INDICE
Beppe Tampanella bodyguard@bastardi.net
COMUNICATO A
SOSTEGNO DEL COMITATO VALLE OLONA RESPIRA
Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
INCHIESTA
L'ESPRESSO: MORTI SUL LAVORO, LE CIFRE VERE
Assemblea
29 giugno assemblea29giugno@gmail.com
VIAREGGIO:
VOLANTINO PER IL 29 GIUGNO
Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
NAPOLITANO: "TROPPE
MORTI SUL LAVORO, SERVONO PIU' CONTROLLI"
Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
I
MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO NEL 2011 SONO AUMENTATI RISPETTO AL
2010
Fabio Gambone fabio74_1@libero.it
FESTA
DELLA RISCOSSA POPOLARE 1-11 AGOSTO MASSA
COMUNICATO
STAMPA PRIMA DVD EURECO
Nicoletta
Fabbroni nifrabbo@alice.it
ECCO
LA PORCATA MASSIMA VOLUTA DALL'EUROPA, DA MONTI, FORNERO, PD E PDL PER COLPIRE
CHI LAVORA CHI E' PRECARIO
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Da: Beppe
Tampanella bodyguard@bastardi.net
A:
Data: Lun 25 Giu
2012 7:25 am
Oggetto: COMUNICATO
A SOSTEGNO DEL COMITATO VALLE OLONA RESPIRA
A seguire seguito il comunicato a sostegno della lotta contro l'insediamento dell'impianto Econ a Castellanza.
Da far circolare ed
affiggere in bacheca.
Beppe
Tampanella
Legnano, 25 giugno
2012
NO AI VELENI DELLA ELCON! SI AI POSTI DI LAVORO!
BONIFICA SUBITO DEL
POLO CHIMICO DI CASTELLANZA !!!
Il progetto di impianto di incenerimento rifiuti tossici che la società ELCON vorrebbe istallare a Castellanza, nell'ex polo chimico Montedison, oggi sito chimico Perstorp spa e Chemisol Italia srl, si dimostra l'ennesimo nocivo attacco, da parte degli speculatori dello “smaltimento rifiuti tossici”, al territorio ed alla salute di chi ci vive e lavora.
Già oggi senza la
presenza della ELCON Recycling, il sito chimico di Castellanza rappresenta un
reale rischio ambientale infatti, a causa dell'attività svolta nei decenni di
produzione chimica industriale, l'intera area è in realtà inquinata ed
inquinante di sostanze tossiche nocive e cancerogene a danno dei territori
circostanti, nonostante la cosiddetta “messa in sicurezza”. L'area circostante è
densamente abitata ed interseca vari comuni tra le provincie di Varese e Milano.
Questi territori
pagano ancora oggi le conseguenze delle politiche industriali del passato, sia
grazie al polo chimico che alle sostanze ancora presenti nel fiume Olona,
conseguenze mefitiche di decenni di scarichi industriali. Il livello degli
inquinanti, sia atmosferici che sedimentati o disciolti nelle falde, è a livelli
critici perenni nonostante la parziale dismissione delle produttività che
storicamente hanno inquinato il territorio.
Oggi la valle Olona
è un museo tardo deindustriale fatto di capannoni vuoti, amianto, macchinari in
disuso, ultimi testimoni dello sfruttamento indiscriminato, di lavoratrici,
lavoratori e ambiente.
Il progetto ELCON
prevede di essere un impianto a pieno regime di smaltimento rifiuti nocivi e
tossici chimici e farmaceutici, con la potenzialità di trattamento di minimo
30/40 autocisterne giornaliere in entrata ed uscita, a cui si sommano i
trasporti di reagenti (tossici) essenziali alla produzione e i carichi dei
residui della lavorazione.
Oltre
all'insostenibile aumento di traffico pesante in aree densamente abitate,
l'attivazione dell'impianto, stando a quanto dichiarato da ELCON nel progetto
già bocciato a Casalpusterlengo nel 2011, porterebbe emissioni nocive sommate
all'inquinamento già presente. Il tutto mentre l'intera area prevista dal
progetto è valutata dalla stessa Regione Lombardia come RIR (area a rilevante
rischio incidente) e fa parte dei siti da bonificare.
E’ indispensabile
spingere la società a scelte verso la riconversione produttiva e nella
valorizzazione dell'ambiente, la sterile polemica letta sui giornali in cui si
dice che i lavoratori sono a favore dell'impianto ELCON è una becera
strumentalizzazione sulle spalle di chi sta veramente pagando la crisi di posti
di lavoro, creata dagli speculatori. Il posto di lavoro è importantissimo, come
il reddito adeguato ai bisogni comuni per una vita dignitosa, ciò che accadde al
polo petrolchimico Montedison/Enichem di Marghera, all'Eternit di Casale
Monferrato, alle raffinerie di Porto Torres e Gela, alle acciaierie di Taranto,
devono essere ricordati per non essere ripetuti. La vera forza per ridare
produttività e ricchezza al territorio, con nuovi posti di lavoro, utili ed
importanti per il futuro, deve essere pretesa da subito, i lavoratori devono
essere formati ed utilizzati con reali investimenti nella bonifica, accollando i
costi sui veri e ricchi responsabili.
Tutti, lavoratrici
e lavoratori sono invitati ad aderire alle iniziative che continuerà ad
organizzare il comitato “Valle Olona Respira”, per solidarizzare con la lotta
contro la continua speculazione di chi fa profitto a danno dell'ambiente, della
salute e della qualità della vita di tutti i cittadini. Come nella lotta della
Valle di Susa, allo stesso modo la lotta dei cittadini è anche quella dei
lavoratori. Non accettiamo strumentalizzazioni da “Divide et
impera”.
Beppe Tampanella USB
Per info: http://valleolonarespirawordpress.com/
Unione Sindacale di Base – Unità di Base
Sede di zona:
Legnano – via Amendola angolo via Cadorna
Tel. 0331 54 61 19
Fax 0331 17 70 892 – e mail - legnano@usb.it
Data: 25/06/2012
13.48
A:
Ogg: INCHIESTA
L'ESPRESSO: MORTI SUL LAVORO, LE CIFRE VERE
Inchiesta:
Morti sul lavoro, le cifre vere
di
Michele Azzu
L’
Espresso
L'INAIL continua a fornire numeri molto riduttivi sulle vittime degli “incidenti”.
La durissima
denuncia dell'Osservatorio di Bologna: "I numeri ufficiali dei decessi sono
sottostimati del 25 per cento. E gli infortuni non denunciati sono almeno
250.000" (22 giugno 2012).
“Non chiamatele morti bianche”, dice Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico di Firenze, riferendosi alle morti sul lavoro. “Fa pensare che non ci siano colpevoli, che sia una cosa pulita, e non è mai così”.
Marco, come Carlo
Soricelli che ha creato l'Osservatorio Indipendente morti sul lavoro, ha lottato
tutta la vita per la sicurezza sul lavoro. Entrambi, fino a un mese fa, erano
considerati due teste calde. Due persone che insistevano sui numeri delle morti,
mentre i dati ufficiali INAIL dicono una cosa diversa: le morti sono in
diminuzione, anno dopo anno.
Il 20 maggio è
cambiato tutto: da quella domenica mattina in cui il terremoto ha fatto crollare
i capannoni in Emilia uccidendo quattro operai. A giugno le morti sul lavoro
sono già 45, e tra l'otto e l'undici del mese sono morte 17 persone in quattro
giorni. L'allarme scatta in tutta Italia: il 15 giugno un'interrogazione in
regione Abruzzo, a Brescia il primato italiano con 10 decessi dall'inizio
dell'anno. La Cgil di Alessandria lancia l'allarme per nove morti nel 2012 nella
sola provincia, mentre a Salerno la Cisl segnala tre morti in otto giorni. Nel
Lazio i morti sono 12, e la regione propone una legge per la sicurezza sui
cantieri. In Puglia, invece, il direttore regionale dell'INAIL spiega che il
calo dei decessi va letto alla luce della diminuzione della forza lavoro.
Insomma, non si muore meno sul lavoro ma si lavora meno, o in nero. E anche i dati dell'INAIL sarebbero sbagliati: “Secondo i dati del mio Osservatorio nel 2011 le vittime sono aumentate dell'11 per cento” spiega Carlo Soricelli. La discrepanza è dovuta a categorie intere che non vengono conteggiate dall'ente, perché non assicurate. Agricoltori pensionati che muoiono sotto i trattori, militari, forze dell'ordine, pendolari, persone che si spostano per raggiungere il luogo lavoro.
NON CI SONO SOLO I DATI
Insomma, non si muore meno sul lavoro ma si lavora meno, o in nero. E anche i dati dell'INAIL sarebbero sbagliati: “Secondo i dati del mio Osservatorio nel 2011 le vittime sono aumentate dell'11 per cento” spiega Carlo Soricelli. La discrepanza è dovuta a categorie intere che non vengono conteggiate dall'ente, perché non assicurate. Agricoltori pensionati che muoiono sotto i trattori, militari, forze dell'ordine, pendolari, persone che si spostano per raggiungere il luogo lavoro.
NON CI SONO SOLO I DATI
C'è un legame fra
queste vicende, una sottile linea rossa che unisce le morti bianche: gli
incidenti mortali si ripetono, a distanza di mesi. E' successo alla metro di
Roma, alla Saras dei Moratti. E' successo nei capannoni del terremoto. Perché la
legge non tutela a dovere, e le sanzioni sui responsabili non sono adeguate. La
pensa così l'Unione Europea: pochi mesi fa proprio Marco Bazzoni ha scritto una
petizione alla Commissione, per denunciare le inefficienze italiane sulle morti
nel lavoro. Bruxelles ha risposto: l'Italia non ha ancora recepito le normative
comunitarie per la sicurezza sul lavoro, e ha aperto una procedura d'infrazione
contro l'Italia.
I DATI SULLE MORTI NON CORRISPONDONO
I dati
dell'Osservatorio di Soricelli, che è diventato oggi un punto di riferimento,
non coincidono con quelli dell'INAIL. Secondo i dati INAIL, nel 2011 ci sono
stati 930 morti sul lavoro, con un calo del 4,4 % rispetto al 2010. Secondo
l'Osservatorio le morti nel 2011 sono state invece 1170. “I dati INAIL sono
sottostimati di circa il 20% ogni anno perché monitorano solo i propri
assicurati”, spiega Soricelli. Sono tante le categorie che rimangono fuori dal
conteggio: gli agricoltori pensionati, i militari, le forze dell'ordine. Sono
morti sul lavoro quelle che avvengono nel tragitto da casa al lavoro (e
viceversa), ma in questo caso: “i processi durano anni”. Sommando queste
categorie si stima, invece della diminuzione registrata dall'INAIL, un aumento
dell'11 per cento rispetto ai dati del 2011.
Per Alessandro
Salvati, che coordina la banca dati infortuni dell'INAIL la domanda andrebbe
ribaltata: “Dovreste chiedervi perché i dati dell'Osservatorio non coincidono
coi nostri, anziché il contrario” Per Salvati l'attività di Soricelli è
meritoria, ma: “Fanno un conteggio di morti presumibili, che potremo fare anche
io e lei. Un istituto nazionale statistico rispetta certe regole, e ha il
compito di controllare caso per caso”. Sulle morti in nero, ci spiega sempre
Salvati, è difficile che l'ISTAT non le rilevi, perché essendo casi eclatanti ne
viene a conoscenza.
PER L'EUROPA L'ITALIA E’ COLPEVOLE
Marco Bazzoni, come
Carlo Soricelli è un operaio metalmeccanico che ha deciso di impegnarsi per la
causa. Per lui il problema non sono i dati dell'INAIL ma il fatto che questi
vengano considerati dati statistici: “I sindacati vanno dietro all'INAIL, sono
loro il problema”, ci spiega.
E per Bazzoni i
dati non sono sottostimati solo nelle morti, ma anche sugli infortuni: “Ci sono
almeno 200.000 infortuni non denunciati, questa era la valutazione dell'Inca, il
patronato della Cgil” afferma. L'ultimo anno in cui l'INAIL ha parlato di
aumento delle morti sul lavoro è stato il 2006, con 1341 decessi: “Aggiornarono
i dati quattro volte fino ad arrivare a gennaio 2008”, ricorda l'operaio
fiorentino. “Poi scrissero un comunicato sconcertante: l'impennata di morti era
da considerarsi esclusivamente come un fatto accidentale”.
Marco Bazzoni, come
Soricelli non si è mai arreso: nel 2009 ha scritto una petizione-denuncia alla
Commissione Europea sulla conformità del recepimento in Italia (D.Lgs.106/09)
della Direttiva Europea 89/391/CEE, volta a promuovere la sicurezza e la salute
dei lavoratori sul posto di lavoro. Lo scorso 13 ottobre la Commissione ha
risposto che il progetto di “costituirsi in mora” contro lo Stato italiano è
stato approvato il 29 settembre. L'Italia ha risposto con una relazione ora in
esame a Bruxelles. I punti di rilievo del procedimento europeo sono:
deresponsabilizzazione del datore di lavoro, obbligo di valutazione del rischio
di stress dovuto al lavoro, tempistiche per redigere il documento sulla
valutazione dei rischi di una nuova impresa.
DALLA THYSSEN A NOVI LIGURE
DALLA THYSSEN A NOVI LIGURE
Deresponsabilizzazione
del datore di lavoro, l'Europa non sa che è un costume tutto italiano. E'
dell'aprile 2009 la polemica sulla norma "salva manager" contenuta nel decreto
al Testo unico sulla sicurezza del lavoro, del governo Berlusconi. L'articolo 10
bis rischiava di portare all'assoluzione i dirigenti Thyssenkrupp di Torino, che
verranno poi condannati (aprile 2011) a 16 anni e mezzo per omicidio volontario.
Come ora, una norma italiana entrava in contrasto con le normative europee,
secondo la Commissione parlamentare lavoro: la direttiva CEE 391 del 1989,
proprio sulla responsabilità del datore di lavoro.
I lavoratori
Thyssen, ora in mobilità, erano in presidio davanti al comune di Torino lo
scorso 14 giugno, per incalzare il sindaco Fassino che un anno fa aveva promesso
di occuparsi del loro ricollocamento. Ma c'è un altro particolare: “Su 14
rimasti senza lavoro, otto eravamo parte civile al processo Thyssen”, spiega
Mirko Pusceddu, portavoce degli operai. Continua: “Crediamo di essere stati
discriminati per questo, perché su 34 operai ricollocati all'Amiat e altri 35
all'Alenia sono solo due le persone che come noi erano parte
civile”.
Spostandoci
all'Ilva di Novi Ligure, il 7 giugno Pasquale La Rocca è morto schiacciato da un
muletto. L'azienda, nonostante la morte, non ha fermato l'impianto: “Quando
siamo arrivati un'ora dopo, comunque, i due reparti a ridosso dell'incidente
erano fermi”, dice Massimo Repetto della Fiom. Ma anche se gli operai hanno
scioperato l'azienda non ha fermato l'impianto, come conferma Repetto. Nella
stessa Ilva di Novi Ligure era morto un operaio delle ditte appaltatrici nel
2005, precipitando da tre metri di altezza, come ricorda Bruno Motta,
sindacalista all'Ilva fino al 2006. “Ci ho lavorato 32 anni a Novi Ligure, è una
realtà molto diversa dall'Ilva di Taranto”.
Nessuna legge
obbliga quindi l'azienda a fermare gli impianti in caso di incidenti mortali, e
nessuna legge potrà trovare dei responsabili per i 17 lavoratori morti sotto i
crolli dei capannoni industriali in Emilia, quelli dovuti ai terremoti del 20 e
29 maggio. La normativa antisismica del 2005, infatti, non obbliga costruttori
ed aziende a mettere a norma i prefabbricati costruiti in epoca precedente, come
abbiamo svelato nella nostra inchiesta “Perché sono morti gli operai”. I
prefabbricati sono a rischio, ma agibili e in regola, e questo è solo l'ennesimo
caso in cui la legge italiana diventa complice delle morti sul lavoro.
“Non chiamatele
morti bianche” dice Bazzoni. Perché i colpevoli ci sono.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/morti-sul-lavoro-le-cifre-vere/2185020//0
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/morti-sul-lavoro-le-cifre-vere/2185020//1
Data: 25/06/2012
15.23
A:
Ogg: VIAREGGIO:
VOLANTINO PER IL 29 GIUGNO
Con invito alla partecipazione e alla diffusione.
Grazie
VENERDI’
29 GIUGNO: 3° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI VIAREGGIO:
MANIFESTAZIONE
PROGRAMMA
DELLA GIORNATA
Ore
17.30 alla Croce Verde. In ricordo delle 309 vittime del terremoto de L’Aquila
del 6 aprile 2009, presentazione del libro “Macerie dentro e fuori”. Partecipa
Sergio Bianchi, padre di Nicola, studente universitario, deceduto nel terremoto.
Al dibattito pubblico sono presenti familiari di Associazioni e Comitati di
altre stragi.
Ore
20.00 alla Croce Verde. Buffet sociale.
Ore
21.00. Concentramento nel piazzale della stazione FS.
Ore
21.15. Partenza della manifestazione.
Ore
21.45. Sosta in piazza Mazzini (lungomare) per brevi
interventi.
Ore
22.15. Ripresa della manifestazione.
Ore
23.15. Conclusione nel parcheggio della Pam. Lettura di poesia da parte di
bambini/e.
Ore
23.49 - 23.52. attesa dell’ora della strage e lettura dei nomi delle 32
vittime
Viareggio,
23 giugno 2012
Associazione
“Il mondo che vorrei” danielarombi6@gmail.com
Assemblea
29 giugno assemblea29giugno@gmail.com
----------------------
Da: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
Da: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
Data: 25/06/2012
23.16
A:
Ogg: NAPOLITANO:
"TROPPE MORTI SUL LAVORO, SERVONO PIU' CONTROLLI"
Mi fa piacere che anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dica che contro le morti sul lavoro, "ci vogliono più controlli e sanzioni".
Io lo vado dicendo
da ANNI, ma nessuno mi ascolta, forse ora che l'ha ricordato lui, qualcuno lo
ascolterà?
Staremo a
vedere!
Intanto andrebbe
ricordato al Presidente della Repubblica, che prima dell'entrata in vigore del
D.Lgs.106/09 (Decreto correttivo al Testo Unico per la sicurezza sul lavoro),
c'erano più sanzioni.
Con questo Decreto,
la stragrande maggioranza della sanzioni ai datori di lavoro, dirigenti preposti
sono state dimezzate.
E abbiamo ancora,
anche la norma “salva-manager”, tanto cara all'ex Ministro del Lavoro
Sacconi.
La "salva-manager,
quella che era uscita dalla porta (facendoci credere che era stata cancellata),
ed è rientrata dalla finestra.
Inoltre, sempre
grazie al D.Lgs.106/09, abbiamo un procedura d'infrazione in corso, per
violazione di alcuni punti della Direttiva europea quadro 89/391/CEE sulla
sicurezza sul lavoro.
Saluti
Marco Bazzoni
Marco Bazzoni
Operaio
metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza
Firenze
AGI 12:26 25 giugno 2012
Roma, 25 giugno
Denunciando
"gravissime crepe e contraddizioni" nell'impegno sulla sicurezza sul posto di
lavoro, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha auspicato un
maggiore impegno "nel sistema dei controlli e delle sanzioni" per combattere la
piaga delle morti bianche.
Dopo aver assistito
questa mattina alla "Giornata nazionale di studio sulla salute e sulla sicurezza
sul lavoro", il Capo dello Stato ha sottolineato che nel "quadro di quanto è
stato fatto vi sono anche risultati apprezzabili".
Al tempo stesso,
però, è "molto importante" quanto sottolineato dal Sostituto Procuratore
generale di Torino, Raffaele Guariniello, il quale "ha dimostrato come esistano
gravissime crepe e contraddizioni anche nell'impegno a costruire la sicurezza
sul posto di lavoro, che è un fondamentale valore costituzionale".
Oltre a ciò, ha
concluso Napolitano, "c'è molto da fare anche dal punto di vista del sistema dei
controlli e delle sanzioni".
* * * * *
A
margine della lettera del caro Marco Bazzoni, mi permetto di dire la
mia.
Da
quando è in carica, il presidente Napolitano ha espresso tantissime volte
stupore, cordoglio, esecrazione, ecc. per la tragedia delle morti sul
lavoro.
Da
quando è in carica, il presidente Napolitano però non ha mai fatto niente di
concreto per migliorare le condizioni di lavoro e la tutela della salute e della
sicurezza dei lavoratori.
Anzi,
proprio Napolitano è corresponsabile, in quanto lo ha firmato avvallandolo, del
D.Lgs.106/09 (citato giustamente da Bazzoni) del governo Berlusconi. Tale
Decreto ha del tutto stravolto il D.Lgs.81/08 (il Testo Unico sulla sicurezza),
tra le altre cose diminuendo (più che dimezzando) le sanzioni a carico di datore
di lavoro e dirigenti inizialmente previste.
Così
come è corresponsabile della cancellazione dell’ISPESL (Istituto Superiore
per la Prevenzione E la Sicurezza del Lavoro), così come è ancora
corresponsabile della progressiva cancellazione dei diritti fondamentali dei
lavoratori (tra cui quelli di lavorare sicuri) in atto da parte di Monti e
Fornero.
Anche
questa volta, al di là dei soliti “fiumi di parole” il presidente Napolitano
continuerà a non fare niente di concreto!
Anzi,
quello che è peggio, le cose concrete che Napolitano farà saranno, come ha fatto
finora, del tutto contrarie alla tutela dei lavoratori.
Avesse
almeno l’etica e la morale di starsene zitto !
Marco
Spezia
----------------------
Da:
Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
Data:
26/06/2012 14.57
A:
Ogg:
I MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO NEL 2011 SONO AUMENTATI RISPETTO AL
2010
Nonostante qualcuno cerchi di trascinarci in polemiche che non hanno nessuna utilità per la comprensione del fenomeno delle "morti sul lavoro" l'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro conferma nel 2011 un aumento delle morti sui luoghi di lavoro di oltre l'11% rispetto al 2010.
Purtroppo
si gioca sui numeri per coprire la mancanza di una qualsiasi strategia della
nostra classe dirigente e soprattutto della politica che renda meno drammatiche
le dimensioni di queste tragedie. Gli altri paesi europei hanno tutti situazioni
migliori delle nostre.
Nel
2011 ci sono stati più di 1.170 morti, di cui 663 sui luoghi di lavoro + 11,6%
sul 2010.
Anche
nel 2012 si sta riproponendo una situazione drammatica, nonostante un leggero
calo rispetto al 2011. Ad oggi
26 giugno alle ore 14 ci sono stati dall'inizio dell'anno 296 morti sui luoghi
di lavoro contro i 315 dello stesso giorno del 2011.
Per
approfondimenti sui lavoratori morti per infortuni sul lavoro nel 2011 andare
nella pagina dell'1 -1 e 3- 1 del 2011 del'Osservatorio. Ci sono cartine
geografiche con il numero di morti per ciascuna provincia italiana e grafici
inerenti all'età, professione e nazionalità dei lavoratori vittime d'infortuni
mortali.
Carlo
Soricelli Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul
lavoro
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Da: Fabio Gambone
fabio74_1@libero.it
Data: 26/06/2012
19.20
A:
Ogg: FESTA
DELLA RISCOSSA POPOLARE 1-11 AGOSTO MASSA
A
tutti gli antifascisti, agli organismi che hanno aderito, sostenuto, partecipato
al concerto anti fascista di lotta e solidarietà tenutosi a Massa il 16 giugno.
Con
il concerto del 16 giugno abbiamo rilanciato la mobilitazione antifascista per
affermare ancora una volta che i covi fascisti devono essere chiusi, per
solidarizzare e sostenere economicamente i compagni che sono stati e saranno
denunciati per i fatti dell’11 febbraio a Massa [aggressione contro una
manifestazione antifascista da parte dei fascisti di Casa Pound, spalleggiati
dalle “forze dell’ordine” che alla fine hanno fermato ... gli
aggrediti].
L’iniziativa
è stata un gran successo, abbiamo ottenuto l’adesione di diverse realtà presenti
sul territorio toscano, abbiamo raccolto fondi, abbiamo ricevuto solidarietà
concreta da parte dei musicisti che hanno vivacizzato la serata e di tutti
coloro che hanno contributo a realizzarla, ma soprattutto si è creato un clima
armonioso e unitario nonostante l’impresa richiedesse nel suo complesso un
impegno importante e faticoso.
In
tutti si è accresciuta la coscienza che l’antifascismo e la solidarietà non
possono avere un ruolo di facciata ed esprimersi solo a parole, ma devono
attuarsi in azioni concrete che ci mettano nelle condizioni di sviluppare
ulteriormente la lotta contro lo sfruttamento, la miseria, per avere tutti un
lavoro utile e dignitoso, il diritto allo studio, alla salute, ad un ambiente
sano.
L’organizzazione
di un concerto ad alcuni potrà esser sembrata un’attività lontana dalle lotte
delle masse popolari, un momento di svago: può diventare invece un’occasione per
imparare ad organizzarsi, a stabilire e rafforzare relazioni, ad alimentare e
rafforzare la conoscenza e la coscienza.
Ora
abbiamo davanti un nuova sfida: la festa della Riscossa Popolare.
Per
quest’estate, dal 1 all’11 agosto stiamo organizzando una Festa Popolare nel
parco della Comasca a Marina di Massa. L’idea è quella di “sfruttare” un periodo
di ferie e con meno impegni per sviluppare un’esperienza di aggregazione,
cultura, dibattito e perché no anche di lotta: un’occasione per fare insieme un
bilancio di questa stagione 2011-2012 segnata dalla crisi e dagli attacchi
pesanti al mondo del lavoro e alle condizioni di vita di tutti noi, ma anche un
bilancio delle lotte e delle mobilitazioni. È un’occasione per fare proposte,
valutare la possibilità di lanciare campagne comuni, elaborare un percorso che
dia corpo all’autorganizzazione popolare.
La
proposta è rivolta a tutti coloro che sono convinti della necessità di sbarrare
la strada al Governo Monti e trovare soluzioni di emergenza a fronte della
drammatica situazione che si stanno trovando a vivere i milioni di lavoratori,
immigrati, disoccupati, studenti e pensionati del nostro Paese, a tutti coloro
che sentono sempre più come una necessità urgente quella di creare le basi per
un altro tipo di società.
Proponiamo
a tutte le organizzazioni operaie e popolari e ai singoli soggetti (della
Toscana e non solo) di partecipare per creare insieme questa festa, a partire
dalla stessa ideazione e in ogni altro suo aspetto.
La
proposta è legata ad uno spazio fisico già individuato e prenotato: il parco
della Comasca a Marina di Massa (zona Ronchi), molto bello e con la possibilità
di fare campeggio, con una cucina attrezzata, con un palco per i concerti già
predisposto. Si tratta insomma di un’area in cui si può far convivere
tranquillamente l’aspetto dell’aggregazione, del divertimento, con quello del
dibattito e del confronto politico.
Il
senso della proposta è quello di sviluppare, in un contesto più rilassato di
quello denso di impegni che caratterizza il resto dell’anno, la reciproca
conoscenza e l’approfondimento insieme di tematiche di comune interesse, per il
coordinamento di forze e battaglie.
Alcuni
temi che proponiamo già da ora sono:
-
un
lavoro utile e dignitoso per tutti: difesa dei posti di lavoro, sicurezza sul
lavoro;
-
problema
abitativo: diritto alla casa, sviluppo e sostegno delle occupazioni delle case
sfitte;
-
smantellamento
del patrimonio pubblico: sostegno, ampliamento e legame tra le lotte in difesa
dei servizi e degli spazi pubblici;
-
diritto
allo studio: sviluppo del coordinamento studentesco sugli obbiettivi
comuni.
Oggi
più che mai è necessario mettere al centro delle nostre rispettive agende il
lavoro tenace e determinato per lo sviluppo ed il rafforzamento del
coordinamento delle nostre forze, pur nel rispetto di differenze e specificità.
Con
questa festa vogliamo dare un contributo in questa direzione, non limitandoci a
invitare alcuni soggetti a serate o eventi già costituiti, ma proporre a chi ne
ha la possibilità di realizzare questo evento fin dall’inizio.
COSTRUIAMO
INSIEME LA FESTA DELLA RISCOSSA POPOLARE
!
----------------------
Data:
26/06/2012 23.00
A:
Ogg:
COMUNICATO STAMPA PRIMA DVD EURECO
Buonasera
a
seguire il comunicato stampa sulla prima proiezione del film-documentario
sull'Eureco.
Partecipate
numerosi !
Grazie
Lorena
Tacco
COMUNICATO
STAMPA
Paderno
Dugnano, 26 giugno 2012.
E’
disponibile il DVD del documentario sulla tragedia Eureco “Uomini
da bruciare”
di Giuliano Bugani e Salvo Lucchese prodotto e cofinanziato dal Comitato
di sostegno dei famigliari delle vittime e dei lavoratori Eureco,
dall’Associazione
Italiana Esposti Amianto e
da Medicina
Democratica Nord
Milano, insieme ai cittadini, le associazioni e le forze politiche di Paderno
Dugnano più attente ai problemi del lavoro.
Come
tristemente noto il 4 novembre 2011 la terribile esplosione dell’Eureco,
un’azienda di trattamento rifiuti di Paderno Dugnano (MI), ha provocato numerose
vittime, le cui famiglie ed i sopravvissuti alla strage si sono ritrovati senza
lavoro e senza sostentamento.
Un’opera
in memoria di ciò che è successo ma soprattutto di denuncia contro
l’insufficiente attenzione ai problemi della sicurezza sul lavoro e contro
l’insufficiente attenzione delle istituzioni per le vittime
innocenti.
Il
nostro sentito ringraziamento va invece a chi quest’opera ha resa possibile:
Giuliano
Bugani e
Salvo
Lucchese,
emiliani, maestri del film a tema sociale, noti per “Anno
2018: verrà la morte”,
sui danni da esposizione all’amianto, ed il recentissimo “La
mia Bandiera. La Resistenza al femminile”,
sul ruolo delle donne durante la Liberazione.
Ricordiamo
che giovedì
28 giugno alle 21.00 presso l’auditorium Tilane,
in piazza della Divina Commedia a Paderno Dugnano, si terrà la prima proiezione
pubblica del documento cinematografico.
Il
ricavato dei DVD e della proiezione saranno interamente devoluti al sostegno
delle famiglie delle vittime Eureco in maggiore difficoltà.
Per
maggiori informazioni o per prenotare il DVD comitatovittime.eureco@gmail.com.
Grazie
dell’attenzione.
Comitato
a sostegno dei famigliari delle vittime e dei lavoratori
Eureco
Medicina
Democratica Nord
Milano
AIEA
Associazione Italiana Esposti Amianto di
Paderno Dugnano
----------------------
Da: Nicoletta Fabbroni nifrabbo@alice.it
Da: Nicoletta Fabbroni nifrabbo@alice.it
Data:
27/06/2012 16.13
A:
Ogg:
ECCO LA PORCATA MASSIMA VOLUTA DALL'EUROPA, DA MONTI, FORNERO, PD E PDL PER
COLPIRE CHI LAVORA CHI E' PRECARIO
ECCO
LA PORCATA MASSIMA VOLUTA DALL'EUROPA, DA MONTI, FORNERO, PD E PDL PER COLPIRE
CHI LAVORA CHI E' PRECARIO
SI
SALVANO COME AL SOLITO I RICCHI E LA CASTA CON IL BENEPLACITO DI CGIL, CISL,
UIL, UGL
DA
DIFFONDERE!!!!! SINDACATO COBAS
*
* * * *
il
manifesto 2012.06.26
L'ORA
DELLA VERITÀ
In
primo luogo. Con l'approvazione del disegno Fornero di riforma del mercato del
lavoro, è giunto per tutti - partiti, sindacati, operatori giuridici, sociali e
culturali e per lo stesso Governo - il momento della verità. Infatti, con il
sostanziale svuotamento dell'articolo 18 dello Statuto,si chiude una parabola
che ha abbracciato quattro decenni all'insegna della garanzia della dignità del
lavoro.
Con
l'articolo 18 prevedente, in caso di licenziamento arbitrario, la reintegra nel
posto di lavoro, il lavoratore poteva esercitare con tranquillità - durante il
rapporto - tutti i suoi diritti, legali e contrattuali, perchè la legge imponeva
al datore di giustificare lui, a pena di annullamento, l'eventuale licenziamento
che volesse intimargli,indipendentemente dalla possibilità del lavoratore di
dare la difficilissima prova di una volontà di rappresaglia contro l'esercizio
di quei diritti.
Ora
l'articolo 18 come norma antiricatto è nella sostanza venuta meno e quindi si
realizza il disegno di parte datoriale di poter contare su uno strumento sicuro
di dominio, costituito dalla minaccia sempre incombente sul lavoratore di
licenziamento,giustificato o meno.
Questo
è il cuore del problema, che ormai conoscono tutti.
Di
fatto il governo, dopo aver messo alla disperazione decine di migliaia di
persone con la manomissione del sistema pensionistico, completa ora il lavoro
sporco affidatogli “a tempo” dai ceti dominanti.
Anche
i grandi sindacati, che avrebbero potuto, come in altre occasioni, bloccare
questa micidiale controriforma con una estesa e convinta mobilitazione e con un
forte sciopero generale, questa volta - invece - non l'hanno
promosso.
Anche
il maggior partito progressista avrebbe potuto, specie dopo i risultati delle
elezioni amministrative,semplicemente alzare un dito per bloccare questo
sbilanciato provvedimento. Invece ha preferito diventare la nuova spalla su cui
poggia l'arma della diseguaglianza e del ricatto
occupazionale.
In
secondo luogo. Da parte nostra, però, sarebbe ingiusto emettere così drastici e
impietosi giudizi, senza darne una spiegazione scientifica e tecnica,
corroborata da una esperienza operativa durata quaranta
anni.
Per
onorare questo obbligo, esponiamo di seguito uno schema di lettura della riforma
Fornero, da cui risulta, anche oltre il suddetto “cuore del problema”, una
valutazione complessivamente negativa e penalizzante per il lavoro nelle varie
forme dipendente.
1.
La riforma è idealmente divisibile in tre parti, di cui quella centrale riguarda
appunto la “flessibilità in uscita”, ossia la riforma della disciplina dei
licenziamenti.
Essa
riduce la possibilità di reintegra nel posto di lavoro a ipotesi del tutto
marginali e generalizza invece, quale sanzione per i licenziamenti ingiusti, una
semplice indennità economica di importo compreso tra 12 e 24 mensilità.
Che
si tratti di un pauroso salto all'indietro, in definitiva l'ha riconosciuto
anche il governo, che - proprio per questo - ha dichiarato di offrire
“compensazioni” costituite dalle altre due parti della legge Fornero,dedicate
rispettivamente alla riforma della “flessibilità in entrata”, ossia alla
limitazione e messa sotto controllo del precariato e alla riforma degli
“ammortizzatori sociali, quali cassa integrazione, indennità di mobilità e di
disoccupazione, che - si è detto - la nuova legge avrebbe migliorato, proprio in
considerazione della maggior facilità di licenziamento accordata alle parti
datoriali.
Ebbene,
noi affermiamo - sfidando chiunque a sostenere il contrario - che proprio questa
della “compensazione” è la menzogna più odiosa; perché, sia sul versante della
“flessibilità in entrata”, sia su quello degli “ammortizzatori sociali”, la
legge Fornero è drasticamente peggiorativa rispetto alla normativa
attuale.
Non
temiamo di affermare, anzi,come non ci sia una sola norma che, al di là
dell'apparenza, sia davvero “migliorativa”. Ed è demoralizzante che la maggior
forza politica progressista abbia avvallato l'ingannevole interpretazione della
“compensazione”.
Vediamo
come stanno veramente le cose.
Nella
“flessibilità in uscita” la riforma Fornero affronta quattro tipi di
licenziamenti.
a)
Nel licenziamento “discriminatorio” non cambia nulla, perché ben si sa che
trattasi di figura solo teorica per l'eccessiva difficoltà della
prova.
b)
Nel licenziamento “disciplinare” - vero cuore della tematica - la possibilità di
reintegra viene limitata a casi di scuola e ridotta a una sorta di foglia di
fico.
In
sostanza, per aversi reintegra, occorrerebbe o che il datore si fosse inventato
tutto o che avesse letto male il contratto collettivo, applicando il
licenziamento dove doveva applicarsi una sanzione più
lieve.
c)
Nel licenziamento “per motivo oggettivo”, la reintegra è limitata all'ipotesi di
“manifesta insussistenza” del fatto addotto come motivo del licenziamento,
applicandosi altrimenti la sola sanzione economica.
Torna
alla mente, anche qui, l'immagine ipocritamente pudica della foglia di
fico.
d)
Nel licenziamento “per riduzione di personale” si sancisce il gravissimo
arretramento che i vizi riguardanti la procedura sindacale di esubero non danno
più luogo a reintegra, ma solo a una indennità economica.
2.
Nella “flessibilità in entrata”, il vantato giro di vite normativo sull'abuso
dei contratti a progetto e sulle false partite iva con monocommittenza si riduce
a riprendere risapute interpretazioni già acquisite in via giurisprudenziale, ma
con un grosso arretramento con riguardo ai rapporti di consulenza a partita IVA,
perché la monocommittenza viene legata a indici empirici facilmente aggirabili.
Ad esempio, l'aggiramento può essere realizzato con la previsione delle
fatturazioni non a una sola società, ma a più società tra loro in qualche modo
collegate.
Ma è sul contratto a termine e sul contratto di lavoro somministrato che la riforma Fornero ha dato, contrariamente alle promesse, briglia sciolta al precariato, prevedendo che possa essere privo di causale il primo contratto a termine della durata di ben 12 mesi e così anche anche il primo contratto di somministrazione. Contratto che anche in altri casi è stato esentato dall'obbligo della causale.
Ma è sul contratto a termine e sul contratto di lavoro somministrato che la riforma Fornero ha dato, contrariamente alle promesse, briglia sciolta al precariato, prevedendo che possa essere privo di causale il primo contratto a termine della durata di ben 12 mesi e così anche anche il primo contratto di somministrazione. Contratto che anche in altri casi è stato esentato dall'obbligo della causale.
Basterà
dunque assemblare tra loro in maniera accorta i vari tipi contrattuali previsti,
per realizzare quel precariato permanente di persone ultra ricattabili,che è il
vero risultato - a parer nostro voluto - della riforma
Fornero.
3.
Nella parte relativa agli “ammortizzatori sociali” viene adottato un criterio di
malthusianismo sociale. Infatti, al primo soffio di difficoltà le imprese
potranno licenziare perchè non ci sarà più quella “cassa integrazione
straordinaria” tradizionale che per la classe operaia italiana ha rappresentato
sul piano collettivo una garanzia simile a quella dell'articolo 18 sul piano
individuale.
Fosse
stata vigente in passato la legge Fornero, non sarebbero oggi ancora aperte
fabbriche come Fiat, Breda, Ansaldo, Finmeccanica, che sono riuscite a
ristrutturarsi anche grazie alla cigs.
Per fortuna questa follia dovrebbe entrare in vigore solo nel 2016.
Per fortuna questa follia dovrebbe entrare in vigore solo nel 2016.
Infine.
Ci permettiamo solo una considerazione finale, ricordando come l'articolo 8 del
D.L.138/2011 fu un “colpo di coda” potenzialmente devastante che il governo
Berlusconi riusci a fare passare, disponendo della maggioranza
parlamentare.
Le
forze di opposizione promisero correttamente l'abrogazione, alla prima occasione
possibile, di quella folle previsione che consente di derogare ai contratti
collettivi mediante contratti aziendali. Tuttavia la norma è ancora in
vigore.
Che
dire allora di questa riforma Fornero, tanto grave e pericolosa, che però tra
qualche mese non avrà più genitori politici in attività?
Qualcuno
adotterà allora come suo figlio il piccolo feroce mostro così rimasto
orfano?
Sarebbe
il caso già di pensare a una sua abrogazione anche referendaria - magari assieme
all'altra mostruosità dell'articolo 8 - per iniziativa di lavoratori, cittadini,
associazioni sociali e culturali ancora consapevoli dell'importanza per il
nostro Paese di norme di salvaguardia della dignità del lavoro e di garanzia di
civile convivenza.
*
* * * *
DA
IL MANIFESTO 7 APRILE 2012
“La
riforma colpisce anche i licenziamenti collettivi”
Intervista
a Pier Giovanni Alleva ,
giuslavorista
“È
vero, il reintegro è ridotto ormai a una ipotesi di scuola, quasi impossibile.
Eppure Confindustria si straccia le vesti e il Pd e i sindacati cantano
vittoria, ma la loro è una vittoria di Pirro”.
Nanni
Alleva, giuslavorista per lunghi anni coordinatore della consulta del lavoro
della Cgil, avvocato che ha seguito decine e decine di cause per licenziamento,
non ha dubbi: quello sull’articolo 18 è un grande passo indietro. Ma c’è di più,
Alleva segnala un aspetto finora trascurato e ugualmente grave: sono stati
indeboliti anche i licenziamenti collettivi.
PARTIAMO
PROPRIO DAI COLLETTIVI: PERDONO ANCHE LORO LE GARANZIE?
Purtroppo
sì. Per questo tipo di licenziamenti si conferma che ci debbano essere due
comunicazioni da parte del datore di lavoro: quella in cui annuncia la decisione
generale, con il numero dei licenziati, e poi quella finale, grazie alla quale
il singolo conosce i criteri per i quali è finito tra i “prescelti”. Ebbene, la
prima comunicazione, anche se scorretta, non sarà più impugnabile per errori
procedurali, perché si intende “sanata dall’accordo sindacale” (e pensiamo che
danno sia, quando i sindacati ad esempio sono venduti). La seconda è impugnabile
dal singolo lavoratore, ma l’errore procedurale non darà più luogo al reintegro,
ma solo a un indennizzo da 12 a 24 mensilità. Il reintegro c’è solo nella rara
eventualità che io riesca a indicare un mio collega che avrebbe dovuto essere
licenziato al posto mio: una “guerra tra poveri”, insomma. È un vulnus
fortissimo ai diritti: abbiamo vinto decine di cause in passato proprio sugli
errori procedurali, e fatto reintegrare lavoratori in aziende come Fiat o
Ferrovie.
MI
SEMBRA LA STESSA LOGICA DELLA RIFORMA DELL’ARTICOLO 18, CON IL REINTEGRO CHE
DIVENTA UN MIRAGGIO.
Esatto.
L’ipotesi in cui si applica il reintegro nel licenziamento economico individuale
è fondamentalmente solo di scuola: cioè quando vi sia una “manifesta
insussistenza” del fatto addotto da parte del datore di lavoro; per ricascarci,
praticamente, quest’ultimo dovrebbe comportarsi da “ubriaco”, cioè dire ti
licenzio perché devo chiudere il negozio in Via Condotti quando tu invece hai
sempre lavorato in quello di via del Corso.
PERÒ
SUSANNA CAMUSSO DICHIARA CHE RESTA L’ “EFFETTO DETERRENTE”, E LE RIMOSTRANZE DI
EMMA MARCEGAGLIA DIMOSTREREBBERO CHE LE IMPRESE NON SONO
SODDISFATTE.
Io
credo che, viste queste condizioni di quasi irrealizzabilità della dimostrazione
di “manifesta insussistenza”, l’effetto deterrente sia una pistola un po’
scarica. Le imprese poi magari ci tengono ad avere ulteriori sconti sulla
flessibilità in entrata adesso che la riforma arriva in Parlamento. E poi
qualcuno mi deve spiegare quando saranno costrette all’indennizzo, perché anche
questo resta un capitolo ambiguo. La legge dice che l’indennità di 12-24 mesi si
applica in “tutti gli altri casi” che non siano “manifesti”. Ma quali sono?
Vorrei sperare che ci si mettano dentro quelli per motivo economico
“speculativo”, cioè quando il datore di lavoro non licenzia perché è in crisi ma
per aumentare i profitti. Come quando caccia un anziano per assumere un giovane,
o un terzo lavoratore per sfruttare di più gli altri due, o esternalizza gli
addetti in una coop per pagarli meno. Segnalo che in Francia questo tipo di
licenziamento è illegittimo, e in Italia molto raramente i tribunali finora li
hanno ritenuti giustificati.
L’AMBIGUITÀ
SU DOVE PIAZZARE QUESTO TIPO DI LICENZIAMENTO, A QUANTO HO CAPITO, SI TRADUCE
NEL DIRE CHE SARANNO RITENUTI TOTALMENTE LEGITTIMI O AL PEGGIO SOLO
INDENNIZZATI.
Finché
non so dove vanno categorizzati, in effetti non so che succederà. Io credo si
dovrebbe impostare il tema dei licenziamenti in modo diverso: gli speculativi
vanno in causa, per tutti gli altri – per crisi o ristrutturazione – si obbliga
l’impresa a esperire prima tutti gli ammortizzatori sociali possibili, e solo
dopo, quando si vede che la soluzione non si trova, si autorizza a licenziare
come extrema ratio. Anche in questo caso cito la Francia, dove l’ammortizzatore
“preventivo” è obbligatorio per legge.
E
IL DISCIPLINARE? LI’ SI APPLICA IL FAMOSO “MODELLO TEDESCO”,
ALMENO?
Manco
per idea. Il giudice non ha discrezionalità. Può reintegrare solo per tre
tipologie: 1) se il fatto imputato non sussiste; 2) se il lavoratore non lo ha
commesso; 3) se il contratto prevede che sia punito con una sanzione minore. Ma
questi casi, nella mia esperienza, sono il 10% del totale. Per il restante 90%,
nonostante l’ingiustificato motivo, scatterà il solo l’indennizzo. L’unico lato
positivo della riforma riguarda la velocizzazione dei processi. Poco infine è
stato fatto per i precari: il primo contratto a termine e il primo interinale di
6 mesi sono stati addirittura liberalizzati, è stata tolta la causale. Il
cocoprò è stato riportato ai paletti originari, con la necessità di un vero
progetto. La partita Iva, se si dimostra che lavora in sede, ha il 75% del
reddito da un unico datore o ci lavori per 6 mesi l’anno, viene trasformata in
cococò e poi eventualmente in subordinato. Piuttosto, per risolvere il
precariato, io istituirei una anagrafe del lavoro, dove i sindacati possono
vedere l’uso dei contratti che negli anni si fa nelle aziende per poi denunciare
all’Inps, che se trova abusi li potrà sanare.
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