In
allegato e a seguire la newsletter n.115 del 07/09/12 di “Sicurezza sul lavoro !
- Know Your rights !”.
In
questo numero:
-
La
sicurezza per gli operatori della raccolta dei rifiuti e dell’igiene
urbana
-
Morti
sul lavoro: estate “calda”
-
La
gestione del primo soccorso nei luoghi di lavoro
-
Procedure
di sicurezza per carrelli elevatori con operatore a bordo
-
Rischi
e prevenzione nel carico e scarico delle macchine movimento terra
Invito
ancora tutti i compagni della mia mailing list che riceveranno queste notizie a
diffonderle in tutti i modi.
La
diffusione è gradita e necessaria. L’ obiettivo è quello di diffondere il più
possibile cultura della sicurezza e consapevolezza dei diritti dei lavoratori a
tale proposito.
L’
unica preghiera, per gli articoli firmati da me, è quella di citare la fonte:
Marco
Spezia - sp-mail@libero.it.
CON
PREGHIERA DI MASSIMA DIFFUSIONE!
Marco Spezia
SICUREZZA
SUL LAVORO – KNOW YOUR RIGHTS!
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LA
SICUREZZA PER GLI OPERATORI DELLA RACCOLTA DEI RIFIUTI E DELL’IGIENE
URBANA
Da:
Cobas Pisa
http://www.cobaspisa.it/
Si
segnala la pubblicazione del documento “La sicurezza per gli operatori della
raccolta dei rifiuti e dell’igiene urbana” Edizione 2009 da parte del
dipartimento CONTARP (Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione)
dell’INAIL.
PREMESSA
DEL DOCUMENTO
Questo
opuscolo è frutto di uno studio di settore condotto dalla CONTARP dell’INAIL,
compreso in un’attività più ampia che la stessa Consulenza svolge sugli aspetti
di salute e sicurezza sul lavoro nel campo della gestione dei rifiuti e delle
acque reflue.
La
ricerca è stata sviluppata negli anni attraverso numerosi sopralluoghi in
molteplici realtà produttive e si è avvalsa di campagne di monitoraggio dei
diversi agenti di rischio presenti.
Questo
opuscolo è a disposizione di quanti operano nelle attività di raccolta dei
rifiuti e spazzamento stradale, ossia per tutti coloro i quali mantengono il
decoro e l’igiene delle nostre città.
L’obiettivo
della pubblicazione,
dopo
un’attenta valutazione dei rischi lavorativi, potenzialmente sinergici, presenti
in queste operazioni di complessità elevata, è quello di illustrare gli
opportuni sistemi di prevenzione e protezione, sia collettivi sia individuali,
di tipo gestionale, organizzativo e tecnologico-progettuale, indicando gli
interventi per migliorare le condizioni di lavoro.
INDICE
DEL DOCUMENTO
1
– Metodologia di valutazione del rischio
2
– Attività di igiene urbana
2.1
–
Raccolta
dei rifiuti
2.1.1
– Raccolta manuale
2.1.2
– Raccolta meccanizzata
2.2
– Spazzamento stradale
2.2.1
– Spazzamento meccanizzato
2.2.2
– Spazzamento manuale
2.3
– Altre attività
2.4
– L’innovazione tecnologica nei sistemi e nelle attrezzature per l’igiene
urbana
3
– I rischi professionali
3.1
– Rischi per la sicurezza
3.1.1
– Rischi da lavoro sulla strada
3.1.2
– Rischi da interazioni con macchine e attrezzature
3.1.3
– Statistiche
3.2
– Rischi per la salute
3.2.1
– Agenti biologici
3.2.2
– Agenti fisici
3.2.2.1
– Rischio da Movimentazione Manuale dei Carichi
3.2.2.2
– Rischio vibrazioni
3.2.2.3
– Rischio rumore
3.2.3
– Agenti chimici
3.3
– Rischi trasversali-organizzativi e da stress lavoro
correlato
4
– Sistemi di prevenzione e protezione
4.1
– Sistemi di prevenzione
4.1.1
– Misure organizzative
4.1.2
– Misure tecniche
4.1.3
– Misure procedurali
4.1.4
– Iniziative “politiche”
4.2
– Sistemi di protezione
5
– Per ricordare meglio: le schede di rischio e dei sistemi di prevenzione e
protezione
APPENDICE
1- Adempimenti normativi
A1.1
– Rischio infortunistico
A1.2
– Rischio chimico
A1.3
– Rischio rumore
A1.4
– Rischio vibrazioni
A1.5
– Rischio da Movimentazione Manuale dei Carichi
A1.6
– Rischio da agenti biologici
APPENDICE
2 - Sorveglianza sanitaria
A2.1
– Sorveglianza sanitaria relativa al rischio da agenti biologici
A2.2
– Sorveglianza sanitaria relativa ad altri rischi
A2.3
– Protocollo sanitario
Glossario
Approfondimenti
Il documento
“La
sicurezza per gli operatori della raccolta dei rifiuti e dell’igiene urbana”
Edizione 2009 del dipartimento CONTARP dell’INAIL è scaricabile
all’indirizzo:
http://www.inail.it/repository/ContentManagement/information/N606956441/RaccoltaRifiutiUrbani.pdf
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MORTI
SUL LAVORO: ESTATE “CALDA”
Da:
Contropiano
http://www.contropiano.org/
Aumenta
la disoccupazione, ma anche il rischio di morire sul lavoro. L'estate non ha
rallentato il triste conteggio...
L’estate
non ha rallentato il fenomeno delle morti sul lavoro.
Anzi.
Mentre sono 308 le vittime di lavoro nei primi sette mesi del 2012 contro le 300
dell'anno precedente (+2,7%), dai dati emerge che nei soli mesi di giugno e
luglio sono morti 100 lavoratori.
Lo
afferma l'ultima indagine dell’Osservatorio Vega Engineering di Mestre, le cui
elaborazioni rilevano comunque solo gli incidenti mortali avvenuti e registrati
all'interno dei luoghi di lavoro.
Quindi
ai dati forniti dall'osservatorio vanno aggiunti i morti in itinere, quelli
dovuti alla circolazione stradale di lavoratori impegnati nelle proprie
mansioni, e poi ancora un numero imprecisato ma sempre più alto di lavoratori
illegali, al nero, le cui morti spesso non vengono registrate dai datori di
lavoro per non incorrere in sanzioni e denunce.
Secondo l'osservatorio, la Regione con più morti è la Lombardia con 41 decessi, seguita da Emilia Romagna (40), Toscana (30), Veneto 24, Campania (23) e Piemonte (20). Per incidenza di vittime rispetto alla popolazione lavorativa – si tratta quindi della misurazione del rischio effettivo - è l’Abruzzo a guidare la triste classifica con un indice di 34,4 contro una media nazionale pari a 13,5.
La
principale causa di morte registrata dall’Osservatorio è quella provocata da una
caduta dall’alto (22,7%), tipica morte dei lavoratori impegnati nei cantieri
edilizi, seguita dal ribaltamento di un veicolo/mezzo in movimento (22,1%),
tragedia questa tipica dell'agricoltura; al terzo posto lo schiacciamento dovuto
alla caduta di oggetti pesanti dall’alto (17,5%). Ancora in agricoltura il
maggior numero di vittime con 37,8 per cento del totale; nel settore delle
costruzioni è deceduto il 24,8% dei lavoratori.
Disaggregando
i dati si scopre che i lavoratori morti sul lavoro e registrati sono il 12,9%
del totale. I romeni i più numerosi. Infine le fasce d’età: più colpite quelle
che vanno dai 45 ai 54 anni (77 vittime), quella dei 35 - 44enni (63 morti),
degli ultrasessantacinquenni (62). Rispetto alla popolazione lavorativa,
l’indice di incidenza più preoccupante è proprio quello degli ‘over 65’ (165);
segue il 21,9 della fascia 55-64 e il 12,3 dei 45-54.
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LA
GESTIONE DEL PRIMO SOCCORSO NEI LUOGHI DI LAVORO
Da:
PuntoSicuro
http://www.puntosicuro.it
Anno
14 - numero 2922 di giovedì 06 settembre 2012
Un
efficace sistema di Primo Soccorso non solo riduce le conseguenze degli
infortuni, ma favorisce l’adozione di comportamenti sicuri e la creazione di
luoghi di lavoro sani e sicuri. La normativa, la situazione attuale e le
proposte operative.
Il
Decreto legislativo 81/2008 considera le misure di emergenza da attuare in caso
di Primo
Soccorso, uno
degli elementi portanti della gestione della salute e sicurezza nei luoghi di
lavoro, tanto da inserirle nell’ambito delle misure generali di tutela (articolo
15, D.Lgs.81/08).
Tuttavia
un efficace e valido sistema
di Primo Soccorso nelle
aziende non solo può influire positivamente sulle conseguenze dei possibili
infortuni professionali, ma contribuisce a creare ambienti lavorativi sani e
sicuri.
Il
tema del Primo Soccorso è affrontato sul numero di gennaio/marzo 2012 del
Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia attraverso il contributo
dal titolo “L’organizzazione
e la gestione del Primo Soccorso nei luoghi di lavoro: aspetti critici e
innovazioni da introdurre”,
a cura di Bruno Papaleo, Giovanna Cangiano, Sara Calicchia, Laura Marcellini,
Chiara Colagiacomo e Alessandra Pera (INAIL Settore Ricerca - Dipartimento
Medicina del Lavoro).
Gli
autori sottolineano che per fare in modo che il sistema
di Primo Soccorso (PS)
contribuisca realmente ad aumentare la salute e sicurezza nell’azienda, è
necessario mettere a verifica la sua reale efficacia, al di là del semplice
adempimento della normativa.
Il
contributo fa dunque il punto della situazione normativa e della situazione
reale nelle aziende con l’obiettivo di fornire suggerimenti e proposte operative
per migliorare il sistema di Primo Soccorso aziendale, ponendo particolare
attenzione alla formazione degli addetti (selezione, motivazione, metodologie
didattiche, retraining) e alle innovazioni da introdurre per consentire una
risposta più immediata e tempestiva all’emergenza (dotazioni da tenere in
azienda, altri devices
utili).
Ricordando
che per Primo
Soccorso si
intende quell’insieme di interventi, azioni e manovre eseguite da qualunque
cittadino che si trovi ad affrontare un’emergenza sanitaria, in attesa
dell’intervento di personale specializzato, il documento rivela che ciò che
conta per i soccorsi, per la loro efficacia, è soprattutto la
tempestività.
Se
nell’emergenza sanitaria le capacità tecniche dei soccorritori influenzano
direttamente le probabilità di successo dell’intervento e favoriscono la
successiva stabilizzazione ospedaliera del paziente, purtroppo, l’attivazione di
queste risorse ha tempi di risposta spesso troppo lunghi per la sopravvivenza
dei soggetti. In questi casi la presenza sulla scena dell’evento di un primo
soccorritore
“laico”,
cioè non sanitario, opportunamente formato ha due effetti positivi: uno diretto
perché determina un allertamento precoce del sistema d’emergenza, contribuendo
alla tempestività del successivo intervento sanitario, ed uno indiretto, poiché
evita nei casi di non urgenza un uso improprio del personale e dei mezzi di
soccorso sanitario, favorendo l’appropriatezza delle attività d’emergenza
sanitaria.
Dopo
aver ricordato che la formazione al primo soccorso dei lavoratori è stabilita
per legge dal D.Lgs.81/08 e dal Decreto Ministeriale 388/2003 e che il
D.Lgs.81/08 prevede che il datore di lavoro designi i lavoratori incaricati
dell’attuazione del PS, gli autori si soffermano sulla realtà
del Primo Soccorso nei luoghi di lavoro.
Vengono
presentate in particolare alcune criticità:
-
i
lavoratori addetti al PS non vengono scelti sulla base della motivazione ma
vengono “designati”;
-
la
metodologia didattica seguita generalmente è di tipo tradizionale, con una parte
teorica preponderante e scarso addestramento pratico;
-
per
contenere i costi i gruppi sono numerosi e il rapporto docente-discenti
basso.
Tenendo
conto che nel tempo, dopo un corso o una lezione, il ricordo di quanto ascoltato
è piuttosto basso, il contributo propone alcuni suggerimenti per le
aziende:
-
per
sviluppare abilità pratiche in soggetti che non sono sanitari di professione e
il cui intervento non avviene frequentemente, appare necessario dedicare più
tempo ed energie alla parte addestrativa, dando quindi più spazio ad
esercitazioni condotte in piccoli gruppi;
-
è
bene aumentare la frequenza del retraining,
del riaddestramento:
ad esempio le linee guida ERC (European Resuscitation Council) relative alla
rianimazione cardiopolmonare raccomandano, in soggetti laici che non hanno
occasione di mettere in atto frequentemente le manovre, il riaddestramento
addirittura con periodicità inferiore ai 6 mesi per il mantenimento delle
abilità pratiche, mentre l’aggiornamento generale delle conoscenze è previsto
ogni 3 anni;
-
perché
la formazione sia più efficace possibile, appare necessario che la
programmazione ed i contenuti dei corsi di formazione al PS siano il più
possibile inerenti all’attività produttiva dell’azienda e ai rischi
occupazionali evidenziati nel Documento di Valutazione dei
Rischi.
E
coerentemente anche i contenuti delle cassette di PS dovrebbero essere adeguati
alle specificità
dei
rischi.
Si
sottolinea che tra le attrezzature di Primo Soccorso dovrebbe essere valutata
l’opportunità di inserire anche il Defibrillatore
Semiautomatico Esterno (DAE),
un dispositivo medico in grado di erogare una scarica elettrica di intensità
prefissata che consente di interrompere la fibrillazione ventricolare, causa di
arresto cardiaco. Se non esistono specifici obblighi di legge per il datore di
lavoro riguardo al tenere DAE in azienda, tuttavia già dal 2005 le linee guida
internazionali ne raccomandano l’uso nel caso di arresto cardiaco
extraospedaliero anche da parte di personale non sanitario. Infatti il
riconoscimento rapido dell’emergenza, l’inizio immediato della rianimazione
cardiopolmonare e l’uso del Defibrillatore Semiautomatico entro 5 minuti dalla
perdita di coscienza hanno ovunque portato ad un rilevante incremento del tasso
di sopravvivenza.
Infatti
vi ricordiamo quindi che con il Decreto
18 marzo 2011 “Determinazione dei criteri e delle modalità di diffusione dei
defibrillatori automatici esterni di cui all'articolo 2, comma 46, della legge
n. 191/2009”,
viene promossa la realizzazione di programmi
regionali per la diffusione e l'utilizzo di defibrillatori semiautomatici
esterni,
e si indicano i criteri per l'individuazione dei luoghi, degli eventi, delle
strutture e dei mezzi di trasporto dove deve essere garantita la disponibilità
dei defibrillatori semiautomatici esterni, nonché le modalità della formazione
degli operatori addetti.
Per
diffondere in Italia una cultura
del Primo Soccorso aziendale è
fondamentale una presa di posizione da parte delle Istituzioni pubbliche che si
occupano di Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro, ad esempio con riferimento
alla promozione di best practices che orientino le aziende nell’adozione
volontaristica di comportamenti e di sistemi gestionali in tema di rianimazione
cardio-polmonare e defibrillazione precoce.
In
tal senso il gruppo di lavoro dell’Inail che ha redatto il documento sta già
operando ponendosi alcuni obiettivi:
-
introdurre
tematiche innovative ed ancora poco diffuse in Italia, integrando la normativa
nazionale con consigli operativi in coerenza con le linee guida
internazionali;
-
diffondere
buone prassi aziendali che consentano il tempestivo riconoscimento e l’immediato
avvio delle manovre di soccorso quando l’evento si verifica, attraverso una
formazione qualificata e reiterata delle squadre di Primo di
Soccorso;
-
diffondere
il più possibile i defibrillatori semiautomatici nei luoghi di lavoro
particolarmente a rischio, di pari passo con la formazione al loro corretto
utilizzo secondo gli standard formativi internazionali.
Inoltre
è evidente la necessità di riconsiderare alcuni aspetti della gestione del PS
nei luoghi di lavoro ed in particolare la necessità di rielaborare gli attuali
programmi formativi e gli obiettivi didattici attualmente indicati dal
D.M.388/03, oltre a diffondere la cultura del DAE nei luoghi di
lavoro.
Se
normalmente la formazione e l’addestramento al Primo Soccorso rappresentano dei
formidabili strumenti di prevenzione, alcuni autori hanno rilevato che
la
formazione al PS può addirittura ridurre il verificarsi di eventi avversi perché
aumenta, nei lavoratori, la consapevolezza di essere esposti a rischi
e
favorisce l’adozione di comportamenti sicuri instillando la convinzione che il
proprio comportamento sia uno dei fattori essenziali per evitare gli infortuni.
In questo senso sarebbe utile, almeno nei settori produttivi con i rischi
maggiori, valutare se formare tutti i lavoratori e non solo gli Addetti al Primo
Soccorso, almeno al BLSD (BLSD: Basic Life Support and
Defibrillation).
Relativamente
ai criteri
di scelta nella
designazione degli Addetti al Primo Soccorso sarebbe utile operare una selezione
in base alla reale motivazione, considerando eventuali esperienze pregresse o
attuali nel campo del volontariato o della protezione
civile.
Gli
autori concludono ribadendo che un uso più ampio del DAE, l’addestramento alle
manovre di RCP (rianimazione cardiopolmonare) di base secondo le linee guida
internazionali, i contenuti della formazione al PS più aderenti ai rischi
individuati nelle realtà produttive, la focalizzazione della formazione al BLSD
e alla gestione delle emergenze, utilizzando metodologie didattiche più
interattive e dedicando maggiore spazio all’addestramento pratico, avrebbero
indubbie ripercussioni positive sull’efficacia della formazione al Primo
Soccorso e - aggiungiamo noi - sul sistema di Primo Soccorso
aziendale.
L’articolo
“L’organizzazione e la gestione del Primo Soccorso nei luoghi di lavoro: aspetti
critici e innovazioni da introdurre” a cura di Bruno Papaleo, Giovanna Cangiano,
Sara Calicchia, Laura Marcellini, Chiara Colagiacomo e Alessandra Pera (INAIL
Settore Ricerca - Dipartimento Medicina del Lavoro), pubblicato sul Giornale
Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, volume XXXIV - N. 1 -
gennaio/marzo 2012 è scaricabile all’indirizzo:
http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti/120906_Gimle_primo_soccorso_luoghi_di_lavoro.pdf
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PROCEDURE
DI SICUREZZA PER CARRELLI ELEVATORI CON OPERATORE A BORDO
Da:
PuntoSicuro
http://www.puntosicuro.it
Anno
14 - numero 2919 di lunedì 03 settembre 2012
Le
procedure di sicurezza per le attività lavorative in un’azienda ospedaliera. I
carrelli elevatori a forche e trilaterali, le regole per la movimentazione, per
la guida e la manutenzione. Una check-list per le verifiche minime di
sicurezza.
Una
delle più diffuse attrezzature nei luoghi di lavoro è sicuramente il
carrello
elevatore,
il “muletto”, un’attrezzatura che può essere usata per sollevare, trasportare,
accatastare, immagazzinare in scaffalature carichi di qualsiasi genere. E che,
purtroppo, può essere soggetta a perdita di stabilità con ribaltamento e
infortuni anche gravi in azienda.
Una
scheda dedicata alla prevenzione degli infortuni durante l’utilizzo
carrelli elevatori con operatore a bordo,
è presente nella più recente versione del “Manuale delle procedure di
sicurezza”, un manuale elaborato dal Servizio di Prevenzione e Protezione
dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna Policlinico S.
Orsola-Malpighi.
La
procedura
di sicurezza (SC08)
individuata nel documento ha come obiettivo la riduzione della probabilità
d’incidenti e danni a persone e cose durante le operazioni di movimentazione
mediante mezzi di sollevamento. Vuole inoltre fornire indicazioni operative e
indicazioni sulle modalità di impiego del mezzo per assicurare che le attività
di movimentazione, all’interno dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna
e nei luoghi di pertinenza dell’Azienda, siano svolte idoneamente e in
sicurezza.
Dopo
aver delineato, come per ogni procedura di sicurezza presente nel documento, le
responsabilità in merito all’applicazione della procedura e i riferimenti
normativi e aziendali, il manuale indica che il carrello più diffuso è il
carrello elevatore a piattaforma o a forche: una macchina studiata appositamente
per movimentare carichi disposti al di fuori della propria base di appoggio; il
carico è sistemato, normalmente, su una pedana chiamata pallet, che dispone di
aperture nelle quali si introducono le forche.
Successivamente
vengono elencati i principali
rischi di
questa attrezzatura.
Per
i carrelli elevatori non è possibile parlare di sicurezza assoluta contro il
pericolo della perdita di stabilità e delle sue conseguenze: malgrado il
rispetto delle norme per la fabbricazione, rimane un pericolo residuo di perdita
di stabilità, in particolare, quando il carrello non è utilizzato correttamente.
Tale perdita di stabilità può portare al ribaltamento del mezzo esponendo
l’operatore al rischio di schiacciamento tra le parti del
carrello.
Queste
le cause
principali di un ribaltamento (con
mezzo carico):
-
le
brusche frenate e la velocità elevata;
-
la
guida non in retromarcia su percorsi in pendenza;
-
l’affrontare
le curve con elevata velocità e piccoli raggi di
curvatura.
In
tutti i casi l’adozione di comportamenti corretti e una corretta manutenzione,
effettuata da personale specializzato, permettono un’efficace e sicura
prevenzione.
Veniamo
brevemente alle principali
regole e norme comportamentali per
l’utilizzo dei carrelli elevatori.
Vi
sono innanzitutto delle regole
generali da
rispettare:
-
i
carrelli elevatori devono essere guidati e manovrati esclusivamente da persone
autorizzate;
-
i
carrelli devono essere azionati solo dal posto di guida;
-
i
guidatori non devono apportare ai carrelli alcuna aggiunta o modifica che possa
influire sul loro funzionamento a meno che non ne abbiano ricevuto
l’autorizzazione;
-
i
guidatori devono impiegare i carrelli esclusivamente per gli scopi per cui sono
destinati;
-
sui
carrelli non devono essere trasportati passeggeri.
Alcune
regole relative alla movimentazione
del carico:
-
devono
essere movimentati carichi non eccedenti la portata del
carrello;
-
devono
essere movimentati solo carichi stabili e disposti con tutta
sicurezza;
-
particolare
attenzione va posta soprattutto per carichi lunghi e/o
alti;
-
è
vietata l’utilizzazione simultanea di due carrelli per movimentare carichi molto
ingombranti;
-
per
aumentare la stabilità del carico allargare sempre le forche in relazione alla
larghezza dello stesso;
-
in
caso di trasporto di carichi sovrapposti fare in modo che questi siano di
analoghe dimensioni;
-
non
sovraccaricare mai il carrello; evitare che la distanza del baricentro del
carico sia troppo
-
elevata
rispetto al montante.
Una
gran parte della sicurezza del carrello dipende da come viene
manovrato.
Queste
le regole
per la guida dei carrelli elevatori:
-
la
velocità di marcia deve essere rigorosamente contenuta e mantenuta “a passo
d’uomo”;
-
dare
la precedenza ai pedoni e usare i dispositivi di segnalazione come clacson e
faro di lavoro;
-
durante
la guida mantenere una posizione corretta e non sporgersi oltre la sagoma del
carrello;
-
evitare
partenze, frenate e sterzate brusche;
-
nelle
curve procedere con prudenza aumentando, per quanto possibile, il raggio di
curvatura;
-
procedere
a marcia indietro quando il carico nasconde la visuale in
avanti;
-
percorrere
le rampe di discesa sempre in retromarcia guardando
all’indietro;
-
durante
la marcia a vuoto mantenere le forche a 10÷15 cm dal
suolo;
-
non
sollevare o abbassare le forche mentre il carrello elevatore è in
corsa;
-
tenere
lo sguardo sempre rivolto nella direzione di marcia;
-
sorpassare
sempre a sinistra;
-
non
viaggiare affiancati ad altri carrelli;
-
non
effettuare frenate repentine;
-
rallentare
agli incroci ed in prossimità delle curve;
-
valutare
sempre il fondo della via di circolazione che si percorre (bagnata, scivolosa,
sconnessa, ecc.) e scegliere la modalità di guida più
adatta;
-
parcheggiare
il carrello in modo da non ostruire passaggi e/o rendere inutilizzabili gli
equipaggiamenti di emergenza (es. estintori e idranti);
-
quando
si ferma il carrello, inserire il freno a mano ed estrarre la
chiave.
Inoltre
l’operatore alla guida ha precisi compiti per il mantenimento
in buono stato del carrello:
-
verificare
prima dell’inizio del lavoro che la batteria sia perfettamente
carica;
-
verificare
che il faro di lavoro acustico-luminoso sia sempre
funzionante;
-
mantenere
sempre puliti i fanali e i dispositivi di segnalazione
ottica;
-
verificare
lo stato dei pneumatici eliminando eventuali schegge o altri detriti rimasti
incastrati;
-
controllare
periodicamente la pressione dell’aria presente nei
pneumatici;
-
controllare
lo stato di conservazione delle catene e/o funi del dispositivo di sollevamento
e del relativo fine corsa;
-
verificare
periodicamente lo stato del freno a mano;
-
non
utilizzare carrelli difettosi o danneggiati. Segnalare eventuali difetti o
danneggiamenti al proprio superiore;
-
non
parcheggiare il carrello nelle zone non consentite.
Dopo
aver riportato ulteriori indicazioni per l’operatore dopo
l’uso del
mezzo, il manuale ricorda che esistono carrelli
elevatori trilaterali:
questi consentono la rotazione delle forche senza dover ruotare il mezzo; questi
sono normalmente utilizzati nelle corsie, presenti fra gli scaffali dei
magazzini, la cui larghezza è limitata a 1,5 m circa.
Al
di là delle regole generali già esposte, il documento riporta alcune regole
specifiche in relazione ai percorsi e alle zone di lavoro:
-
la
circolazione di questi mezzi è consentita solo lungo i percorsi (corsie)
stabiliti e opportunamente segnalati;
-
le
corsie devono essere sempre prive di ostacoli;
-
uno
dei due ingressi delle corsie di manovra deve essere delimitato al passaggio di
persone e/o altri mezzi;
-
prima
di entrare nelle corsie, il conducente deve accertarsi che non vi sia la
presenza di persone; se si trovano delle persone in corsia (ad esempio è
possibile la presenza di persone per inventario o sistemazione), è necessario
provvedere al loro allontanamento;
-
nel
caso in cui venga trasportato materiale ingombrante è opportuno che il
conducente proceda a passo d’uomo e si faccia dare indicazioni da un’altra
persona;
-
in
caso di spostamenti di carico da uno scaffale a quello di fronte, la manovra di
rotazione delle forche deve essere effettuata fuori dalle
corsie;
-
il
carico da accatastare deve essere ben confezionato in modo da evitare
scivolamenti, del materiale dall’alto nelle fasi di prelievo o
accatastamento;
-
è
vietato il parcheggio di questi mezzi di trasporto nei pressi delle
corsie.
Dopo
un elenco non esaustivo dei DPI idonei - ad esempio caschetto antiurto e
calzature di sicurezza – il manuale riporta una vera e propria check-list
dedicata
alle verifiche
minime di sicurezza per carrelli elevatori
comprendente 16 domande.
Ne
riportiamo, a titolo esemplificativo, alcune:
-
è
stata predisposta una scheda per ciascun carrello elevatore dove sono
specificati tutti i dati necessari all’identificazione del mezzo e tutti gli
interventi eseguiti sullo stesso?
-
per
ogni carrello elevatore è presente un libretto d’uso e di manutenzione
aggiornato?
-
ci
si attiene alla eventuale periodicità di verifica indicata nel manuale
d’istruzione?
-
se
vi sono attrezzature particolari da installare sui carrelli elevatori, è stata
accertata la compatibilità di tale attrezzatura con il carrello
stesso?
Concludiamo
segnalando altri temi affrontati dalle domande: la presenza di lampeggiante/
avvistatore acustico di retromarcia/ fari; l’installazione di cinture di
sicurezza o altro dispositivo di ritenuta; la predisposizione di un dettagliato
programma di manutenzione e l’utilizzo di personale specializzato ed
autorizzato; l’esecuzione dei controlli periodici; il personale utilizzato per
la manutenzione minuta; la formulazione di una procedura per effettuare la
carica delle batterie; l’elenco delle persone definite “carrellisti”; la idonea
formazione per i carrellisti; l’uso dei DPI.
Il
“Manuale delle procedure di sicurezza”, a cura del Servizio di Prevenzione e
Protezione (documento aggiornato e approvato il 15 giugno 2011) dell’Azienda
Ospedaliero-Universitaria di Bologna Policlinico S. Orsola-Malpighi è
scaricabile all’indirizzo:
http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti/120523_Aosp_Bo_manuale_procedure_sicurezza.pdf
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RISCHI
E PREVENZIONE NEL CARICO E SCARICO DELLE MACCHINE MOVIMENTO
TERRA
Da:
PuntoSicuro
http://www.puntosicuro.it
Anno
14 - numero 2921 di mercoledì 05 settembre 2012
Indicazioni
per la sicurezza delle attività di carico e scarico delle macchine movimento
terra dal carrellone e dall’autocarro. Il rischio ribaltamento, le tipologie di
pedane idonee, la scelta delle rampe, il sollevamento con la gru e il
trasporto.
Presentando
il quaderno tecnico “Manuale macchine movimento terra: utilizzo e sicurezza”,
prodotto dalla Scuola Edile Bresciana, PuntoSicuro in questi mesi ha fatto il
punto della sicurezza e della prevenzione necessaria nelle lavorazioni edili con
uso di macchine
movimento terra.
È stato possibile affrontare rischi specifici, come l’investimento e il
ribaltamento dei mezzi, e precise indicazioni per la sicurezza in varie
tipologie di attività svolte con queste macchine.
Una
serie di rischi che tuttavia potrebbero essere ancora sottovalutati, riguardano
l’attività di
carico
e scarico delle macchine (escavatori,
pale, ...) sul carrellone/autocarro. Particolari situazioni di pericolo si
possono verificare ad esempio per caduta della rampa o per cedimenti di
eventuali rampe improvvisate.
Queste
alcune delle raccomandazioni
tratte
dal manuale che riporta a titolo esemplificativo anche immagini relative alla
fase di discesa di un escavatore dalle rampe del
carrellone:
-
scegliere
un terreno solido e piano per effettuare le operazioni di carico e scarico:
mantenere una distanza di sicurezza dal bordo della
strada;
-
fermare
il carrellone/autocarro e porre dei blocchi sotto le ruote per evitare che si
muova;
-
durante
le operazioni di caricamento dal carrellone/autocarro procedere sempre
lentamente;
-
utilizzare
rampe d’acciaio con dimensioni (larghezza, lunghezza, spessore) e portata
elevata e compatibili con la configurazione geometrica e il peso della macchina
da caricare/scaricare;
-
le
rampe devono essere solidamente fissate al telaio del pianale di carico (cassone
carrellone/autocarro) e correttamente collocate: distanziate in funzione della
larghezza tra le ruote/cingoli (che devono essere al centro delle rampe) ed
entrambe devono essere allo stesso livello;
-
normalmente
il grado massimo d’inclinazione delle rampe (previa indicazione alternativa
evidenziata nelle istruzioni d’uso fornite dal fabbricante della stessa rampa)
deve essere max del 30%;
-
per
evitare pericolosi slittamenti della macchina, rimuovere tutto il fango e lo
sporco dai cingoli prima di iniziare il carico;
-
assicurarsi
che la superficie della rampa sia pulita, asciutta, priva di olio, ghiaccio o
neve;
-
non
correggere mai la posizione della macchina sulle rampe utilizzando lo sterzo: il
mezzo potrebbe ribaltare; se necessario, la manovra deve essere ripetuta
allontanandosi dalle rampe, correggendo la direzione e ripetendo la fase di
salita sulle stesse rampe.
Altre
indicazioni per evitare
il ribaltamento durante le operazioni di salita e discesa dal
carrellone:
-
il
conduttore deve avvicinarsi lentamente alle rampe per la salita della macchina
sul pianale del carrellone. Il braccio deve essere tenuto nella direzione di
marcia;
-
con
il mezzo si deve salire lentamente sulle rampe;
-
quando
lo sbalzo dei cingoli durante la salita raggiunge il baricentro della macchina,
adagiare con molta cautela la parte inferiore della benna sul pianale del
carrellone; abbassare, con molta cautela, i cingoli alzando lentamente il
braccio e poi avanzare, molto piano, sul pianale fino a raggiungere la posizione
definitiva;
-
legare
con apposite catene tutte le parti mobili della macchina (braccio, benna ecc…).
Nel caso di mezzi gommati apporre dei blocchi sotto le ruote. Alzare
verticalmente le rampe e fissarle;
-
nelle
operazioni di discesa scendere lentamente con il mezzo;
-
se
il mezzo è cingolato deve scendere lentamente lungo le rampe di carico, fin
tanto che si raggiunge il baricentro del mezzo e posizionare la benna a terra.
Adagiare lentamente con cautela i cingoli sulle rampe alzando il braccio di
escavazione. Quando i cingoli sono sulle rampe scendere lentamente fino a
raggiungere il terreno circostante ed allontanarsi dal
carrellone.
In
particolare il manuale sottolinea l’importanza di non
utilizzare l’attrezzatura di lavoro per le operazioni di carico e scarico della
macchina:
la salita sull’autocarro eseguita direttamente con l’attrezzatura da lavoro
senza utilizzare le rampe, è una situazione estremamente pericolosa.
Il
documento riporta inoltre alcuni suggerimenti relativi alle tipologie
delle pedane da carico/scarico per
macchine movimento terra (MMT) dal pianale dell’autocarro.
Con
riferimento alla distinzione tra carichi pesanti, medi e leggeri, sono segnalate
le indicazioni che il fabbricante appone a corredo delle rampe per indicare la
scelta adeguata al tipo di macchina che vi deve transitare (nella documentazione
allegata sono generalmente indicate le varie categorie dei vari tipi di macchine
e la corrispondenza con le rampe d’impiego).
Dunque
è necessario porre idonea attenzione all’adeguatezza delle rampe in funzione
della loro portata e in relazione al peso della macchina in
transito.
Un
metodo
per la scelta delle rampe presuppone:
-
il
rilevamento della lunghezza
della rampe occorrenti
con una formula che vi invitiamo a visionare nel documento bresciano. Ad esempio
se si deve caricare un mezzo meccanico su un camion con un pianale distante 1,2
m dal suolo e si considera una pendenza del 25%, la lunghezza delle rampe dovrà
essere di 4,8 m;
-
l’accertamento
della lunghezza
del passo del veicolo oppure
della lunghezza del cingolo;
-
la
scelta della rampa
corrispondente
sulla colonna delle portate fornita dal fabbricante e la verifica della
lunghezza adeguata.
Inoltre
prima della salita o della discesa dall’autocarro, assicurarsi che la rampa sia
solidamente e regolarmente vincolata alla struttura dell’autocarro. E si
ribadisce che non si deve utilizzare l’attrezzatura della macchina (ad esempio
il braccio escavatore) come elemento di spinta e sospensione per salire sul
pianale dell’autocarro senza l’ausilio di alcuna rampa (D.Lgs.81/08, articolo
20, comma 2, lettere c e g).
Il
manuale propone alcune misure nel caso di sollevamento
della macchina con la gru,
operazione che generalmente si esegue per caricare sull’autocarro minipale o
miniescavatori.
Queste
le regole
da osservare:
-
utilizzare
un dispositivo di sollevamento con una portata appropriata al peso della
macchina;
-
l’imbraco
(catena o funi) deve essere in buono stato ed avere portata sufficiente a
sostenere il peso della macchina;
-
l’attacco
dell’imbracatura alla macchina deve essere effettuato nei punti del mezzo
indicati nel libretto d’uso fornito dal fabbricante;
-
prima
di sollevare il mezzo, verificare l’integrità ed il buono stato dei punti di
aggancio per l’imbraco predisposti sulla macchina dal
fabbricante;
-
non
applicare l’imbraco o altri dispositivi per il sollevamento al braccio del
caricatore/escavatore o ad attrezzi della macchina;
-
prima
di sollevare la macchina verificare che il motore sia spento e il freno di
stazionamento inserito;
-
nessuna
persona (nemmeno l’operatore) deve trovarsi sulla macchina durante le fasi di
sollevamento;
-
durante
le fasi di sollevamento/caricamento le persone devono tenersi lontane dall’area
operativa.
Infine
alcune brevi considerazioni sul trasporto:
-
la
macchina deve essere solidamente fissata al pianale dell’autocarro e, se
necessario, provvista di blocchi alle ruote;
-
la
macchina deve avere tutte le attrezzature raccolte, ridotte al minimo ingombro e
solidamente bloccate, onde evitare movimenti di traslazione pericolosi durante
gli spostamenti;
-
particolare
attenzione deve essere posta alla scelta del percorso, per evitare situazioni di
pericolo causate dalle dimensioni del carico in relazione alla viabilità
consentita dal tipo di strada individuata e, in modo specifico, in concomitanza
di passaggi obbligati sotto ponti, tunnel, ecc... (non di rado il braccio
meccanico della macchina, in fase di trasporto, ha colliso con la struttura
delle sopracitate costruzioni).
Tiziano
Menduto
Il
Quaderno tecnico della Scuola Edile Bresciana “Manuale macchine movimento terra:
utilizzo e sicurezza”, a cura di Giuliano Bianchini è scaricabile
all’indirizzo:
http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti/111219_SEB_macchine_movimento_terra.pdf
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