lunedì 16 luglio 2012

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 15/07/12




INDICE

RAPPORTO INAIL 2011: POCHE VERITÀ - MARCO BAZZONI

Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
EUTANASIA DI UNA PIANA

Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
OSSERVATORIO INDIPENDENTE DI BOLOGNA MORTI SUL LAVORO: I MORTI SUL LAVORO NEL 2011 SONO STATI OLTRE 1170

PUZZA BALOCCHI & PROFUMI

REFERENDUM ABROGAZIONE PARZIALE INDENNITA' PARLAMENTARE: NESSUNO DICE NULLA!!!

ANCORA IN MARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
BOLOGNA: DERAGLIA TRENO REGIONALE. SOLO CONTUSI MA SFIORATA TRAGEDIA

A PROPOSITO DEL CONTROLLO A DISTANZA NEI LUOGHI DI LAVORO?

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To:
Sent: Wednesday, July 11, 2012 10:19 PM

Subject: RAPPORTO INAIL 2011: POCHE VERITÀ - MARCO BAZZONI


RAPPORTO INAIL 2011: POCHE VERITÀ - MARCO BAZZONI

"Ho sentito sia le dichiarazioni odierne, sia quelle passate del Presidente della Repubblica. Dice che ci vogliono più controlli, più sanzioni, però il Presidente della Repubblica 3 anni fa l’ha firmato il Decreto Legislativo 106/09 che ha dimezzato le sanzioni ai datori di lavoro, ai dirigenti, ai preposti. Ha introdotto la salva-manager che deresponsabilizza i datori di lavoro, quella che l’ex Ministro del Lavoro Sacconi diceva di avere cancellato, invece è uscita dalla porta è rientrata dalla finestra." Marco Bazzoni

Il testo dell'intervento
DATI FORTEMENTE SOTTOSTIMATI
"Buongiorno a tutti, sono Marco Bazzoni, ho 38 anni, sono un operaio metalmeccanico. Sono anche rappresentante della sicurezza dal 2003 e mi occupo di questa tematica, del tema della sicurezza sul lavoro da tanto tempo.
Oggi è stato presentato il rapporto annuale Inail sugli infortuni e le morti sul lavoro. l’Inail ha detto che nel 2011 ci sono stati 920 infortuni mortali in calo rispetto al 2010, quando ce ne erano stati 970. Questi secondo me sono dati fortemente sottostimati, prima cosa perché l’Inail tiene conto solo degli infortuni accaduti ai suoi assicurati e tra i suoi assicurati non ci sono né le forze di Polizia, né Carabinieri, né gli sportivi, tante categorie che non sono assicurate con l’Inail. Poi, in tutti questi dati incide la crisi economica che c’è stata. Perché l’Inail non lo dice, ma ci sono tante aziende che hanno chiuso, tanti lavoratori in cassa integrazione, tanti lavoratori in mobilità, quindi non sono questi dati “oro colato” come voglio far credere. Ai dati dell’Inail sulle morti sul lavoro e ai dati dell’Inail sugli infortuni sul lavoro mancano all’appello gli infortuni che accadono nel sommerso che si stima siano almeno 200 mila ogni anno. Addirittura ho visto che l’Inail ha fatto una stima provvisoria che dice che sono circa 164 mila per l’anno 2011, quindi anche questa stima è al ribasso.Va detto anche che l’Inail ha un avanzo di bilancio annuale di circa 2 miliardi di Euro ogni anno e questi soldi non è che vengano utilizzati per aumentare le rendite agli invalidi sul lavoro o per aumentare le rendite ai familiari delle vittime sul lavoro, ma vengono utilizzati dallo Stato per ripianare i debiti. Sono depositati presso un conto infruttifero del Ministero del Tesoro e lo Stato lo utilizza per ripianare i debiti. È una cosa scandalosa perché quei soldi non sono dello Stato, appartengono alle aziende e ai lavoratori.
Non c’è la coscienza di tutto il problema della salute sui rischi sul lavoro anche perché non c’è sensibilità né da parte dei mezzi di informazione, né da parte delle istituzioni, né da parte del mondo politico, questo va detto. Perché? Tanto per quanto riguarda i mezzi di informazione ne parlano solo quando ci sono gravi infortuni o morti sul lavoro, quando va bene perché a volte non dicono neanche quelli, altrimenti nulla, una notizia nelle brevi e basta, quando dovrebbero fare inchieste, lo spazio sui quotidiani, sui Tg ne hanno quanto vogliono, però si preferisce parlare di altro.
Per quanto riguarda il mondo politico lasciamo perdere. Loro sono buoni solo a fare le cosiddette lacrime di coccodrillo quando c’è un morto sul lavoro dicendo che bisogna aumentare i controlli, dicendo che manca la cultura della sicurezza sul lavoro e poi dopo restano solo parole, i fatti zero! Perché manca la cultura della sicurezza sul lavoro, questa frase la sento da anni, però ci fosse stato un governo né di destra, né di centro e né di sinistra che abbia fatto qualcosa. Manca la cultura della sicurezza, per insegnare la cultura della sicurezza bisognerebbe partire dalle scuole, però non c’è stato un governo che abbia detto: "insegniamo la sicurezza sul lavoro a partire dalle scuole elementari". In Francia lo fanno, in Italia non ci riusciamo, non so perché non ci riusciamo.
BASTA SCUSE E LACRIME DI COCCODRILLO
Ho sentito sia le dichiarazioni odierne, sia quelle passate del Presidente della Repubblica. Dice che ci vogliono più controlli, più sanzioni, però il Presidente della Repubblica 3 anni fa l’ha firmato il Decreto Legislativo 106/09 che ha dimezzato le sanzioni ai datori di lavoro, ai dirigenti, ai preposti. Ha introdotto la salva-manager che deresponsabilizza i datori di lavoro, quella che l’ex Ministro del Lavoro Sacconi diceva di avere cancellato, invece è uscita dalla porta è rientrata dalla finestra. Queste dichiarazioni mi sembrano frasi di circostanza e poi dopo non cambierà nulla, in Italia ci sono un mucchio di infortuni, molte morti sul lavoro, molte anche di malattie professionali che nessuno lo dice mai ma c’è anche un sacco di lavoratori che muoiono perché si ammalano sul lavoro o per l’amianto o per altre cose e nessuno dice nulla anche di questo. Per quanto riguarda il livello europeo noi siamo il paese con il più alto numero di incidenti sul lavoro, che va detto come statistiche sono sottostimate. Sono molte di più di quello che dice l’Inail. C’è l’osservatorio indipendente di Bologna che per il 2011 ha stimato 1170 morti sul lavoro, l’Inail sono 920 c’è qualcosa che non va qui! 1170 è la stima minima perché chiaramente sono di più, anche l’osservatorio non può arrivare dove ci sono stati dei lavoratori che sono morti in nero, che non si sanno neanche noi che fine hanno fatto, quindi… però è la stima… 1170 non sono pochi. L’Italia ha una procedura di infrazione aperta dal 29 settembre 2011, questo grazie a una denuncia che ho fatto io nel 2009. Abbiamo una procedura di infrazione su 6 punti. Il primo punto è il principale, la deresponsabilizzazione dei datori di lavoro in caso di delega e subdelega, la proroga di 90 giorni del documento di valutazione dei rischi per le nuove imprese, la proroga per la valutazione di rischi da stress da lavoro, la proroga dell’adeguamento antincendio per le strutture ricettivo – turistico – alberghiere, fino a 25 posti letto e la proroga anche per quanto riguarda l’applicazione del Testo Unico per la Sicurezza per le cooperative e per i volontari della protezione civile, questi sono punti principali.
L’Italia aveva due mesi di tempo per rispondere alla Commissione europea, fino al 30 novembre, ha risposto l’8 dicembre. Ad oggi la Commissione europea ha finito di esaminare il materiane che gli ha inviato l’Italia, però ancora non si sa cosa farà. Molto probabilmente emetterà un parere motivato, che significa? Significa che l’Italia si dovrà adeguare alle disposizioni di questa lettera che è messa in mora, pena delle sanzioni salatissime, sanzioni che vanno da 200 mila a 700 mila Euro il giorno. È probabile che ci si arrivi perché non mi sembra che il nuovo Ministro del lavoro Fornero abbia tanta sensibilità per quanto riguarda la salute e la sicurezza sul lavoro, forse a parole, perché a parole l’ho sentita diverse volte dire che la salute della sicurezza sul lavoro è centrale per il governo Monti, poi abbiamo visto che nei fatti hanno fatto poco o nulla, anzi per quanto riguarda i diritti dei lavoratori abbiamo visto cosa hanno fatto, la riforma del lavoro ne è un esempio. Da quando c’è il Prof. Monti alla guida del Governo, non so come mai sembra che la Commissione europea abbia tirato il freno a mano, non va, questa procedura di infrazione va a rilento, stranamente quando c’era Berlusconi andava a mille all'ora. Se scrivo io alla Commissione europea dicono è sempre Bazzoni che scrive, ci rompe le scatole, se magari scrive qualcun altro mi fanno un favore estremamente e li ringrazio!

Marco Bazzoni
Operaio e Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza

Per ascoltare l'intervista, cliccare qui:
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From: Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
To:
Sent: Thursday, July 12, 2012 12:22 AM
Subject: EUTANASIA DI UNA PIANA

Dal Coordinamento dei Comitati Cittadini
Gino Carpentiero

EUTANASIA DI UNA PIANA

Alla fine la cosiddetta pista convergente (12/30) proposta da Enac per il potenziamento dell’aeroporto di Firenze che per molti è “la miglior pista possibile”, tale che “raramente si trovano soluzioni che rispettino tutti i parametri come questa: sicurezza, efficienza, impatto sul territorio e sull’ambiente” farà colare a picco il Parco della Piana per il quale, tra 2009 e 2010 nel processo di partecipazione dei cittadini, erano stati ingaggiati fior di avventure urbane, sociolab e Massino Morisi.
Anche se la nuova pista lascerà fuori dal rumore gli abitanti di Peretola, Brozzi, Piagge e Oltregreve, avrà però per obbiettivo il raddoppio del traffico aereo (almeno 4 milioni di passeggeri all’anno), aprendo a velivoli più grandi, distribuiti su tutte le 24 ore, con conseguente maggiore produzione di residui di combustione.
Nessuna parte del territorio della Piana può sperare di trovare sollievo da questa soluzione, se non altro per i problemi di mobilità che l’ incremento dei voli turistici provocherà!
Il prolungamento della pista determinerebbe profonde modifiche nella rete idrografica di un’area soggetta per un buon 25% a rischio idraulico generando ulteriori cementificazioni e maggiori rischi di sommersione.
Il presidente della Regione Enrico Rossi in occasione della presentazione dello studio dell’aviazione civile ha promesso di rimodellare il Parco in funzione del nuovo incomodo, ma basta elencare le funzioni esistenti e previste in quello spazio limitato per capire quanto egli straparli:
-         inceneritore e discarica a Case Passerini
-         scuola Marescialli
-         convenzione Ligresti
-         terza corsia dell’autostrada A11
-         arteria Mezzana-Ricasoli
-         Polo scientifico
-         Polo ferroviario, ecc.
Il tutto nel contesto dei 40.000 ha del bacino FI-PO-PT, solcato da ogni genere di infrastruttura, punteggiato da macrolotti industriali e centri commerciali e con una popolazione di 1.500.000 abitanti.
Se la promessa di Rossi venisse mantenuta chi abita e lavora in quell’area vedrebbe la propria salute trasformarsi in un puro bene negoziabile e da cittadino dimezzato sarebbe ancor più solo contro tutti: giornali, amministratori, partiti politici, gruppi economici, opinione pubblica distratta.
Una Valutazione di Impatto Sanitario eseguita alcuni anni fa dall’Agenzia Regionale di Sanità denunciava in quel territorio livelli anomali di gravi malattie anche degenerative causate dall’elevato inquinamento e dal degrado ambientale.
E tuttavia oggi sono in molti a premere perché si approvi il PIT (Piano di Indirizzo Territoriale)\ prima della pausa estiva suggerendo di eludere proprio quella VIS richiesta a gran voce dalle popolazioni, da vari sindaci e dallo stesso Presidente della Provincia Barducci. Così la pensano il consigliere regionale Giani, il Sindaco Renzi, le Camere di commercio, l’opposizione politica di centro destra, tutti uniti nel fronte del far presto e male.
Bene ha fatto invece l’assessore Marson a ribadire le sue prerogative sull’Urbanistica, riaffermando la cultura delle regole, della legge e della partecipazione dei cittadini alle grandi scelte strategiche. Quei cittadini che invano chiedono da anni di essere partecipi di una discussione che parta dal parametro della salute e della qualità della vita avviando una nuova Valutazione di Impatto Sanitario per la Piana fiorentina.
E’ discutibile che l’economia toscana dipenda da quei 200 m. di pista in più per uno scalo nato sbagliato in un posto sbagliato e che si trova pur sempre ad un’ ora di distanza da quelli internazionali di Pisa e di Bologna.
Né risulta che le aziende manifatturiere della zona indichino nell’aeroporto l’elemento decisivo per superare la dura crisi attuale.

Prima di qualsiasi decisione irreversibile si verifichino allora seriamente modelli economici che mettano al primo posto la sostenibilità ambientale della Piana:
-         un Piano rifiuti concepito in alternativa alla politica degli inceneritori,
-         un vero piano di risanamento ambientale per tutta lapiana fiorentina
-         la ricerca di un possibile equilibrio economico per un City airport a 5 km dal centro di firenze, finalizzato agli affari, alle attività fieristico-congressuali e ad un turismo qualificato.

CITTADINI AREA FIORENTINA
COMITATI DEI CITTADINI-FIRENZE

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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Thursday, July 12, 2012 8:34 AM
Subject: OSSERVATORIO INDIPENDENTE DI BOLOGNA MORTI SUL LAVORO: I MORTI SUL LAVORO NEL 2011 SONO STATI OLTRE 1170

L'Osservatorio indipendente di Bologna morti per infortuni sul lavoro riconferma ancora una volta che nel 2011 ci sono stati più di 1170 morti sul lavoro, di cui 663 sui luoghi di lavoro + 11,6% sul 2010, tutte le vittime sui luoghi di lavoro sono registrate. Per approfondimenti sui lavoratori morti per infortuni sul lavoro nel 2011 andare nella pagina dell'1 -1 e 3- 1 del 2011 del'Osservatorio.
Ci sono cartine geografiche con il numero di morti sui luoghi di lavoro per ciascuna provincia italiana e grafici inerenti all'età, professione e nazionalità dei lavoratori vittime d'infortuni mortali. dall'inzio dell'anno 2012 ad oggi ci sono stati 324 morti sui luoghi di lavoro e oltre 600 con i lavoratori morti sulle strade e in itinere.

Carlo Soricelli
Osservatorio indipendente di Bologna morti per infortuni sul lavoro

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From: Aldo Mancuso aldo.mancuso@asf.toscana.it
To:
Sent: Friday, July 13, 2012 5:16 PM
Subject: PUZZA BALOCCHI & PROFUMI

AMERICA SI'- TOSCANA NO
Diversi stati USA reagiscono alla Truffa "PUZZI: PROFUMATI!" dei Gruppi Industriali/Finanziari che si abbuffano di profitti idioti fetenti e puzzolenti, a Firenze, in Toscana,in Italia NO.
Negli USA non c'é la Legge che tutela dall'Inquinamento Chimico Odoroso, in Italia SI': c'é la Costituzione Antifascista - grazie alla Resistenza Partigiana al nazi-fascismo - MA E' COME SE NON CI FOSSE.
La Legge che OBBLIGA datori di lavoro, dirigenti, preposti e LAVORATORI a non ledere i Diritti dei Dipendenti C'E': perché non è APPLICATA?
Cosa aspettano i Servizi PISLL, la Regione Toscana, la Magistratura fiorentina ad APPLICARE LA LEGGE CHE C'E'?
Perché quelli che lottano gridano alla luna narrando del loro posto nella comunicazione del nuovo mondo globalizzato anziché lottare per l'applicazione delle norme che tutelano i Diritti dei Lavoratori Dipendenti della Costituzione Antifascista?

ciao, Aldo

Fonte: ANGELO AQUARO la Repubblica Mercoledì 04 Luglio 2012 10:28
Le essenze provocano allergie e infezioni. Campagne per limitare gii odori eccessivi. La crociata degli Usa contro l'eau de toilette.
NEW YORK - Una donna senza profumo a una donna senza futuro: cosi diceva Coco Chanel. Ma che dire di tutte quelle signore (e tantissimi maschietti) che infestano il nostro presente con un profluvio di eau davvero da toilette? Si, la bonanza di fragranza rischia davvero di darci alla testa. E cosi nell'America salutista che ha già dichiarato guerra al fumo e ai bibitoni, ai grassi e ai grassoni, ci si sta già avviando, inesorabilmente, verso l'ultima battaglia: quella ai profumi.
Profumarsi non è più una virtù. E la rivolta stavolta non a confinata nella solita California, il paradiso dei salutisti dove una decina d'anni fa suono la prima carica con quel cartello appeso nel celeberrimo Berkeley Rep, teatro raffinatissimo: “Per favore, niente profumi forti".
No, stavolta la ribellione pulsa nelle viscere dell'America più profonda, con i divieti che sbocciano a Jefferson City, Missouri, a Windom, Minnesota, a Bremerton, Washington, e via di seguito.
L'elenco dei posti perfume free, cioè dove profumarsi a praticamente vietato, l'ha scodellato in prima pagina Usa Today.
Si tratta di uffici comunali, edifici pubblici, presidi medici, a volte perfino parchi e centri ricreativi. Ma il motivo non e, ci mancherebbe, estetico: chi potrebbe mai decidere quale profumo e buono o meno buono, più acido o più fragrante?
La questione a di salute pubblica: perche sempre più persone sono allergiche a particolari profumi.
II dottor Clark Kaufman di Lancaster, Pennsylvania, dice addirittura che certe fragranze possono scatenare allergie, asma e infezioni respiratorie: danni insomma equiparabili proprio "al fumo di una sigaretta". Chiaro che per l'industria si tratta di una battaglia di retroguardia. Allo stesso quotidiano Elena Solovyov dell'International Fragrance Association ricorda al contrario l'utilizzo di profumi e fragranze negli ospedali e nei centri assistenza.
Altro che divieti: per lei basterebbero "educazione e buon senso invece che regole e procedure”.
Sarà. Ma come sempre la verità sta nel mezzo. Il tanto sbandierato buon senso spesso è affogato proprio dagli effluvi dei produttori. Il Centro per la salute e la sicurezza sul lavoro del Canada ricorda che non sempre le leggi richiedono di sbandierare tutte le informazioni che ci riguardano.
Per questo, sempre qui negli Usa, Anne C. Steinemann sta conducendo una vera crociata: "Quasi il 38 per cento degli americani denunciano problemi dovuti all'esposizione ai profumi” dice a Repubblica la professoressa dell'università di Washington "e le emissioni chimiche si riscontrano anche nei cosiddetti prodotti naturali e negli olii essenziali Non c'é scampo?
Qui la prof vede una soluzione drastica: "Dalla pulizia del corpo a quella della casa andrebbero usati solo prodotti senza profumi o fragranze”. Intanto la mobilitazione popolare è partita anche su Internet. Al modico prezzo di 16 dollari chiunque può dotarsi di un pacchetto di 10 cartoline Fragrance Free Reminders, da spedire cioé ai puzzoni, pardon, ai profumatissimi compagni di banco o di lavoro.
Gli slogan? Più o meno del tipo "Chi si profuma avvelena anche to". Certo, hai voglia di dirgli di smettere se non c'e una legge da far rispettare: non l'ha detto Coco Chanel ma il buon senso, si sa, evapora facilmente. E più in fretta di certe fragranze.

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To:
Sent: Saturday, July 14, 2012 12:05 AM
Subject: REFERENDUM ABROGAZIONE PARZIALE INDENNITA' PARLAMENTARE: NESSUNO DICE NULLA!!!

C'è un referendum di cui i media non parlano, di cui il mondo politico non parla (e come poteva essere altrimenti), ed è quello dell'abrogazione parziale dell'indennità parlamentare:
http://www.unionepopolare.eu/Un referendum di civiltà, considerando che mentre la maggior parte degli italiani, in questi mesi sta facendo enormi sacrifici, la casta politica è riuscita nell'impresa di non tagliarsi neanche un euro di indennità parlamentare.
E' una vergogna!!!
Probabilmente in pochi o nessuno sa, che per questo referendum è possibile firmare nel proprio Comune di residenza, ma solo fino al 30 Luglio 2012 (il 31 Luglio le firme dovranno essere consegnate a Roma).
Per adesso sono state raccolte 200 mila firme e considerando che i mezzi d'informazione hanno detto poco o nulla di questo referendum non è poco.
Solo che per essere valido, devono essere raccolte almeno 500 mila firme.
Io credo sia giusto parlarne.
Va anche detto, che il Comitato Promotore non riceve neanche un centesimo di finanziamento pubblico, quindi stanno provvedendo in proprio alle spese della campagna referendaria.
Spero che qualche blog, sito web, darà spazio a questa importante iniziativa.
Comunque, diffondete a più non posso questa iniziativa, invitando i vostri amici, colleghi a firmare e a far firmare il referendum.
Saluti.
MarcoBazzoni
Operaio metalmeccanico
Firenze


LA LEGITTIMITA' COSTITUZIONALE DEL REFERENDUM

Proposta di referendum popolare abrogativo – ai sensi dell’art.75 della <costituzione e in applicazione della legge 25 Maggio 1970, n. 352 sul seguente quesito: Volete voi che sia abrogato l’Art. 2 della legge 31 Ottobre 1965, n. 1261 pubblicata sulla Gazzetta ufficiale 20 Novembre 1965, n.290?
Con l’abrogazione della disposizione di cui all’ 2 della legge 1265, n. 1261, ai Parlamentari non verrà più corrisposta la “diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma”. Resta comunque ferma la corresponsione dell’indennità disciplinata dall’Art 1 della predetta legge.
La scelta di non proporre l'abrogazione dell'art. 1 della legge nasce dall"esigenza di non incorrere nel rischio incostituzionalità del referendum. Va infatti rammentato che l' art.96 della costituzione recita : "i membri del Parlamento ricevono un'indennità stabilita dalla legge".
Ne deriva che l'abrogazione della norma che attua il dettato Costituzionale ( appunto L'art. uno della legge 1265) lascerebbe un vuoto normativo in una materia coperta da disciplina costituzionale.
L'abrogazione dell' art 2, che prevede l'erogazione di una diaria a titolo di rimborso spese, non mette a rischio la legittimità costituzionale del referendum.
Peraltro va osservato che quest'ultima norma prevede un "rimborso spese" in cifra fissa uguale per tutti e senza l'obbligo di dimostrarne l'effettiva spesa. La stessa cosa prevista per cosiddetti rimborsi elettorali: un vero e proprio ossimoro molto lucroso.
Al di la delle considerazioni politiche e morali a sostegno della proposta, merita di essere preso in considerazione anche il dato del significativo beneficio che deriverebbe alle disastrate casse dello stato.
L'indennità infatti costa ben 48.000 euro all'anno per ciascun parlamentare: quasi un raddoppio dell'indennità di cui all'art.1.

Contattaci:
-         comitato organizzatore: referendum@unionepopolare.eu
-         ufficio stampa: ufficiostampa@unionepopolare.eu
-         segreteria politica: segreteria.politica@unionepopolare.eu

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From: ANCORA IN MARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
To:
Sent: Saturday, July 14, 2012 5:03 PM
Subject: BOLOGNA: DERAGLIA TRENO REGIONALE. SOLO CONTUSI MA SFIORATA TRAGEDIA

 

ancora IN MARCIA !
GIORNALE DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL 1908

Deraglia treno regionale vicino Bologna. Pochi feriti lievi ma si è sfiorata la tragedia.

Troppi incidenti: la magistratura accerti le cause organizzative. L’incidente mentre il treno viaggiava a circa 130 Km/h. Tutto verde per il “libero transito”, ma il macchinista trova lo scambio “deviato”. Nella zona un cantiere lavori.

VIAGGIATORI TERRORIZZATI - Stamattina verso le 9 il treno regionale 2885 Voghera Rimini, è deragliato nella stazione di Lavino di Mezzo, nei pressi di Bologna. L’incidente è avvenuto in corrispondenza di uno scambio che secondo le prime ricostruzioni effettuate dalle autorità, avrebbe ‘deviato’ la corsa del treno che in quel punto viaggiava a circa 140 Km/h. Il deragliamento che ha letteralmente terrorizzato tutti i viaggiatori è stato inevitabile ma fortunatamente nessuna delle sei carrozze si è rovesciata. Il treno era materiale navetta con sei vetture ‘a piano ribassato, spinte in coda da una locomotiva E 464.
ANCORA MOLTA FORTUNA
Fortunatamente, è proprio il caso di dirlo vedendo le immagini del treno spezzato in più punti e le carrozze inclinate sulla massicciata, non ci sono state conseguenze gravi né per i circa 300 viaggiatori né per macchinista e capotreno, lievemente contusi e comprensibilmente provati dalla drammatica esperienza.
SOLO FERITI LIEVI E CONTUSI
Soccorsi tempestivi ed efficienti da parte del 118 locale che ha allertato numerose ambulanze giunte sul posto dopo pochi minuti. Secondo le agenzie di stampa 25 persone sono state ricoverate con codice 1, il più lieve, una con codice 2 per un trauma toracico. Dieci sono state portate al Maggiore, 8 al Sant'Orsola, 4 al Rizzoli, 4 a Bazzano. La Procura di Bologna ha aperto un'inchiesta per disastro ferroviario colposo.
SOLIDARIETA’ AI COLLEGHI COINVOLTI
Ai nostri compagni di lavoro, Stefano e Paola, in servizio su quel treno tutta il nostro affetto e la nostra comprensione per il forte shock subito e per l’impegno profuso nei drammatici momenti della prima emergenza e nei soccorsi; l’invito è ad affrontare con serenità anche le impegnative fasi degli accertamenti giudiziari di queste ore.
L’INCHIESTA
Del fascicolo si occuperà il pubblico ministero Francesco Caleca. La circolazione sulla linea è stata prima bloccata per garantire i soccorsi e poi molto rallentata per consentire gli accertamenti ed i rilievi giudiziari e poi la rimozione dei rotabili e gli interventi di riparazione della linea sensibilmente danneggiata.
PREVALENTE IPOTESI SCAMBIO
Le prime ipotesi, ancora da verificare, su un cedimento del binario o – peggio – su una indebita manovra dello scambio durante il passaggio del treno, sono avvalorate dal fatto che transitava con la via libera delle apparecchiature di bordo ed i segnali tutti al verde, per il libero transito ed alla massima velocità. Per il momento, seppur possibile anche un cedimento di qualche parte del treno, ruote, sospensioni o carrelli, queste eventualità sono considerate meno probabili. Inoltre risulta che nell’area fossero in corso lavori di manutenzione che, in teoria, come accaduto per altri incidenti analoghi, potrebbero aver avuto un ruolo nell’accaduto.
TROPPI INCIDENTI ANALOGHI
Alla magistratura chiediamo non soltanto di accertare le cause di questo ennesimo incidente che solo per fortuite circostanze casuali non ha causato vittime, ma di analizzare i numerosissimi, ormai davvero troppi, incidenti analoghi avvenuti negli ultimi mesi sulla rete italiana senza aspettare l’irreparabile.
CAUSE RIPETITIVE E SISTEMATICHE SU TUTTA LA RETE
Riteniamo, infatti, sia necessario, non solo individuare le responsabilità del fatto in sé ma intervenire per prevenire il ripetersi di situazioni pericolose, o disastri più gravi, verificando l’eventuale esistenza di cause ‘ripetitive, sistematiche e prevedibili’, riconducibili a lacune organizzative e manutentive, presenti sull’intero territorio nazionale, ovvero alle scelte e le priorità negli investimenti in sicurezza da parte del, Gestore dell’Infrastruttura ferroviaria nazionale e delle imprese ferroviarie coinvolte.
14 luglio 2012

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From: COBAS Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Sunday, July 15, 2012 12:41 PM
Subject: A PROPOSITO DEL CONTROLLO A DISTANZA NEI LUOGHI DI LAVORO?

COME TI AGGIRO LO STATUTO DEI LAVORATORI. A PROPOSITO DEL CONTROLLO A DISTANZA NEI LUOGHI DI LAVORO?

Una recente sentenza di Cassazione (http://www.cobaspisa.it/non-ci-puo-essere-controllo-a-distanza-con-le-telecamere-senza-lassenso-di-tutto-il-personale/) ha stabilito che per installare le telecamere e controllare i dipendenti, l'imprenditore non ha bisogno del preventivo confronto con il Sindacato e\o dell'approvazione della Direzione provinciale del lavoro perchè è sufficiente l'assenso del personale.
La legge 300\70 (statuto dei lavoratori ) prevede, anzi prevedeva visto che ormai è progressivamente svuotata e vanificata, un passaggio sindacale preventivo prima di installare telecamere, ora basta che il datore di lavoro abbia il consenso dei dipendenti, un consenso facile da ottenere senza il sindacato, basta qualche pressione, la minaccia di licenziamento (tanto l'articolo 18 lo hanno eliminato....), basta destare sospetto sulla correttezza e buona fede del dipendente (requisiti senza i quali il rapporto di lavoro può ormai essere a rischio, requisiti stabiliti e verificati dai padroni, pubblici e privati, dalle cooperative che nei loro statuti hanno ormai introdotto il principio secondo cui il socio può decadere dalla sua funzione (e di conseguenza perdere lavoro) ogni qual volta porti discredito alla cooperativa stessa. Ora capirete come sia sufficiente una semplice, e pur fondata , critica sindacale per trovarsi senza posto di lavoro in cooperativa, capirete che è sufficiente la pressione di un padrone\cino per avere il via libera dal singolo dipendente sui controlli a distanza senza che ci sia una rappresentanza sindacale a svolgere quel ruolo di controllo e di verifica dell'operato Ma cosa stabiliva l'articolo 4 della legge 300\70?
Vietato l'uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori. Gli impianti e le apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori, possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali, oppure, in mancanza di queste, con la commissione interna. In difetto di accordo, su istanza del datore di lavoro, provvede l'Ispettorato del lavoro, dettando, ove occorra, le modalità per l'uso di tali impianti.
Il Garante della privacy ha stabilito, bontà sua. la legittimità di " Sistemi di localizzazione dei veicoli nell’ambito del rapporto di lavoro per soddisfare esigenze organizzative, produttive ovvero per la sicurezza sul lavoro e disciplina di protezione dei dati personali".
Ma qual è il confine tra l'interesse legittimo del datore di lavoro e il diritto del lavoratore? Per il garante della privacy è il bilanciamento degli interessi che nei tempi attuali equivale ad una sconfitta del lavoratore poiché il diritto non è immune dai rapporti di forza, anzi per dirla tutta il diritto (quello scritto e quello materiale) è l’espressione dei rapporti di forza che nell'attuale fase sono a tutto vantaggio del padronato la questione non può limitarsi al trattamento dei dati o alla informazione fornita ai diretti interessati (sappiamo quale uso venga fatto delle immagini che ci riprendono attraverso le telecamere segnalate da cartellonistica?)
Il controllo di un mezzo attraverso il GPS per il Garante deve essere di regola non monitorato continuativamente dal titolare del trattamento, ma solo quando ciò si renda necessario per il conseguimento delle finalità legittimamente perseguite. Facciamo allora due esempi: se il datore di lavoro ritiene che il personale spenda troppi soldi in carburante o venga meno ai doveri aziendali (secondo i principi di correttezza e buona fede che regolano il rapporto tra datore e lavoratore), può chiedere un costante controllo del mezzo e da qui trarre dati ed elementi attraverso i quali stabilire una diversa organizzazione del lavoro, dei tempi, delle pause, stabilire quante volte al giorno il dipendente può fermarsi, per quanto tempo , ogni quanti chilometri, partire con provvedimenti disciplinari qualora abbia impiegato "troppo tempo" per coprire una tratta o se si è fermato in pausa caffè.
Ancora una volta, la tutela della privacy non equivale alla difesa dei diritti di un lavoratore specie se un Giudice stabilisce per sentenza di scavalcare il sindacato ritenendo che un accordo tra padrone e sindacato possa essere sostituito dal generico assenso alle riprese e al controllo che un lavoratore subordinato e in posizione di palese debolezza\inferiorità non farà mancare se vuole preservare il suo posto. Ancora una volta gli interessi dei lavoratori sono calpestati da sentenze di vario ordine e grado e da interpretazioni padronali che salvano le forme ma stravolgono il diritto e le sue fonti. Cosa rimane del resto di quello Statuto del 1970 tra cancellazione dell'articolo 18 e le continue sentenze che riducono il potere di contrattazione?

COBAS Pisa

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