Ilva Taranto: immediata reazione di solidarietà ai lavoratori al presidio al pomeriggio alla port a organizzato dallo slai cobas ilva per il sindacato di classe di taranto nel quadro della giornata di lotta dell'8 maggio, al mattino vi era stato anche un presidio alla direzione per il riconoscimento dello slai cobas
slai cobas ILVA per il sindacato di classe taranto
Muore operaio all'Ilva di noviligure , i padroni lasciano che la fabbrica vada avanti,
all'ilva di Novi Ligure (Alessandria) - Pasquale La Rocca, di 31 anni - è morto, schiacciato da un muletto, la scorsa notte mentre lavorava nello stabilimento siderurgico. Nonostante l'incidente, l'attività della fabbrica non è stata sospesa e per protesta i sindacati hanno proclamato uno sciopero immediato dei turni della notte. Le Rsu hanno proclamato lo sciopero anche per i turni di stamani e del pomeriggio.
L'incidente - - è avvenuto durante una manovra di retromarcia per lo spostamenti di un carico. Per cause in corso di accertamento da parte dello Spresa e dei tecnici della Asl, il muletto si è ribaltato e l'operaio è rimasto schiacciato. A soccorrerlo sono stati gli stessi compagni di lavoro che - hanno riferito sempre i Vigili del fuoco - hanno sollevato e spostato il muletto utilizzando un carro ponte dello stesso stabilimento. Sono intervenuti anche i sanitari del 118 che hanno tentato invano di rianimare l'operaio.
la corrispondenza da Genova di Stefano Ghio
L'ILVA
UCCIDE ANCHE A NOVI LIGURE (AL)
Giovedì
sette giugno, ore 20:00 circa, stabilimento Ilva di Novi Ligure: un capoturno
trentaquattrenne - originario di Napoli, ma ormai da anni residente a Lerma, una
ridente località sulle colline dell'Ovadese, famosa per la produzione di un
ottimo vino dolcetto - Pasquale La Rocca, è alla guida di un muletto con l'aiuto
del quale ha appena scaricato un bancale di cunei di legno atti a formare la
culla sulla quale verranno appoggiati i rotoli di acciaio appena
prodotti.
Improvvisamente, in seguito ad una manovra azzardata che provoca la sterzata eccessiva di una ruota, il mezzo si inclina e successivamente si ribalta; per l'operaio, che non porta le cinture di sicurezza allacciate, non c'è nulla da fare: reta schiacciato sotto il pesante veicolo di servizio.
Fin qui la cronaca dell'ennesimo infortunio mortale sul lavoro; il lato peggiore della vicenda è rappresentato però da ciò che accade subito dopo: nessuno dei responsabili della fabbrica ordina di fermare gli impianti, come sarebbe doveroso in questi casi.
La produzione si ferma comunque: ma ciò avviene dopo quasi un'ora, quando la notizia trapela in tutti i reparti, ed i lavoratori scendono in sciopero spontaneamente, dando vita ad un presidio davanti ai cancelli.
I sindacati interni si affrettano a precisare che non si tratta di uno sciopero contro l'azienda, chiarendo che "chi ha detto che la fabbrica ha continuato a lavorare ha detto il falso. Non abbiamo notizia di ordini contrari allo sciopero impartiti dai dirigenti dei reparti"; peccato che a sconfessare questa dichiarazione pensi il segretario provinciale della Uilm-Uil di Alessandria, Antonello Dell'Omo, che lamenta la "mancanza di un po' di umanità, e della scelta di bloccare la produzione".
A prima vista può sembrare incredibile che i sindacati aziendali dichiarino il falso per proteggere il padrone; lo diventa assai meno se si legge questo fatto alla luce di ciò che sta accadendo all'Ilva di Taranto; qui, da poco, si è organizzato il Cobas diretto dallo Slai Cobas per il sindacato di classe, che sta rapidamente crescendo: i confederali temono il possibile contagio dello stabilimento alessandrino, e cercano - buttando acqua sul fuoco della rabbia operaia - di smorzare sul nascere qualunque ipotesi di organizzazione dei lavoratori in un sindacato che fa realmente il suo mestiere di difesa dei loro interessi.
Improvvisamente, in seguito ad una manovra azzardata che provoca la sterzata eccessiva di una ruota, il mezzo si inclina e successivamente si ribalta; per l'operaio, che non porta le cinture di sicurezza allacciate, non c'è nulla da fare: reta schiacciato sotto il pesante veicolo di servizio.
Fin qui la cronaca dell'ennesimo infortunio mortale sul lavoro; il lato peggiore della vicenda è rappresentato però da ciò che accade subito dopo: nessuno dei responsabili della fabbrica ordina di fermare gli impianti, come sarebbe doveroso in questi casi.
La produzione si ferma comunque: ma ciò avviene dopo quasi un'ora, quando la notizia trapela in tutti i reparti, ed i lavoratori scendono in sciopero spontaneamente, dando vita ad un presidio davanti ai cancelli.
I sindacati interni si affrettano a precisare che non si tratta di uno sciopero contro l'azienda, chiarendo che "chi ha detto che la fabbrica ha continuato a lavorare ha detto il falso. Non abbiamo notizia di ordini contrari allo sciopero impartiti dai dirigenti dei reparti"; peccato che a sconfessare questa dichiarazione pensi il segretario provinciale della Uilm-Uil di Alessandria, Antonello Dell'Omo, che lamenta la "mancanza di un po' di umanità, e della scelta di bloccare la produzione".
A prima vista può sembrare incredibile che i sindacati aziendali dichiarino il falso per proteggere il padrone; lo diventa assai meno se si legge questo fatto alla luce di ciò che sta accadendo all'Ilva di Taranto; qui, da poco, si è organizzato il Cobas diretto dallo Slai Cobas per il sindacato di classe, che sta rapidamente crescendo: i confederali temono il possibile contagio dello stabilimento alessandrino, e cercano - buttando acqua sul fuoco della rabbia operaia - di smorzare sul nascere qualunque ipotesi di organizzazione dei lavoratori in un sindacato che fa realmente il suo mestiere di difesa dei loro interessi.
Novi
Ligure (Al), 09 giugno 2012
Stefano
Ghio - Proletari Comunisti Genova
http://pennatagliente.wordpress.com
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