martedì 31 luglio 2012

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 30/07/12




INDICE

Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
AIEA: COMUNICATO STAMPA

NON SAREMO GLI SCUDI UMANI DI RIVA

Montunero montunero@tin.it
DALLA PARTE DEGLI OPERAI ILVA A TARANTO.

Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
TAV E NUOVO REGOLAMENTO TERRE DA SCAVO: LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA EUROPEA SONIA ALFANO INTERROGA A BRUXELLES

Fabio Gambone fabio74_1@libero.it
DENUNCE PER PRESIDIO NO TAV 1 MARZO 2012

ILVA di Taranto

ILVA DI TARANTO: IL GRANDE RICATTO

DICHIARAZIONE BELLAVITA (SEGRETERIA NAZIONALE FIOM) SU ILVA TARANTO

Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
COMUNICATO ILVA

ILVA TARANTO PARLA L'EMATOLOGO
COMUNICATO DI ALCUNI OPERAI ILVA

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From: Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
To:
Sent: Thursday, July 26, 2012 9:53 PM
Subject: AIEA: COMUNICATO STAMPA

MD e AIEA  parte civile nel processo per l'Amianto alla Pirelli.
Saluti
Gino C.

A seguire il comunicato stampa ricevuto da Fulvio Aurora fulvio.aurora@virgilio.it.

Invio il comunicato che ho predisposto. Mi sono agganciato alla legge appena sfornata dalla Lombardia sull'amianto, soprattutto per comunicare il riconoscimento di parte civile di MD e AIEA nel processo la PIRELLI con l'avv. Laura Mara. Precedentemente lo stesso riconoscimento si è avuto nel processo contro la FIBRONIT di Broni (stesso avvocato).
Saluti e grazie
Fulvio Aurora

COMUNICATO STAMPA

Il Consiglio Regionale Lombardia ha approvato oggi la nuova legge sul risanamento dell’ambiente, la bonifica e lo smaltimento dell’amianto.

L’amianto è oggi un problema all’ordine del giorno.
Questo lo si deve soprattutto ai processi incorso, in particolare a quello di Torino, contro i responsabili internazionali della ETERNIT, ma non solo: qualche giorno fa a Milano nel procedimento in corso contro 11 dirigenti della Pirelli di Milano, sono stati riconosciuti dal giudice, dott. Tremolada, quali parti civili Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto per la morte e   le lesioni gravi di 24 lavoratori di quella fabbrica.  Il Tribunale ha riconosciuto ciò che precedentemente il Giudice dell’Udienza Preliminare (dott. Varanelli) aveva respinto.
E pure è in atto un altro processo presso il Tribunale di Voghera contro i responsabili della FIBRONIT di Broni. E qui si tratta di centinaia di lavoratori e cittadini colpiti da gravi malattie da amianto. Anche in questo caso MD ed AIEA sono parte civile “attiva” nel processo.
Ogni anno in Lombardia vengono colpiti dalla tipica e gravissima malattia da amianto circa 300 persone. Questo è documentato dal Registro dei Mesoteliomi  tenuto dalla Clinica del Lavoro di Milano. E poi ci sono coloro che sono stati colpiti da asbestosi, da tumore del polmone e da altri tumori che, probabilmente, triplicano la cifra dei deceduti per mesotelioma.
Bene ha fatto oggi il Consiglio Regionale ad approvare una nuova legge di modifica di quella precedente (legge 17/2003) al seguito della quale era stato deliberato il Piano Regionale Amianto. In esso si stabilisce che entro il 2015 la Lombardia deve essere libera da amianto. In questo caso dobbiamo dire che siamo molto indietro sia nella raccolta dei dati della presenza di amianto (censimento dei siti) che nelle bonifiche e nello smaltimento. Pure è inadeguata la sorveglianza sanitaria e la ricerca biomedica.  La nuova legge cambierà tutto ciò?
I processi vengono celebrati grazie a chi si è mobilitato, a chi ha messo in discussione un sistema basato sul profitto a cui nulla importava e importa della salute dei lavoratori e della popolazione esposta all’amianto e a tante altre sostanze tossiche e cancerogene.
BASTA MORTI SUL LAVORO E NEI TERRITORI INQUINATI.
I responsabili devono pagare, ma pure gli organi amministrativi dello Stato in tutte le sue articolazioni devono capire che l’attuale sistema produttivo deve essere profondamente modificato.  La politica economica e sociale deve cambiare, altrimenti ai morti di amianto si aggiungeranno quelli per precarietà, per disoccupazione, per povertà.

Milano, 24 luglio 2012

Medicina Democratica, Movimento di lotta per la salute                                
Associazione Italiana Esposti Amianto

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From: Aldo Arpe aldoarpe05@yahoo.it
To:
Sent: Thursday, July 26, 2012 9:57 PM
Subject: NON SAREMO GLI SCUDI UMANI DI RIVA

EH NO !
NON SAREMO GLI SCUDI UMANI DI RIVA, CONFINDUSTRIA E BANCHE !
GLI OPERAI DELL'ILVA HANNO GIÀ PAGATO SULLA PROPRIA PELLE, E DA TUTTI I VERSANTI, I CRIMINI DEL PROFITTO .
UNICA SOLUZIONE REALISTICA: NAZIONALIZZAZIONE DEL GRUPPO SENZA INDENNIZZO E SOTTO CONTROLLO DEI LAVORATORI PER CONSENTIRE UNA RADICALE RIORGANIZZAZIONE PRODUTTIVA E LA DIFESA DEL LAVORO.
IL GOVERNO MONTI FIDUCIARIO DI INDUSTRIALI E BANCHIERI NON PUÒ REALIZZARE QUESTE MISURE DI SVOLTA.

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From: Montunero montunero@tin.it
To:
Sent: Thursday, July 26, 2012 10:18 PM
Subject: DALLA PARTE DEGLI OPERAI ILVA A TARANTO.

DALLA PARTE DEGLI OPERAI ILVA A TARANTO.

Gli operai dell'Ilva di Taranto difendono giustamente, e incondizionatamente, il proprio posto di lavoro. Ogni tentativo di contrapporre salute e lavoro è indecente.
Gli operai sono stati le prime vittime dell'inquinamento criminale della città. E sono dunque i primi ad essere interessati alla punizione dei responsabili ( a partire da dirigenti e proprietà aziendali),al risanamento del territorio, alla necessaria riconversione dei processi produttivi. Ma non sono disposti ad essere vittima sociale del “risanamento”, dopo essere stati la vittima sacrificale dell'inquinamento.
Gli operai dell'Ilva hanno già pagato sulla propria pelle, e da tutti i versanti, i crimini del profitto: dalle morti sul lavoro ai casi di cancro in famiglia. E' ora che paghino altri. Nessun posto di lavoro va toccato. La presenza industriale va salvaguardata, anche con la occupazione operaia della fabbrica.
Al tempo stesso gli operai non possono farsi usare come scudo umano dal loro padrone contro il resto della città. Né possono pensare che lo stesso padrone Riva, corresponsabile dei crimini ambientali, possa essere un “risanatore” credibile dell'ambiente.
Vi è allora una sola misura radicale che possa insieme tutelare salute e lavoro: la nazionalizzazione dell'Ilva e della siderurgia italiana. Solo la nazionalizzazione del gruppo Ilva, senza indennizzo e sotto controllo dei lavoratori, può consentire insieme una radicale riorganizzazione produttiva e la difesa del posto di lavoro. Solo un massiccio investimento di risorse, pagato dai profitti, e sotto controllo sociale, può consentire insieme una bonifica del territorio cittadino e la continuità della presenza industriale.
Non sarà il governo Monti, massimo fiduciario di industriali e banchieri, a realizzare queste misure di svolta. Solo un governo dei lavoratori potrà realizzarle.
La vicenda dell'Ilva dimostra una volta di più che non c'è soluzione di alcun dramma sociale al di fuori di una prospettiva anticapitalista
Solo la rivoluzione cambia le cose.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
26 Luglio 2012

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From: Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
To:
Sent: Thursday, July 26, 2012 10:26 PM
Subject: TAV E NUOVO REGOLAMENTO TERRE DA SCAVO: LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA EUROPEA SONIA ALFANO INTERROGA A BRUXELLES

Da Associazione di volontariato Idra
Non solo Val di Susa… c’è anche  Firenze (Fassino-Rossi-Renzi).
GC

ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO IDRA
Telefono e fax 055 233 76 65

COMUNICATO STAMPA    Firenze, 26/07/12

Nuovo regolamento terre da scavo: la presidente della Commissione Antimafia Europea Sonia Alfano: “Il Tav non è un problema tutto piemontese. Anche a Firenze c’è una battaglia da portare avanti”.
Da ieri sul tavolo della Commissione Europea non c’è soltanto la lettera che l’on. Andrea Zanoni, membro della commissione ENVI (Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare) e della commissione EMPL (Occupazione e affari sociali), ha indirizzato il 20 luglio scorso al Commissario Janez Potočnik.
All’appello dell’on. Zanoni, che chiede al Commissario per l’Ambiente di “valutare attentamente“ il Regolamento italiano sulle procedure di smaltimento delle terre e rocce da scavo, attualmente al vaglio della Commissione, “affinché venga severamente respinto ogni tentativo di elusione delle norme contenute nelle vigenti direttive europee in materia di rifiuti”, si aggiunge adesso l’interrogazione prioritaria depositata ieri dall’on. Sonia Alfano, presidente della Commissione Antimafia Europea: “Il Tav non è un problema tutto piemontese”, scrive la Alfano nel comunicato che annuncia l’interrogazione. “Anche a Firenze c’è una battaglia da portare avanti. Noi, dall’Europa, la stiamo facendo insieme all’Associazione Idra, che si occupa di promozione e tutela del patrimonio ambientale e culturale. Risulta evidente, leggendo le circostanziate osservazioni dell’associazione inviate al Commissario Potočnik circa una settimana fa, che da tempo in Italia si tenta di escludere dalla nozione di rifiuto le terre e rocce da scavo e matrici di riporto, pur se fortemente contaminate, e di derubricarle a “sottoprodotti” riciclabili (in contrasto con quanto fissato dalle direttive europee). In questa maniera tali materiali diverrebbero facilmente oggetto di smaltimenti inadeguati e dannosi per la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. Non sono da escludere, peraltro, forti interessi da parte della criminalità organizzata mafiosa a questo genere di attività”.
La presidente della Commissione Antimafia auspica che  il decreto venga bloccato per violazione delle direttive europee. “Un primissimo impatto di questo decreto – argomenta - si avrebbe nell’ambito dei cantieri TAV di Firenze dove i rischi ambientali  e le incertezze, ancora oggi, a un soffio dal presunto inizio dei lavori, caratterizzano gli scenari di trasporto e smaltimento dei materiali di scavo e delle eventuali sostanze inquinanti presenti”.

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From: Fabio Gambone fabio74_1@libero.it
To:
Sent: Friday, July 27, 2012 7:21 AM
Subject: DENUNCE PER PRESIDIO NO TAV 1 MARZO 2012

Giro il comunicato della mailing list dei NoTAV fiorentini e invito ad esprimere solidarietà ai compagni e alle realtà colpite dalla repressione, in seguito alle manifestazioni che si svolsero in tutta Italia per la Val di Susa
Fabio

DENUNCE PER PRESIDIO NO TAV 1 MARZO 2012
Vi informo che sono arrivate denunce per manifestazione non autorizzata e interruzione di pubblico servizio per il presidio/manifestazione che organizzammo il 1° Marzo 2012, rispondendo all'appello che arrivava dalla Val Susa.
Le denunce sono 14 ad appartenenti al CPA, Fondo comunista, collettivi studenteschi.
La cosa mi pare molto grave.
Molti di noi, me compreso, erano a quella manifestazione; non successe niente, chi vuol vedere la violenza ogni volta che si parla di opposizione a qualunque cosa parli di TAV si è preso una cantonata.
La prima impressione è che ci sia la solita tattica: dividere i buoni dai cattivi e poi porre l'accento sui presunti cattivi per criminalizzare un intero movimento.
Mi stride in modo molto brutto la pochezza della politica di palazzo che non ha approvato la mozione in consiglio regionale per sospendere i lavori avallando lacune progettuali e l’illegittimità dei tunnel TAV e vedere nello stesso momento che si denunciano persone che non hanno interrotto nulla.
Evidentemente quando non si hanno argomenti la miglior cosa è criminalizzare l'avversario
nei prossimi giorni decideremo che fare e cercheremo di capire meglio.

Tiziano Cardosi       
25 luglio 2012

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From: Alteralias alias.alter@gmail.com
To:
Sent: Friday, July 27, 2012 11:49 AM
Subject: ILVA di Taranto

Car*
giro questo comunicato dei compagni di SC di Taranto immaginando possa essere utile al dibattito attualmente in corso sulla nostra ML nazionale, ed eventualmente a quello che sta configurandosi come dibattito pubblico nazionale da parte di MD.
Da parte mia, trovo sicuramente molto più accettabile questo comunicato che altri che si dichiarano a fianco degli operai "senza se e senza ma", senza capire che il problema salute è ormai inscindibile dal problema occupazionale.
Saluti e salute a tutt*
Amanda
MD Livorno

A PROPOSITO DELLA VICENDA ILVA DI TARANTO

Smettiamola di pensare in maniera antitetica: è meglio morire di fame o è meglio morire di tumore.
Non si deve morire né per l'uno né per l'altro.
Tutto questo si poteva evitare? Ricordiamo che ci sono stati ben 3 accordi di programma. Che fine hanno fatto? E quello attuale farà la stessa fine?
Già precedentemente erano stati stanziati 59 milioni di euro per la bonifica del quartiere Tamburi che si trova a ridosso dello stabilimento. Che fine hanno fatto quei soldi?
Noi non stiamo con chi dice di voler chiudere l'Ilva perché inquina senza pensare a chi ci lavora.
Siamo a fianco dei lavoratori, ma questi devono prendere coscienza che uno stabilimento come l'Ilva ha bisogno di un cambiamento tecnologico importante per evitare il perpetuarsi del disastro ambientale.
Siamo contro i padroni perché strumentalizzano gli operai spingendoli a fare mobilitazioni presentando lo spettro della disoccupazione mentre fanno molto poco per migliorare significativamente le condizioni ambientali dello stabilimento e di conseguenza della città.
La parola d'ordine + lavoro + salute è oggi più che mai attuale.

Sinistra Critica Taranto

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From: Alteralias alias.alter@gmail.com
To:
Sent: Friday, July 27, 2012 12:43 PM
Subject: ILVA DI TARANTO: IL GRANDE RICATTO

Inoltro anche l'articolo di oggi del Manifesto sulla falsa contrapposizione fra tutela ambientale e lavoro


IL GRANDE RICATTO

Cosa avrà deciso ieri pomeriggio il gip Patrizia Todisco?
Avrà davvero firmato “il provvedimento di sequestro (senza facoltà d'uso) degli impianti dell'area a caldo dell'Ilva di Taranto”, oppure avrà accolto i miti, unanimi consigli di governo, padronato, sindacato metalmeccanico, ricamati sul giornale della Confindustria?
Si sarà fidata dei mediatori della Regione? Per una volta, il giornale non aveva rampogne, ma comprensione e sostegno ai lavoratori che bloccavano le strade nazionali e il centro della Città, si addensavano intorno alle sedi della giustizia e della politica, per difendere il proprio lavoro e insieme l'azienda e i proprietari Riva.
Dal canto loro, i verdi - il presidente Bonelli è consigliere comunale a Taranto - descrivono una città divisa tra gli operai e chi non vuole morire di cancro.
Se i sindacati vogliono “fare presto”, è per prendere la guida delle manifestazioni ed evitare che la situazione degeneri e diventi ingovernabile: in effetti si aspettano che la decisione del gip sarà contro di loro. I lavoratori sanno che il fermo dell'area a caldo bloccherà l'intera acciaieria e quindi porterà in un breve futuro al loro licenziamento; altre prospettive di lavoro - a Taranto! - non riescono a immaginarne. Tanto meno riescono a immaginare una città o forse un civiltà prive del loro prodotto, del loro orgoglioso lavoro: fare acciaio, base di tutto il resto che esiste al mondo. Riva è un pessimo padrone, dicono i metalmeccanici; ma spetta a noi dirlo, a nessun altro. Per competente che sia, un giudice non può condannare Riva e costringerlo a chiudere la fabbrica. La fabbrica è anche nostra che lavoriamo, che viviamo lì dentro. “Noi non meritiamo condanne”.
D'altra parte la fabbrica di Riva è pericolosa da sempre e sono gli operai i primi a morirne.
Nell'udienza preliminare di maggio per 30 dirigenti dell'Italsider, vecchio nome, poi mutato in quello ancora più vecchio di Ilva, risuona l'accusa di aver provocato la morte di 15 operai facendoli lavorare senza protezione in ambienti di gas tossici e amianto.
La risposta, a nome di tutti difensori della “fabbrica siderurgica più grande d'Europa”, la fornisce in un'intervista lo stesso ministro dell'ambiente Clini che una volta di più parla all'incontrario su Il Sole 24 Ore: non si può condannare uno per vicende passate. “L'Ilva di Taranto non va fermata. Il giudizio sui rischi connessi ai processi industriali dello stabilimento va attualizzato”. Qualche mese prima, in gennaio, dalla perizia veniva anche un'accusa un po' diversa. Emergeva “la quantità rilevante di polveri rilasciata dagli impianti, anche dopo gli interventi di adeguamento”.
Uno Stato padrone di sé avrebbe imposto un ciclo di riconversione degli impianti, con molti lavori in cui impiegare lavoratori competenti per tutto il tempo necessario. Il nostro Stato è pezzente e incatenato; quel poco che aveva lo ha ceduto all'Europa che lo costringe a non fare niente e poi lo rimprovera per non avere fatto niente. Possiamo sperare che un giudice più potente rovesci la decisione di Patrizia Todisco e si dia così, secondo il modello consueto, “tempo al tempo”?

Guglielmo Ragozzino
27/07/12

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From: Alteralias alias.alter@gmail.com
To:
Sent: Friday, July 27, 2012 1:55 PM
Subject: DICHIARAZIONE BELLAVITA (SEGRETERIA NAZIONALE FIOM) SU ILVA TARANTO

ILVA:NESSUNA DEROGA ALLA SALUTE
Capisco i lavoratori dell'Ilva di Taranto che stanno protestando contro le decisioni della magistratura sulla  fabbrica dei veleni. Quando il ricatto è tra lavoro velenoso e miseria si sa cosa prevale. 
Capisco i lavoratori ma non capisco le grandi organizzazioni sindacali. La salute, la sicurezza sono diritti dai quali non si può e non si deve derogare. Quegli stessi diritti, minimi peraltro, che come sindacato rivendichiamo in tutte le imprese. Molto spesso con denunce e esposti agli organismi preposti a far rispettare leggi persino lacunose nella difesa del diritto alla salute ed alla sicurezza.
La magistratura ha sentenziato che un'industria non può avvelenare la vita di chi lavora e di chi vive vicino a quella fabbrica.
Se il sindacato non difende questa sentenza cade nella  drammatica contraddizione di non pretendere che diritto alla salute, alla sicurezza e il diritto al lavoro siano legati indissolubilmente.
Un'altra "deroga" che si afferma nella pratica, destinata a pesare nelle scelte dei prossimi anni.

Sergio Bellavita (Segreteria Nazionale FIOM)

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From: Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
To:
Sent: Saturday, July 28, 2012 12:07 AM
Subject: COMUNICATO ILVA

ILVA: il Comunicato di Medicina Democratica con preghiera di divulgazione.
Saluti
Gino Carpentiero

COMUNICATO STAMPA:
LAVORO E SALUTE SONO INSCINDIBILI ANCHE ALL’ILVA DI TARANTO

Di fronte alla gravissima situazione di inquinamento ambientale, nota da tempo, denunciata a più riprese e da più parti tanto in sede locale che nazionale, provocata dalla modalità di gestione degli impianti dell’ILVA di Taranto Medicina Democratica ritiene di dover appoggiare la coraggiosa decisione del GIP Patrizia Todisco di procedere al sequestro preventivo degli impianti in alcuni reparti della produzione “a caldo” altamente inquinanti per l’ambiente esterno, come estremo e, ahimè, tardivo rimedio alla situazione di danno grave per la salute della cittadinanza e degli operai stessi impiegati negli impianti.
Tale azione non può onestamente essere presentata come prevaricazione della magistratura ma piuttosto come sbocco obbligato di anni e anni di denunce purtroppo inutili vista la volontà di profitto pervicacemente affermata da parte delle direzioni aziendali anche contro i più elementari diritti, sanciti nella nostra Costituzione, alla salute e alla difesa della vita dei lavoratori e dei cittadini.
I dati epidemiologici largamente e da tempo noti sono impressionanti, ma senza un’imposizione pubblica, sia delle amministrazioni statali e che di quelle regionali, è ormai accertato che l’azienda non si muoverebbe mai, preferendo esercitare l’usuale ricatto occupazionale, particolarmente efficace in questo periodo storico.
Medicina Democratica, dalla sua fondazione, non ha mai smesso di affermare che LA SALUTE DEI LAVORATORI E DEI CITTADINI INQUINATI È UN BENE COMUNE che va difeso anche contro le esigenze produttive e di profitto che, ancora a norma della nostra Costituzione, non possono affermarsi danneggiando la comunità. Nessun lavoratore deve essere costretto a lavorare in luoghi di lavoro altamente inquinanti, tanto meno sotto ricatto occupazionale. Allo stesso modo nessun cittadino deve essere esposto al rischio noto di malattia a causa dell’inquinamento prodotto dalla fabbrica.
I reparti inquinati e inquinanti dell’ILVA DEVONO ESSERE BONIFICATI a spese della azienda; di quella stessa azienda che in anni di ignavia ha accumulato profitti sulla pelle e sulla salute dei lavoratori. È arrivata l’ora, in relazione a quanto stabiliscono le direttive comunitarie (chi inquina paga) che la azienda si assuma fino in fondo la sua responsabilità. I nostri soldi, dello stato e della regione, potranno eventualmente servire solo in via del tutto emergenziale, per interventi sui territori circostanti la fabbrica e riservando alle amministrazioni locali il diritto di rivalsa nei confronti di chi ha provocato il disastro ambientale doloso.
Medicina Democratica ritiene che possa e debba essere al contempo salvaguardata l’occupazione e che i lavoratori stessi possano essere utilmente impiegati, IN CONDIZIONI DI SICUREZZA, nelle operazioni di bonifica una volta avvenuto il dissequestro. Non è infatti pensabile che la soluzione stia in aggiustamenti di facciata, come sembra di evincere da alcune affermazioni fatte a caldo dal Ministro Clini.
Non è proponibile cioè che si risolva il problema alzando il livello normativo dei valori limite delle sostanze come in altre occasioni di infausta memoria è stato fatto: si aggiungerebbe al danno la beffa e questo non ce lo aspettiamo nemmeno da un governo “tecnico”.
Medicina Democratica ritiene che le indagini epidemiologiche e ambientali che sono state fatte, e che hanno motivato largamente l’intervento della Magistratura, sono sufficienti per iniziare il grande lavoro di bonifica necessario che deve coinvolgere per primi i lavoratori dello stabilimento e, in seconda istanza, le associazioni locali e nazionali che da anni denunciano l’inquinamento di Taranto.
MEDICINA DEMOCRATICA denuncia con forza come inaccettabile il tentativo di mettere i lavoratori contro i cittadini, sia perché si tratta spesso di lavoratori che vivono nelle stesse zone inquinate sia perché questo atteggiamento intende distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da quelle che sono le gravi responsabilità delle direzioni aziendali.
In prospettiva Medicina Democratica ritiene anche che si debba andare a una riconversione ecologica dell’economia, attraverso un progressivo processo di fuoriuscita da tutti i CICLI LAVORATIVI GRAVEMENTE INQUINANTI che costituiscono una fonte di ricchezza per pochi con danno di tutti.
L’alternativa sta nello sviluppo di altri settori: agricoltura biologica,  con valorizzazione delle risorse  locali (km0), impulso a opere pubbliche per  la difesa del il territorio (rischio alluvioni, idrogeologico, sismico etc.), difesa dell’industria manifatturiera di qualità, sviluppo di energie alternative a partire dal fotovoltaico.
Medicina Democratica ritiene  che tale programma deve essere portato avanti con tutte le forme possibili, anche di autogestione, pretendendo l’impegno del Governo in questa direzione, se davvero si intende contrastare gli interessi della speculazione finanziaria che mette a dura prova l’economia reale o invece salvaguardare rendite e patrimoni.

Il direttivo nazionale di MEDICINA DEMOCRATICA

Milano, 27 luglio 2012

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Da: Alteralias alias.alter@gmail.com
Data: 30/07/2012 9.37
A:
Ogg: ILVA TARANTO PARLA L'EMATOLOGO

Car*
segnalo questo articolo del Fatto Quotidiano dove finalmente parla anche un ematologo:
Forse interessa anche riguardo alla questione dati clinico-medici sollevata nella ML nazionale. 
Saluti
Amanda
MD Livorno

ILVA, L’EMATOLOGA: “I MIEI 400 PAZIENTI PER UN LAVORO RISCHIANO LA VITA”.


La dottoressa Barbara Amurri lavora all'ospedale Moscati di Taranto e racconta perché lavorare in questa città è la sua missione: "Qui muoiono come mosche e vedono morire i loro figli, eppure cercano una ‘sistemazione’ all’Ilva o all’Eni o alla Cementir anche per loro. É la dannazione di questa terra: il non pensare al futuro"
Se li ricorda uno ad uno i suoi 400 pazienti ammalati di linfoma. Le storie, i nomi, la loro indole. Perfino il carattere. Per lei non sono mai un numero. Anche perché nella città più inquinata d’Italia, fino a poco tempo fa non c’era un registro tumori. “Una vergogna”, è l’unica parola dura che usa Barbara Amurri, 56 anni, gli ultimi dieci trascorsi tra le mura del reparto di Ematologia dell’Ospedale Moscati di Taranto, che ha fondato nel 1993 insieme all’allora primario Patrizio Mazza, ora consigliere regionale dell’Idv. Quando torna a casa, nel quartiere San Vito, quartiere della marina, e il vento gira, “è come respirare direttamente con la canna del gas in bocca”. Come si può vivere lì? L’accento marchigiano cede alla cadenza dolce delle vocali aperte del tarantino solo quando pronuncia la parola “casa”. E si capisce che Taranto è la sua “missione”, come quelle che ogni estate porta avanti in Sudamerica. Perché non va via? Sorride. “É la mia vita. La mia battaglia culturale, la mia trincea, la mia responsabilità, che mi porto dietro 24 ore su 24. Non voglio tirarmi indietro. Qui muoiono come mosche e vedono morire i loro figli, eppure cercano una ‘sistemazione’ all’Ilva o all’Eni o alla Cementir anche per loro. É la dannazione di questa terra: il non pensare al futuro. Si vive cercando di allontanare il problema, poi domani il problema torna, ma l’importante è re-spingerlo adesso”.
L’Italsider prima, l’Ilva poi, sono state per gli operai una fonte di benessere reale. “Se uno aveva voglia di lavorare, poteva fare anche tre o quattro turni di seguito e con gli straordinari venivano fuori stipendi più alti di quello un primario, di un professionista. Dov’erano allora i sindacati, l’Ispettorato del lavoro? Chi agiva in armonia con la società riversando nel mare, la notte, i veleni?”. Poi quel benessere ha cominciato a vacillare, perché la diossina, il pcb, hanno la capacità – spiega – di agire a livello cromosomico, per cui la dottoressa Amurri e il suoi colleghi hanno cominciato a registrare un dato inquietante: sono i figli e i nipoti degli operai ad ammalarsi sempre più spesso. L’Ilva è entrata dentro di loro fino a divenirne parte.
Enza, è la prima bimba ad ammalarsi di leucemia. Abitava nel quartiere Tamburi, a 500 metri dalla fabbrica. Aveva cinque anni e l’età di sua figlia, che portava spesso in ospedale, nel difficile gioco di equilibrismi di tutte le donne per conciliare il lavoro e la famiglia. Enza era debole e non riusciva a tirarsi su per le scale, troppo piccola anche per arrivare al passamano: “Non ti preoccupare, tu sei sana, come me. Anch’io ho fiatone – la incoraggiava la sua compagna di giochi – Un gradino alla volta e ce la fai”. Un gradino alla volta. É la rivoluzione culturale che Amurri cerca di incuneare in un background culturale fatto di rassegnazione: “Quando sanno di essere ammalati, soprattutto gli anziani, danno per scontata la morte. Invece ci sono degli obiettivi intermedi che è giusto raggiungere, per migliorare la qualità della vita”. I più giovani dei suoi pazienti, cresciuti sotto un cielo plumbeo dai fumi, hanno come obiettivo intermedio la bellezza, l’armonia. Un ragazzo appena saputo del sequestro ha pubblicato su facebook una foto dell’Ilva trasformata in un parco dei divertimenti: dalle ciminiere uscivano fuochi d’artificio. Una foto che ha strappato più di un applauso in reparto.
L’obiettivo intermedio di Paola, 35 anni, è decorare torte. Si è ammalata di linfoma di Hodgkin dopo aver avuto il suo primo bimbo: “Proporrei alla cittadinanza di fare un giro al padiglione oncologico e di ematologia dell’ospedale Moscati. Siamo tutti preoccupati per questi lavoratori, ma io come tanti ho pagato e stiamo pagando a caro prezzo le atrocità di quella che per decenni è stata una forma di pseudo ancora di salvezza per tante famiglie tarantine”. Leandra è “il nostro orgoglio”, afferma trionfante Amurri. A 14 anni è stata curata da una leucemia che non lasciava scampo. Ora ha 24 anni, il 16 giugno si è sposata.
Di chi invece non ce l’ha fatta, la dottoressa preferisce non parlare. “Se ne cito uno mi sembrerebbe far torto agli altri”, sembra parlare di eroi, di caduti in guerra cui si deve memoria. Però una le è rimasta nel cuore. Gianna. Aveva 19 anni, era sola. Una situazione famigliare drammatica. Rimane incinta e subito dopo scoprono la malattia. Gianna decide di tenere il bambino, per cui viene sottoposta ad una chemioterapia mirata in base allo sviluppo del feto. “Era una ribelle, una scugnizza”, ricorda Amurri. “Mi prendeva in giro, saltava gli appuntamenti, diceva le bugie sulle medicine, che non prendeva. Io interpretavo questa spavalderia come un’espressione della sua vitalità, la sua anima che reagiva”. Poi il bimbo è nato, a sette mesi. E Gianna dopo poco se ne è andata, quando il suo fisico non ha più retto alle intemperanze della sua anima. É accaduto due anni fa. Ma il ricordo brucia, sotto le polveri di Tamburi.

di Maria Luisa Mastrogiovanni
da Il Fatto Quotidiano del 29 luglio 2012

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Da: Alteralias alias.alter@gmail.com
Data: 30/07/2012 9.56
A:
Ogg: COMUNICATO DI ALCUNI OPERAI ILVA

Segnalo questo importante comunicato di alcuni operai ILVA: 
Operaicontro è una pagina web nata da poco ma già molto attiva e conosciuta in rete.
Forse sarebbe il caso di contattarli per la/le eventuale giornata/e di studio sul rapporto fra lotte operaie e lotte per la salute e l'ambiente?
Saluti
Amanda
MD livorno


APPELLO DI ALCUNI OPERAI DELL'ILVA
by Operai Contro
Pubblicato il sab, 28 lug @ 12:41   

Con la presente i lavoratori dell’Ilva di Taranto chiariscono che con i presidi posti in essere sulle arterie della città non intendono difendere Riva o l’azienda dalle proprie responsabilità.
Vogliamo tutelare i diritti dei cittadini e dei lavoratori, per questo confidiamo nella vicinanza e comprensione di tutti i cittadini.
Non vogliamo pagare sempre per le responsabilità dei soliti …
1. le reali colpe di una classe politica superficiale e accondiscendente, a conoscenza delle problematiche che da 50 anni affliggono Taranto e i suoi lavoratori, che ha atteso passivamente che si arrivasse alle 13.30 del 26 luglio 2012.
2. le reali colpe di uno Stato che gestisce lo stabilimento per 36 anni, regalando poi lo stesso e sollevandosi da ogni responsabilità in riferimento ai veleni fino ad allora prodotti.
3. le reali colpe del signor Riva, che ha gestito la propria azienda con la logica del profitto ad ogni costo e della persecuzione in fabbrica.
4. le reali colpe del sindacato, sempre più  vicino al padrone, che si è allontanato dai lavoratori, non curandosi dei diritti degli stessi e perdendo la loro fiducia.
Chiediamo scusa alla città di Taranto per i disagi causati, il sindacato in questi giorni ha organizzato i blocchi delle arterie principali. Allo stesso tempo, abbiamo saputo che in fabbrica si continua a produrre regolarmente con la compiacenza dei confederali, al contrario Taranto paga ancora una volta per colpe altrui.
Si chiede alla magistratura di svolgere il proprio ruolo senza timori e senza regali.
Si chiede allo stato italiano di farsi carico della vertenza di Taranto, evitando finanziamenti a un’azienda che produce utili, utilizzando quelle risorse per garantire stipendi e occupazione.
Si chiede ai sindacati di iniziare a rappresentare i lavoratori e i loro diritti.
Si chiede a tutti i lavoratori di liberare da subito la città dai blocchi organizzati dai sindacati e di trasferire il nostro presidio all’interno della fabbrica.
Appuntamento a tutti i lavoratori… per cominciare a protestare contro i reali artefici della situazione. Si invitano tutti i lavoratori non strumentalizzati a partecipare.

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