mercoledì 10 aprile 2013

Moby Prince: comunicato di Loris Rispoli



MARTEDÌ 09 APRILE 2013

Il ruolo di una Associazione familiari Vittime è sicuramente quello di fare il possibile affinchè su quella vicenda si accertino verità e responsabilità, che ne scaturisca un procedimento penale serio, chiedendo anche a distanza di anni (nel nostro caso ne sono passati 22) che si continui a perseverare nella ricerca della verità storica. Questo è quello che in questi anni ci siamo limitati a fare, sapere che altri continuano imperterriti a riproporre scenari eclatanti da guerra, di complotti internazionali e nazionali per occultare verità e responsabilità, ci imbarazza e infastidisce.

Se da una parte tutto è lecito per porre all’attenzione del paese questa terribile vicenda dimenticata, dall’altra dobbiamo tener conto di dover presentare prove inconfutabili, coerenti e reali per riproporre all’attenzione della magistratura la riapertura del caso.
In questa vicenda ci sono stati errori grossolani dall’inizio delle indagini alla fine del processo penale, errori di valutazione, di campionamento, plateali false testimonianze, tutto atto a deresponsabilizzare anche chi non era imputato.
Nel rogo della Tyssen come in qualsiasi altro luogo di lavoro il primo ad essere chiamato in causa e sedere sul banco degli imputati è stato il datore di lavoro, di seguito i dirigenti dell’azienda e i responsabili della sicurezza, nel rogo del moby prince non individuato chissà perchè come luogo di lavoro dei marittimi deceduti, nessuno legato alla compagnia armatoriale è stato ne inquisito ne processato, una dimenticanza?
Eppure l’inchiesta ha rilevato molte carenze in materia di sicurezza, dalla radio mal funzionante, con continui cali di potenza, al mozzo delle eliche che faceva sbandare la rotta, alla presenza di un solo radar funzionante, o alla disattivazione del sistema antincendio perché gocciolava sulla moquette.


Un processo penale serio all’armatore Vincenzo Onorato che stabilisse per esempio perchè successivamente alla tragedia ci fu un forte aumento del capitale societario o perchè nel momento in cui si recuperavano le salme delle vittime qualcuno manometteva gli organi del traghetto, manomissioni continuate nel tempo anche se il relitto era sotto sequestro dell’autorità giudiziarie a pertanto controllato assiduamente.
Un processo penale serio al comandante della petroliera Renato Superina (da poco deceduto e che si è sempre avvalso delle facolta di non rispondere) per chiarire la posizione in rada e il ruolo accentratore su di sei dei soccorsi anche nel momenti in cui era in salvo sulla lancia che lo avrebbe riportato a terra.
Un processo penale al comandante della capitaneria di porto Sergio Albanese per l’imcompetenza dimostrata nello svolgere il suo ruolo di coordinatore dei soccorsi quella notte permettendo che una collisione si trasformasse in tragedia e per non aver emanato disposizioni atte a evitare la collisione.
Il processo reale è stato fatto invece a personaggi di terza fila, con responsabilità minimali e soprattutto gestito da un giudice corrotto (Germano Lamberti è stato condannato per corruzione e concussione in 1 e 2 grado siamo in attesa delle sentenza definitiva della cassazione) e da un pm che l’unica cosa che è riuscito a fare in tutto il processo è chiedere l’assoluzione di tutti gli imputati perche il vero responsabile era il destino cinico e baro….
È questo ciò che chiediamo alla magistratura e alla politica: un processo serio e una Commissione parlamentare d’inchiesta che ristabiliscano anche a distanza di 22 anni la verità storica di un evento che è bene non dimenticarlo ha causato la morte atroce di 140 persone.

Loris Rispoli

Comunicato stampa

Livorno, 9 aprile 2013

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