sabato 26 ottobre 2013

Tutti i governi sono a difesa dei padroni assassini. Legge di stabilità: "Soldi alle aziende, briciole alle vittime di infortunio sul lavoro"



La denuncia di Franco Bettoni, presidente Anmil: "Nelle logiche di chi ha scritto la legge di stabilità ha prevalso e vinto la lobby delle aziende". 

Ridotti premi e contributi per l'assicuazione contro gli infortuni

26 ottobre 2013

ROMA - I mancati stanziamenti previsti dalla legge di stabilità riducono premi e contributi per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. La denuncia viene da Franco Bettoni, presidente nazionale dell'Anmil, l'associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro.

"E’ innegabile che ha prevalso e vinto la lobby delle aziende nelle logiche di chi ha scritto la legge di stabilità, disponendo in favore delle imprese (art. 6 co. 2) la riduzione dei premi e contributi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, nel limite complessivo di 1.000 milioni di euro per il 2014, 1.100 milioni per il 2015 e 1.200 milioni per il 2016 - dice Bettoni - E per tali minori entrate verrà riconosciuto all’Inail un trasferimento da parte del bilancio dello Stato pari a 400 milioni di euro per il 2014, 500 milioni per il 2015 e 600 milioni per il 2016. Eppure, a fronte di questa ipotesi praticabile grazie all’avanzo di bilancio dell’Inail non si è riflettuto che quel bilancio è frutto di mancati riconoscimenti o di rendite inique a danno delle vittime del lavoro perché non si provvede a rivedere integralmente la normativa del 1965 né ad adeguare le prestazioni per la quota di danno biologico inserito dal 2000 e che da allora sono rimaste cristallizzate!".

"La perdita economica subita dagli infortunati si può valutare sulla base del mancato adeguamento annuale delle vigenti tabelle di indennizzo al costo della vita. Pertanto la quantificazione complessiva della mancata rivalutazione al 31 dicembre 2012, tenendo conto della natura moltiplicativa dei relativi indici, ammonta al 20,2%; e applicando un ulteriore incremento medio (stimato) per l’anno 2013, si perviene ad un indice pari a 21,25% che, in pratica, vuol dire che gli indennizzi in 13 anni hanno perso un quinto del loro valore".

"A titolo esemplificativo si può calcolare che un infortunato di 40 anni con un grado di menomazione pari al 15%, in base alla tabella attualmente vigente, percepisce un indennizzo pari a 20.200 euro mentre, se la stessa tabella fosse stata adeguatamente rivalutata, avrebbe percepito un indennizzo di 24.600 euro, dunque una perdita secca di 4.400 euro".

La situazione risulta "ancora più penalizzante per i casi di infortunio (o malattia professionale) di maggiore gravità. Un infortunato titolare di rendita di inabilità permanente del 50%, che percepisce per l’indennizzo del danno biologico una quota di rendita pari a 6.700 euro annui, avrebbe dovuto percepire 8.200 euro, vale a dire 1.500 euro in più ogni anno. Invece, per un infortunato con inabilità permanente assoluta (100%) il divario è ancora più pesante: attualmente, a titolo di indennizzo per la quota di danno biologico, percepisce una rendita di 16.000 euro l’anno, con l’adeguamento completo della tabella percepirebbe 19.500 euro, rimanendo cioè penalizzato di ben 3.500 euro ogni anno". 

"Appare evidente l’assoluta necessità ed urgenza di procedere ad una revisione integrale e migliorativa di tutto il sistema di indennizzo del danno biologico – conclude il presidente Bettoni – e poiché la partita è ancora aperta, chiediamo alle forze politiche sensibili e interessate al problema e ai sindacati di schierarsi al nostro fianco, in quanto, se con la riduzione dei premi continuerà a consumarsi l’avanzo dell’Inail, quando potranno essere adeguate le nostre rendite?"



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