martedì 26 giugno 2012

Ma Napolitano e Schifani ci fanno o ci sono?


Comunicato

Nella giornata di ieri, in occasione della  «Giornata nazionale di studio sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro» a palazzo Giustiniani –convocata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul
lavoro-, le prime due cariche dello Stato si sono espressi sulla barbarie degli “omicidi” (ndr) sul lavoro. La prima discrepanza emerge sul nome che usano i due rappresentanti istituzionali: “Morti bianche” li chiama Napolitano, lui che si definisce strenuo difensore delle istituzioni, nel continuare ad usare il termine “morti bianche” mostra quali istituzioni difende: quella dei padroni e attacca la magistratura scomoda. Scomoda come quella di Torino che al processo Thyssenn ha condannato per “OMICIDIO COLPOSO” i vertici aziendali per la loro scelta cosciente di non applicare le normative in nome del profitto e considerando la vita operaia meno di niente. Continuando Napolitano ha detto: «Mi pare che si stia dando un quadro di quel che si è fatto anche con risultati apprezzabili». E quali sarebbero questi risultati apprezzabili? I dati dell’Inail, che ci dicono “che gli incidenti sono diminuiti”?. Il principe, Totò, De Curtis avrebbe detto “MA CI FACCIA
IL PIACERE”. I dati Inail somigliano più a veline questurine che cifre reali, infatti l’Ente non considera (meglio dire occulta) alcune questioni: 1) con la Crisi molte fabbriche hanno chiuso o hanno fatto ricorso massiccio alla cassa integrazione; 2) è in aumento del lavoro precario o in nero, tra le cause principali degli incidenti; 3) l’Inail non tiene in conto tutti gli incidenti stradali di lavoratori che vanno al lavoro o che hanno finito il turno; 4) i tanti morti diluiti nel tempo, legati all’uso/esposizione all’amianto o sostanze cancerogene,
che sono cifre da teatro dell’orrore; 5) non ultimo il terremoto in Emilia ha mostrato che non solo gli “eventi” catastrofici di casuale e naturale hanno ben poco, ma che anche in questi eventi a morire-a subire traumi permanenti (nel fisico e nelle menti), sono in prima linea gli operai.
Ancora più illuminati sono state le parole di Schifani: «Meno lavoro-meno incidenti non è un'equazione che ci
rassicura. Noi vogliamo che ci sia più lavoro e nessun incidente. Non dobbiamo consentire i tagli sui costi dell'infortunistica per ragioni di risparmio e per massimizzare i profitti», «È moralmente deprecabile- ha proseguito la seconda carica dello Stato - approfittare del bisogno, della necessità di occupazione dei tanti lavoratori, disposti a rischiare la propria salute e la propria vita pur di percepire uno stipendio», «Le troppe tragedie - ha concluso Schifani - anche recenti, quella di Barletta, quella di Frosinone, quella ultima degli operai dell'Emilia schiacciati all'interno di capannoni non in linea con le normative antisismiche, ci impongono interventi di prevenzione sempre più attenti e rigorosi». E’ vero l’equazioni dell’Inail non ci rassicurano, perché taroccate; non siete voi, “alte cariche istituzionali”, a non consentire che le imprese, da sempre, taglino i costi sulla prevenzione per ingrassare i loro profitti e le loro mani sporche del nostro sangue; non siete voi che non dovete permettere il ricatto, specialmente in una fase di crisi, dell’equazione “VUOI IL
LAVORO, ALLORA RINUNCIA AI DIRITTI”, quando siete i primi sostenitori del “governo” Monti che con le riforme della Fornero, sta diffondendo e sviluppando questo ricatto; non potete parlare di tragedie né morti bianche, sono omicidi e gli autori sono noti; i vostri interventi di “prevenzione” si chiamano attacco a tutte quelle realtà e singoli, che quotidianamente si battono contro questa guerra (3/4 o5 morti al giorno sono cifre di un conflitto e non di fatalità), e che considerate“teste calde” esponenti Rls, come M. Bazzoni, o l’Osservatorio di Bologna, che chiedono da tempo di chiamare le cose col loro nome -omicidi e non
morti bianche- e che contestano i dati Inail; anzi fate di più: mandate le cosiddette forze dell’ordine a denunciare-incriminare chi protesta davanti i tribunali per avere GIUSTIZIA per I NOSTRI MORTI, come è successo per le Associazioni che protestavano al tribunale di Bassano del Grappa per l’indegna assoluzione dei vertici della Tricom di Trezzo sul Brenta per la morte di 14 operai per esposizione all’amianto e altre sostanze cancerogene (ndr. Sentenza ribaltata dal tribunale di Venezia, titolari condannati per omicidio colposo), “rei” di aver lanciato qualche uovo, di imbrattamento, grida ingiuriose. Questa si chiama REPRESSIONE perché i fedeli tutori dell’ordine dovrebbero denunciare/arrestare i dirigenti aziendali, i loro padrini politici, anziché essere conniventi come le tante inchieste hanno fatto emergere.
Come Rete abbiamo detto che questa battaglia è lunga e difficile, ma è necessario portarla sino in fondo. Che è necessario unire le forze e mettersi in Rete, al di la delle appartenenze, per sostenere tutti, per
sentirsi un corpo unico, per ottenere dei risultati. Nei primi giorni di luglio, il 9, si apre al Tribunale di Milano il processo per lo scoppio all’Eureco di Paderno Dugnano del novembre 2010, facciamo appello a tutti ad essere presenti e sostenere la sete di GIUSTIZIA dei familiari e degli operai, nella prospettiva di fare un collettivo passo in avanti in questa battagli a livello nazionale.

Rete nazioanle sicurezza sul lavoro Nodo Milano
retesicurezzamilano@gmail.com
26-06-2012

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