INDICE
Sinistra
per Pisapia GC.SinistraPerPisapia@comune.milano.it
SALUTE
E SICUREZZA NEI POSTI DI LAVORO
ILVA:
LA TESTIMONIANZA DI UN OPERAIO NEL 2008
Lavoro & Politica lavoro&politica@partito-lavoro.it
TRA
CRISI E BARBARIE: TORNA IL LAVORO MINORILE?
ANCORA
IN MARCIA !
redazione@ancorainmarcia.it
FERROVIE:
CONTRATTO TOSSICO, TRENI FERMI SABATO E DOMENICA PER SCIOPERO
MACCHINISTI
Gino
Carpentiero ginocarpe@teletu.it
STEFANIA DIVERTITO A MATTEO RENZI PER IL SOTTOATTRAVERSAMENTO
DI FIRENZE
IMPORTANTE RIUNIONE DELLA RETE
LETTERA
ASSOCIAZIONI PER CONFERENZA NAZIONALE GOVERNATIVA AMIANTO
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Da:
Sinistra per Pisapia GC.SinistraPerPisapia@comune.milano.it
A:
Inviato: Giovedì 27 Settembre 2012 11:42
Inviato: Giovedì 27 Settembre 2012 11:42
Oggetto:
SALUTE E SICUREZZA NEI POSTI DI LAVORO
Si trasmette il testo dell'interrogazione presentata dalla consigliera Anita Sonego (Sinistra per Pisapia - Federazione della Sinistra) in merito ad una segnalazione riguardante il rispetto della salute e della sicurezza nei posti di lavoro.
INTERROGAZIONE
Oggetto: rispetto della salute e della sicurezza nei posti di lavoro
Oggetto: rispetto della salute e della sicurezza nei posti di lavoro
Da
una segnalazione di un sindacato dei lavoratori del Comune di Milano, apprendo
di un sopralluogo effettuato nel Palazzo Comunale di Via Pirelli per verificare
il rispetto delle norme previste in applicazione del
D.Lgs.81/08.
In
esito a tale verifica parrebbe siano state riscontrate diverse nuove
problematiche in aggiunta a quelle segnalate negli anni scorsi ai tempi della
ristrutturazione del palazzo, avvenuta con la presenza del personale, con il
riscontro di una presenza di materiali contenenti fibre di materiali ritenuti
pericolosi per chi ne fosse venuto a contatto, come segnalato
dall’ASL.
Ad
oggi sembrerebbe sia stata rilevata nuova presenza di materiali edili ammalorati
con evidenti segni di sbriciolamento, depositati in zone di transito di
lavoratori e utenti, in esito a ulteriori lavori di effettuati nel palazzo, che,
si sospetta, siano costituiti da fibre nocive per la salute, per le quali l’ASL
ha effettuato prelievo di campionature per effettuare le dovute
analisi.
Alla
luce di quanto sopra la sottoscritta consigliera comunale interroga il Signor
Sindaco e gli assessori competenti per sapere, qualora risultasse confermato
quanto segnalato quali provvedimenti si intendano assumere per il rispetto delle
norme previste e la conseguente tutela della salute dei lavoratori e degli
utenti che si recano al Palazzo Comunale di via Pirelli.
Anita
Sonego
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Da:
Alteralias alias.alter@gmail.com
A:
Date: 09 ottobre 2012 13:24
Date: 09 ottobre 2012 13:24
Oggetto:
ILVA: LA TESTIMONIANZA DI UN OPERAIO NEL 2008
Quella che segue è una lettera scritta da un operaio dell'ILVA sotto pseudonimo per paura del licenziamento.
La
cosa rimarchevole è che l'operaio si rivolge non ad un sindacato, non ad un
partito della sinistra istituzionale, non ad un comitato di difesa ambientale,
ma al blog di Beppe
Grillo...(Amara lectio, sed lectio).
Illuminante,
ancor oggi, quello che l'operaio descrive dei comportamenti aziendali, sindacali
e dei medici legali che effettuano i controlli sui chi si ammala gravemente per
cause professionali. Il clima di terrore non è stato in alcun modo denunciato
dai sindacati, e chi, come l'autore della lettera, vi si è iscritto, si è
trovato esposto a tutte le ritorsioni dell'azienda senza nessuna tutela. Le
formazioni della sinistra istituzionale - Rifondazione Comunista per prima - non
hanno mosso un dito.
Inutile
oggi chiedersi perché Vendola non si sia accorto di nulla, visto che a mettere
la testa sotto la sabbia per decenni, prima di lui, sono stati tutti gli
aggregati di quella sinistra italiota che, come giustamente rilevava McSilvan,
era tutta concentrata a soppesare l'adeguatezza delle posizioni altrui su
questioni di lana caprina, senza guardare le proprie macroscopiche
inadeguatezze, i propri colpevoli ritardi e le proprie criminose
latitanze.
da
Operaio Acciaieria ILVA
Egregio
Sig. Grillo,
le
scrivo perché si è tanto detto sulla Thyssen Krupp, ma si tace forse
volontariamente sulle Acciaierie ILVA di Taranto, se non per qualche sparuto
articolo...
Sicuramente
le saranno pervenute migliaia di e-mail di denunce per svariati motivi, da
diventare oramai routine per lei certe denunce, ma ho voluto ugualmente
scriverle per dare sfogo (prima che la mia rabbia per un certo sistema sbagliato
di vivibilità lavorativa oramai omertosamente accettato dalle autorità locali e
dai sindacati per un oramai noto Ricatto Occupazionale, mi porti a commettere
delle sciocchezze irreversibili) a un malessere lavorativo che molti sociologi e
psicologi definiscono mobbing!
A
causa delle continue vessazioni psicologiche a cui io e i miei colleghi siamo
sottoposti dai vari preposti aziendali mi vedo costretto, Sig. Grillo, a
mantenere l’anonimato scrivendole con uno pseudonimo, mi scuso per questo mio
stratagemma da operetta, ma le assicuro che se l’Azienda per cui lavoro sapesse
che un suo dipendente denuncia le vessazioni quotidiane cui noi operai siamo
sottoposti durante le ore lavorative le conseguenze per quel determinato operaio
sarebbero catastrofiche.
Tutto
ha inizio otto anni fa, quando dopo aver superato il contratto a tempo
determinato, ritenni fisiologico (anche per una questione ideologica) aderire al
Sindacato (per correttezza non specifico l’Associazione sindacale), anche se nel
biennio di contratto a termine vi era una anomalia mai denunciata dalle
organizzazioni sindacali: vigeva la regola, non tanto velata, dell’Azienda di
astenersi da iscrizioni sindacali e da assenze per
malattia.
Come
le dicevo Sig. Grillo, i miei problemi coincidono con la mia tessera al
sindacato, nei primi tempi non accade nulla di eclatante, anche se i primi segni
si cominciavano a intravedere, tipo appelli verbali a rientrare nella giusta via
(cancellandomi dal sindacato) poste sotto forma di chiacchierate amichevoli,
atte a farmi rinsavire da parte dei preposti aziendali.
I
veri problemi cominciarono ad arrivare con i primi scioperi per il rinnovo del
contratto o per chiedere più sicurezza sul lavoro, le chiacchierate divennero
minacce, e i primi provvedimenti non tardarono a mancare, soprattutto quando
cominciarono le mie prime assenze causa malattia, tali avvenimenti furono
vissuti dai preposti aziendali come atti di sfida che io lanciavo nei loro
confronti.
Il
culmine della mia tragedia lavorativa è avvenuta nel momento in cui io con i
miei colleghi abbiamo cominciato a pretendere più sicurezza sugli impianti,
rifiutandoci a volte di compiere delle operazioni (che oramai venivano
quotidianamente svolte da anni, diventate norma all’interno dello stabilimento,
anche se tali operazioni ci mettevano a rischio) che non erano in sicurezza. Da
quel momento la mia vita lavorativa è diventata un semi-calvario, ripetuti
spostamenti di mansione (continuando sempre a mantenere lo stesso stipendio e lo
stesso incarico, ma con mansioni sempre meno qualificanti, anzi degradanti per
un diplomato), vessazioni di ogni genere mi sono piovute sulla testa, con una
mirata campagna denigratoria nei confronti miei e dei colleghi sindacalizzati,
per sminuirci professionalmente agli occhi dei colleghi non tesserati alle
organizzazioni sindacali.
Nonostante
tutto abbiamo tenuto duro, eleggendo addirittura un nostro collega di reparto
come Rappresentante sindacale (definito dagli stessi organi dirigenziali del
sindacato, un Mastino), il collega eletto prese a cuore il suo incarico di
rappresentante, anche provenendo da una formazione politica non propriamente di
sinistra: divenne l’incubo di tutti i preposti aziendali che non riuscivano né a
corromperlo (nonostante gli svariati tentativi per convincerlo ad assumere delle
posizioni più soft), né a tenergli testa sul piano verbale, naturalmente le
vessazioni divennero quotidiane anche verso i sostenitori del nostro
rappresentante, la tensione aumentò sfociando in alcune denunce fatte alla
procura di Taranto da ambo le
parti.
All’inizio
del 2005 ho scoperto di essere affetto da dei noduli tumorali e richiesi (questa
volta io) per motivi di salute di essere sposato di reparto verso delle aree
meno inquinanti, parlai anche con un preposto aziendale che mi fece credere
nella loro buona fede e di pazientare qualche mese per il mio spostamento, ma
venni per l’ennesima volta raggirato dall’Azienda come poi mi accorsi a mie
spese a distanza di poco tempo: venni sì spostato dal mio reparto, ma a una
mansione non certamente leggera ne tanto meno svolta in area non inquinata.
Dopo
una ennesima battaglia svoltasi all’interno del nuovo reparto per farmi
riconoscere la mia affezione, non compatibile con la mia nuova mansione, con
l’aiuto del Responsabile sindacale (il Mastino), mi assegnarono una mansione più
leggera, ma rimasi ugualmente nello stesso reparto saturo di sostanze
inquinanti, con la promessa da parte dell’Ufficio del personale di spostarmi non
appena si fosse liberato un posto più consono al mio stato di salute.
Come
dicevo nel 2008 mi sono sottoposto ad un
intervento chirurgico dovendo quindi assentarmi per un lungo periodo dal mio
posto di lavoro, anche in questo caso tale mia assenza è stata vista come una
defezione verso l’Azienda, quindi un motivo in più per agire scorrettamente
contro la mia persona a livello professionale, non sono mancate le telefonate
anonime di pochi minuti fatte tramite i cellulari dei preposti aziendali con ID
nascosto (senza ricevere parola dall’altro capo del telefono) per verificare la
mia presenza al mio domicilio fuori dalle fasce orarie di controllo INPS. Per
non parlarvi del Medico Fiscale dell’INPS mandato dall’Azienda per controllare
il mio stato di malattia, utilizzato come un arma, una sorta di Longa Manus,
mandato più volte nell’arco della settimana a verificare la mia presenza al
domicilio (tutto naturalmente a norma di legge, ma che crea sempre tensione
psicologica e che mette in luce un certo accanimento verso la mia persona),
culminato con, chiamiamola così, una disattenzione da parte dell’Ufficio del
personale nell’invio del Medico Fiscale anche in un giorno di ferie. Tale
trattamento è riservato a quasi tutti i tesserati, ma anche a coloro che per
motivi di salute hanno fatto lunghe assenze per malattia.
Ma
tali atteggiamenti sono solo la punta dell’iceberg, visto che lo scopo
dell’Azienda è annullare ogni forma di solidarietà tra operai, e non si ferma
neanche dinnanzi alla morte, come è accaduto a un nostro collega gravemente
ammalatosi (morto pochi giorni fa) bisognoso di cure mediche costosissime: il
Sindacato si era fatto promotore di una raccolta fondi per la famiglia versando
dalla propria paga una quietanza (come si è sempre fatto in tutti i luoghi di
lavoro civile) subito ostacolata dall’Azienda, che non ha permesso tale
raccolta. Si è dovuto aggirare l’ostacolo versando privatamente (chi se la
sentiva) una quota a un collega che ha fatto da intermediario tra noi operai e
la famiglia. Questo atteggiamento austero dinnanzi a un tale episodio, è
motivato dal fatto che l’Azienda vuole in tutti i modi dissociare gli episodi di
malattia grave che colpiscono noi operai, causati dall’inquinamento, prendendo
le distanze.
Inoltre,
sempre restando a norma di legge, mentre si vive quotidianamente su impianti
oramai vecchi e fatiscenti, i preposti aziendali addetti al controllo e alla
vigilanza sulle norme di sicurezza si accaniscono contro gli operai scoperti a
lavorare senza utilizzare la giacca della tuta o il casco antinfortunistico,
ignorando, questi ultimi, di lavorare su passerelle vecchie degli anni ‘70 (mai
sostituite), o di operare con attrezzature o impianti vetusti o a volte
modificati (per allungarne la loro vita operativa) che non garantiscono più
nessuna sicurezza per chi li maneggia. Si continua ad accanirsi verso coloro che
non portano gli indumenti di sicurezza individuali, fioccano così i
provvedimenti disciplinari, altro strumento di terrore (legale) in mano ai
preposti aziendali, dove i veri puniti alla fin fine sono solamente coloro che
posseggono la tessera, o rientrano nella lista dei
“Sensibili”.
Altra
leggenda metropolitana sono i “Sensibili” (così chiamati dall’Azienda), cioè
persone scomode ai diversi preposti aziendali, che dopo una chiacchierata con un
amico che lavora in Direzione è diventata una terribile
realtà.
Questo
caro amico, dopo essermi lamentato per il trattamento che l’Azienda mi
riservava, mi raccomandava di mantenermi calmo, perché esiste una lista di
Sensibili compilata dalla Direzione atta a segnalare a tutti i preposti
aziendali che un determinato operaio o impiegato è scomodo all’Azienda, una
volta segnalato il numero di matricola aziendale del singolo dipendente tramite
la rete informatica interna è impossibile tirarsene fuori.
Inoltre
il personale delle aree a caldo (cioè tutti gli operai che operano a diretto
contatto con l’acciaio liquido) sono soggetti ad alte temperature e ad un
affaticamento fisico notevole, non percependo un centesimo in più di altri
metalmeccanici del territorio nazionale, non si tiene conto del lavoro usurante
che tale personale svolge quotidianamente. Eppure studi svolti nel 2007
dall’Università di Venezia, condotta da Agar Brugiavini, Jacopo Canello e
Stefano Marchiante, parla chiaro: “il personale soggetto a turni lavorativi, o
ad ambienti lavorativi nocivi per la salute, sono soggetti a rischio di malattie
tumorali, e si consiglia un turnover del personale soggetto a lavori usuranti
atto alla salvaguardia della salute dell’operaio”, mentre nella nostra
acciaieria ILVA il personale svolge
ininterrottamente anche per 30 anni la stessa mansione usurante in area a caldo,
nelle condizioni sopraccitate, senza alcuna agevolazione.
Che
dirle più Sig.Grillo, a volte la realtà supera la fantasia, io oramai ho la
nausea per questo sistema lavorativo, ma è l’unico posto certo in un Sud Italia
oramai alla deriva.
Lei
immagini cosa possa accadere in aziende molto più piccole della mia, inoltre la
legge Biagi e tutte le successive modifiche fatte con il tacito consenso dei
Sindacati, hanno trasformato i nostri posti di lavoro in
semi-lager.
Qui
al Sud essere operaio precario significa non avere nessun
diritto.
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From:
Lavoro & Politica lavoro&politica@partito-lavoro.it
To:
Sent: Wednesday, October 10, 2012 7:34 AM
Subject:
TRA
CRISI E BARBARIE: TORNA IL LAVORO MINORILE?
TRA
CRISI E BARBARIE: TORNA IL LAVORO MINORILE?
di
SILVIA
GARAMBOIS
Un
bambino di 13 anni “sorpreso” dalla Guardia di Finanza mentre si arrampicava su
una scala, indumenti e guanti da lavoro già sporchi di grasso, per montare la
struttura metallica di una giostra itinerante. A Verona. Un lavoro classificato
come “usurante”.
E’
facile immaginarsi la scena: il bambino avrà avuto paura, magari tentato la
fuga, quello che fanno i bambini quando si sentono in colpa. Dopotutto, stava
marinando la scuola...
Una
scena da fine ‘800.
Ma
una notizia così, quasi senza importanza, deve invece suonare come un campanello
d’allarme: nell’Italia senza lavoro, lavorano di nuovo i
bambini?
Si
sa poco del lavoro minorile nel nostro Paese (vietato per legge fino ai 16 anni,
che è il limite dell’obbligo scolastico). Terreno difficile da investigare. In
uno studio pilota dell’Istat di dieci anni fa si calcolava che i bambini al
lavoro - contro una media europea del 2% – nel nostro Paese fossero intorno al
3%, ma tutto veniva derubricato sotto il titolo “lavori e lavoretti”: era un
aiuto al lavoro della famiglia, soprattutto, nel commercio o in campagna, che
poteva anche avere risvolti educativi.
Nelle
interviste i giovanissimi dichiaravano di aver fatto i dog-sitter, o di aver
dato ripetizioni a cugini... Poi una inchiesta della Cgil aveva aggiustato il
tiro, “scovando” circa 300mila minori impegnati nel settore della ristorazione e
del settore edile: camerieri, magari a stagione, e manovali nei
cantieri.
E’
ancora così? Oggi i minori più “esposti” al lavoro – spesso costretti ad
abbandonare la scuola – sono i figli dei lavoratori
migranti.
Una
indagine di “Save the Children” del 2006 ha alzato i numeri: oltre 400mila
minori italiani e 80mila immigrati al lavoro, nei laboratori artigiani, per
strada, oltre che a casa e in attività commerciali. I minori stranieri, infatti,
sono per lo più ingaggiati come ambulanti (se non per l’accattonaggio); diversa
la realtà cinese, dove i bambini lavorano per lo più in ambito familiare. Per
questo l’ILO (l’organizzazione internazionale del lavoro) aveva lanciato qualche
anno fa lo slogan della “educazione flessibile”, per consentire anche a questi
giovanissimi di avere un’istruzione tale da potersi costruire un futuro
migliore.
Come
è andata, in Italia, lo sappiamo: la scuola non è certo diventata flessibile,
piuttosto sono sempre più flessibili – anzi precari – gli insegnanti. La crisi
ha cancellato da ogni agenda il problema del lavoro minorile, tema ormai
confinato in una “giornata” internazionale di convegni e dibattiti. Dati più
recenti sul fenomeno, soprattutto in tempi di crisi, non ci sono: vedremo se
l’Istat riuscirà ad avere qualche numero in più dall’ultimo censimento, ma
poiché si tratta sempre di lavoro sommerso sarà compito arduo (in Italia la
percentuale di lavoro sommerso è considerata intorno al 26%, di cui circa il 15%
riguarderebbe il lavoro di minori).
Il
bambino di Verona (che classe doveva frequentare? La prima media, la seconda?)
non stava servendo pizze al sabato sera, né portando la calce ai muratori: il
suo, a 13 anni, era un lavoro da specializzato. Di responsabilità. Difficile e
gravoso. A 13 anni non si riesce neppure a immaginare che paga gli venisse data:
quanti spiccioli si danno a un ragazzino?
Non
possiamo consentire che la crisi aggredisca anche i diritti dei bambini.
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A sciopero ormai
concluso pubblico il comunicato di ANCORA
IN MARCIA!, in quanto riporta i contenuti del nuovo contratto
“tossico”.
Marco
Spezia
To:
Sent: Wednesday, October 10, 2012 9:48 AM
Subject:
FERROVIE: CONTRATTO TOSSICO, TRENI FERMI SABATO E DOMENICA PER SCIOPERO
MACCHINISTI
ancora
IN MARCIA !
GIORNALE
DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL 1908
CONTRATTO
TOSSICO: UNO SCIOPERO NECESSARIO PER I MACCHINISTI E PER TUTTI I
FERROVIERI
Macchinisti
Uniti contro un contratto che peggiora la vita ed il lavoro di tutti i
ferrovieri. Ma che contiene elementi veramente “insostenibili” soprattutto per
chi lavora sui treni.
SE 10 ORE VI
SEMBRAN POCHE
L'aumento
dell'orario settimanale a trentotto ore, quello giornaliero a dieci, quello
notturno a otto, l'allungamento delle ore di condotta, la riduzione delle ore di
riposo, i turni individuali e l'accattonaggio aziendale che ci riduce anche i
pasti e la prospettiva di lavorare in queste condizioni fino a 66 anni; sono
queste le ragioni principali che ci fanno scioperare. Lamentarsi tra di noi per
quanto sta accadendo purtroppo non basta, occorre farsi sentire e - pur
nell'ambito di uno scenario economico e sociale di crisi di cui siamo per primi
consapevoli - abbiamo il diritto ed il dovere di difenderci da quelle modifiche
più insidiose che intaccano la nostra salute e la possibilità di avere una
normale vita familiare e sociale.
NON SONO SOLO 38
ORE
Macchinisti e
capitreno hanno diritto a maggiori tutele sull'orario di lavoro rispetto alla
generalità degli altri lavoratori: non solo perché il lavoro “mobile” sui treni
comporta alcuni disagi ineliminabili, ma soprattutto perché oltre alle 38 ore di
lavoro settimanale, noi siamo a disposizione dell'azienda - con i turni su due
giornate e riposo fuori residenza - per almeno altre 10-12 ore medie
settimanali.
LE RAGIONI DELLO
SCIOPERO
Dopo l'entrata in
vigore dei turni che rispecchiano la nuova normativa sull'orario di lavoro e
utilizzano il sistema IVU, non crediamo ci sia bisogno di spiegare tra di noi le
ragioni per scioperare: vi è ormai anche la consapevolezza che i peggioramenti
subiti dai ferrovieri - passati attraverso il cavallo di troia del contratto NTV
- non sono serviti a migliorare il trasporto ferroviario, ma ne accompagnano il
declino. Soppressioni di linee e di treni, trasporto merci che chiude mentre si
inganna il paese con proclami sul suo rilancio, i pendolari e il Sud sempre più
abbandonati, mentre vengono dirottate sull'AV tutte le risorse disponibili e
l'attenzione alla qualità del servizio offerto.
INGANNATI E
OFFESI
Questo sciopero è
un appuntamento importante per tutti i ferrovieri ma in particolare per
macchinisti e capitreno, una sorta di verifica sulla “tenuta” di una categoria,
ingannata, offesa e ferita dall'entrata in vigore di un CCNL estremamente
penalizzante con peggioramenti significativi su tutti gli aspetti lavorativi,
con particolare riguardo all'aumento dell’orario di lavoro, alla riduzione dei
riposi e all’estremizzazione delle flessibilità di
utilizzazione.
L'IPOCRISIA E LE
PATETICHE LETTERINE SINDACALI
Lo spettro degli
esuberi si sta materializzando iniziando dal sud e le interpretazioni
unilaterali sul CCNL si sprecano; è insopportabile assistere all'ipocrisia delle
sigle sindacali compiacenti, che prima di firmare non hanno mai affrontato i
problemi occupazionali ed hanno siglato norme non chiare che si prestano alle
prepotenze aziendali. Oggi pietiscono incontri con patetiche letterine di
supplica ai vertici aziendali, ma i ferrovieri hanno visto troppe volte questi
giochi per non sapere che si tratta, se va bene, di incapacità, altrimenti del
preludio di altri scambi inconfessabili che in gergo vengono chiamati
“marchette”.
RISPUNTA LA
FISAFS
In questo quadro
abbastanza desolante si è aggiunto un ulteriore problema, tutto interno al
fronte dei lavoratori ma forse con lo “zampino” dei vertici aziendali:
rispuntano in una parte dell'Orsa Ferrovie, organizzazione composta da sindacati
dei vari settori federati tra loro, alcuni elementi di una cultura concertativa
e subalterna caratteristica della vecchia Fisafs, sindacato autonomo che fino a
qualche anno fa era addirittura considerato “giallo” dai suoi detrattori. E'
infatti in atto un confronto interno durissimo tra le varie posizioni, rispetto
all'adesione o meno al CCNL già firmato da Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Fast, ed in
particolare tra il settore macchinisti dell'Orsa fermamente contrario alla firma
del contratto e i vertici degli altri settori. Il patto federativo col quale si
è costituita l'Orsa prevede - a garanzia di tutte le specificità professionali -
che per firmare un CCNL occorra l'assenso di tutti i settori. L'intero settore
macchinisti, assieme a moltissimi iscritti degli altri settori, è contrario
pertanto l'Orsa non potrà firmare a meno di forzature e illegittimità statutarie
che aprirebbero nuovi scenari nel nostro panorama
sindacale.
RISCHIO
FRAMMENTAZIONE
Mentre tra i
macchinisti il dissenso (il referendum tra iscritti e non iscritti ha visto
oltre il 90% di no nella categoria) trova la sua giusta rappresentazione grazie
al sistema di verifica democratica dei rappresentanti nazionali con le
periodiche elezioni “di base” previste dallo statuto, negli altri settori pur
interni all'Orsa, il sistema di rappresentanza è molto meno efficace anche a
causa della cristallizzazione di posizioni da troppo tempo lontane dalla
produzione e quindi dal sentire dei lavoratori. Tra i semplici ferrovieri degli
altri settori il dissenso alla firma del contratto non trova quindi la giusta
rappresentazione col rischio di una frammentazione a macchia di leopardo
dell'unica Organizzazione sindacale che, pur interna alle relazioni industriali,
fino ad oggi aveva rappresentato un punto di vista alternativo e un punto di
riferimento per moltissimi lavoratori.
APPELLO ALL'UNITA',
ALLO SCIOPERO E ALLA PARTECIPAZIONE
Non basterà certo
scioperare i giorni dall'11 al 14 ottobre prossimo per risolvere i nostro
problemi ma l'adesione deve essere massiccia e generalizzata, occorre ritrovare
l'unità, oltre le artificiose distinzioni di tessera sindacale per lanciare un
fermo messaggio a chi vuole continuare a calpestare la nostra vita e per
tentare, tutti insieme, di recuperare vivibilità e salute eliminando almeno gli
elementi più critici di questo orribile contratto.
9 ottobre
2012
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From:
Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
To:
Sent: Wednesday, October 10, 2012 11:18 PM
Subject: STEFANIA DIVERTITO A MATTEO RENZI PER IL SOTTOATTRAVERSAMENTO
DI FIRENZE
Dall’Associazione
IDRA idrafir@tin.it
Matteo
Renzi promise in campagna elettorale per le elezioni a sindaco che avrebbe
rimesso in discussione il sottoattraversamento di Firenze: caro Matteo-PINOCCHIO
le promesse non mantenute si pagano…
Saluti
GC
Stefania
Divertito si rivolge a Matteo Renzi, candidato al governo del
Paese...
UNA
DOMANDA AL CANDIDATO RENZI: PERCHÈ CONSENTI DI FAR
TRIVELLARE FIRENZE?
Una talpa forerà il
sottosuolo di Firenze, l’attraverserà sottoterra, per costruire un tratto di
ferrovia ad Alta Velocità e una nuova stazione cittadina che si chiama Foster,
dal famosissimo studio di architetti che ha vinto la gara per la sua
costruzione.
Il sindaco di
Firenze Matteo Renzi ha firmato il suo sì una mattinata di inizio agosto
dell’anno scorso. Il progetto, contestato per la sua invasività e per la sua
oggettiva scarsa utilità (secondo studi universitari servirebbe a recuperare
circa 5 minuti nella tratta Roma-Milano: è proprio necessario?), ha un’altra
problematica, non certo secondaria: le terre di scavo. Se ne produrranno a
centinaia di tonnellate e da sempre sono considerate rifiuti
speciali.
Ora, con il
decreto 10 agosto 2012, n. 161 entrato in vigore sabato, le terre di scavo in
determinate condizioni sono da considerare sottoprodotti e non rifiuti speciali.
Potranno essere riutilizzate o smaltite in “normali discariche”. E’, tra
l’altro, la risposta ministeriale alla diatriba in corso tra le amministrazioni
toscane e che bloccava gli scavi: dove mettiamo tutto lo smerino? Ecco, ora i
problemi sono stati annullati, per decreto.
Ma per fortuna
esiste, a Firenze, una “zanzara”, che punge le amministrazioni, che insiste e dà
fastidio.
E lo fa per il bene
di noi tutti. questa zanzara (ce ne fossero in ogni città) si chiama Idra, è
un’associazione alla quale non scappa nulla, ed è stata tra le prime, ad
esempio, a denunciare lo scempio della Tav nel Mugello, che ha portato la
ferrovia nelle valli, rubando 53 km di corsi d’acqua.
Girolamo Dell’Olio
è un prof che dedica il suo tempo libero a questo esercizio di educazione civica
applicata che è Idra. Su questa storia delle terre di scavo trasformate per
decreto ha interpellato vari parlamentari europei (tra i quali l’attivissimo
Andrea Zanoni) e direttamente il commissario europeo all’ambiente Janez
Potočnik, che ha inviato una loquace risposta proprio in questi giorni scritta
direttamente dal commissario: i suoi servizi “non
mancheranno di dare riscontro all’esposto dell’associazione Idra”,
su cui il deputato europeo Andrea Zanoni aveva sollecitato il 20 luglio scorso
l’attenzione del commissario.
Nella risposta
trasmessa a Zanoni, Potočnik aggiunge, quasi a rispondere indirettamente alla
Regione Toscana: “La
informo inoltre che, qualora le Autorità italiane disciplinassero lo
smaltimento delle terre e rocce da scavo in modo incompatibile con la direttiva
2008/98/CE, la Commissione non esiterà ad adottare le iniziative necessarie per
garantire il rispetto del diritto UE da parte della Repubblica italiana”.
Caro commissario,
troppo tardi, quel progetto oggi è decreto. L’analisi della UE dovrà procedere
diversamente, analizzando la compatibilità di questa nuova legge con i
regolamenti europei. E se dovesse risultare incompatibile? Potrebbe scattare una
procedura di infrazione. A scavi già avviati, a città già devastata, dovremmo
fermare tutto.
Idra ha trasmesso
immediatamente la nota del commissario europeo all’Ambiente al presidente della
giunta regionale toscana Enrico Rossi e agli assessori Annarita Bramerini e Luca
Ceccobao.
Accompagnando
l’invio del documento con questa riflessione: “Noi
temiamo che se la Regione Toscana persevererà nel considerare di fatto
‘approvato’ il regolamento proposto dal governo italiano, a validazione europea
ancora sospesa, dalle conseguenze di tale scelta potrebbero derivare gravi
pregiudizi per l’erario:
un’opera
di durata così imponente come il doppio tunnel TAV nella città patrimonio
mondiale dell’Unesco, con annessa stazione sotterranea in fregio al subalveo del
torrente Mugnone, rischierebbe di essere avviata e poi interrotta per effetto di
una procedura di infrazione comunitaria.
Un’ipotesi
non del tutto peregrina,
tenuto conto dei provvedimenti adottati in passato dall’Europa nei confronti
della legislazione italiana in materia di rifiuti, dei quali il commissario
europeo all’Ambiente ha ovviamente contezza.
Non
è difficile immaginare come lo stravolgimento dell’equilibrio contrattuale che
potrebbe derivare dalla modifica di alcuni fondamentali elementi caratterizzanti
le soluzioni progettuali approvate per il Nodo AV di Firenze, di importanza
strategica per la realizzazione delle opere affidate al General Contractor,
sarebbe suscettibile di determinare variazioni significative nelle tempistiche
convenute e nei costi stimati.
Non parliamo poi
del danno sociale che verrebbe indotto da uno stop degli scavi ‘a cuore aperto’
nella città di Firenze: ne risentirebbero pesantemente, temiamo, l’economia,
l’ambiente, la fruibilità della città e la sua stessa immagine nel mondo, oltre
che la credibilità delle istituzioni rappresentative
che avessero avallato con soverchia leggerezza la
cantierizzazione”.
Sindaco Matteo
Renzi, lei che si candida a governare il principale partito di centro-sinistra,
e poi il Paese intero, dia un segno di discontinuità rispetto al partito del
cemento e degli affari. Fermi lo scempio, oggi che è ancora in
tempo.
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To:
Sent: Thursday, October 11, 2012 8:54 AM
Subject: IMPORTANTE RIUNIONE DELLA RETE
COMUNICATO
RIUNIONE RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUI POSTI DI
LAVORO
Si
è riunita il 6 ottobre, a Roma, nella sede dell'Unicobas gentilmente concessa,
la Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro; presenti il Comitato 5
aprile di Roma e operai e lavoratori responsabili dei nodi della Rete di Milano,
Bergamo, Ravenna, Taranto, Marghera-Venezia, da Palermo è giunto un intervento,
ha dato il suo sostegno alla riunione “Legami d'acciaio” di Torino Thyssen
Krupp, è intervenuto l'Avvocato Bonetto che ha curato i processi di Torino
Thyssen Krupp - Eternit. Presenti come aderenti alla Rete e alla sua attività
Slai cobas per il sindacato di classe, USI, Snater e rappresentanti
dell'Unicobas.
La
riunione è stata aperta dai compagni di Taranto che hanno fatto una relazione
sulla questione Ilva che era al centro dell'ordine del giorno. La relazione -
che sarà contenuta in un più ampio resoconto - è partita dal rivendicare alla
Rete nazionale con la riuscita manifestazione nazionale tenutasi a Taranto il 18
aprile 2009 la lotta per salute e sicurezza all'Ilva e sul territorio contro le
morti da lavoro e da inquinamento, che aprì la battaglia che oggi si conduce e
rese la questione Ilva questione nazionale; per arrivare alla proposta che
questa battaglia vada ripresa come la Rete l'ha portata avanti contro padron
Riva, governo, istituzioni, unendo operai dell'Ilva che giustamente difendono il
lavoro e la sicurezza in fabbrica e popolazione, in particolare del quartiere
Tamburi, che dicono con chiarezza “basta morti e basta inquinamento per i
profitti del padrone”.
Sulla
questione sono intervenuti tutti i diversi compagni della Rete, approfondendola,
sulla linea che lavoro e salute sono battaglie congiunte di operai e masse
popolari, in fabbrica e sul territorio.
La
Rete ha deciso di organizzare un convegno nazionale a Taranto che definisca
anche tramite dibattito, analisi, confronto, tra tutti i partecipanti la
piattaforma e data di una manifestazione nazionale a Taranto nel fuoco della
lotta in corso a Taranto e in stretto rapporto con gli operai Ilva-indotto e le
realtà territoriali in lotta. Il convegno promosso dalla Rete sarà aperto a
tutte le realtà sociali, sindacali e politiche che vogliano contribuirvi, a
Taranto come a livello nazionale.
Il
Convegno si terrà ai primi di dicembre e entro il 27 ottobre sarà tenuta una
riunione organizzativa per definire la data precisa con appello e manifesto di
convocazione.
L'Avvocato
Bonetto ha portato l'esperienza di come si è costruita la partecipazione operaia
ai processi di Torino, per proporre la realizzazione di un modello simile ai
processi Ilva per operai e popolazioni.
Il
secondo punto all'ordine del giorno ha recepito il documento preparato dai
compagni del comitato 5 aprile e ha espresso adesione alla campagna in corso
contro le nuove modifiche peggiorative (Bozza Decreto sulla semplificazione) del
D.Lgs.81/08 sulle disposizioni di tutela della salute e della sicurezza nei
luoghi di lavoro, che ne vogliono ulteriormente snaturare la funzione e
finalità.
Altri
compagne e compagni sono intervenuti sulle condizioni di insicurezza in altre
realtà lavorative, in particolare nella scuola dove studenti e insegnanti
rischiano anche la vita per lo stato di pericolosità delle scuole, frutto
diretto delle politiche e dei tagli dei governi.
La
Rete con questa riunione si assume le sue responsabilità di ridare a tutti uno
strumento nazionale di elaborazione e lotta, a partire - come è già stato per
Testo Unico, Thyssen Krupp, Ilva, strage di Molfetta, rapporto precarietà/morti
sul lavoro, ecc. - dalla questione più calda oggi: l'Ilva di Taranto,
dimostrando sul campo, con il convegno nazionale e la
possibile
manifestazione nazionale, l'indispensabile necessità di questo strumento.
manifestazione nazionale, l'indispensabile necessità di questo strumento.
RETE
NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO
Roma
6 ottobre 2012
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Sent: Friday, October 12, 2012 11:01 AM
To:
Subject:
LETTERA ASSOCIAZIONI PER CONFERENZA NAZIONALE GOVERNATIVA AMIANTO
A
seguire la lettera inviata al Ministro Balduzzi da parte di Fulvio Aurora a nome
di tutto il Coordinamento in preparazione della Conferenza Nazionale
Amianto
*
* *
Al
Sig. Ministro della Salute Prof. Renato Balduzzi Ministero della
Salute
Al
Direttore Generale dott. Fabrizio Oleari Ministero della
Salute
Al
Direttore Generale Dott. Giuseppe Ruocco Ministero della
Salute
p.c.
al
Senatore Felice Casson Senato della Repubblica
OGGETTO:
SECONDA CONFERENZA NAZIONALE AMIANTO – LE ASPETTATIVE DELLE
ASSOCIAZIONI
Sig.
Ministro
Sigg.
Direttori,
Al
seguito dell’incontro delle associazioni avvenuto a Casale Monferrato il 17
settembre u.s. il coordinamento delle associazioni si è ulteriormente riunito a
Roma il 1 ottobre presso la CGIL nazionale insieme ai sindacati confederali. E’
in preparazione un documento comune che associazioni e sindacati invieranno al
Ministero della Salute nei prossimi giorni.
Le
Associazioni delle vittime e degli esposti ed ex esposti all’amianto ritengono,
però, primariamente, di esprimere le loro esigenze e le loro aspettative dalla
celebrazione della Seconda Conferenza Nazionale sull’Amianto che si terrà a
Venezia nei giorni 22/23/24 novembre non senza avere preso atto dell’impegno e
del lavoro di coordinamento profuso dal Sig. Ministro, prof. Balduzzi, per
l’indizione della Conferenza e per ciò stesso lo ringraziano.
La
Conferenza ha avuto il suo prologo con la presentazione del Quaderno del
Ministero della Salute: “Stato dell’arte e prospettive in materia di contrasto
alle patologie asbesto correlate”, presentato sempre a Casale Monferrato il 17
settembre. Si ritiene che la sintesi dei diversi problemi in esso contenuti sia
condivisibile, come è condivisibile ed appropriata l’analisi della legislazione
in tema di amianto che ha messo in luce quanto ancora deve essere applicato e
messo in atto. Ed è rispetto a queste criticità che le associazioni si aspettano
una precisa presa di posizione del Governo fattiva e concreta. In altri termini,
considerando la prossima, vicina scadenza elettorale si ritiene che la
Conferenza, quindi i Ministeri interessati debbano annunciare in quali modi, in
quali tempi, con quali strumenti, e, non ultimo, con quali finanziamenti,
intendono fare fronte agli inadempimenti e alle criticità così bene evidenziate
nella pubblicazione testé rammentata.
Ed
è questo lo scopo principale che ha spinto il presente coordinamento delle
associazioni a chiedere che si svolga una Conferenza governativa dopo averne
organizzate due non governative (Monfalcone 2004, Torino 2009).
Facciamo
riferimento alla mozione (Casson) approvata all’unanimità dal Senato della
Repubblica il13 settembre u.s.
Da
essa dovrebbero derivare iniziative amministrative e, se del caso, di proposta
legislativa da parte del Governo perché, finalmente, entro l’attuale
legislatura, al problema amianto venga dato una risposta definitiva, pur
scandita in tempi tanto necessari, quanto precisi. In altri termini: un
documento di intenti, come quello scaturito dalla Prima Conferenza nazionale del
1999 non è quello che ci aspettiamo.
Per
quanto ci riguarda, come coordinamento delle associazioni saremmo lieti di
intervenire alla Conferenza su tutti i temi, ed in particolare su quelli della
ricerca e sorveglianza sanitaria, nonché, per esporre considerazioni e ragioni
della presenza delle associazioni, quali parti civili, in non pochi procedimenti
penali in tema di rischi e danni da amianto.
A
seguire la mozione Casson con alcuni puntuali commenti e
proposte.
Si
ringrazia per l’attenzione e si resta a disposizione
Per
il Coordinamento delle Associazioni
Fulvio
Aurora c/o Ass. italiana esposti amianto (AIEA)
Milano,
11 ottobre 2012
*
* *
MOZIONE
CASSON
Atto
n. Senato 1-00680
Pubblicato
il 12 settembre 2012, nella seduta n. 792
Esame
concluso nella seduta n.680 dell'Assemblea (13/09/2012)
Casson, Blazina,
Fontana, Galperti, Roilo, Antezza, Filippi, Marino, Garraffa, Di Giovan Paolo,
Pegorer, De Luca, Donaggio, Adragna, Adamo, Nerozzi, Vita, Granaiola, Scanu,
Mariatti, Chiuruzzi, Passoni, Carloni
Premesso
che:
nel novembre 2004
si è svolta a Monfalcone (Gorizia) la Conferenza nazionale sull'amianto, nel
corso della quale sono stati indicati gli obiettivi da perseguire in questa, al
contempo, nuova e ultima fase della lotta per la completa eliminazione della
fibra killer dall'Italia entro
il 2015;
secondo l'Ufficio
internazionale del lavoro, sono circa 120.000 i decessi causati nel mondo ogni
anno da tumori provocati dall'esposizione all'amianto e sono circa 4.000 quelli
risultanti in Italia;
nei prossimi
decenni, stante il lungo periodo di latenza della malattia, che può superare
anche i 30 anni, si avrà, anche in Italia, un ulteriore forte incremento dei
decessi provocati dall'amianto, incremento che raggiungerà l'apice tra il 2015 e
il 2025 (e, secondo alcuni esperti, addirittura nel 2040);
il 29 aprile 2008 è
stato presentato il disegno di legge "Disposizioni a favore dei lavoratori e dei
cittadini esposti ed ex esposti all'amianto e dei loro familiari, nonché delega
al Governo per l'adozione del testo unico in materia di esposizione all'amianto"
(Atto Senato 173);
già il 27 maggio
2006 si era svolto a Venezia un convegno internazionale sull'amianto, nel corso
del quale sono state rinnovate le segnalazioni e le proteste per i mancati
doverosi e solleciti interventi della magistratura, soprattutto penale, a tutela
dei lavoratori ex esposti ad amianto o dei loro familiari superstiti,
soprattutto per le regioni del Veneto (Porto Marghera in particolare) e del
Friuli-Venezia Giulia (Monfalcone in particolare) e sono assai ripetuti gli
interventi pubblici e le denunce in ordine ai ritardi della magistratura in
materia (da ultimo, ai convegni di Venezia-Mira del 27 giugno 2011 e di Roma del
30 giugno 2011);
considerato
che:
nella seduta del 7
febbraio 2012, il Senato ha già approvato quasi all'unanimità una risoluzione
(6-00121, Casson ed altri 27 firmatari) che impegnava il Governo in ordine ai
sei specifici seguenti punti:
1) modificare il
decreto emanato dal Ministro del lavoro e previdenza sociale in data 12 gennaio
2011 in attuazione della legge finanziaria del 2008 (n. 244 del 2007), al fine
di garantire il funzionamento del Comitato organizzatore e la gestione del Fondo
per le vittime dell'amianto, disciplinare le procedure e le modalità di
erogazione delle prestazioni a favore di tutte le persone (civili e militari,
lavoratori e non lavoratori), che abbiano contratto patologie asbesto-correlate
per esposizione all'amianto a qualsiasi titolo, in situazioni lavorative,
domestiche o ambientali e, in caso di premorte, in favore degli eredi. A tal
fine occorre prioritariamente valutare la piena conformità del decreto
ministeriale in questione con le previsioni di cui alla legge n. 244 del 2007,
anche al fine di proporre eventuali modifiche alla normativa primaria di
riferimento;
2) istituire un
apposito Fondo per realizzare, in accordo con il coordinamento degli assessori
regionali alla salute, un programma di indirizzo e coordinamento e messa in rete
dei programmi delle singole regioni, in materia di “Sorveglianza sanitaria,
diagnosi precoce e terapie efficaci” delle persone dichiaratesi esposte
all'amianto e per le persone che hanno ricevuto e riceveranno dall'Istituto
nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAlL) e/o dalle
Aziende unità sanitarie locali (AUSL) l'attestato di avvenuta esposizione
all'amianto;
3) istituire,
presso il Ministero dell'economia e delle finanze, un Fondo nazionale per il
risanamento degli edifici pubblici, per il finanziamento degli interventi
finalizzati ad eliminare i rischi per la salute pubblica derivanti dalla
presenza di amianto negli edifici pubblici e nelle strutture e mezzi di
trasporto pubblico, prevedendo prioritariamente la messa in sicurezza degli
edifici scolastici ed universitari, delle strutture ospedaliere, degli uffici
aperti al pubblico e delle caserme e delle navi militari;
4) favorire
l'instaurazione di un quadro interpretativo omogeneo il quale risulti idoneo ad
assicurare il tempestivo rilascio delle certificazioni di esposizione
all'amianto in favore dei lavoratori esposti e agli ex esposti, al fine di
consentire loro l'accesso ai benefici e alle prestazioni sanitarie previste
dalla normativa vigente;
5) provvedere alla
riapertura del termine del 15 giugno 2005, di cui al decreto del Ministro del
lavoro e delle politiche sociali del 27 ottobre 2004, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 295 del 17
dicembre 2004, in attuazione di quanto previsto dal decreto-legge n. 269 del
2003, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 326 del 2003, riapertura già
sollecitata con Atto Senato n. 2141 del 28 aprile 2010;
6) provvedere alla
indizione e organizzazione della Conferenza Nazionale sulle patologie
asbesto-correlate nonché sulla conoscenza, prevenzione e bonifica dei siti
contaminati da amianto;
rilevato che su
tali impegni risulta che il Governo abbia risposto positivamente solo in ordine
al sesto punto, concernente la organizzanda Conferenza nazionale governativa
sull'amianto;
ritenuto di dover
riproporre al Governo tutte le ricordate inevase questioni, unitamente a quelle
concernenti la lentezza dei processi e delle indagini relativi alle persone
decedute a causa dell'amianto;
considerato
che:
nel corso del mese
di novembre 2012 si terrà a Venezia la seconda conferenza nazionale governativa
sull'amianto nel corso della quale dovranno valutarsi - tra l'altro - i problemi
relativi alla gestione dei processi (civili e penali) da
amianto;
considerato che i
richiesti interventi della magistratura, a tutela delle parti offese (per i casi
di malattie asbesto-correlate), devono ritenersi obbligatori e prioritari a
norma del codice penale e di procedura penale, anche perché la recente normativa
annovera questa tipologia di reati (infortuni sul lavoro e malattie
professionali) tra quelli che devono essere trattati, dopo quelli concernenti le
più gravi forme di criminalità organizzata, con criteri di precedenza rispetto
agli altri;
gli obblighi di
tutela dei lavoratori (e dei loro familiari superstiti) si rinvengono finanche
nella Carta costituzionale, che fa costantemente richiamo ai doveri di
solidarietà sociale;
non pare, in
effetti e di fatto, che i vari uffici giudiziari funzionalmente e
territorialmente competenti (soprattutto le Procure della Repubblica) soddisfino
con celerità e priorità tali esigenze relative all'istruzione e trattazione dei
procedimenti concernenti le morti a causa del lavoro (in particolare quelle da
amianto), sulle quali peraltro già nel corso delle Legislature XIV e XV il
Senato aveva istituito una specifica Commissione d'inchiesta, rilevando la
notevole vastità e gravità del fenomeno;
considerato inoltre
che tali segnalazioni di lentezza o di inerzia, incomprensibili e inaccettabili,
riguardano situazioni in particolare del Veneto;
sottolineato che
lentezze ed inerzie conducono di continuo a vergognose prescrizioni dei
reati,
impegna il
Governo:
1) a dare sollecita
attuazione al complesso degli impegni contenuti nella richiamata risoluzione
6-00121, già approvata dal Senato;
2) a verificare
quante denunce e/o segnalazioni di qualsiasi genere, ma attinenti ad esposizioni
ad amianto e a patologie asbesto-correlate, siano pervenute a tutte le singole
Procure della Repubblica italiana, dall'anno 2000 ad oggi;
3) a verificare
quante di tali denunce e/o segnalazioni (per ogni singolo ufficio giudiziario)
siano state archiviate, siano ancora pendenti o siano state concluse con
passaggio del fascicolo al giudice per il giudizio e quante di queste ultime si
siano già concluse con sentenze di primo o di secondo grado, ovvero siano
divenute definitive;
4) a sollecitare
per quanto di competenza la trattazione dei fascicoli “dormienti” in materia di
soggetti esposti alle fibre-killer di
amianto;
5) a promuovere la
ricerca e sorveglianza epidemiologica, con riferimento alle persone che hanno
contratto patologie asbesto-correlate per esposizione
all'amianto;
6) a promuovere,
d'intesa con le regioni, la realizzazione di una struttura di rete che raccolga
ed analizzi i dati relativi alle patologie asbesto-correlate emersi a livello
territoriale e in particolare dai registri tumori.
INDICAZIONI
E COMMENTI
“1) Modificare il decreto emanato dal
Ministro del lavoro e previdenza sociale in data 12 gennaio 2011 in attuazione
della legge finanziaria del 2008 (n. 244 del 2007), al fine di, garantiti il
funzionamento del Comitato organizzatore e la gestione del Fondo per le vittime
dell'amianto, disciplinare le procedure e le modalità di erogazione delle
prestazioni a favore di tutte le persone (civili e militari, lavoratori e non
lavoratori), che abbiano contratto patologie asbesto-correlate per esposizione
all'amianto a qualsiasi titolo, in situazioni lavorative, domestiche o
ambientali e, in caso di premorte, in favore degli eredi. A tal fine occorre
prioritariamente valutare la piena conformità del decreto ministeriale in
questione con le previsioni di cui alla legge n. 244 del 2007, anche al fine di
proporre eventuali modifiche alla normativa primaria di
riferimento.”
Lo
scopo primo per cui è stato chiesto il Fondo per le Vittime è stato quello di
dare una risposta di riconoscimento, di giustizia, quindi economica, a chi non
ha avuto e non può avere nulla, ovvero alle vittime (o i loro eredi) colpite da
malattie asbesto correlate in situazioni non lavorative. Un risultato che,
probabilmente, si può ottenere questo risultato per via amministrativa; sarà
però il Governo ad individuare e ad annunciare le modalità più opportune, in
tempi certi e pure celeri.
“2) Istituire un apposito Fondo per
realizzare, in accordo con il coordinamento degli assessori regionali alla
salute, un programma di indirizzo e coordinamento e messa in rete dei programmi
delle singole regioni, in materia di «Sorveglianza sanitaria, diagnosi precoce e
terapie efficaci» delle persone dichiaratesi esposte all'amianto e per le
persone che hanno ricevuto e riceveranno dall'INAlL e/o dalle AUSL l'attestato
di avvenuta esposizione all'amianto.”
L’iniziativa
deve essere del Ministro della Salute che riunisce le Regioni e, con il loro
accordo, predispone un piano che deve essere seguito su tutto il territorio
nazionale. Tale piano può essere discusso ed approvato alla Conferenza
Nazionale. Se per la sorveglianza sanitaria non sembra esistano difficoltà per
fornire le opportune indicazioni, diverso è il problema per ciò che attiene alla
diagnosi precoce e alle terapie efficaci. In effetti per le malattie più gravi
asbesto correlate non esiste allo stato attuale né diagnosi precoce, ne terapie
che portano a guarigione.
L’esigenza
di porre in essere o di rafforzare la ricerca è fondamentale, considerando la
differenza fra la ricerca, che segue appositi criteri, e l’ intervento
terapeutico, pure e per primo dovuto, pur in presenza di una malattia
inguaribile. Il Ministero della Salute è impegnato a relazionarsi con le reti
europee di ricerca, ma al tempo stesso deve coordinare le ricerche in atto e,
pure, esprimere giudizi sulla congruità delle stesse. Indispensabile è quindi
fare conoscere le ricerche esistenti e i risultati, una volte concluse, queste
hanno determinato.
“3) Istituire, presso il Ministero
dell'economia e delle finanze, un Fondo nazionale per il risanamento degli
edifici pubblici, per il finanziamento degli interventi finalizzati ad eliminare
i rischi per la salute pubblica derivanti dalla presenza di amianto negli
edifici pubblici e nelle strutture e mezzi di trasporto pubblico, prevedendo
prioritariamente la messa in sicurezza degli edifici scolastici ed universitari,
delle strutture ospedaliere, degli uffici aperti al pubblico e delle caserme e
delle navi militari.”
E’
evidente che la priorità riguarda gli edifici e le strutture pubbliche in
generale, ma ciò non è esaustivo. L’amianto non lo possiamo lasciare dov’è,
anche se si tratta di ambienti privati. I dati dei censimenti dei siti spiegano
come la legge e i decreti ministeriali relativi, non siano stati applicati se
non a macchia di leopardo.
Il
Ministro dell’Ambiente deve dare indicazioni sulle vecchie e sulle nuove forme
di smaltimento dell’amianto, in un contesto di chiarezza, considerando i
territori, le obiezioni e la partecipazione dei cittadini interessati. In
particolare va considerato necessario verificare le possibilità di
inertizzazione dei rifiuti di amianto, che non può essere considerata l’unica,
ma è certamente importante per eliminare la grande quantità di amianto friabile
ancora presente. Non è accettabile che il 72 % del materiale contenente amianto
sia smaltito in Germania. Non ultimo, un tema che sembra essere collaterale, ma
non lo è, deve essere affrontato e risolto. Le cave di pietre verdi (contenenti
amianto) devono essere, conformemente alla legge 257/92 che ne vieta
l’estrazione , definitivamente chiuse.
L’emergenza
sanitaria causata dall’amianto non permette ulteriori ritardi nella
pianificazione e realizzazione di interventi efficaci di risanamento e bonifica,
che devono avvenire su due livelli, nazionale e locale, a partire dai siti
inseriti nel Programma nazionale di bonifica del Ministero dell’ambiente, dove,
nonostante l’urgenza sanitaria, le bonifiche vanno ancora a
rilento.
Per
accelerare gli interventi di bonifica occorre prevedere adeguate risorse
economiche per co-finanziare la rimozione e la bonifica delle strutture
contaminate di proprietà dei Comuni, ma anche dei cittadini. Un ottimo
strumento, grazie al quale si sono rimossi migliaia di mq di coperture di
eternit su tutto il territorio nazionale era l’extra-incentivo di 5 centesimi a
kwh, previsto dal IV conto energia, per chi sostituiva le coperture in eternit
con pannelli fotovoltaici. L’attuale sistema di incentivazione recentemente
approvato con il V conto energia invece lo ha sostituito con un sistema che ha
delle evidenti criticità, che hanno, di fatto, causato una drammatica battuta di
arresto della realizzazione degli impianti FV e delle
bonifiche.
È
necessaria un’adeguata pianificazione per la realizzazione di una impiantistica
di trattamento e smaltimento a supporto delle operazioni di
bonifica.
Non
ultimo va affrontato il tema dei sostituti dell’amianto, per verificare se
questi sono i materiali messi in commercio e utilizzati hanno le caratteristiche
di innocuità per l’uomo e per l’ambiente.
“4)
Favorire l'instaurazione di un quadro interpretativo omogeneo il quale risulti
idoneo ad assicurare il tempestivo rilascio delle certificazioni di esposizione
all'amianto in favore dei lavoratori esposti e agli ex esposti, al fine di
consentire loro l'accesso ai benefici e alle prestazioni sanitarie previste
dalla normativa vigente.
5)
provvedere alla riapertura del termine del 15 giugno 2005, di cui al decreto del
Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 27 ottobre 2004, pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale n. 295
del 17 dicembre 2004, in attuazione di quanto previsto dal decreto-legge n. 269
del 2003, riapertura già sollecitata con Atto Senato n. 2141 del 28 aprile
2010.”
E’
un argomento sul quale si è a lungo discusso e che ha costituito una delle
maggiori discriminazioni per molti lavoratori ex esposti. I cosiddetti
“benefici” (quale beneficio per essere stato esposto all’amianto?) previdenziali
sono stati erogati nelle maniere più diverse, e, in molti casi, non pochi aventi
diritto ne sono stati privati. La vertenzialità giuridica è stata massima. Ora,
tale filone sembra si sta esaurendo per stanchezza o perché il tempo ha
determinato decadenza del diritto. Sarebbe necessario uno scatto di giustizia da
parte governativa: a uguale esposizione uguale diritto, indipendentemente dai
luoghi, dagli ambienti di lavoro pubblici o privati purché l’esposizione fosse
dimostrata. Anche in questo caso, non necessariamente è necessaria una nuova
legge, sarebbero sufficienti uno o più atti di indirizzo.
Ciò
da adito a mettere in discussione le modalità operative di funzionamento e
decisioni dell’INAIL a partire dalle differenze di comportamento nei territori,
ma più in profondità il criterio assicurativo prima del criterio sociale.
Occorre
trovare un modo per risolvere il problema senza bisogno che INAIL e INPS
costringano gli aventi diritto a rivolgersi ai tribunali. Ad esempio deve essere
ammesso che anche le A-USL possano definire i riconoscimenti. D’altro canto
anche per il riconoscimento delle malattie professionali esiste una grossa
ingiustizia, sia per la mancanza di denuncia da parte di chi ha l’obbligo di
referto, sia per dovere, molto spesso, da parte dei lavoratori interessati,
ricorrere in Tribunale.
E
infine il governo è impegnato:
“1)
a dare sollecita attuazione al complesso degli impegni contenuti nella
richiamata risoluzione 6-00121, già approvata dal
Senato;
2)
a verificare quante denunce e/o segnalazioni di qualsiasi genere, ma attinenti
ad esposizioni ad amianto e a patologie asbesto-correlate, siano pervenute a
tutte le singole Procure della Repubblica italiana, dall'anno 2000 ad oggi;
3)
a verificare quante di tali denunce e/o segnalazioni (per ogni singolo ufficio
giudiziario) siano state archiviate, siano ancora pendenti o siano state
concluse con passaggio del fascicolo al giudice per il giudizio e quante di
queste ultime si siano già concluse con sentenze di primo o di secondo grado,
ovvero siano divenute definitive;
4)
a sollecitare per quanto di competenza la trattazione dei fascicoli "dormienti"
in materia di soggetti esposti alle fibre-killer di
amianto;
5)
a promuovere la ricerca e sorveglianza epidemiologica, con riferimento alle
persone che hanno contratto patologie asbesto-correlate per esposizione
all'amianto;
6)
a promuovere, d'intesa con le regioni, la realizzazione di una struttura di rete
che raccolga ed analizzi i dati relativi alle patologie asbesto-correlate emersi
a livello territoriale e in particolare dai registri
tumori.”
Al
governo si chiede di raccogliere i dati su tutto ciò che è il dovere della
magistratura: quali denunce e quali segnalazioni, quale seguito queste hanno
avuto; quali processi sono stati implementati e con quale esito. Pensiamo alle
mancate denunce delle malattie professionali da parte di chi detiene l’obbligo
di referto, pensiamo anche alle archiviazioni delle denunce, ai processi
iniziati e non conclusi causa la prescrizione dei reati. E’ solo un problema di
organizzazione o si tratta di scelte che si sono incancrenite nel tempo e che
non si vuole rimuovere? Forse è per questo che la proposta del Procuratore
Raffaele Guariniello di istituzione della Procura Nazionale sulla salute e
sicurezza sul lavoro viene rifiutata. I benefici di giustizia che potrebbe
portare ai lavoratori e ai cittadini ex esposti o esposti all’amianto e alle
altre sostanze tossiche e cancerogene corrispondono alle responsabilità che
verrebbero perseguite. E questo non piace, ancora di più in tempo di
crisi.
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