martedì 7 maggio 2013

DA 21 ANNI ATTENDONO RISARCIMENTO MORTE SUL LAVORO




Qualcuno ne vuole parlare di questa vergogna?
O quantomeno la politica e sindacati vogliono fare qualcosa perché si sblocchi questa situazione che definire VERGOGNOSA è poco???
Una vedova ed un figlio invalido, che devono campare con 290 euro al mese, di pensione di invalidità del figlio, che per la morte del padre non ha visto un euro.
Spero che qualcuno faccia qualcosa e che intanto i media ne parlino, visto che i media nazionali non hanno detto nulla su questa vicenda e che il mondo politico e sindacale faccia qualcosa per sbloccare questa situazione per fare avere quanto prima questo risarcimento a questa povera famiglia, che oltre ad avere perso il loro caro morto sul lavoro, non ha ricevuto un euro di risarcimento ed è costretta a campare con 290 euro al mese, con la pensione di invalidità del figlio, con la madre che lavora saltuariamente per cercare di mantenere il figlio.
Quando leggo simili notizie mi “cadono le braccia”, qui siamo andati oltre la vergogna, non saprei neanche che termine usare per definire questa situazione.
L’unica parola che mi viene in questo momento è: ALLUCINANTE!!!

Marco Bazzoni
Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza
Firenze

MORTO IN INCIDENTE SUL LAVORO, MOGLIE E FIGLIO ATTENDONO RISARCIMENTO DA 21 ANNI
A PAZIENZA ORMAI ESAURITA, LA PROTESTA DAVANTI L’AGENZIA NAZIONALE DEI BENI CONFISCATI PER CHIEDERE GIUSTIZIA
PALERMO
Chiamarla giustizia lumaca è dir poco. Da 21 anni la vedova e il figlio di un uomo morto a causa di un incidente sul lavoro, attendono un risarcimento danni nonostante una sentenza passata in giudicato. La pazienza è terminata e così questa mattina Giuseppina Cardinale e il figlio Salvatore La Corte hanno manifestato davanti l’agenzia nazionale dei beni confiscati in via Vannantò, per chiedere giustizia.
Giuseppe La Corte è morto per un infortunio sul lavoro avvenuto nel cantiere della Co.Gi srl nel 1992, “società – spiega l’avvocato Irene Carta Cerrella - che apparteneva a Vincenzo Piazza il cui patrimonio è stato definitivamente confiscato nel 2010”. La società era stata condannata da una sentenza, passata in giudicato nel 2010, a risarcire 500 mila euro alla famiglia dell’operaio.
“Era arrivata anche una proposta transattiva per 150 mila euro nel luglio del 2011, - aggiunge l’avvocato - proveniente dall’amministrazione giudiziaria con invito a comunicare le coordinate bancarie. Nonostante i soldi messi da parte dal curatore fallimentare la moglie e il figlio non hanno ricevuto alcunché”.
Oggi a Roma si riunirà la commissione per decidere se approvare o meno la proposta transattiva.
30 aprile 2013

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