INDICE
Cub Trasporti
Lombardia cubtrasportilombardia@fastwebnet.it
LA GIUSTIZIA A
PAGAMENTO
Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
DE
ZORDO E GARETTI "AEROPORTO
AMERIGO VESPUCCI: SALUTE
E SICUREZZA AL PRIMO POSTO"
Gino
Carpentiero ginocarpe@teletu.it
LA DIFESA DELLA SALUTE: UN OBIETTIVO DA RILANCIARE E DA
PRATICARE
Assemblea
lavoratori Autoconvocati assemblealavoratori@libero.it
INTERVISTA AD UN
OPERAIO “INTERNO” DELLA FIAT DI POMIGLIANO
CARI
PADRONI: LE SENTENZE NON SI DISCUTONO, SI ESEGUONO
Samanta
Di Persio samantadipersio@virgilio.it
IL TERREMOTO È
UNA CERTEZZA
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From: Cub Trasporti Lombardia cubtrasportilombardia@fastwebnet.it
From: Cub Trasporti Lombardia cubtrasportilombardia@fastwebnet.it
To:
Date: Thu, 24 May 2012 09:14:59
Date: Thu, 24 May 2012 09:14:59
Subject: LA
GIUSTIZIA A PAGAMENTO
ALTRO DURO ATTACCO AI DIRITTI DEI LAVORATORI: PER CHIEDERE L’INTERVENTO DEL GIUDICE DEL LAVORO, DEVI PAGARE!
Con la Circolare 14/05/12, il Ministro della Giustizia ha chiarito le novità introdotte del Decreto Legge 06/07/11 n.98 con il quale il governo Berlusconi aveva eliminato la gratuità delle cause di lavoro in vigore da oltre quarant’anni introducendo l'obbligo di pagamento di un contributo anche sostanzioso per chi avesse un reddito annuo superiore ai 31.880 euro lordi.
Il governo Monti
perfeziona l'attacco al diritto di difesa dei lavoratori precisando che tale
limite non si riferirebbe al INDIVIDUALE – come sinora ritenuto e applicato da
tutti i Tribunali del Lavoro - bensì è quello riferito al NUCLEO FAMILIARE.
In questo modo,
l'esenzione dal pagamento della tassa per poter proporre una causa di lavoro
viene ulteriormente ridotta a pochi casi in cui il reddito familiare dipenda da
una sola persona (salvo i casi che i salari dei familiari non siano proprio
salari da fame).
In concreto ciò
vuol dire che ad esempio per una causa relativa all’impugnazione di un contratto
a termine o di un licenziamento il lavoratore dovrà pagare allo stato e per il
solo fatto di poter esercitare un suo diritto circa 250 euro.
E' evidente non
solo l'intento deflattivo sul contenzioso del lavoro, ma anche il chiaro
messaggio di classe; perché per il datore di lavoro che deve agire in giudizio
si tratta di pagare una somma irrisoria mentre per il lavoratore si tratta di
una spesa che corrisponde ad una quota importante del proprio salario.
Maggio 2012
Cub Trasporti Lombardia
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From:
Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
To:
Sent:
Friday, May 25, 2012 11:09 PM
Subject:
DE ZORDO E GARETTI "AEROPORTO
AMERIGO VESPUCCI: SALUTE
E SICUREZZA AL PRIMO POSTO"
Ricevo
da De Zordo e Garretti e inoltro.
perUnaltracittà
e Medicina Democratica: la salute al primo posto
Gino
Carpentiero
COMUNICATO
STAMPA
PERUNALTRACITTÀ-LISTA
DI CITTADINANZA E MEDICINA DEMOCRATICA FIRENZE
DE
ZORDO E GARETTI "AEROPORTO
AMERIGO VESPUCCI: SALUTE
E SICUREZZA AL PRIMO POSTO"
"La
salute delle popolazioni e la sicurezza delle infrastrutture devono essere la
preoccupazione primaria di chi governa un territorio. Qualunque altro criterio,
che avvantaggi economicamente qualche soggetto forte a scapito di salute e
sicurezza, deve appartenere a un passato da dimenticare." Lo hanno dichiarato la
capogruppo di perUnaltracittà Ornella De Zordo e il coordinatore di Medicina
Democratica Firenze Gianluca Garetti.
"L'aeroporto
Amerigo Vespucci impatta già ora pesantemente su una parte della Piana
martoriata da troppe fonti inquinanti e su cui incombe anche l'ipotesi di un
inceneritore - hanno continuato De Zordo e Garetti - un territorio che va
risanato e non ulteriormente inquinato”.
“Qualunque
soluzione di nuova pista che incrementi il numero di voli e aumenti la
dimensione degli aerei non è perciò accettabile - aggiungono ancora De Zordo e
Garetti - la pista parallela bidirezionale, voluta in particolare dal sindaco di
Firenze e dagli industriali, può portare a raddoppiare il traffico aereo e ha
delle controindicazioni. Intanto sposta, aggravandolo, il problema dai quartieri
di Quaracchi, Brozzi e Peretola ai Comuni di Sesto, Campi, Prato e anche delle
zone a nord/ovest della stessa Firenze: è incredibile che lo stesso sindaco
Renzi sia a favore di una soluzione che penalizza il suo territorio con sorvoli
i cui effetti si potrebbero risentire su tutta la parte della città che si apre
verso la Piana, a partire dal quartiere di Novoli. Infine penalizza la
conformazione dell'utile “Parco della Piana", che rischia di diventare solo una
parziale mitigazione dell’impatto acustico verso la Scuola dei
Carabinieri.
De
Zordo e Garetti hanno poi ricordato come si debba "finalmente realizzare una
reale integrazione con Pisa, visto anche il primo passo rappresentato dalle
navette ferroviarie veloci già messe a disposizione dalla Regione da dicembre
2010, completando l'assetto ferroviario toscano e differenziando in modo più
netto Pisa con la sua potenzialità internazionale da Peretola che, una volta
messo in sicurezza e riqualificato nelle strutture dell'aerostazione, può
diventare un aeroporto dedicato a specifiche tipologie di
utenza."
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From:
Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
To:
Sent:
Friday, May 25, 2012 11:48 PM
Subject:
LA DIFESA DELLA SALUTE: UN OBIETTIVO DA RILANCIARE E DA
PRATICARE
Un
scritto a 6 mani da Angelo Baracca (il principale artefice), da Gianluca Garetti
e dal sottoscritto.
Voleva
essere un contributo di discussione da pubblicare sul Manifesto anche in
rapporto alla costruzione di un soggetto politico nuovo che nasce dal basso che
non può a nostro avviso non occuparsi di salute.
Nonostante
gli sforzi di Riccardo Chiari nostro amico della (ex)redazione di Firenze non è
stato per ora pubblicato.
Lo
inviamo a un ampio indirizzario di Medicina Democratica . . . e
dintorni.
Ovviamente
il dibattito è aperto
Gino
Carpentiero (con Angelo Baracca e Gianluca Garetti) per la sezione “Pietro
Mirabelli” di Medicina Democratica di Firenze
LA DIFESA DELLA SALUTE: UN OBIETTIVO DA RILANCIARE E DA
PRATICARE
È per lo meno singolare che dal linguaggio, dagli obiettivi politici e
dal dibattito politico attuale, in tutte le sue forme ed espressioni, sia
scomparso il concetto di salute.
Salute intesa non come servizio
sanitario, efficacia (o peggio economicità) delle cure, farmaci, e così via: ma
invece come Benessere Fisico Psichico
e Sociale della popolazione. Tale concetto fu divulgato dall’OMS fin dal
1948, ed è alternativo alla logica, ed ai mostruosi profitti, del sistema
sanitario e farmaceutico, che hanno tutto l’interesse che le persone si ammalino
ed abbiano bisogno di cure! Il tema della Difesa della Salute, vale la pena
ricordarlo, fu il movente fondamentale mobilitante ed unificante dell’“autunno
caldo” del 1969 e di tutti gli anni ’70 (La Salute non si paga, la Nocività si
elimina), che partendo allora dalla fabbrica si proiettò all’intera società.
A quel tempo esistevano le espressioni di base come i Consigli operai,
che erano l’espressione diretta di condizioni lavorative omogenee: oggi viviamo
una situazione sociale e lavorativa molto più frammentata, individualizzata e
precaria, ma proprio per questo ci sembra opportuno rilanciare un tema
unificante come quello della salute, considerando anche che una delle principali
cause di “perdita di salute” è costituita dallo stress e dal disagio
lavorativo.
Vi è a tal proposito, un dato eclatante, che la maggior parte dei
cittadini purtroppo non conosce: è vero che la speranza di vita si è allungata
nel dopoguerra, ma l’aspettativa di
vita in salute (cioè senza malattie invalidanti) è diminuita di dieci
anni a partire dal 2003, gli uomini sono passati dai 72 ai 62 anni e le donne a
circa 61 anni! [Patrizia Gentilini Il
Picco della Salute 4 aprile 2011] Il che vuol dire che con il progresso
tecnico, con la tanto decantata prevenzione secondaria, si guarisce di più dalle
malattie, ma è tutto da vedere come si guarisce, perché per molte
infermità le terapie mediche e chirurgiche raramente portano a recuperare lo
stato di salute precedente.
Per alcune categorie di lavoratori in particolare quelli impegnati nelle
grandi opere infrastrutturali [Claudia
Capanni, Giovanni Costa, Luigi Carpentiero – ottobre 2004], la speranza di vita in salute è ancor più
ridotta.
Ci si ammala in realtà in età sempre più precoce, a questo riguardo
l’OMS denuncia l’aumento allarmante dei tumori, in particolare dei tumori
infantili, e l’abbassamento dell’età di insorgenza: in Italia sono 4 volte più
frequenti che negli altri paesi occidentali per l'inquinamento atmosferico.
[Valentina Cervelli, dicembre
2010].
Vi è un ulteriore aspetto che è ignoto alla gente: la maggior parte delle malattie ha
un’origine ambientale. Sono le condizioni dell’ambiente in cui viviamo,
in tutti i loro aspetti e valenze, che innescano i complessi processi e le
modificazioni che nell’organismo umano inducono poi gli stati patologici: “il
nostro ecosistema è ormai un esperimento chimico-biologico su larga scala, in
cui siamo contemporaneamente coloro che sperimentano e coloro che lo subiscono,
solo il tempo dirà se questo esperimento è ben condotto, come noi speriamo”
[Nature, J.V.Harper, 29-446-2007]. Essere sottoposti ad inquinamento durante la
vita embrio fetale porta interferenza sulla programmazione epigenetica
(l'epigenetica è una nuova scienza che spiega come fattori ambientali come
inquinamento, stress, alimentazione possono influenzare l'ereditarietà) di
organi e tessuti ed apre la strada a patologie endocrine metaboliche, come
obesità-diabete 2, cardiovascolari, allergiche, autoimmuni, neurodegenerative,
del neurosviluppo, riproduttive e tumorali che si possono manifestare anche dopo
decenni. Quindi non sono solo l'origine genetica o gli stili di vita sbagliati
ad indurre le malattie. Ovviamente tutto questo viene sottaciuto dalla cultura
medica e sanitaria dominante, tutta volta alla prevenzione secondaria, in parte
per il tipo di formazione funzionale ai colossali interessi economici e per la
mentalità che questa induce, in parte forse anche per ignoranza della classe
medica, che non viene in alcun modo preparata a far fronte a questi problemi, ma
a ricettare medicine ed analisi mediche: per gran parte delle quali è provata
l’inutilità, quando addirittura non risultano dannose per la
salute!
Il sistema economico e sociale in cui viviamo continua ad immettere
nell’ambiente e nelle catene alimentari ulteriori agenti nocivi e sempre più
invasivi, pretendendo che essi siano privi di effetti nocivi: campi
elettromagnetici, radiazioni ionizzanti e non, polveri sottili e ultrasottili,
molecole artificiali, interferenti endocrini (come ad esempio le diossine) ,
metalli pesanti, con l’imperativo di fare profitti. Tutto ciò sta provocando
oltre all’aumento di patologie tumorali e non, anche nuove patologie spesso
gravemente invalidanti come la Sindrome da Sensibilità Chimica Multipla (MCS) e
la sindrome da Elettrosensibilità.
E la grande maggioranza della gente accetta passivamente tutto questo,
“resistibilmente” soggiogata dai pretesi vantaggi e comodità che il “progresso”
ci offre, e di cui non è più disposta a rinunciare. Anche le condizioni sociali
ed economiche, sempre più artificiose, disagiate, convulse e frenetiche,con
orari e ritmi di lavoro sempre più insostenibili influiscono ovviamente sullo
stato di salute, inducendo stati di stress, insonnia, turbe psichiche,
disadattamento, disagio psichico e sociale. Il lavoro, sia quando c’è , che quando non c’è, oggi è sempre più spesso causa diretta di
gravi danni psicofisici: il lavoro precario “a vita”, lo stato di disoccupazione
“cronica, la perdita del lavoro in età avanzata, quando ancora non si sono
raggiunti i requisiti minimi per il pensionamento, il mobbing utilizzato da
tante aziende per liberarsi di lavoratori “scomodi”, di disabili considerati
improduttivi, di donne sempre più spesso espulse dal lavoro rappresentano tutti
fattori di perdita di salute. Il
mobbing è anche uno dei principali strumenti utilizzati per bypassare l’art.18
dello Statuto dei Lavoratori, che peraltro sarà ulteriormente
depotenziato dalla imminente (contro)riforma Monti-Fornero; molto spesso il
lavoratore malato per le vessazioni subite supera infatti il cosiddetto periodo
di comporto e viene licenziato per “giusta causa”.
È necessario e urgente pertanto rovesciare l’organizzazione e la logica
medica-sanitaria-farmaceutica dominanti (curare i danni alla salute) diffondendo
anche nella mentalità comune il principio della prevenzione primaria [Giulio Maccacaro - Per una Medicina da
rinnovare 1979], cioè della difesa preventiva dello stato di
salute di tutta la popolazione, pretendendo l’eliminazione di tutti i
fattori ambientali sociali, lavorativi, psicofisici, economici che lo possono
compromettere e nel contempo “curare” la crescente disumanizzazione della
medicina, passando dalla medicina-azienda, alla medicina dell'empatia.
Indispensabile è altresì battersi contro il precariato, per un lavoro dignitoso,
secondo il principio oggi dimenticato lavorare meno lavorare tutti, e
organizzato a misura d’uomo secondo il principio dell’ergonomia per cui è il
lavoro che deve essere adattato all’uomo e non viceversa.
Questi obiettivi rovesciano radicalmente tutte le logiche e le pratiche
legate al profitto, e portano ad unità politica tutte le queste tematiche e
problematiche, in modi molto diretti che possono venire direttamente percepiti
dalle persone
Ecco perché riteniamo necessario riprendere e rilanciare nel modo più
deciso il tema della difesa della salute nei luoghi di vita e di lavoro.
Per questo è necessaria e fondamentale una ripresa della partecipazione
dal basso che consideri la Salute un Bene Comune irrinunciabile: a tal proposito
riteniamo che anche un nuovo soggetto politico, come ad esempio “Alba”, che
vuole fare proprio della partecipazione il pilastro del suo agire politico in
difesa del lavoro, dei beni comuni e dell’ambiente non possa prescindere da un
rapporto stretto e sinergico, con tutti i movimenti di cittadini e lavoratori
che si battono su questi temi, nonché con quelle associazioni, come MEDICINA
DEMOCRATICA che da oltre 30 anni si batte per la salute dei lavoratori e del
popolo inquinato.
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Da: Assemblea
lavoratori Autoconvocati assemblealavoratori@libero.it
A:
Data: Ven 25 Mag
2012 3:49 pm
Oggetto: INTERVISTA
AD UN OPERAIO “INTERNO” DELLA FIAT DI POMIGLIANO
by Operai Contro /
Categoria :: Numero128-12
Pubblicato il ven,
25 mag @ 13:43
Abbiamo
intervistato un operaio della FIAT di Pomigliano. Uno dei 2100 “fortunati” che
lavorano. E’ abbastanza giovane, come la maggior parte di quelli riassunti.
“L’azienda si è
presa i più freschi, quelli che può consumare meglio”.
Gli chiediamo come
sono i ritmi di lavoro. Si presupporrebbe bassi, visto che la FIAT vende sempre
meno. Invece no. La cadenza della linea è 371 a turno e mediamente si producono
360/365 auto. Quindi, solo un centinaio al giorno in meno rispetto a prima,
quando c’erano 5500 addetti. Questo la dice lunga sul futuro di quelli che sono
fuori e a cui la FIAT continua a promettere la
riassunzione.
“I ritmi sono alti,
ma ballerini, cioè cambiano spesso. Non ci capiamo niente. Il cartellino è
inutile chiederlo perché è sparito. Abbiamo i piazzali pieni di auto e le stiamo
stipando anche negli altri stabilimenti. Produciamo e non vendiamo. Io so solo
che non ho neanche il tempo di bere, perché per sfilare il guanto di lavorazione
e stappare la bottiglietta presuppone un tempo incredibilmente lungo e tra una
lavorazione e l’altra questo tempo non c’è”.
Gli chiediamo
allora che fine hanno fatto tutte le chiacchiere sul lavoro “ergonomico” che la
FIAT doveva applicare.
“L’ERGOUAS si vede,
perché alcune lavorazioni sono migliorate. Ti abbassi di meno, o alzi di meno le
braccia per fare le operazioni, ma questo è stato subito utilizzato dall’azienda
per aumentare le operazioni. Lavori meno scomodo, ma di più, e non hai tempo per
niente”.
E le pause?
“Dieci minuti di
pausa sono pochissimi. Mentre vai in bagno ne saltano sei o sette. Quanti ne
rimangono? In tre minuti non ti riposi. Molti, per fare uno spuntino, mangiano
in bagno, specialmente le donne. Di tutto quello che subiamo, questo è quello
che sopporto meno: mangiare nel cesso”.
Domandiamo se dal
punto di vista salariale è cambiato qualcosa.
“Macché. Grosso
modo le retribuzioni sono rimaste le stesse. I soldi promessi non ci sono. Forse
solo qualche spicciolo in più per la riduzione delle pause”.
A livello sindacale
come è la situazione?
“Non è e basta. I
delegati non si vedono più. Solo ultimamente scendono nei reparti perché devono
rinnovare le tessere”.
E gli operai le
rinnovano?
“La maggior parte
sì. Controvoglia ma se le prendono. E’ grazie a qualche sindacalista che la
maggior parte è entrata e con lo stesso canale può anche uscire. I sindacati di
opposizione sono spariti dalla fabbrica. Della FIOM io non conosco nessuno che
sia stato assunto, neanche quelli che si sono cancellati dal sindacato sono
rientrati”.
Il fatto che
abbiano spostato la mensa a fine turno cosa ha determinato?
“Grossi disagi per
tutti, visto che si mangia dopo sette ore e mezza di lavoro. Ma anche un
ulteriore risparmio per l’azienda. Solo seicento/settecento persone mangiano
alla mensa adesso, gli altri se ne vanno. L’azienda risparmia e si creano i
presupposti per altri esuberi, stavolta tra il personale della
mensa”.
E il rapporto coi
capi?
“Prima certo non
era buono, ma adesso la pressione dei capi è di gran lunga aumentata, tanto che
ce ne è uno che è chiamato da tutti Hitler”.
La situazione
appare insopportabile, come fate a resistere?
“Quali alternative
ci sono? Io non so fare altro e fuori non c’è nessun altro lavoro. Se ci fosse,
credo che in fabbrica, oggi, non rimarrebbe nessuno. Ci ribelleremo? A questi
ritmi un operaio resiste poco. Io mi aspetto già qualcosa a luglio quando, con
l’aria condizionata che non funziona, cominceremo a soffocare dal caldo e avremo
anche difficoltà per bere. D’altra parte non abbiamo nessuna certezza di
continuare a lavorare. La FIAT perde costantemente quote di mercato. La fabbrica
rimarrà aperta, o trasferiranno anche la nostra produzione in
Serbia?”
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To:
Sent:
Monday, May 28, 2012 10:08 AM
Subject:
CARI
PADRONI: LE SENTENZE NON SI DISCUTONO, SI ESEGUONO
Gianluigi
Ratto, Valter Mantelli, Valter Olivieri, Giovanni Ardossi, Eraldo Parodi: sono
questi i nomi, rispettivamente, del direttore di stabilimento, del direttore di
esercizio, del responsabile del servizio impianti, e dei responsabili
manutenzione e sicurezza, della raffineria Iplom di Busalla
(GE).
Il
31 luglio 2008, all'interno del complesso industriale, scoppia un incendio - a
causa di una perdita di “virgin nafta” da una flangia di collegamento tra due
condotte - e solo il tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco evita un dramma;
la Iplom, infatti, si trova proprio a ridosso del centro abitato e
dell'autostrada A7: si possono immaginare le conseguenze che avrebbe potuto
avere uno scoppio degli impianti.
Venerdì
venticinque maggio arriva la sentenza relativa all'evento: quindici mesi di
reclusione per ciascuno degli imputati, ed una provvisionale immediatamente
esecutiva di Euro ventimila a favore del Comune interessato; la motivazione
risiede nel perché "l'azienda non ha approntato alcun sistema diretto per
affrontare il prevedibile fenomeno indicato, per quanto attiene alle tubazioni
con diametro del tipo di quella in cui si è verificato
l'incidente".
La
reazione della Iplom ha dell'incredibile: "siamo amareggiati e sorpresi per la
sentenza: abbiamo sempre fatto il massimo, nel rispetto delle regole"; peccato
che la Magistratura borghese abbia dimostrato esattamente
l'opposto.
Questi
'signori' farebbero bene a ricordare che - come disse il giudice Giuseppe
Casalbore ad un membro della difesa Eternit che contestava il contenuto di
un'ordinanza da lui emessa - "le sentenze non si discutono, si eseguono"; ora, i
cinque colpevoli si facciano la meritata galera, poi se ne riparlerà nei gradi
successivi di giudizio.
Genova,
28 maggio 2012
Stefano
Ghio - Proletari Comunisti Genova
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Da: Samanta
Di Persio samantadipersio@virgilio.it
Data: 29/05/2012
14:35
A:
Ogg: IL TERREMOTO È
UNA CERTEZZA
Dal
libro Ju tarramutu. La vera storia del terremoto in Abruzzo.
Mi
chiamo Antonio Moretti. Sono un
geologo, vivo a L'Aquila, dove faccio ricerca e insegno all'università.
Da venticinque anni studio la sismicità della Penisola, prima con la Regione
Toscana, poi con l'Istituto Nazionale di Geofisica, il CNR (Gruppo nazionale
difesa dei terremoti) e il laboratorio di sismologia dell'Università della
Calabria. E ora eccomi qui, tra i calcinacci della facoltà di scienze,
terremotato come gli altri.
Mi
chiederete se si poteva prevedere?
In
una zona ad altissimo rischio sismico, nella parte tettonicamente più attiva
dell'Appennino, il terremoto non è una
probabilità, è una certezza. Il problema semmai sarebbe quando e dove, ma
con una lacuna sismica di oltre trecento anni, sarebbe bastato un briciolo di
buon senso per indurci a prendere qualche precauzione.
Del
resto lo sciame sismico cominciato ad ottobre 2008, non era il primo in questi
ultimi venti anni. Ce ne fu uno nel 1984 nel corso del quale c’erano già le
roulotte pronte alla stazione inviate dall’allora Ministro Zamberletti, perché in una zona a rischio sismico dove
non c’erano terremoti da 300 anni, evidentemente c’erano delle strutture
cariche. In quell’anno lì, il terremoto fece pochi danni e molta paura.
Nel
1994 ci fu un altro allarme sismico dove la scossa più elevata fu 4,4°
sull’altipiano delle Rocche.
In
ultimo questo cominciato ad ottobre 2008 con una prima scossa rilevata nella
zona di Amatrice/Barete e poi si è spostata progressivamente verso sud dalle
parti nostre. Le strutture sismiche del centro Italia sono: l’Appennino centrale
(Collefiorito-Gubbio), Gran Sasso e Maiella (L’Aquila) e l’Appennino meridionale
(Irpinia). Le ultime due si muovono sempre insieme: nel 1702 ci fu il terremoto
a Benevento e nel 1703 a gennaio ci fu ad Amatrice e a febbraio nell’aquilano e
poi nel 1706 a Sulmona. La struttura si
carica, si muove un pezzo, fa una deformazione che si muove a sua volta e va a
spingere sulle strutture accanto che piano, piano si mettono in moto anche
loro. Quindi era evidente che ci sarebbe stato un terremoto: c’era stato
nella zona di Collefiorito: c’erano stati nella zona dell’Irpinia e L’Aquila era
una zona ferma da oltre 300 anni.
[...]
Gli
investimenti dell'Italia sui terremoti: 1980 (dopo l'Irpinia) dieci miliardi di
lire, nel 1983 otto miliardi, nel 1985 cinque miliardi, nel 1990 tutti a
casa!
[...]
Le
faglie potevano essere monitorate con una rete di dettaglio locale, monitorare
l’emissione di liquidi profondi lungo la struttura: acque calde, l’elio, CO2, e
il radon. Quest’ultimo è radioattivo quindi si misura facilmente. Il radon è uno
dei precursori di attività sismica accertato. Aumenta come aumenta lo stato di
stress lungo la faglia. Però non lo posso misurare ovunque, solamente quello che
emerge lungo la frattura, per riconoscerlo devo misurare se ci sono gli altri
gas, se c’è un campo magnetico, ecc. Associando tutto, posso dire se ci sarà una
situazione di rischio.
[...]
È
chiaro che non puoi dire “scappate tutti”. Non puoi tenere le persone in piazza
per due, tre anni. Ai miei studenti ho
detto prendete una torcia elettrica, andate a letto vestiti, mettete le scarpe a
portata di mano. Se fosse stato dato questo messaggio dopo il 31 marzo, la metà
dei morti si potevano evitare.
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