davvero dolorosa di spaccatura. Serve più responsabilità da tutti, nessuno può pensare alla chiusura dell'attività. Non esiste attenzione alla salute se c'è un degrado economico". Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, commenta così la decisione del gip di bocciare il piano di risanamento dell'Ilva di Taranto.
SINDACO TARANTO: FARE PRESSIONI SU PROPRIETA' E GOVERNO "Se da un lato la proprietà ha bisogno di certezze sulla continuità della produzione, dall' altro bisogna mettere pressione al governo per far sì che ci siano le condizioni per poter stendere un piano industriale". Lo ha detto il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, sul caso Ilva, dopo l'odierna decisione del gip.
Su un'ipotesi di via d'uscita dal problema, Stefano aggiunge: "L'Ilva è messa male su alcuni impianti e non sul guadagno. Chiudiamo quello che va chiuso e continuiamo a lavorare dove è possibile. Si deve continuare a lavorare per mettere in sicurezza gli impianti siderurgici. Taranto è vicina ai lavoratori. Tutte le istituzioni devono essere insieme per difendere il lavoro e la vita. Bisogna fare pressioni sulla proprietà per spingerli a investire e sul governo per far sì che ci siano le condizioni".
GIP: SCONCERTANTE E INACCETTABILE LA RICHIESTA DELL'ILVA "La richiesta dell'Ilva è sconcertante". Lo scrive il gip del Tribunale di Taranto, Patrizia Todisco, che oggi ha emesso un decreto in cui sostanzialmente rigetta il piano di interventi proposto dall'azienda siderurgica alla quale era allegata una richiesta della società di poter mantenere una minima capacità produttiva, nonostante il sequestro dell'area a caldo. Per i pm questa istanza rappresentava una vera e propria richiesta di facoltà d'uso, sia pur ridotta, in modifica dell'ordinanza di sequestro dello stesso gip. Per questo la Procura ha espresso solo un parere obbligatorio ma non vincolante e poi ha passato la parola al giudice. Il decreto del gip ricalca sostanzialmente il parere espresso dai pm (ma riporta anche molti passaggi della decisione del Tribunale del Riesame del 7
agosto) che si erano espressi confortati dalle relazioni dei custodi amministratori giudiziari, e dà atto che le disposizioni del pm per l'attuazione del provvedimento sono perfettamente in linea con quanto affermato dal Tribunale del Riesame. "E' inaccettabile", secondo il gip, il ragionamento dell'Ilva che "ha chiesto l'autorizzazione all'attività produttiva, non quantitativamente precisata, finalizzata sostanzialmente alla sostenibilità e alla realizzazione del risanamento, come se ci fosse una inesigibilità economica". Sostanzialmente la posizione dell'Ilva si configurava in questo modo: non si possono attuare gli interventi di ambientalizzazione se non si continua a produrre e si faceva intendere, secondo i pm e il gip, che c'è una ragione economica alla base di questa posizione.
Il gip condivide sostanzialmente quanto evidenziato dalla Procura nel suo parere dove "con amarezza" si rilevava che l'Ilva si impegna a fare adesso gli interventi e i lavori, "comunque non risolutivi", che erano già stabiliti da atti di intesa stipulati alcuni anni fa. La Procura aveva definito questi atti di intesa "una colossale presa in giro".
FERRANTE: PROGRAMMA SCONCERTANTE? MI SORPRENDE «Il nostro programma di interventi era serio e responsabile. È stato giudicato viceversa sconcertante. Il che mi sorprende». Lo ha detto poco fa il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, parlando con i giornalisti all'interno dell'azienda dove erano radunati anche gli operai i quali lo hanno accolto con un applauso.
"Mi sorprende che in un atto di giustizia - ha continuato Ferante - si senta questa parola, sconcertante". "Davanti ad un impegno veramente serio da parte nostra - ha aggiunto - io ripeto che quelli erano dei primissimi interventi, non era il piano definitivo ed erano degli interventi che in grande misura coincidevano con quello che ci chiedeva la stessa autorità giudiziaria e gli stessi custodi. Il fermo dell'altoforno 1 era nel nostro programma ma era anche ed è una richiesta che ci è stata rivolta dai custodi. In questa perfetta coincidenza - ha concluso - ci sorprende quindi che il gip e l'autorità giudiziaria non abbiano giudicato soddisfacente il nostro piano".
«Quelli previsti dal nostro piano erano i nostri primissimi interventi al di là dei quali ce ne sono altri molto più importanti che sono collegati alla applicazione in Italia della 'Bat Conclusions', cioè le direttive europee non ancora applicate in Italia che entreranno in vigore solo nel 2016 e che noi abbiamo detto che vogliamo applicare subito, nel 2012: in questo stiamo lavorando con il ministero dell'Ambiente per l'Aia».
Ferrante ha sottolineato, tra l' altro, che non si possono "rincorrere le decisioni delle varie autorità". "Noi - ha sottolineato - non possiamo inseguire tutti. Noi abbiamo bisogno di certezze normative perchè quando una azienda fa degli investimenti, assume degli impegni, deve avere chiarezza normativa e certezze".
Le 'Bat Conclusions' sono state stabilite dalla Commissione europea nel marzo scorso per la produzione di vetro, ferro e acciaio, secondo la Direttiva sulle emissioni industriali: questa prevede che entro quattro anni dall'emanazione delle 'conclusioni delle Bat' (Best Available Techniques, le migliori tecniche disponibili) le autorità nazionali debbano riesaminare le condizioni dell'Aia, eventualmente aggiornarle, e le imprese debbano adeguarsi ad esse.
Ci saranno ripercussioni per l'occupazione all'Ilva? "No. Noi avevamo previsto il fermo dell'altoforno 1 senza ripercussioni sui livelli occupazionali. Naturalmente se ci verrà chiesto di intervenire sull'altoforno 5 lo scenario cambierà completamente, ma cambierà completamente non soltanto per noi".
"Capisco sino in fondo l'ansia e la preoccupazione del lavoratori. E' un momento molto difficile e dobbiamo mantenere i nervi saldi". Lo ha detto il presidente dell'Ilva, Bruno ferrante. "Quello che ho sempre chiesto e che chiedo tutt'ora - ha aggiunto - è una capacità anche di comprensione del momento difficile che stiamo vivendo".
«E' un legittimo diritto dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, quindi lo rispetto in pieno». «Il momento - ha aggiunto - è certamente delicato, non è semplice, lo stiamo vivendo da diverso tempo, noi manteniamo serenità d'animo, siamo convinti che stiamo agendo con senso di responsabilità».
"Noi al governo non abbiamo chiesto niente, non ci abbiamo neanche pensato, noi al governo abbiamo chiesto di lavorare insieme e magari in un accordo di programma nel quale si definiscano gli impegni da assumere e le responsabilità di ognuno, compresi gli enti locali e le parti sociali". Lo ha detto il presidente dell'ILva, Bruno Ferrante, a Taranto, ai giornalisti che gli chiedevano se l'Ilva chiede al governo un decreto legge.
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