venerdì 1 giugno 2012

ANCORA A PROPOSITO DEL TERREMOTO IN EMILIA


da Marco Spezia [sp-mail@libero.it]
 
ASSISTENZA ALLE POPOLAZIONI COLPITE
 
Riporto quanto mi scrive Cristiano “Ruvido” Baldo e invito a diffondere.

San Felice sul Panaro, Finale Emilia e tutta la zona mi sono molto familiari.
Sono paesi che frequento da più di vent'anni, ho molti amici lì, alcuni sono come fratelli di sangue per me.
Sono persone umili, positive, straordinarie e molto forti dentro ma con drammi del genere non ce la si può fare da soli.
Con Massimo di San Felice ci siamo conosciuti nel 1987 o giù di lì e non ci siamo più allontanati da allora; abbiamo girato mezza Europa assieme, abbiamo organizzato e visto centinaia di concerti assieme, diviso letti e ospitalità reciproca.
Massimo è anche assessore a San Felice e in questi giorni lo sto sentendo.
La situazione non è per niente bella e su mia insistenza mi ha detto di guardare questo link per chi voglia in qualche modo dare una mano. Per chi sta raccogliendo generi di prima necessità da portare o vuole andare a dare una mano sul posto è importante che si metta prima in contatto coi numeri che trovate. Chi eventualmente invece volesse contribuire con una donazione trova come fare, chi mi conosce, se preferisce, e ci si può incontrare di persona può contattarmi ed eventualmente dare a me direttamente il contante così facciamo un versamento unico.
So bene che economicamente non è un bel periodo per tanti ma anche pochi euro diventano pesanti ed importanti se spesi così.. vi aiuterà a sentirvi meglio e ad essere più vicini col cuore alla "Bassa".
Grazie di cuore in anticipo anche da parte mia

IN DENARO

Abbiamo aperto un conto corrente bancario, a cui tutti possono contribuire. Il ricavato verrà usato esclusivamente per l’emergenza terremoto.
IBAN: IT84X0503466980000000000100 con causale “emergenza terremoto”

 

GENERI DI PRIMA NECESSITÀ

Contattate il numero verde unico 800210644, per accordarsi su dove consegnare merci in lotti.
Per portare giocattoli, attrezzature per bimbi e tende: centro Opera, via Montessori, 39, San Felice S.P. vicino alla Coop (rif. Lino Luppi); per alimentari e prodotti di igiene personale recarsi in via dell’Agricoltura, capannone Bianchini (rif. Reggiani).

 

VOLONTARIATO, AIUTO DI PERSONA, POSTI LETTO

Contattate il numero verde unico 800210644
Couchsurfing.org ha messo a disposizione un sito dove indicare la propria disponibilità di posti letto per ospitare gli sfollati.

http://www.couchsurfing.org/group.html?gid=52939


PER RICOSTRUIRE IL PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE

Contattate il numero verde unico 800210644

 

PER COMPRARE DA AZIENDE DELLA ZONA IN DIFFICOLTÀ

Per acquisto di Parmigiano “caduto”, il caseificio Casumaro vende direttamente al pubblico in via Matteotti 80 a San Possidonio (MO), tutti i giorni dalle 8 alle 20 anche il sabato e la domenica.

 

5 PER MILLE

Se sei residente a San Felice, puoi lasciare il tuo 5 per mille al comune che lo utilizzerà solo a scopo assistenziale.

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TERREMOTO, IL RICATTO DEGLI IMPRENDITORI AGLI OPERAI: O LAVORI CON LE SCOSSE O VAI IN FERIE


I racconti dei lavoratori: "nelle aziende sono comparsi anche cartelli di avvertimento". E le vittime finite sotto le lamiere erano tutte precarie
Vincenzina vuol bene alla fabbrica, canta in uno dei suoi pezzi formidabili Enzo Jannacci, quando smette i panni dello stralunato e folle. E di Vincenzine ce ne sono tante tra Mirandola, Medolla, Cavezzo e San Felice sul Panaro, borghi produttivi della Bassa modenese, il motore di una Emilia che fu rossa, ma è rimasta operaia. Ventiquattro ore dopo la scossa che ha sepolto i lavoratori, distrutto capannoni, viene da chiedersi perché fossero lì dentro a lavorare e non, come tante altre persone all’aperto, a preoccuparsi della loro pellaccia più che dei bilanci da fare, del premio produttivo da raggiungere, dello stipendio. Volontari in barba alle leggi della natura?
Manco per idea. In molte aziende, quelle piccole, da dieci, quindici dipendenti, le richieste le ha fatte il direttore generale, il padrone direttamente, il ragioniere dell’amministrazione. “Noi siamo qui”, ha detto il piccolo imprenditore di turno via telefono ai suoi dipendenti. Un “noi siamo qui” che in molti casi ha suonato come “meglio che rientriate, perché se non lavoriamo oggi è un problema mio, domani un problema vostro”. Lo raccontano al Fatto Quotidiano non una, ma diverse persone.
Tanti immigrati tunisini, ripresi anche in video. “Evitatemi di finire licenziato, proprio io che sono tornato a lavorare”, dice uno degli ospiti del campo allestito a Cavezzo. “Mi hanno costretto e sono rientrato”. Lo dice anche il marito di una donna che la mattina di lunedì 21 maggio è stata “gentilmente” invitata a rientrare. “E mia moglie è andata. Lavora in un’azienda del settore della meccanica da 20 anni. È tornata in ufficio. Si è salvata per miracolo, è stata l’ultima a uscire dalla porta d’emergenza. Il caso di mio zio – prosegue l’uomo – la dice ancor più lunga. Lo hanno chiamato i colleghi e spiegato che sul cancello della ditta c’era un cartello, che era meglio che passasse a leggerlo. Che cosa c’era scritto? Invito molto armonioso e gentile: c’è stato il terremoto, ma la vita continua. Chi vuole lavora, gli altri possono prendersi le ferie. Liberissimi di farlo”.
Ecco perché non c’era nessuno nelle case, ma c’erano molte persone a lavorare. Non è successo niente di diverso. Alla Haemotronic gli operai nella maggior parte dei casi sono assunti con contratto a tempo. In questo caso non c’è stata nessuna pressione per tornare, ma sotto le macerie sono morti i precari. L’azienda è un colosso della biomedica, i problemi non c’erano, ma avevano la certificazione per tornare al lavoro. Nessun rischio, nessun pericolo. Le pareti portanti hanno resistito, è il resto che è crollato.
D’altronde avere l’agibilità, anche in casi di massima emergenza, è un gioco da ragazzi . Basta un ingegnere pagato dall’azienda che dice se è possibile rientrare. “Non potevamo prevedere un’altra scossa, non era prevista, eravamo convinti di poter lavorare”, dice uno dei soci della Haemotronic tra le lacrime, Mattia Ravizza. E nessuno mette in dubbio la sua parola. C’era anche lui lì, dentro, ha rischiato come gli altri. E non è un eroe.
Ma quei lavoratori erano dove non dovevano essere. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Modena, Vito Zincani. E ha fatto capire dove andrà a parare la sua inchiesta. Strutture, progetti, direzione dei lavori. Ma soprattutto dovrà farsi spiegare perché a Medolla gli operai erano in fabbrica mentre il paese era quasi completamente evacuato. Chi ha dato l’agibilità, chi l’ha firmata? E perché tante di quelle carrozzerie che coprono così potenti motori del secondo comparto mondiale per la biomedica, dietro solo a Memphis per produzione, si sono sciolte come panetti di burro.

da Il Fatto Quotidiano del 31 maggio 2012

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DIRITTI DEI LAVORATORI IN CASO DI TERREMOTO

Se ne parlerà domani primo giugno con Oliviero Beha a "Brontolo" a partire dalle 11 su RAI 3.
 

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