di ENZO PALAZZO
Sono malati di Stato, ma lo
Stato non riconosce loro la condizione di malattia professionale. Mario Murgia
dell’Aiea Vba, Associazione italiana esposti amianto Valbasento, e Medicina
democratica di Matera, a difesa degli interessi dei lavori e dei loro familiari
colpiti da patologia asbesto correlata, hanno denunciato l’Inail, regionale e
provinciale, accusandola di «abuso e omissioni in atti ufficio e violazione
delle norme deontologiche mediche», e tacciandola anche di «ostruzionismo» e di
«aver inutilmente sottoposto i lavoratori a radiazioni ionizzanti per una
ulteriore semplice analisi radiologica che nulla può aggiungere a quanto già si
evince dalla Hrct che ha corredato la richiesta dei lavoratori di malattia
professionale».
La TC ad alta risoluzione (High-resolution CT, HRCT),
secondo il noto “Manuale Merk”, è più “accurata della rx torace convenzionale
nel distinguere la patologia alveolare dalle malattie interstiziali e questo
facilita il riconoscimento precoce e la conferma di malattie polmonari diffuse
sospette, soprattutto in un paziente sintomatico con una rx torace
normale”.
Grave, dunque, le accuse che le due associazioni rivolgono al
direttore generale e provinciale dell’ente assicurativo di Basilicata e ai
responsabili dei provvedimenti relativi alle domande di malattia professionale
non accolte dalla sede lucana dell’Istituto nazionale per le assicurazioni sugli
infortuni sul lavoro. Come grave è il giudizio che le due associazioni di tutela
delle vittime dirette (i lavoratori esposti) e indirette (i loro familiari)
dell’inalazione delle polveri di amianto esprimono sull’attività della sede
lucana dell’Inail.
«L’Inail – affermano – non sembra essere
un’associazione che si muove a fianco dell’interesse delle lavoratrici e dei
lavoratori. Da parte dell’Inail, nonostante le numerose sentenze a favore di ex
esposti dello stesso sito industriale (l’Enichem in Valbasento, ndr), non vi è
alcuna apertura nel riconoscere le malattie professionali di altri ex esposti
dello stesso sito. La cui negazione del grado di inabilità, fosse anche relativo
all’1 per cento, impedisce al lavoratore stesso l’accesso al diritto dei
benefici previdenziali e del riconoscimento dei danni materiali da parte del
datore di lavoro».
Insomma, se le cose stanno così, è un regalo all’impresa,
che in questo caso è anche lo Stato, ed è un diniego di un diritto ai lavoratori
che si sono ammalati per colpa dell’esposizione all’amianto. Per una patologia
che più perfida non può essere perché ha colpito i lavoratori lucani quando già
c’erano da un decennio almeno le più ampie conoscenze scientifiche sui rischi
dell’esposizione all’amianto, perché può essere facilmente portata dal lavoro in
casa e mortalmente offerta ai familiari e perché si nasconde dietro un gesto
abitudinario, come il lavare una tuta piena di polvere d’amianto, o dietro un
gesto d’amore: un bacio, un abbraccio o una carezza.
I lavoratori cui
l’Inail non riconosce la malattia professionale sono di Grassano, Pisticci,
Matera, Marconia, Ferrandina e Montescaglioso, quasi tutti dell’Enichem. Per
ognuno di loro, su un foglio excel, è riportato il ruolo svolto e la patologia
manifestatasi: placche e lesioni pleuriche, noduli sub pleurici, enfisema
polmonare, Bcpo, insufficienza respiratoria
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