Ancora
è accaduto in ferrovia: Fabrizio Fabbri, manovratore di Trenitalia,
di 34 anni, è morto travolto da un treno che stava manovrando dal
parco rotabili al binario 2 della stazione di Firenze SMN.
Con
il corpo di Fabrizio appena estratto, Trenitalia e rappresentanti
delle varie istituzioni si sono affrettati con le solite
dichiarazioni di cordoglio: lacrime di coccodrillo, le loro, di chi
ha la responsabilità di ciò che avviene in ferrovia.
Fabrizio
è morto per mancanza di sicurezza, è morto perché nel settore
della manovra, fra i più pericolosi in ferrovia, si sono fatti
assurdi tagli di personale, perché i ritmi di lavoro sono
insostenibili, è morto perché l'ultimo CCNL, firmato da tutte le
OO.SS. "maggiormente rappresentative", ha sancito l'aumento
delle ore settimanali con l'aumento dei carichi di lavoro. Il fatto è
che Fabrizio era solo e di notte a pilotare il treno, operazione che,
fino ad alcuni anni fa, prevedeva almeno 3 addetti.
Già
ci prepariamo alle dichiarazioni sull'"errore umano",
perché si sa già che così è quando muore un macchinista, un
addetto alla circolazione, un operaio della manutenzione. L'errore
umano è la conseguenza a cui spinge, obbliga questa organizzazione
del lavoro, la deregulation, la privatizzazione del trasporto!
La
sicurezza, per noi che siamo impegnati a difenderla, insieme alla
verità e alla giustizia, da 54 mesi come familiari delle Vittime
della strage di Viareggio e come ferrovieri e cittadini
dell'Assemblea 29 giugno, fa a pugni con il profitto delle imprese,
fa a pugni con la produttività che è sfruttamento, fa a pugni con
la riduzione dei costi!
Per
noi la loro sicurezza
sostenibile, dove la
vita di lavoratori, viaggiatori e cittadini deve essere compatibile
con il loro profitto, con i loro interessi, è una condanna a morte.
Per questa compatibilità Riccardo Antonini è stato licenziato, per
questo lo sono altri ferrovieri, per questo i Rappresentanti dei
lavoratori alla sicurezza (Rls) vengono perseguiti e perseguitati,
per questo sono un patrimonio prezioso da difendere.
Noi
non abbiamo bisogno dei particolari
sulla morte di Fabrizio, sappiamo che la politica delle ferrovie, se
non viene contrastata adeguatamente opponendo condizioni che
garantiscono la sicurezza, si macchierà ancora di tante vittime,
tanti infortuni sui binari.
Con
la morte nel cuore, abbracciamo la famiglia di Fabrizio, la sua
compagna ed il suo giovane figlio.
Come ci sentiamo vicini ai lavoratori delle ferrovie, a coloro che ci
sostengono e che per la sicurezza di tutti si espongono, e facciamo
appello a tutti i ferrovieri perché la difesa, lo sviluppo della
sicurezza diventi la loro bandiera, per non piangere un altro
lavoratore che con Fabrizio, dal 2007 ad oggi, diventano 43 i morti
sui binari.
15
gennaio 2014 -
Associazione “Il mondo che vorrei”
-
Assemblea 29 giugno
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