INDICE
Grillo
Peppone grillo@macchinistiuniti.it
IL SOCIALISMO NON E’ UN'UTOPIA.....
Aldo Mancuso aldo.mancuso@asf.toscana.it
BOCCONIANI
DA
SAMBA: VECCHIE NOTIZIE “DAL FRONTE” - 4
FINO IN FONDO: LA
LOTTA ESPLOSIVA DEI MINATORI DEL SULCIS
I
COBAS REPLICANO ALLA CGIL SULLE CONCE
Carlo
Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
OSSERVATORIO
INDIPENDENTE DI BOLOGNA MORTI SUL LAVORO: MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO NEI PRIMI 8
MESI DEL 2012
Cobas Ravenna cobasravenna@libero.it
CAMPAGNA
NAZIONALE SU ILVA
Fabio
Gambone fabio74_1@libero.it
ZERO WASTE FLORENCE
ALTERMEETING
Riccardo
Antonini erreemmea@libero.it
STRAGE
DI VIAREGGIO: INCONTRO-DIBATTITO IN VALLE DI SUSA
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From:
Grillo Peppone grillo@macchinistiuniti.it
To:
Sent: Friday, August 24, 2012 9:17 AM
Subject: IL SOCIALISMO NON E’ UN'UTOPIA.....
Da:
Altervista
0%
DI DISOCCUPATI E 15 EURO DI AFFITTO PER TUTTI: IL MIRACOLO DI
MARINALEDA
Una
insolita isola socialista che resiste alla crisi in Spagna. Come si vive a
Marinaleda (Andalusia) dove i lavoratori governano una città e quando serve
occupano le terre e fanno la spesa proletaria nei supermercati.
Juan
Manuel Sánchez Gordillo, che ha dominato le prime pagine nei giorni scorsi dopo
aver condotto un “spesa proletaria” di cibo nei supermercati per consegnarlo ai
bisognosi insieme al Sindacato Andaluso dei Lavoratori (SAT), è certamente un
leader singolare all'interno della classe politica
spagnola.
Eterodosso
tra gli eterodossi, le sue azioni passate hanno attirato critiche anche nei
ranghi di Izquirda Unida di cui fa parte dal 1986 la sua organizzazione nel
quadro del Blocco Andaluso-IU.
Insieme
a, Diego Cañamero, Sánchez Gordillo è stato un leader storico del Sindacato dei
Lavoratori del Campo (SOC), la spina dorsale della corrente SAT. Inoltre, dal
1979 è il sindaco di Marinaleda, una piccola città di circa 2.600 abitanti tra
Cordova e Siviglia (chiamata la “padella dell'Andalusia” per il caldo, NdT) dove
negli ultimi 40 anni ha esercitato una egemonia autorevole ed assoluta. Il
sostegno e l'impegno degli abitanti del paese ha contribuito a lanciare un vero
e proprio esperimento politico ed economico, una specie di isola socialista nel
mezzo della campagna andalusa.
La
rossa Marinaleda ha camminato attraverso la storia della Spagna, con la
transizione, con l'entrata in Europa e la caduta dell'Unione Sovietica, fino al
ventunesimo secolo. Infine, è arrivata la crisi economica e questa città
andalusa ha avuto la possibilità di verificare se la sua utopia particolare,
attuata in 25 chilometri quadrati, sia davvero un'alternativa ai
mercati.
L'attuale
tasso di disoccupazione a Marinaleda è pari a 0%. Gran parte degli abitanti sono
impiegati nella Cooperativa Humar - Marinaleda SCA, creata dagli stessi
lavoratori, dopo anni di lotta. Per molti anni, i contadini hanno occupato le
terre di Smoky, dove oggi sono organizzati in cooperativa, e spesso sono stati
sfrattati dalla Guardia Civil. Infine, nel 1992 raggiunto il loro obiettivo: “la
terra a chi la lavora” e la proprietà divenne della cooperativa. Sul loro sito
web è scritto in chiaro che il suo “obiettivo non è il profitto privato, ma la
creazione di posti di lavoro con la vendita di prodotti agricoli sani e di
qualità”.
Tutti
gli stipendi della cooperativa sono uguali: circa 1.200 euro al mese. Nei loro
campi si coltivano fagioli, carciofi, peperoni rossi (pipas) e olio extravergine
di oliva, controllati dai lavoratori in tutte le fasi della produzione. Il
terreno, che si trova nella Vega Genil, di proprietà della “comunità”, e hanno
anche una fabbrica di conserve, un mulino, serre, strutture di allevamento e un
negozio. I salari di tutti i lavoratori, non importa quale sia la loro
posizione, è di 47 euro al giorno, sei giorni alla settimana, al ritmo di 1.128
euro al mese per 35 ore settimanali.
In
alta stagione, il lavoro cooperativo impegna almeno 400 persone seguendo il
motto di “lavorare meno per lavorare tutti”. In aggiunta, ci sono anche persone
che lavorano su piccoli appezzamenti di proprietà. Il resto dei settori chiave
dell'economia sono legati ad attività rurali, negozi, sport e pubblica utilità.
Praticamente tutti in città guadagnano lo stesso di un lavoratore a giornata,
circa 1.200 euro al mese.
In
un'intervista pubblicata il mese scorso, Gordillo stesso ha spiegato come la
crisi stia colpendo Marinaleda. “Essa colpisce un po' i prezzi dei prodotti
agricoli e dei finanziamenti. Abbiamo problemi di liquidità, ma stiamo vendendo
buoni prodotti”.
Così,
“in termini generali, in agricoltura e nella produzione alimentare la crisi si è
sentita meno. Resta il problema delle persone che avevano lasciato la campagna
per andare lavorare nel settore delle costruzioni. Quindi occorre mantenere
l'occupazione lì, ma bisogna aumentarla. L'agricoltura biologica offre più posti
di lavoro rispetto ai tradizionali, questo è vero. Certo per salvarla dalla
situazione di crisi e l'aumento dei prodotti agricoli, si è cercato uno scambio
orizzontale, con un dialogo di cooperazione e relazioni di cooperazione con gli
altri paesi hanno esperienze di questo tipo”.
La
questione delle abitazioni
Di
fronte al “boom immobiliare” e la speculazione che ha colpito il mattone in
Spagna negli ultimi decenni, Gordillo ha deciso di mandare Marinaleda
esattamente nella direzione opposta.
Si
può avere una casa in buone condizioni, di 90 mq e con terrazza, per 15 euro al
mese.
L'unica
condizione è che, secondo la filosofia assemblearia e orizzontale che guida
tutte le sue attività, ogni persona dovrebbe aiutare la costruzione della vostra
casa.
L'amministrazione
offre terra e fornisce materiali per la costruzione di alloggi, da parte degli
inquilini stessi che pagano qualcuno per sostituirli. Così, come ci sono
professionisti pagati per consigliare i residenti e svolgere i compiti più
complicati. Inoltre, come misura per incoraggiare la collaborazione, i futuri
inquilini non saranno quale delle case che si costruiscono sarà in futuro la
sua.
“Quando
si lavora, per la costruzione della casa si pagano 800 euro al mese e si riserva
la metà per pagare la casa,” dice Juan José Sancho, un abitante di Marinaleda
che, nonostante i suoi 21 anni, fa parte del “gruppo di azione” ed è
responsabile, attraverso il gruppo, di gestire gli affari pubblici della città.
Secondo lui, “questa misura è stata presa per non speculare sulle case
vuote”.
La
scuola e l'educazione
“Dove
prima gran parte dei lavoratori a giornata riusciva a malapena a scrivere, oggi
c'è una scuola materna, una scuola e un istituto. Sia la scuola materna che la
scuola dispone di un servizio mensa che costa solo 15 euro al mese. Tuttavia,
come ha raccontato Sancho, “il tasso di disaffezione alla scuola è un po’' alto,
perché la gente vede che la casa e il lavoro sono assicurati, molti non vedono
la necessità di adoperarsi negli studi. Uno dei punti su cui abbiamo bisogno per
migliorare”.
L'impegno
e la consapevolezza politica tra gli abitanti di Marinaleda è superiore a
qualsiasi altra città della zona, ed “è anche qualcosa che è molto presente tra
i giovani”, secondo Sancho. “Qui tutti i giovani hanno idee politiche. Tuttavia,
il nostro impegno è di gran lunga inferiore a quello dei nostri genitori che
hanno dato tutto per avere questo”. Oggi “abbiamo tutti i bisogni soddisfatti e
la gente si adagia un po’ ”.
La
partecipazione politica
I
pilastri su cui poggia il modello economico Marinaleda sono l'uguaglianza e la
partecipazione del popolo. E questi principi sono estesi a tutti i settori della
vita, anche politica. Non esiste la polizia e le decisioni politiche vengono
prese in una riunione in cui tutti i residenti sono tenuti a
partecipare.
D'altra parte, “c'è una 'task force', che affronta le questioni più pressanti della giornata. C'è un gruppo di eletti, sono persone che vogliono aderire volontariamente per condividere le attività necessarie alla popolazione”, dice Sancho. “Si tratta di un gruppo eterogeneo, siamo più o meno lo stesso numero di uomini e donne”. Tuttavia, una cosa che hanno in comune tutte le persone coinvolte in esso e che appartengono al “movimento” e, come segnala il sito di Marinaleda, “il partito (UI), l'unione (SAT) e la città fanno parte di un tutto. L'assemblea ha deciso e il partito e il sindacato, si associano per applicare tale decisione nella città”.
D'altra parte, “c'è una 'task force', che affronta le questioni più pressanti della giornata. C'è un gruppo di eletti, sono persone che vogliono aderire volontariamente per condividere le attività necessarie alla popolazione”, dice Sancho. “Si tratta di un gruppo eterogeneo, siamo più o meno lo stesso numero di uomini e donne”. Tuttavia, una cosa che hanno in comune tutte le persone coinvolte in esso e che appartengono al “movimento” e, come segnala il sito di Marinaleda, “il partito (UI), l'unione (SAT) e la città fanno parte di un tutto. L'assemblea ha deciso e il partito e il sindacato, si associano per applicare tale decisione nella città”.
Per
quanto riguarda le tasse, “sono molto basse, le più basse in tutta la regione”,
spiega Sancho. I bilanci sono discussi in pubblico e la gente in assemblea
approva. Poi, la discussione si sposta quartiere per quartiere, nelle assemblee
dei “vecinos” (inquilini, residenti, NdT), ed è questo che decide ciò che viene
investito ogni euro.
Ambiente
Seguendo
la indicazioni del coordinamento internazionale Via Campesina, alla quale il SAT
aderisce, è lavorare la terra in modo “ecologico, al 100% una agricoltura
pratica”, come la cooperativa annuncia sul suo sito web. “Nella cooperativa si è
sempre cercato di promuovere l'agricoltura manuale, per creare più posti di
lavoro e di essere più ecocompatibili", dice Sancho. Inoltre, “sono stati
rimossi i rifiuti e tutte le discariche di rifiuti adottano impianti di
riciclaggio”. Gli obiettivi dell'Ayuntamiento (Municipio) è ora quello
installare un proprio punto verde nella cittadina.
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From: Aldo Mancuso aldo.mancuso@asf.toscana.it
To:
Sent: Tuesday, August 21, 2012 8:55 AM
Subject: BOCCONIANI
La
specialità del Bel Paese è sempre più evidente: non c’è angolo del Mondo Globale
dove ciarlatani e truffatori godono di privilegi potere denaro e impunità come
“Nel Paese delle Meraviglie Governato dai Tecnici”.
Che
ci azzeccano i Bocconiani con Scienza Conoscenza Saperi Metodo Scientifico
Ricerca Scoperta Verità? Le sciocchezze sparate a raffica (ministre ministri e
sottoministri a difesa dei privilegi tecnici arraffati...) non bastano a
pensionare la bufala dell’eccellenza degli economisti, degli
specialisti-maghi-sacerdoti del mercato, di quelli che celebrano i riti dei
nuovi sacrifici umani in nome dell’Assoluto delle modernità globalizzata: il
Mercato? Che ci azzecca l’Economia con la Scienza ? Lo deve ufficializzare babbo natale che
Aziendalizzazioni Liberalizzazioni Privatizzazioni sono Furti che tutelano la
libertà di caste cosche cricche e corporazioni (riunite nel cupolone classe
dirigente)? Sacrifici per dipendenti pensionati precari disoccupati per chi non
ha niente da sacrificare e assegno di senatore al presidente tecnico: che ci
azzecca la
Costituzione ? Così si garantisce il frutto della resistenza,
la
Costituzione antifascista?
Depredare
i Servizi Pubblici è lo sport praticato dai Truffatori papponi: merito della
ciurmaglia tecnica è rinnovare il ricordo degli eroici ciarlatani del cinema
antico, quelli che cercavano di far soldi rifilando agli sprovveduti pozioni
miracolose in grado di curare ogni malanno...?
DIFESA
DELL’ARTICOLO 18? Chi l’ha vista in 64 anni la tutela dei Diritti dei
Lavoratori. Chi li ha visti i Diritti dalla Costituzione antifascista’? Chi l’ha
visto IL LAVORO della Costituzione del ’48? Chi ha visto all’opera
la
Magistratura della Costituzione, quella in cui i magistrati
applicano norme e leggi che non la sbeffeggiano? Il lavoro che umilia ferisce
mutila uccide segna il bel paese malgrado l’impegno di pubblici ministeri e
giudici, di tutti quelli che contano? (… “ma mi faccia il
piacere”…).
Dal
fascismo all’antifascismo senza cambiare l’organizzazione della vita e del
lavoro, senza il passaggio dal Sistema Autoritario-Gerarchico alla Società
dell’Eguaglianza dei Diritti e della Dignità di Tutte le Persone: chi è
responsabile del mancato passaggio dal fascismo all’antifascismo? I lavoratori,
i dipendenti fannulloni, i pensionati, i precari, i disoccupati, quelli che
arrivano e non arrivano al 27, gli emarginati, i mutilati dal lavoro, i
disabili, i giovani, i vecchi, gli immigrati, gli emigrati, i clandestini, gli
stranieri, quelli contro la
TAV , quelli che manifestano, gli uccisi senza colpa, quelli che
affollano le carceri, quelli massacrati dalla polizie di stato perché
manifestavano, quelli dei forconi per non morire, i colpevoli di “omessa
rivolta”...?
Grazie
al “miracolo della caduta del prosciutto” crescono quelli che hanno
consapevolezza che l’economia di mercato libero-liberista e l’economia di
mercato pianificata sono solo due forme della società autoritaria, quella divisa
in chi sta sopra e chi sta sotto, quella che non ha nulla da spartire con
la
COSTITUZIONE REPUBBLICANA ANTIFASCISTA. Cresce la
consapevolezza che la sovranità del mercato è saccheggio senza fine del pianeta,
esplosione della disuguaglianza, guerre di sterminio, riduzione ad idiozia
dell’umano... mentre la sovranità della Costituzione è il passaggio dal fascismo
all’antifascismo, dal dominio degli uni sugli altri alla fratellanza solidarietà
degli uguali, dall’ordine autoritario del comando e della gerarchia alla
comunità di persone tutte egualmente libere e dignitose...
Che
differenza c’è tra la celebrazione dei tecnici bocconiani al governo è tributare
onori a quelli che la
Costituzione antifascista anziché applicarla l’hanno
affossata?
Aldo Mancuso
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Data:
24/08/2012 9.13
A:
Ogg: DA SAMBA: VECCHIE NOTIZIE “DAL FRONTE” - 4
Ogg: DA SAMBA: VECCHIE NOTIZIE “DAL FRONTE” - 4
PREMESSA
Ricevo
da Aldo Mancuso alcune notizie dal fronte di guerra degli omicidi sul
lavoro.
Sono
notizie pubblicate da SAMBA, Associazione Salute Sicurezza Ambiente di
Firenze.
Da
una prima lettura sembrano notizie recenti (l’assenza di tutela anche
all’interno delle cooperative, la correlazione tra infortuni e logica del
profitto, l’ipocrisia e la falsità dei politici sul tema della sicurezza sul
lavoro) e anche l’analisi è attualissima (la mancanza di sicurezza in nome del
profitto, l’inadeguatezza delle ASL, la connivenza dei partiti e dei sindacati
col potere economico).
Leggendole
con più attenzione ci si accorge invece che sono notizie che risalgono al 1999 o
addirittura prima. La storia si sta ripetendo praticamente immutata, a
dimostrazione che la guerra condotta da imprenditori e dalla gran parte delle
istituzioni (compresi partiti e sindacati) contro la salute e la sicurezza dei
lavoratori e dei cittadini, in nome del profitto economico e del potere, va
avanti ininterrotta da sempre.
Altre
vecchie notizie dal “fronte” sono state pubblicate nelle mie precedenti nuove
“Lettere dal fronte”.
Marco
Spezia
LA
COOPERATIVA
UCCIDE
Trent'anni,
albanese, emigrato “regolare”, tra due settimane doveva sposare una livornese ma
“non ce l'ha fatta”. Dicono cosi - con feroce ipocrisia - quelli che addossano
ai lavoratori la colpa degli infortuni sul lavoro. Si chiamava Gentian Gyoka e
il lavoro assassino se l’è portato via ieri, nel cantiere navale ex Fratelli
Orlando di Livorno, ora gestito da una Cooperativa.
Dipendeva
da una ditta esterna che gli ha dato il lavoro, ma gli ha preso la vita.
Eseguiva lavori appaltati dalla Coop alla ditta “del suo padrone”.
Lavoratore
subordinato, lavorava in altezza e una caduta dall' alto lo ha ucciso .
Nei
cantieri dell' edilizia tradizionale, delle Grandi Opere, nei cantieri navali è
frequente morire per una caduta dall’alto, perche il parapetto non c'e, le
aperture, le buche, non sono coperte, non si usano le cinture di sicurezza,
perche le scale o i pavimenti sono scivolosi e per tante altre cause - tutte ben
note - che il datore di lavoro (padrone o coop che sia) ha l’obbligo di
rimuovere (per prevenire gli infortuni): si lavora per guadagnare da vivere, non
per morire ammazzati dal lavoro.
Ma
il padrone è troppo occupato, deve pensare al mercato, alla competizione, alla
concorrenza, al profitto, ai soldi. E poi, “ha già dato” il lavoro, Cosa si
pretende di più? Tutti quelli che si ammalano, si “rompono” o muoiono di lavoro,
devono pure ringraziare!
Chi
deve ringraziare Gentian Gyoka morto ammazzato dal lavoro nel cantiere navale
dei Fratelli Orlando il cui nuovo padrone è una Coop?
MARMO
ASSASSINO?
Il
marmo non ammazza i lavoratori, i padroni sì. Nelle cave questa schifosa verità
è nota da sempre. E' anomalo assassinare due cavatori, due giovani lavoratori?
No, è normale! E dopo le stragi tutti a far propaganda e scaricabarile, a
raccontare balle sull'irresponsabilità generale o, come in questo caso, sulle
responsabilità di un singolo padrone “anomalo”, pescato con le mani nel sacco.
Ma
non è proprio l’ora di finirla con tutti questi sagrestani che vogliono far
credere che le condizioni sociali non c’entrano nulla con le stragi del lavoro?
A
che serve la disoccupazione se non a rendere disponibile la manodopera per ogni
tipo di lavoro, anche per i più sudici e rischiosi? Che alternativa avevano i
due giovani operai uccisi? Che alternativa hanno i lavoratori costretti ad
accettare il lavoro assassino? Quando il mercato, la concorrenza, i profitti
sono i soli valori che contano è possibile meravigliarsi se i padroni non si
fermano davanti a niente?
E
i compari dei padroni? Si indignano, “denunciano” il mancato rispetto del
divieto d'uso della cava dettato dall'ASL, dicono che non potevano fare di più.
E mentono. Dovevano fare di più: la cave pericolosa dovevano sequestrarla,
toglierla dalle grinfie del padrone assassino. Tutti i farisei che in questi
anni sono andati in giro predicando che il “626” cambiava le regole della
sicurezza del lavoro migliorandola con la partecipazione, la concertazione, la
collaborazione, hanno seminato al solo fine di ottenere l'impunità perpetua per
i padroni.
Quella
cava la ASL la doveva sequestrare: come si fa a contare sul senso di
responsabilità dei padroni per garantire la vita dei lavoratori? L'obbligo
dell'organo regionale di controllo è ancora quello di tutelare i diritti dei
lavoratori alla salute, alla sicurezza, alla vita; il “626” non ha varato alcuna
immunità per le omissioni della ASL. Anche se lo sfruttamento delle cave sembra
proprio un esempio antico di
privatizzazione (ai
padroni i profitti dallo sfruttamento delle montagne “pubbliche”, ai lavoratori
il danno). L'interrogativo è sempre lo stesso: perché non si ferma il lavoro
assassino?
Non
c’è dubbio o ipocrisia che tenga: tutte le cave pericolose vanno sequestrate,
tolte di mano ai “legittimi proprietari” e chiuse. Non c'e nemmeno bisogno di
inventarsi gli esperti in “oro bianco” per capire quali sono le cave pericolose;
i cavatori conoscono bene il pericolo, sia quando deriva dalle condizioni della
cava sia quando è frutto di ritmi e organizzazioni del lavoro da massimo
sfruttamento possibile.
E
chiuse la cave pericolose aumenteranno i disoccupati. E quelle dove i lavoratori
riusciranno ad imporre la riduzione dello sfruttamento le chiuderanno i padroni
perche non realizzano il massimo profitto, e aumenteranno ancora i disoccupati.
Non
ce che dire, la Toscana del duemila è proprio un gran bel mondo!
Due
giovani vite spezzate. Dall’avidità, dalla compiacenza, dallo squallore della
vita per il mercato unico globale: i ricchi e i potenti di tutto il mondo si
sono uniti, e la strage di lavoratori continua.
MUSSIATE
“Quando
si supera una certa soglia di incidenti, di morti e feriti - ha detto
l'onorevole Mussi - non si
può
più dare la colpa al caso, alla sorte, alla sfortuna. Ci sono cause precise,
come dimostrano quei Paesi nei quali imprese e lavoratori hanno cominciato a
collaborare”.
Così
Fabio Mussi alla manifestazione di Toscana Democratica al Metropolitan di
Piombino (Il Tirreno, 13/12/00).
Noi
di SAMBA non c'eravamo e il rammarico è grande quando si mancano occasioni come
queste. Se ci fossimo stati avremmo implorato l’indignato, furente compagno
Fabio Mussi (cosi raccontato quelli che c'erano) di dirci qual è questa “soglia
certa di incidenti, feriti e morti” generati dalla fatalità, dal caso. Anche per
dare una parola di speranza ai lavoratori vivi: noi lottiamo per un mondo in cui
il numero di lavoratori da sacrificare alla nobiltà del lavoro (non allo
squallore del profitto) sia certo; un mondo in cui la concertazione coi padroni
darà garanzie assolute che questa estrema soglia sia perennemente inviolata. E'
sarà finalmente pace, non più lavoratori massacrati dalla strage assassina,
dalla bramosia dell'arricchimento e del potere ma, come nel tempo antico, prede
divorate dal dio onnipotente e malvagio, il fato.
Non
sappiamo cosa abbia detto ieri sera l'onorevole collega di Mussi, Cesare Salvi,
ma già in altre occasioni il ministro del lavoro ha espresso analoga
indignazione per la strage del lavoro e proposte misure che ben si intonano con
le accorate, profonde riflessioni mussiane: dobbiamo ridurre il numero di
incidenti sul lavoro, dobbiamo ridurre soprattutto il numero dei morti e degli
incidenti gravi. Solo cosi daremo un segnale di civiltà: se diminuiamo del 10% i
morti sul lavoro potremo dire che la Prevenzione degli infortuni ha funzionato e
la nostra coscienza tornerà serena.
E
ai lavoratori che non rientreranno in questo dieci per cento e continueranno a
morire ammazzati dal lavoro e dai padroni? Diremo che il Lavoro sicuro, la
Prevenzione è sì un diritto... ma non per tutti?
Non
che diminuire gli infortuni sia facile (a 5 anni dalla “626” e un anno dope
“CARTA 2000” i risultati della lotta (?) istituzionale alla strage assassina
sono sconfortanti), ma i numeri, si sa, sono più “malleabili” della realtà
(quanto di quel 4,6% speso per la Prevenzione dalle ASL toscane, a detta
dell'assessore Rossi, è frutto di artifizi contabili?).
Insomma
sia per Salvi che per Mussi è vero che “si lavora per vivere, non per morire
ammazzati dal lavoro”, ma... senza esagerare: i padroni continueranno a produrre
ricchezza (per se stessi), i lavoratori continueranno ad essere massacrati dal
lavoro, i controllori - quelli che tutelano i diritti dei lavoratori -
continueranno a guardare e la legalità sarà sempre più il rigoroso rispetto
delle leggi che tutelano l'interesse dei ricchi, dei potenti, dei padroni, della
classe dirigente.
Sara
solo più frequente, affollata e drammatica l’ipocrita recita del dolore,
dell'indignazione ai funerali dei lavoratori uccisi.
----------------------
To:
Sent:
Tuesday, August 28, 2012 6:37 PM
Subject:
FINO
IN FONDO: LA LOTTA ESPLOSIVA DEI MINATORI DEL SULCIS
Da:
Contropiano
Si
sono barricati a 370 metri di profondità. Con loro hanno un quintale di tritolo.
I minatori di Nraxi Figus, in Sardegna, esigono garanzie. Perché il lavoro
continui è necessario un investimento di un milione e mezzo di euro e l'impegno
di Enel perché il costo dell'energia sia minore, in modo che l'isola possa
produrre a pari condizioni con il resto d'Italia. Ma tutti temporeggiano.
Riesplode la
protesta dei lavoratori sardi: questa volta sono i minatori della Carbosulcis.
Hanno occupato la miniera di Nuraxi Figus, situata nell'area sudoccidentale
dell'isola e sono scesi a 370 metri di profondità perché gli venga riconosciuto
il diritto al lavoro. All'ingresso della miniera i cumuli di carbone appena
estratto impediscono l'accesso alle auto. È custodito nella miniera anche un
quintale di tritolo.
In Sardegna ormai
le forme di lotta diventano sempre più radicali: o si occupa l'isola
dell'Asinara (gli operai della Vynils), o si blocca l'accesso all'Aeroporto di
Elmas (i lavoratori dell'Alcoa), o si scende nelle miniere a centinaia di metri
di profondità come fanno attualmente i minatori. L'obiettivo è sempre il solito:
conservare le attività produttive per tutelare il diritto alla sopravvivenza di
migliaia di cittadini.
Ma la classe
dirigente, in primis il governo e la giunta regionale, che dovrebbero rispondere
a queste esigenze si mostrano sempre più insensibili e disinteressate.
Temporeggiano sulle risposte da dare e sulle decisioni che invece andrebbero
prese con la massima tempestività. La politica del rinvio è quella prevalente,
così si arriverà alle scadenze in cui gli ammortizzatori sociali non avranno più
efficacia.
Attualmente i
minatori di Nuraxi Figus hanno deciso l'occupazione per ottenere il
finanziamento del progetto che prevede l'integrazione della miniera con la
centrale di stoccaggio dell'anidride carbonica nel sottosuolo. C'è una ragione
precisa in questa lotta, fra pochi giorni si terrà al ministero dello Sviluppo
economico un incontro sulla vertenza Sulcis dove si affronteranno per l'ennesima
volta i problemi legati alle aziende in crisi: Alcoa, Eurallumina, Portovesme
srl e Carbosulcis. I lavoratori vogliono perciò tenere alta la tensione perché
il governo non rinvii ulteriormente decisioni che sono improrogabili. Se questo
incontro dovesse chiudersi ancora con un nulla di fatto l'intera area del Sulcis
sarebbe destinata a subire una crisi irreversibile: una decina di migliaia di
lavoratori, compresi quelli dell'indotto, rimarrebbero senza lavoro con
l'aggravante di trovarsi in un territorio fortemente devastato dagli effetti
delle lavorazioni dei materiali inquinanti.
Il progetto
integrato rivendicato dai minatori necessita di un investimento di un miliardo e
mezzo di euro da distribuire in 8 anni; è fondamentale anche l'impegno dell'Enel
nella fornitura di energia per tutte le aziende del Sulcis. L'abbassamento dei
costi dell'energia è essenziale perché qualsiasi attività produttiva possa
realizzarsi in Sardegna in condizioni paritarie con le imprese che operano in
altre aree geografiche. I costi dei trasporti risultano infatti insopportabili
per chiunque intenda promuovere processi di industrializzazione.
I minatori che
hanno occupato Nuraxi Figus sono consapevoli di questo e si dichiarano
determinati nel condurre la lotta sino in fondo: “Andremo avanti ad oltranza -
dicono - il carbone è strategico così come lo è l'alluminio. Non si può pensare
di chiudere le fabbriche senza provocare gravi conseguenze”. E chiedono che la
vertenza del Sulcis abbia la stessa dignità di quella dell'Ilva di Taranto,
senza per questo dar vita ad iniziative campanilistiche.
Nella conduzione di
questa lotta le organizzazioni sindacali sono impegnate in modo unitario. “Non è
pensabile, dicono, che davanti ad una crisi di questa portata i lavoratori e con
loro le diverse organizzazioni sindacali si mobilitino separatamente. Se
facessero così renderebbero lo scontro col governo ancora più difficile, si
andrebbe incontro ad una sconfitta sicura”.
È di questo avviso
anche Francesco Garau, segretario del sindacato dei chimici della Cgil. Il
progetto integrato con la centrale di stoccaggio dell'anidride carbonica nel
sottosuolo è indispensabile. Non solo, dice Garau, verrebbe garantita la
produzione senza rischio di inquinamento, ma potremmo incrementare notevolmente
la stessa passando dalle attuali 300.000 tonnellate alle 800.000 previste.
Questa sarebbe un'ottima soluzione perché permetterebbe la produzione a costi
ridotti dell'energia elettrica. Ne trarrebbero vantaggio le stesse aziende che
attualmente rischiano la chiusura definitiva a causa dei costi elevati
delle'energia. È inspiegabile che il governo non si attivi per rendere
praticabile questa soluzione. In realtà si tratterebbe di applicare la normativa
prevista per la produzione delle energie rinnovabili, come l'eolico o il
fotovoltaico.
Ma forse hanno
ragione coloro che sostengono che bisogna alimentare altre proteste prima che il
governo si renda conto dello stato di crisi che vive la Sardegna.
Marco Ligas
Fonte: www.ilmanifesto.it
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To:
Sent: Thursday, August 30, 2012 10:52 AM
Subject:
I
COBAS REPLICANO ALLA CGIL SULLE CONCE
I
Cobas replicano alla Cgil sulle conce.
Alle
redazioni locali giornalistiche.
La
recente approvazione dell'accordo quadro del settore conciario apre alcuni e
inquietanti interrogativi. Già nella premessa, le associazioni imprenditoriali
rivelano il vero interesse dell'accordo: sollecitare l'immediato intervento
della Regione sulla questione Tubone, un progetto nato con il solo scopo di
annacquare gli scarichi conciari con oltre 20 milioni di metri cubi d'acqua
proveniente dai sistemi di depurazione della Valdera e della Valdelsa. Come
nella vicenda ILVA, sono gli interessi padronali a farla da padroni, certi del
consenso esplicito/acritico dei sindacati concertativi che continuano a tacere
sui veleni in nome di quella assurda mentalità del “Lavoro purché sia”.
E'
utile ricordare che le concerie lavorano “legalmente” solo sulla base di una
deroga provinciale che fissa nel 2015 la scadenza ultima per mettersi a norma.
L'accordo diventa perciò la moneta di scambio per scaricare quasi per intero
sulla collettività (meno del 7% saranno gli oneri a carico degli imprenditori) i
130 milioni di euro previsti dal progetto.
Più
che condividere tali premesse (come leggiamo nell'accordo), Cgil Cisl e Uil
dovrebbero mettere al primo posto la salute dei lavoratori e della popolazione
del comprensorio, chiedendo incentivi per le produzioni meno inquinanti e
indicando limiti certi da non oltrepassare.
Il
secondo aspetto salutato in maniera entusiastica dai sindacati firmatari è
l'avvio della previdenza integrativa per i lavoratori del conciario.
Non
si capisce il perché di tanto entusiasmo se si considera che l'andamento medio
dei fondi pensione di categoria è stato di gran lunga più basso rispetto a chi
ha scelto di tenere il TFR in azienda.
Secondo
i dati forniti dall'istituto di vigilanza (COVIP), il rendimento medio di tutti
i comparti è stato nel 2011 dello 0,1%, a fronte del 3,5% guadagnato da chi ha
lasciato il TFR in azienda.
Tutto
questo nonostante un contributo aziendale ai fondi pensione che varia dall'1,2
all'1,5% della retribuzione lorda. Continuare a sponsorizzare tali forme
speculative porta alla inevitabile commistione degli interessi del lavoro con
quelli speculativo/finanziari, questione inaccettabile per un
sindacato.
Come
COBAS abbiamo sempre contrastato la truffa dei fondi pensione (e con noi 3
lavoratori su 4) e crediamo che la difesa dei diritti e dei salari dei
lavoratori non possano prescindere dalla rivendicazione di un sistema
previdenziale pubblico universale, solidale e dignitoso. Come Cobas pensiamo che
il sindacato non possa identificarsi con i datori di lavoro perchè la difesa
degli interessi dei lavoratori stride con quella dei profitti aziendali,
profitti ai quali Cgil Cisl Uil legano una parte significativa del
salario
Per
il Cobas lavoro privato toscana.
Giovanni
Rubattu e Federico Giusti
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From:
Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent:
Saturday, September 01, 2012 9:56 AM
Subject:
OSSERVATORIO INDIPENDENTE DI BOLOGNA MORTI SUL LAVORO: MORTI SUI LUOGHI DI
LAVORO NEI PRIMI 8 MESI DEL 2012
Dal
primo gennaio ad oggi 31 agosto sono morti SUI LUOGHI DI LAVORO 422 lavoratori
(tutti documentati), oltre 840 dall'inizio dell'anno se si aggiungono i
lavoratori deceduti in itinere o sulle strade. L'Osservatorio considera “morti sul lavoro”
tutte le persone che perdono la vita mentre svolgono un'attività lavorativa,
indipendentemente dalla loro posizione assicurativa e dalla loro età. Molte
vittime non hanno nessun’assicurazione e muoiono svolgendo l'attività in
“nero”.
I
MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO PER CATEGORIA. Il 30,8%
delle vittime sono in agricoltura, di queste la metà schiacciati dal trattore
(già 82 dall'inizio dell'anno). Edilizia 28,9% sul totale, in questa categoria
il 30% delle morti è causata da cadute dall’alto. Industria 16,1%, quest'anno
quasi la metà di queste morti sono state provocate dal terremoto in Emilia.
Servizi 5,8%. Autotrasporto 5,1%, Il 3% Esercito Italiano (Afghanistan). Il 2,7%
nella Polizia di Stato (tutte le morte in servizio sulle strade). Il 13,3% dei
morti sui luoghi di lavoro sono stranieri. Eta' delle vittime: il 4,9% hanno
meno di 29 anni, dai 30 ai 39 anni il 14,1%, dai 40 ai 49 anni il 24,48%, dai 50
ai 59 anni il 15,7%, dai 60 ai 69 anni il 9,5%, il 12,8% ha oltre 70 anni. Del
16,5% non siamo a conoscenza del’età.
Morti
sui luoghi di lavoro nelle regioni e province.La
regione Lombardia ha già 50 morti e la provincia di Brescia con 15 morti risulta
seconda per numero di morti se si esclude la provincia di Modena che ha
tantissimi lavoratori morti per il terremoto, come negli ultimi anni Brescia è
sempre ai vertici in questa triste classifica delle province con più morti
suiluoghi di lavoro. L'Emilia
Romagna ha 49 lavoratori morti di cui 17 deceduti sotto le macerie del terremoto
del 20 e 29 maggio, province di Modena 16 morti e di Ferrara e Bologna 7 morti,
Reggio Emilia 5 morti, Parma e Piacenza 3 morti. La Toscana registra 28 morti
(36 con i morti in mare sulla Costa Concordia affondata sulle coste dell'isola
del Giglio), dei due fratelli del peschereccio affondato al largo di Livorno e
di un sub), la provincia Firenze 5 morti, Livorno 5 morti e di Pisa 4 morti. Il
Piemonte registra 31 morti , la provincia di Torino risulta in questo momento
con 17 vittime la prima in Italia per numero di morti. Campania 31 morti,
provincia di Salerno 12 morti, di Avellino 9 morti. Calabria 17 morti, con la
provincia di Reggio Calabria con 5 morti. Veneto 23 morti con la province di
Verona 6 morti, Treviso 5 morti, Vicenza 4 morti. La Sicilia 28 morti, con la
province Palermo e Catania con 5 morti, Agrigento, Trapani e Messina 4 morti.
Lazio 17 morti con la province di Frosinone con 6 morti e di Roma e Viterbo con
5 morti. Puglia 19 morti, province di Bari 9 morti e di Brindisi 4 morti.
Abruzzo 19 morti con la province di Chieti con 9 morti e di Pescara con 7
morti.Trentino Alto Adige 16 morti, provincia di Bolzano 10 morti e di Trento 6.
Liguria 13 morti, con la provincia di Genova con 6 morti. Marche 8 morti con la
provincia di Ancona con 4 morti. Friuli Venezia Giulia 11 morti, Pordenone 4
morti Udine 3 morti. Basilicata 6 morti, 4 morti nella provincia di Matera 2 in
quella di Potenza . Umbria 9 morti, provincia di Perugia 8 morti. Sardegna 9
morti, Molise 4 morti. Val D'Aosta 1 morto.
Non
sono segnalati a carico delle province i lavoratori morti che utilizzano un
mezzo di trasporto e i lavoratori deceduti in autostrada: agenti di commercio,
autisti, camionisti, ecc.. e lavoratori che muoiono nel percorso casa-lavoro /
lavoro-casa. La strada può essere considerata una parentesi che accomuna i
lavoratori di tutti i settori e che risente più di tutti gli altri della fretta,
della fatica, dei lunghi percorsi, dello stress e dei turni pesanti in orari in
cui occorrerebbe dormire, tutti gli anni sono percentualmente dal 50 al 55% di
tutti i morti sul lavoro. Purtroppo è impossibile sapere quanti sono i
lavoratori pendolari sud-centro nord, centro-nord sud, soprattutto edili
meridionali che muoiono sulle strade percorrendo diverse centinaia di km nel
tragitto casa-lavoro, lavoro-casa. Queste vittime sfuggono anche alle nostre
rilevazioni, come del resto sfuggono tanti altri lavoratori, soprattutto in nero
o in grigio che muoiono sulle strade e non solo. Tutte queste morti sono
genericamente classificate come “morti per incidenti stradali”
Nel
2011 ci sono stati più di 1170 morti, di cui 663 sui luoghi di lavoro + 11,6%
sul 2010. Per approfondimenti sui lavoratori morti per infortuni sul lavoro nel
2011 andare nella pagina dell'1 -1 e 3- 1 del 2011 dell'Osservatorio. Ci sono
cartine geografiche con il numero di morti sui luoghi di lavoro per ciascuna
provincia italiana e grafici inerenti all'età, professione e nazionalità dei
lavoratori vittime d'infortuni mortali.
Sono
82 dall'inizio dell'anno i suicidi legati alla crisi economica di cui siamo a
conoscenza. Ci sono imprenditori che non riescono a pagare le tasse, lavoratori
che hanno perso il lavoro o dipendenti di aziende in crisi. Queste tragedie non
si possono considerare infortuni sul lavoro, ma hanno per la loro drammaticità
un forte impatto sociale
Carlo
Soricelli
Osservatorio
Indipendente di Bologna morti sul lavoro
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From: Cobas Ravenna cobasravenna@libero.it
To:
Sent: Saturday, September 01, 2012 11:44 AM
Subject:
CAMPAGNA NAZIONALE SU ILVA
Il
coordinamento nazionale dello Slai Cobas (CNSC) per il sindacato di classe
questa volta si è riunito a Taranto, il 31 agosto, per mettere al centro la
mobilitazione sulla vicenda Ilva, come importante ed esemplare questione
nazionale nello scontro di classe tra operai, masse popolari contro padroni,
governo e stato.
In
questa riunione il Coordinamento nazionale ha deciso una cam pagna nazionale sull'Ilva. Segue il comunicato.
Lo
Slai cobas per il sindacato di classe, lancia una cam pagna nazionale a sostegno della lotta degli
operai dell'Ilva e a sostegno delle masse popolari di Taranto per il lavoro e la
salute contro padron Riva e lo Stato dei padroni.
Questa
cam pagna tocca le principali città del nord e del sud
e ha l'obiettivo di una mobilitazione nazionale che sfoci in una manifestazione
nazionale a Taranto, da organizzare insieme a tutte le organizzazioni
sindacali di base e di classe e a tutti gli organismi che si occupano della
lotta sulla sicurezza sul lavoro e il diritto alla salute degli operai e della
popolazione; nonché a tutte le forze politiche di diverso orientamento che
affermino con chiarezza che nocivo è il capitale e non le fabbriche e gli
operai.
Il
Coordinamento nazionale Slai cobas svilupperà questa cam pagna attraverso volantinaggi, presidi, assemblee,
incontri nazionali, mozioni e ogni altra forma di comunicazione.
In
questo quadro il CNSC presterà particolare attenzione ai siti Ilva su scala nazionale
nelle fabbriche siderurgiche importanti nel nostro paese, quale Dalmine,
Marcegaglia, e promuoverà un'iniziativa di lotta presso la sede nazionale
dell'Ilva di Milano.
Il
CNSC come parte della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro - che
ha già realizzato una cam pagna sulle
morti sul lavoro all'Ilva e una manifestazione nazionale a Taranto il 18 aprile
del 2009, che dai Tamburi ha invaso la città con operai, lavoratori, cittadini e
organismi di lotta di varie città italiane – convocherà una riunione della Rete nazionale
per la sicurezza a Roma nel corso delle prossime settimane, perché la
Rete assumi la sua funzione di centro, unità e raccolta di questa
cam pagna in continuità e sviluppo di
tutta l'attività che la Rete sui diversi fronti ha svolto in questi
anni.
Il
CNSC promuove per i primi di novembre
(data provvisoria) un Convegno nazionale a Taranto per approfondire tutti
gli aspetti della questione Ilva, all'interno della lotta più generale della
classe operaia dei lavoratori e delle masse popolari contro padroni e governo,
al servizio della costruzione del sindacato di classe e di massa alternativo ai
sindacati confederali e sindacati autonomi, necessario oggi più che mai all'Ilva
come alla Fiat, come in tutto il mondo del lavoro.
Il
CNSC esprime il massimo appoggio agli operai precari, disoccupati dello Slai
cobas per il sindacato di classe a Taranto che stanno conducendo una coraggiosa
battaglia per affermare in fabbrica e in città l'autonomia operaia, il fronte unito popolare
contro le tendenze aziendaliste e l'ecologismo ambiguo che vuole la
chiusura delle fabbriche invece che la lotta in fabbrica per fabbrica messa a
norma, e una città risanata e salvaguardata.
Coordinamento
Nazionale Slai Cobas per il sindacato di classe
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Da:
Fabio Gambone fabio74_1@libero.it
Data:
04/09/2012 9.26
A:
Ogg:
ZERO
WASTE FLORENCE ALTERMEETING
15-16-17 SETTEMBRE
2012: ZERO WASTE FLORENCE ALTERMEETING
Si svolgerà a
Firenze dal 15 al 17 settembre 2012 lo “Zero Waste Florence
Altermeeting”.
Saranno presenti
oltre 50 relatori da tutta Italia tra attivisti, sindaci e assessori, esperti e
speakers internazionali tra cui il professor Paul Connett.
Lo scopo del
meeting è quello di far conoscere esperienze virtuose e buone pratiche
contenute nel progetto internazionale Rifiuti Zero e anche di avanzare un
modello di gestione dei rifiuti alternativo a quello basato sull'incenerimento
degli stessi che “contemporaneamente” verrà promosso dall'incontro mondiale di
ISWA (International Solid Waste Association) durante gli stessi giorni a
Firenze presso il Palacongressi.
Saranno tre giorni
dedicati alla difesa della salute, della sostenibilità ambientale contro lo
spreco e alla difesa dei beni comuni oltre che alla promozione di una economia
locale basata sul riutilizzo, il riciclo e su cicli produttivi puliti.
Per adesioni,
iscrizioni e logistica: 338 28 66 215
Scarica
il programma definitivo all’indirizzo:
Per info:
Rossano Ercolini ambientefuturo@interfree.it
Joan Marc Simon jm.simon@no-burn.org
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Da:
Riccardo Antonini erreemmea@libero.it
Data:
05/09/2012 7.37
A:
Ogg:
STRAGE DI VIAREGGIO: INCONTRO-DIBATTITO IN VALLE DI SUSA
Giovedì
6 settembre alle ore 21.15, presso il campeggio NoTav a Chiomonte in Valle di
Susa si terrà l’incontro-dibattito su “Sicurezza in ferrovia e strage di
Viareggio del 29 giugno 2009”.
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