INDICE
Gino
Carpentiero ginocarpe@teletu.it
AIEA:
COMUNICATO STAMPA
NON
SAREMO GLI SCUDI UMANI DI RIVA
DALLA
PARTE DEGLI OPERAI ILVA A TARANTO.
Gino
Carpentiero ginocarpe@teletu.it
TAV
E NUOVO REGOLAMENTO TERRE DA SCAVO: LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA
EUROPEA SONIA ALFANO INTERROGA A BRUXELLES
Fabio
Gambone fabio74_1@libero.it
DENUNCE
PER PRESIDIO NO TAV 1 MARZO 2012
Alteralias
alias.alter@gmail.com
ILVA
di Taranto
Alteralias
alias.alter@gmail.com
ILVA
DI TARANTO: IL
GRANDE RICATTO
Alteralias
alias.alter@gmail.com
DICHIARAZIONE
BELLAVITA (SEGRETERIA NAZIONALE FIOM) SU ILVA TARANTO
Gino
Carpentiero ginocarpe@teletu.it
COMUNICATO
ILVA
Alteralias
alias.alter@gmail.com
ILVA
TARANTO PARLA L'EMATOLOGO
Alteralias alias.alter@gmail.com
COMUNICATO
DI ALCUNI OPERAI ILVA
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From:
Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
To:
Sent: Thursday, July 26, 2012 9:53 PM
Subject: AIEA: COMUNICATO STAMPA
MD
e AIEA parte civile nel processo per l'Amianto alla
Pirelli.
Saluti
Gino C.
Gino C.
A
seguire il comunicato stampa ricevuto da Fulvio Aurora fulvio.aurora@virgilio.it.
Invio il comunicato che ho predisposto. Mi sono agganciato alla legge appena sfornata dalla Lombardia sull'amianto, soprattutto per comunicare il riconoscimento di parte civile di MD e AIEA nel processo la PIRELLI con l'avv. Laura Mara. Precedentemente lo stesso riconoscimento si è avuto nel processo contro la FIBRONIT di Broni (stesso avvocato).
Saluti
e grazie
Fulvio
Aurora
COMUNICATO STAMPA
Il
Consiglio Regionale Lombardia ha approvato oggi la nuova legge sul risanamento
dell’ambiente, la bonifica e lo smaltimento dell’amianto.
L’amianto
è oggi un problema all’ordine del giorno.
Questo
lo si deve soprattutto ai processi incorso, in particolare a quello di Torino,
contro i responsabili internazionali della ETERNIT, ma non solo: qualche giorno
fa a Milano nel procedimento in corso contro 11 dirigenti della Pirelli di
Milano, sono stati riconosciuti dal giudice, dott. Tremolada, quali parti civili
Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto per la morte e le lesioni gravi di 24 lavoratori di quella
fabbrica. Il Tribunale ha riconosciuto
ciò che precedentemente il Giudice dell’Udienza Preliminare (dott. Varanelli)
aveva respinto.
E
pure è in atto un altro processo presso il Tribunale di Voghera contro i
responsabili della FIBRONIT di Broni. E qui si tratta di centinaia di lavoratori
e cittadini colpiti da gravi malattie da amianto. Anche in questo caso MD ed
AIEA sono parte civile “attiva” nel processo.
Ogni
anno in Lombardia vengono colpiti dalla tipica e gravissima malattia da amianto
circa 300 persone. Questo è documentato dal Registro dei Mesoteliomi tenuto dalla Clinica del Lavoro di Milano. E
poi ci sono coloro che sono stati colpiti da asbestosi, da tumore del polmone e
da altri tumori che, probabilmente, triplicano la cifra dei deceduti per
mesotelioma.
Bene
ha fatto oggi il Consiglio Regionale ad approvare una nuova legge di modifica di
quella precedente (legge 17/2003) al seguito della quale era stato deliberato il
Piano Regionale Amianto. In esso si stabilisce che entro il 2015 la Lombardia deve essere
libera da amianto. In questo caso dobbiamo dire che siamo molto indietro sia
nella raccolta dei dati della presenza di amianto (censimento dei siti) che
nelle bonifiche e nello smaltimento. Pure è inadeguata la sorveglianza sanitaria
e la ricerca biomedica. La nuova legge
cambierà tutto ciò?
I
processi vengono celebrati grazie a chi si è mobilitato, a chi ha messo in
discussione un sistema basato sul profitto a cui nulla importava e importa della
salute dei lavoratori e della popolazione esposta all’amianto e a tante altre
sostanze tossiche e cancerogene.
BASTA
MORTI SUL LAVORO E NEI TERRITORI INQUINATI.
I
responsabili devono pagare, ma pure gli organi amministrativi dello Stato in
tutte le sue articolazioni devono capire che l’attuale sistema produttivo deve
essere profondamente modificato. La
politica economica e sociale deve cambiare, altrimenti ai morti di amianto si
aggiungeranno quelli per precarietà, per disoccupazione, per povertà.
Milano,
24 luglio 2012
Medicina
Democratica, Movimento di lotta per la salute
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To:
Sent:
Thursday, July 26, 2012 9:57 PM
Subject:
NON SAREMO GLI SCUDI UMANI DI
RIVA
EH
NO !
NON
SAREMO GLI SCUDI UMANI DI RIVA, CONFINDUSTRIA E BANCHE !
GLI
OPERAI DELL'ILVA HANNO GIÀ PAGATO SULLA PROPRIA PELLE, E DA TUTTI I VERSANTI, I
CRIMINI DEL PROFITTO .
UNICA
SOLUZIONE REALISTICA: NAZIONALIZZAZIONE DEL GRUPPO SENZA INDENNIZZO E SOTTO
CONTROLLO DEI LAVORATORI PER CONSENTIRE UNA RADICALE RIORGANIZZAZIONE PRODUTTIVA
E LA DIFESA DEL LAVORO.
IL
GOVERNO MONTI FIDUCIARIO DI INDUSTRIALI E BANCHIERI NON PUÒ REALIZZARE QUESTE
MISURE DI SVOLTA.
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From: Montunero montunero@tin.it
To:
Sent:
Thursday, July 26, 2012 10:18 PM
Subject:
DALLA
PARTE DEGLI OPERAI ILVA A TARANTO.
DALLA
PARTE DEGLI OPERAI ILVA A TARANTO.
Gli
operai dell'Ilva di Taranto difendono giustamente, e incondizionatamente, il
proprio posto di lavoro. Ogni tentativo di contrapporre salute e lavoro è
indecente.
Gli
operai sono stati le prime vittime dell'inquinamento criminale della città. E
sono dunque i primi ad essere interessati alla punizione dei responsabili ( a
partire da dirigenti e proprietà aziendali),al risanamento del territorio, alla
necessaria riconversione dei processi produttivi. Ma non sono disposti ad essere
vittima sociale del “risanamento”, dopo essere stati la vittima sacrificale
dell'inquinamento.
Gli
operai dell'Ilva hanno già pagato sulla propria pelle, e da tutti i versanti, i
crimini del profitto: dalle morti sul lavoro ai casi di cancro in famiglia. E'
ora che paghino altri. Nessun posto di lavoro va toccato. La presenza
industriale va salvaguardata, anche con la occupazione operaia della fabbrica.
Al
tempo stesso gli operai non possono farsi usare come scudo umano dal loro
padrone contro il resto della città. Né possono pensare che lo stesso padrone
Riva, corresponsabile dei crimini ambientali, possa essere un “risanatore”
credibile dell'ambiente.
Vi
è allora una sola misura radicale che possa insieme tutelare salute e lavoro:
la nazionalizzazione dell'Ilva e della
siderurgia italiana. Solo la nazionalizzazione del gruppo Ilva, senza
indennizzo e sotto controllo dei lavoratori, può consentire insieme una radicale
riorganizzazione produttiva e la difesa del posto di lavoro. Solo un massiccio
investimento di risorse, pagato dai profitti, e sotto controllo sociale, può
consentire insieme una bonifica del territorio cittadino e la continuità della
presenza industriale.
Non
sarà il governo Monti, massimo fiduciario di industriali e banchieri, a
realizzare queste misure di svolta.
Solo un governo dei lavoratori potrà realizzarle.
La
vicenda dell'Ilva dimostra una volta di più che non c'è soluzione di alcun
dramma sociale al di fuori di una prospettiva anticapitalista
Solo
la rivoluzione cambia le cose.
PARTITO
COMUNISTA DEI LAVORATORI
26
Luglio 2012
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From:
Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
To:
Sent:
Thursday, July 26, 2012 10:26 PM
Subject:
TAV E NUOVO REGOLAMENTO TERRE DA SCAVO: LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE
ANTIMAFIA EUROPEA SONIA ALFANO INTERROGA A BRUXELLES
Da
Associazione
di volontariato Idra
Non
solo Val di Susa… c’è anche Firenze
(Fassino-Rossi-Renzi).
GC
ASSOCIAZIONE
DI VOLONTARIATO IDRA
Telefono
e fax 055 233 76 65
e-mail
idrafir@tin.it
COMUNICATO
STAMPA Firenze, 26/07/12
Nuovo
regolamento terre da scavo: la presidente della Commissione Antimafia Europea
Sonia Alfano: “Il Tav non è
un problema tutto piemontese. Anche a Firenze c’è una battaglia da portare
avanti”.
Da
ieri sul tavolo della Commissione Europea non c’è soltanto la lettera che l’on. Andrea Zanoni,
membro della commissione ENVI (Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare)
e della commissione EMPL (Occupazione e affari sociali), ha indirizzato il 20
luglio scorso al Commissario Janez
Potočnik.
All’appello
dell’on. Zanoni, che chiede al Commissario per l’Ambiente di “valutare attentamente“ il
Regolamento italiano sulle procedure di smaltimento delle terre e rocce da
scavo, attualmente al vaglio della Commissione, “affinché venga severamente respinto ogni
tentativo di elusione delle norme contenute nelle vigenti direttive europee in
materia di rifiuti”, si aggiunge adesso l’interrogazione prioritaria depositata
ieri dall’on. Sonia Alfano, presidente della Commissione Antimafia Europea: “Il Tav non è un problema tutto piemontese”, scrive la Alfano nel comunicato che annuncia l’interrogazione. “Anche a Firenze c’è una battaglia da
portare avanti. Noi, dall’Europa, la stiamo facendo insieme
all’Associazione
Idra, che si
occupa di promozione e tutela del patrimonio ambientale e culturale. Risulta
evidente, leggendo le circostanziate osservazioni
dell’associazione inviate al Commissario Potočnik circa una settimana fa, che da tempo in
Italia si tenta di escludere
dalla nozione di rifiuto le terre e rocce da scavo e matrici di
riporto,
pur se fortemente contaminate, e di derubricarle a “sottoprodotti” riciclabili
(in contrasto con
quanto fissato dalle direttive
europee). In questa maniera tali materiali diverrebbero
facilmente oggetto di smaltimenti inadeguati e dannosi per la tutela dell’ambiente e della salute dei
cittadini. Non sono da escludere, peraltro, forti interessi da parte
della criminalità organizzata
mafiosa a questo genere di
attività”.
La
presidente della Commissione Antimafia auspica che il decreto venga bloccato per violazione delle direttive
europee. “Un primissimo impatto di questo decreto
– argomenta - si avrebbe
nell’ambito dei cantieri TAV di Firenze dove i rischi ambientali e
le incertezze, ancora oggi, a un soffio dal presunto inizio dei
lavori, caratterizzano gli scenari di trasporto e smaltimento dei materiali di
scavo e delle eventuali sostanze inquinanti presenti”.
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To:
Sent: Friday, July 27, 2012 7:21 AM
Subject: DENUNCE PER PRESIDIO NO TAV 1 MARZO 2012
Giro
il comunicato della mailing list dei NoTAV fiorentini e invito ad esprimere
solidarietà ai compagni e alle realtà colpite dalla repressione, in seguito alle
manifestazioni che si svolsero in tutta Italia per la Val di
Susa
Fabio
DENUNCE
PER PRESIDIO NO TAV 1 MARZO 2012
Vi
informo che sono arrivate denunce per manifestazione non autorizzata e
interruzione di pubblico servizio per il presidio/manifestazione che
organizzammo il 1° Marzo 2012, rispondendo all'appello che arrivava dalla Val
Susa.
Le
denunce sono 14 ad appartenenti al CPA, Fondo comunista, collettivi
studenteschi.
La
cosa mi pare molto grave.
Molti
di noi, me compreso, erano a quella manifestazione; non successe niente, chi
vuol vedere la violenza ogni volta che si parla di opposizione a qualunque cosa
parli di TAV si è preso una cantonata.
La
prima impressione è che ci sia la solita tattica: dividere i buoni dai cattivi e
poi porre l'accento sui presunti cattivi per criminalizzare un intero
movimento.
Mi
stride in modo molto brutto la pochezza della politica di palazzo che non ha
approvato la mozione in consiglio regionale per sospendere i lavori avallando
lacune progettuali e l’illegittimità dei tunnel TAV e vedere nello stesso
momento che si denunciano persone che non hanno interrotto
nulla.
Evidentemente
quando non si hanno argomenti la miglior cosa è criminalizzare
l'avversario
nei prossimi giorni decideremo che fare e cercheremo di capire meglio.
nei prossimi giorni decideremo che fare e cercheremo di capire meglio.
Tiziano
Cardosi
25
luglio 2012
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From:
Alteralias alias.alter@gmail.com
To:
Sent: Friday, July 27, 2012 11:49 AM
Subject: ILVA di Taranto
Car*
giro
questo comunicato dei compagni di SC di Taranto immaginando possa essere utile
al dibattito attualmente in corso sulla nostra ML nazionale, ed eventualmente a
quello che sta configurandosi come dibattito pubblico nazionale da parte di
MD.
Da
parte mia, trovo sicuramente molto più accettabile questo comunicato che altri
che si dichiarano a fianco degli operai "senza se e senza ma", senza capire che
il problema salute è ormai inscindibile dal problema
occupazionale.
Saluti
e salute a tutt*
Amanda
MD
Livorno
A
PROPOSITO DELLA VICENDA ILVA DI TARANTO
Smettiamola di pensare in maniera antitetica: è meglio morire di fame o è meglio morire di tumore.
Non
si deve morire né per l'uno né per l'altro.
Tutto
questo si poteva evitare? Ricordiamo che ci sono stati ben 3 accordi di
programma. Che fine hanno fatto? E quello attuale farà la stessa fine?
Già
precedentemente erano stati stanziati 59 milioni di euro per la bonifica del
quartiere Tamburi che si trova a ridosso dello stabilimento. Che fine hanno
fatto quei soldi?
Noi
non stiamo con chi dice di voler chiudere l'Ilva perché inquina senza pensare a
chi ci lavora.
Siamo
a fianco dei lavoratori, ma questi devono prendere coscienza che uno
stabilimento come l'Ilva ha bisogno di un cambiamento tecnologico importante per
evitare il perpetuarsi del disastro ambientale.
Siamo
contro i padroni perché strumentalizzano gli operai spingendoli a fare
mobilitazioni presentando lo spettro della disoccupazione mentre fanno molto
poco per migliorare significativamente le condizioni ambientali dello
stabilimento e di conseguenza della città.
La
parola d'ordine + lavoro + salute è oggi più che mai
attuale.
Sinistra Critica Taranto
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From:
Alteralias alias.alter@gmail.com
To:
Sent:
Friday, July 27, 2012 12:43 PM
Subject:
ILVA DI TARANTO: IL
GRANDE RICATTO
Inoltro
anche l'articolo di oggi del Manifesto sulla falsa contrapposizione fra tutela
ambientale e lavoro
IL
GRANDE RICATTO
Cosa
avrà deciso ieri pomeriggio il gip Patrizia Todisco?
Avrà
davvero firmato “il provvedimento di sequestro (senza facoltà d'uso) degli
impianti dell'area a caldo dell'Ilva di Taranto”, oppure avrà accolto i miti,
unanimi consigli di governo, padronato, sindacato metalmeccanico, ricamati sul
giornale della Confindustria?
Si
sarà fidata dei mediatori della Regione? Per una volta, il giornale non aveva
rampogne, ma comprensione e sostegno ai lavoratori che bloccavano le strade
nazionali e il centro della Città, si addensavano intorno alle sedi della
giustizia e della politica, per difendere il proprio lavoro e insieme l'azienda
e i proprietari Riva.
Dal
canto loro, i verdi - il presidente Bonelli è consigliere comunale a Taranto -
descrivono una città divisa tra gli operai e chi non vuole morire di cancro.
Se
i sindacati vogliono “fare presto”, è per prendere la guida delle manifestazioni
ed evitare che la situazione degeneri e diventi ingovernabile: in effetti si
aspettano che la decisione del gip sarà contro di loro. I lavoratori sanno che
il fermo dell'area a caldo bloccherà l'intera acciaieria e quindi porterà in un
breve futuro al loro licenziamento; altre prospettive di lavoro - a Taranto! -
non riescono a immaginarne. Tanto meno riescono a immaginare una città o forse
un civiltà prive del loro prodotto, del loro orgoglioso lavoro: fare acciaio,
base di tutto il resto che esiste al mondo. Riva è un pessimo padrone, dicono i
metalmeccanici; ma spetta a noi dirlo, a nessun altro. Per competente che sia,
un giudice non può condannare Riva e costringerlo a chiudere la fabbrica. La
fabbrica è anche nostra che lavoriamo, che viviamo lì dentro. “Noi non meritiamo
condanne”.
D'altra
parte la fabbrica di Riva è pericolosa da sempre e sono gli operai i primi a
morirne.
Nell'udienza
preliminare di maggio per 30 dirigenti dell'Italsider, vecchio nome, poi mutato
in quello ancora più vecchio di Ilva, risuona l'accusa di aver provocato la
morte di 15 operai facendoli lavorare senza protezione in ambienti di gas
tossici e amianto.
La
risposta, a nome di tutti difensori della “fabbrica siderurgica più grande
d'Europa”, la fornisce in un'intervista lo stesso ministro dell'ambiente Clini
che una volta di più parla all'incontrario su Il Sole 24 Ore: non si può
condannare uno per vicende passate. “L'Ilva di Taranto non va fermata. Il
giudizio sui rischi connessi ai processi industriali dello stabilimento va
attualizzato”. Qualche mese prima, in gennaio, dalla perizia veniva anche
un'accusa un po' diversa. Emergeva “la quantità rilevante di polveri rilasciata
dagli impianti, anche dopo gli interventi di adeguamento”.
Uno
Stato padrone di sé avrebbe imposto un ciclo di riconversione degli impianti,
con molti lavori in cui impiegare lavoratori competenti per tutto il tempo
necessario. Il nostro Stato è pezzente e incatenato; quel poco che aveva lo ha
ceduto all'Europa che lo costringe a non fare niente e poi lo rimprovera per non
avere fatto niente. Possiamo sperare che un giudice più potente rovesci la
decisione di Patrizia Todisco e si dia così, secondo il modello consueto, “tempo
al tempo”?
Guglielmo Ragozzino
27/07/12
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From:
Alteralias alias.alter@gmail.com
To:
Sent:
Friday, July 27, 2012 1:55 PM
Subject:
DICHIARAZIONE BELLAVITA (SEGRETERIA NAZIONALE FIOM) SU ILVA TARANTO
ILVA:NESSUNA
DEROGA ALLA SALUTE
Capisco
i lavoratori dell'Ilva di Taranto che stanno protestando contro le decisioni
della magistratura sulla fabbrica dei
veleni. Quando il ricatto è tra lavoro velenoso e miseria si sa cosa
prevale.
Capisco
i lavoratori ma non capisco le grandi organizzazioni sindacali. La salute, la
sicurezza sono diritti dai quali non si può e non si deve derogare. Quegli
stessi diritti, minimi peraltro, che come sindacato rivendichiamo in tutte le
imprese. Molto spesso con denunce e esposti agli organismi preposti a far
rispettare leggi persino lacunose nella difesa del diritto alla salute ed alla
sicurezza.
La
magistratura ha sentenziato che un'industria non può avvelenare la vita di chi
lavora e di chi vive vicino a quella fabbrica.
Se
il sindacato non difende questa sentenza cade nella drammatica contraddizione di non pretendere
che diritto alla salute, alla sicurezza e il diritto al lavoro siano legati
indissolubilmente.
Un'altra
"deroga" che si afferma nella pratica, destinata a pesare nelle scelte dei
prossimi anni.
Sergio
Bellavita (Segreteria Nazionale FIOM)
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From:
Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
To:
Sent: Saturday, July 28, 2012 12:07 AM
Subject: COMUNICATO ILVA
ILVA:
il Comunicato di Medicina Democratica con preghiera di
divulgazione.
Saluti
Gino
Carpentiero
COMUNICATO
STAMPA:
LAVORO
E SALUTE SONO INSCINDIBILI ANCHE ALL’ILVA DI TARANTO
Di
fronte alla gravissima situazione di inquinamento ambientale, nota da tempo,
denunciata a più riprese e da più parti tanto in sede locale che nazionale,
provocata dalla modalità di gestione degli impianti dell’ILVA di Taranto
Medicina Democratica ritiene di dover appoggiare la coraggiosa decisione del GIP
Patrizia Todisco di procedere al sequestro preventivo degli impianti in alcuni
reparti della produzione “a caldo” altamente inquinanti per l’ambiente esterno,
come estremo e, ahimè, tardivo rimedio alla situazione di danno grave per la
salute della cittadinanza e degli operai stessi impiegati negli
impianti.
Tale
azione non può onestamente essere presentata come prevaricazione della
magistratura ma piuttosto come sbocco obbligato di anni e anni di denunce
purtroppo inutili vista la volontà di profitto pervicacemente affermata da parte
delle direzioni aziendali anche contro i più elementari diritti, sanciti nella
nostra Costituzione, alla salute e alla difesa della vita dei lavoratori e dei
cittadini.
I
dati epidemiologici largamente e da tempo noti sono impressionanti, ma senza
un’imposizione pubblica, sia delle amministrazioni statali e che di quelle
regionali, è ormai accertato che l’azienda non si muoverebbe mai, preferendo
esercitare l’usuale ricatto occupazionale, particolarmente efficace in questo
periodo storico.
Medicina
Democratica, dalla sua fondazione, non ha mai smesso di affermare che
LA SALUTE
DEI LAVORATORI E DEI CITTADINI INQUINATI È UN BENE COMUNE che
va difeso anche contro le esigenze produttive e di profitto che, ancora a norma
della nostra Costituzione, non possono affermarsi danneggiando la comunità.
Nessun lavoratore deve essere costretto a lavorare in luoghi di lavoro altamente
inquinanti, tanto meno sotto ricatto occupazionale. Allo stesso modo nessun
cittadino deve essere esposto al rischio noto di malattia a causa
dell’inquinamento prodotto dalla fabbrica.
I
reparti inquinati e inquinanti dell’ILVA DEVONO ESSERE BONIFICATI a spese della
azienda; di quella stessa azienda che in anni di ignavia ha accumulato profitti
sulla pelle e sulla salute dei lavoratori. È arrivata l’ora, in relazione a
quanto stabiliscono le direttive comunitarie (chi inquina paga) che la azienda
si assuma fino in fondo la sua responsabilità. I nostri soldi, dello stato e
della regione, potranno eventualmente servire solo in via del tutto
emergenziale, per interventi sui territori circostanti la fabbrica e riservando
alle amministrazioni locali il diritto di rivalsa nei confronti di chi ha
provocato il disastro ambientale doloso.
Medicina
Democratica ritiene che possa e debba essere al contempo salvaguardata
l’occupazione e che i lavoratori stessi possano essere utilmente impiegati, IN
CONDIZIONI DI SICUREZZA, nelle operazioni di bonifica una volta avvenuto il
dissequestro. Non è infatti pensabile che la soluzione stia in aggiustamenti di
facciata, come sembra di evincere da alcune affermazioni fatte a caldo dal
Ministro Clini.
Non
è proponibile cioè che si risolva il problema alzando il livello normativo dei
valori limite delle sostanze come in altre occasioni di infausta memoria è stato
fatto: si aggiungerebbe al danno la beffa e questo non ce lo aspettiamo nemmeno
da un governo “tecnico”.
Medicina
Democratica ritiene che le indagini epidemiologiche e ambientali che sono state
fatte, e che hanno motivato largamente l’intervento della Magistratura, sono
sufficienti per iniziare il grande lavoro di bonifica necessario che deve
coinvolgere per primi i lavoratori dello stabilimento e, in seconda istanza, le
associazioni locali e nazionali che da anni denunciano l’inquinamento di
Taranto.
MEDICINA
DEMOCRATICA denuncia con forza come inaccettabile il tentativo di mettere i
lavoratori contro i cittadini, sia perché si tratta spesso di lavoratori che
vivono nelle stesse zone inquinate sia perché questo atteggiamento intende
distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da quelle che sono le gravi
responsabilità delle direzioni aziendali.
In
prospettiva Medicina Democratica ritiene anche che si debba andare a una
riconversione ecologica dell’economia, attraverso un progressivo processo di
fuoriuscita da tutti i CICLI LAVORATIVI GRAVEMENTE INQUINANTI che costituiscono
una fonte di ricchezza per pochi con danno di tutti.
L’alternativa
sta nello sviluppo di altri settori: agricoltura biologica, con valorizzazione delle risorse locali (km0), impulso a opere pubbliche
per la difesa del il territorio (rischio
alluvioni, idrogeologico, sismico etc.), difesa dell’industria manifatturiera di
qualità, sviluppo di energie alternative a partire dal
fotovoltaico.
Medicina
Democratica ritiene che tale programma
deve essere portato avanti con tutte le forme possibili, anche di autogestione,
pretendendo l’impegno del Governo in questa direzione, se davvero si intende
contrastare gli interessi della speculazione finanziaria che mette a dura prova
l’economia reale o invece salvaguardare rendite e
patrimoni.
Il
direttivo nazionale di MEDICINA DEMOCRATICA
Milano,
27 luglio
2012
----------------------
Da:
Alteralias alias.alter@gmail.com
Data:
30/07/2012 9.37
A:
Ogg:
ILVA TARANTO PARLA L'EMATOLOGO
Car*
segnalo
questo articolo del Fatto Quotidiano dove finalmente parla anche un
ematologo:
Forse
interessa anche riguardo alla questione dati clinico-medici sollevata nella ML
nazionale.
Saluti
Amanda
MD
Livorno
ILVA,
L’EMATOLOGA: “I MIEI 400 PAZIENTI PER UN LAVORO RISCHIANO LA
VITA”.
La
dottoressa Barbara Amurri lavora all'ospedale Moscati di Taranto e racconta
perché lavorare in questa città è la sua missione: "Qui muoiono come mosche e
vedono morire i loro figli, eppure cercano una ‘sistemazione’ all’Ilva o all’Eni
o alla Cementir anche per loro. É la dannazione di questa terra: il non pensare
al futuro"
Se li ricorda uno
ad uno i suoi 400 pazienti ammalati di linfoma. Le storie, i nomi, la loro
indole. Perfino il carattere. Per lei non sono mai un numero. Anche perché nella
città più inquinata d’Italia, fino a poco tempo fa non c’era un
registro tumori. “Una vergogna”, è l’unica parola dura che usa
Barbara
Amurri, 56 anni, gli ultimi dieci trascorsi tra le mura del
reparto di Ematologia dell’Ospedale Moscati di Taranto, che ha fondato nel 1993
insieme all’allora primario Patrizio Mazza, ora consigliere regionale dell’Idv.
Quando torna a casa, nel quartiere San Vito, quartiere della marina, e il vento
gira, “è come respirare direttamente con la canna del gas in bocca”. Come si può
vivere lì? L’accento marchigiano cede alla cadenza dolce delle vocali aperte del
tarantino solo quando pronuncia la parola “casa”. E si capisce che Taranto è la
sua “missione”, come quelle che ogni estate porta avanti in Sudamerica. Perché
non va via? Sorride. “É la mia vita. La mia battaglia culturale, la
mia
trincea, la mia responsabilità, che mi porto dietro 24 ore su
24. Non voglio tirarmi indietro. Qui muoiono come mosche e vedono morire i loro
figli, eppure cercano una ‘sistemazione’ all’Ilva o all’Eni o alla Cementir
anche per loro. É la dannazione di questa terra: il non pensare al futuro. Si
vive cercando di allontanare il problema, poi domani il problema torna, ma
l’importante è re-spingerlo adesso”.
L’Italsider
prima, l’Ilva poi, sono state per gli operai una fonte di benessere reale. “Se
uno aveva voglia di lavorare, poteva fare anche tre o quattro turni di seguito e
con gli straordinari venivano fuori stipendi più alti di quello un primario, di
un professionista. Dov’erano allora i sindacati,
l’Ispettorato del lavoro? Chi agiva in armonia con la società riversando nel
mare, la notte, i veleni?”. Poi quel benessere ha cominciato a vacillare, perché
la diossina,
il pcb, hanno la capacità – spiega – di agire a livello cromosomico, per cui la
dottoressa Amurri e il suoi colleghi hanno cominciato a registrare un dato
inquietante: sono i figli e i nipoti degli operai ad ammalarsi sempre più
spesso. L’Ilva è entrata dentro di loro fino a divenirne
parte.
Enza, è la prima bimba
ad ammalarsi di
leucemia. Abitava nel quartiere Tamburi, a 500 metri dalla
fabbrica. Aveva cinque anni e l’età di sua figlia, che portava spesso in
ospedale, nel difficile gioco di equilibrismi di tutte le donne per conciliare
il lavoro e la famiglia. Enza era debole e non riusciva a tirarsi su per le
scale, troppo piccola anche per arrivare al passamano: “Non ti preoccupare, tu
sei sana, come me. Anch’io ho fiatone – la incoraggiava la sua compagna di
giochi – Un gradino alla volta e ce la fai”. Un gradino alla volta. É la
rivoluzione culturale che Amurri cerca di incuneare in un background culturale
fatto di rassegnazione: “Quando sanno di essere ammalati, soprattutto gli
anziani, danno per scontata la morte. Invece ci sono degli obiettivi intermedi
che è giusto raggiungere, per migliorare la qualità della vita”. I più giovani
dei suoi pazienti, cresciuti sotto un cielo plumbeo dai fumi, hanno come
obiettivo intermedio la bellezza, l’armonia. Un ragazzo appena saputo del
sequestro ha pubblicato su facebook una foto dell’Ilva trasformata in un parco
dei divertimenti: dalle ciminiere uscivano fuochi d’artificio. Una foto che ha
strappato più di un applauso in reparto.
L’obiettivo
intermedio di Paola,
35 anni, è decorare torte. Si è ammalata di linfoma
di Hodgkin dopo aver avuto il suo primo bimbo: “Proporrei alla
cittadinanza di fare un giro al padiglione oncologico e di ematologia
dell’ospedale Moscati. Siamo tutti preoccupati per questi lavoratori, ma io come
tanti ho pagato e stiamo pagando a caro prezzo le atrocità di quella che per
decenni è stata una forma di pseudo ancora di salvezza per tante famiglie
tarantine”. Leandra
è “il nostro orgoglio”, afferma trionfante Amurri. A 14 anni è stata curata da
una leucemia che non lasciava scampo. Ora ha 24 anni, il 16 giugno si è
sposata.
Di chi invece non
ce l’ha fatta, la dottoressa preferisce non parlare. “Se ne cito uno mi
sembrerebbe far torto agli altri”, sembra parlare di eroi, di caduti in guerra
cui si deve memoria. Però una le è rimasta nel cuore.
Gianna. Aveva 19 anni, era sola. Una situazione famigliare
drammatica. Rimane incinta e subito dopo scoprono la malattia. Gianna decide di
tenere il bambino, per cui viene sottoposta ad una chemioterapia mirata in base
allo sviluppo del feto. “Era una ribelle, una scugnizza”, ricorda Amurri. “Mi
prendeva in giro, saltava gli appuntamenti, diceva le bugie sulle medicine, che
non prendeva. Io interpretavo questa spavalderia come un’espressione della sua
vitalità, la sua anima che reagiva”. Poi il bimbo è nato, a sette mesi. E Gianna
dopo poco se ne è andata, quando il suo fisico non ha più retto alle
intemperanze della sua anima. É accaduto due anni fa. Ma il ricordo brucia,
sotto le polveri di Tamburi.
di Maria
Luisa Mastrogiovanni
da Il
Fatto Quotidiano del 29 luglio 2012
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Da:
Alteralias alias.alter@gmail.com
Data:
30/07/2012 9.56
A:
Ogg: COMUNICATO DI ALCUNI OPERAI ILVA
Ogg: COMUNICATO DI ALCUNI OPERAI ILVA
Segnalo questo importante comunicato di alcuni operai ILVA:
Operaicontro
è una pagina web nata da poco ma già molto attiva e conosciuta in
rete.
Forse
sarebbe il caso di contattarli per la/le eventuale giornata/e di studio sul
rapporto fra lotte operaie e lotte per la salute e
l'ambiente?
Saluti
Amanda
MD
livorno
APPELLO
DI ALCUNI OPERAI DELL'ILVA
by
Operai Contro
Pubblicato
il sab, 28 lug @ 12:41
Con
la presente i lavoratori dell’Ilva di Taranto chiariscono che con i presidi
posti in essere sulle arterie della città non intendono difendere Riva o
l’azienda dalle proprie responsabilità.
Vogliamo
tutelare i diritti dei cittadini e dei lavoratori, per questo confidiamo nella
vicinanza e comprensione di tutti i cittadini.
Non
vogliamo pagare sempre per le responsabilità dei soliti …
1.
le reali colpe di una classe politica superficiale e accondiscendente, a
conoscenza delle problematiche che da 50 anni affliggono Taranto e i suoi
lavoratori, che ha atteso passivamente che si arrivasse alle 13.30 del 26 luglio
2012.
2.
le reali colpe di uno Stato che gestisce lo stabilimento per 36 anni, regalando
poi lo stesso e sollevandosi da ogni responsabilità in riferimento ai veleni
fino ad allora prodotti.
3.
le reali colpe del signor Riva, che ha gestito la propria azienda con la logica
del profitto ad ogni costo e della persecuzione in
fabbrica.
4.
le reali colpe del sindacato, sempre più
vicino al padrone, che si è allontanato dai lavoratori, non curandosi dei
diritti degli stessi e perdendo la loro fiducia.
Chiediamo
scusa alla città di Taranto per i disagi causati, il sindacato in questi giorni
ha organizzato i blocchi delle arterie principali. Allo stesso tempo, abbiamo
saputo che in fabbrica si continua a produrre regolarmente con la compiacenza
dei confederali, al contrario Taranto paga ancora una volta per colpe
altrui.
Si
chiede alla magistratura di svolgere il proprio ruolo senza timori e senza
regali.
Si
chiede allo stato italiano di farsi carico della vertenza di Taranto, evitando
finanziamenti a un’azienda che produce utili, utilizzando quelle risorse per
garantire stipendi e occupazione.
Si
chiede ai sindacati di iniziare a rappresentare i lavoratori e i loro
diritti.
Si
chiede a tutti i lavoratori di liberare da subito la città dai blocchi
organizzati dai sindacati e di trasferire il nostro presidio all’interno della
fabbrica.
Appuntamento
a tutti i lavoratori… per cominciare a protestare contro i reali artefici della
situazione. Si invitano tutti i lavoratori non strumentalizzati a
partecipare.
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