- di Emilio Fabio Torsello
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Si chiama asbesto la piaga che
potrebbe colpire gli aquilani di qui a vent’anni. A lanciare l’allarme, durante
un convegno dell’Inail dedicato ai tumori di origine professionale, è stato nei
giorni scorsi il professor Mario Di Gioacchino docente dell’Università di
Chieti. «Da molti anni – ha detto ai microfoni di Abruzzo24oretv – la legge ha
vietato l’utilizzo dell’asbesto (amianto, ndr) nei cementi e nell’edilizia ma in
molti edifici questa sostanza era presente prima che venisse votata
la legge.
Queste sostanze – ha proseguito – quando ci si trova in
presenza di eventi importanti da un punto di vista fisico o ambientale, come può
essere un bombardamento o un terremoto, vengono diffusi nell’ambiente e possono
dar luogo a malattie nella popolazione. All’Aquila – ha sottolineato –
sicuramente l’asbesto è stato rilasciato e la popolazione aquilana ha inalato
fibre di amianto». I primi problemi di natura tumorale, secondo il docente,
potrebbero verificarsi tra una ventina d’anni, motivo per cui prima sarà
fondamentale una diagnosi precoce. «Qui all’Aquila la situazione è grave – ha
proseguito – molto, moltissimo amianto è sparso per il centro storico e in
periferia. Ogni giorno girovagando per le vie agibili del centro storico se ne
può notare sui tetti dei palazzi, nelle canale di scolo delle acque piovane e in
molti altri manufatti».
Per rendersi conto della fondatezza
di quanto affermato dal professor Di Gioacchino, basta guardare le immagini del
sisma che il 6 aprile 2009
ha colpito L’Aquila: il cratere era una polveriera di
calce e altri materiali finemente triturati. A confermare la presenza
dell’amianto nelle macerie, il 15 maggio 2009, è stata la stessa provincia
dell’Aquila che aveva stilato le linee guida per la movimentazione degli inerti.
A posteriori. Per almeno un mese dopo il sisma, inoltre, diverse tonnellate di
macerie contenenti anche amianto sono state “stoccate” proprio dietro la
tendopoli di Piazza d’Armi e gli scarti derivati dalla triturazione dei
calcinacci avrebbero dovuto costituire le piattaforme su cui installare le
tendopoli.
Di sicuro, però, a respirare la
polvere delle macerie sono stati i soccorritori che per giorni hanno lavorato
proprio sopra quel che restava degli edifici crollati. Quanti tra giornalisti e
fotografi hanno seguito le fasi immediatamente successive al terremoto,
ricorderanno la polvere finissima che s’infilava tra i capelli. Per rendersi
conto di come il rischio sia stato sottovalutato, basta guardare le immagini dei
vigili del fuoco in azione subito dopo il sisma: solo alcuni indossano
mascherine protettive mentre molti altri assistevano alle ricerche senza alcuno
schermo alle vie respiratorie. L’Asbesto è 1300 volte più sottile di un capello
umano e non esistono soglie “sicure” di pericolosità. Anche un’unica fibra,
dunque, può causare il mesotelioma.
Tratto da: L’Aquila come le Torri
gemelle: dopo il terremoto ucciderà l’amianto – Photogallery | Informare per
Resistere
http://www.informarexresistere.fr/2011/01/08/l%e2%80%99aquila-come-le-torri-gemelle-dopo-il-terremoto-uccidera-l%e2%80%99amianto-%e2%80%93-photogallery/#ixzz2Q9ctReK2
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