Che dire di questi lavoratori morti così atrocemente, sotto il tetto di capannoni crollati miseramente per un terremoto che ha risparmiato le abitazioni, alle 4 di mattina di domenica, mentre lavorano in turni festivi e notturni nella civile Emilia? Sarebbe meglio che tutti noi che facessimo una profonda riflessione. Il mondo del lavoro è stato abbandonato, i lavoratori muoiono numerosissimi nelle fabbriche, su tetti, nei cam pi e sulle strade, senza che si levi un moto d'indignazione collettiva. Il lavoro manuale e pericoloso, umiliato e privo di qualsiasi considerazione: come ultima beffa l'allungamento di diversi anni dell'età per avere il diritto alla pensione, senza risparmiare chi svolge lavori pesanti e pericolosi. La spina dorsale del paese messa ai margini e impoverita da un bieco affarismo che considera il lavoro manuale una marginale variabile del mercato, mentre è bene ricordarlo, è solo da queste mani sempre più insanguinate, che producono oggetti per tutti noi, che viene la ricchezza di una collettività e di una nazione. Anche il terremoto ha messo in luce la scarsa considerazione che si ha di queste vite: i capannoni sono crollati numerosissimi in questo lembo d'Italia considerato il più civile e ricco. I lavoratori devono ricominciare a riprendersi direttamente in mano il proprio destino, non delegare più a nessuno il proprio destino e cominciare a pensare di portare in parlamento, fin dalle prossime elezioni politiche propri rappresentanti che tutelino senza tentennamenti e "ma anche" il Lavoro e la Sicurezza in tutti i suoi aspetti.
carlo soricelli
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