giovedì 17 maggio 2012

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 16/05/12




INDICE

AMMORTIZZATORI SOCIALI NEL DISEGNO DI LEGGE MONTI – FORNERO

Fabio Gambone fabio74_1@libero.it
DELEGATI AUTORGANIZZATI

Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
APPELLO CONTRO LA STRAGE DI AGRICOLTORI SCHIACCIATI DAL TRATTORE

Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
PRIMO ANNUNCIO: 24 MAGGIO: PRESENTAZIONE A FIRENZE NUMERO NO TAV DI MEDICINA DEMOCRATICA

Samanta Di Persio samantadipersio@virgilio.it
QUELLO CHE PUÒ NASCERE DAL SISMA

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From: Franco Pinerolo francesco.pinerolo@fastwebnet.it
To:
Sent: Saturday, May 12, 2012 9:10 PM
Subject: AMMORTIZZATORI SOCIALI NEL DISEGNO DI LEGGE MONTI – FORNERO

RIFORMA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI NEL DISEGNO DI LEGGE MONTI – FORNERO

L'ASPI, LA NUOVA INDENNITÀ DI DISOCCUPAZIONE
L'Assicurazione sociale per l'impiego (ASPI) è il nuovo ammortizzatore sociale. Parte subito, ma la piena applicazione sarà solo dal 2017, e fino ad allora funzioneranno ancora le diverse tipologie di cassa integrazione e la mobilità. Sarà finanziata da un costo dai lavoratori a tempo indeterminato, dai fondi della CIG in deroga, e da un aumento dei contributi su tutti i contratti a termine, per i quali questo onere contributivo non è accompagnato da un tetto minimo salariale, e quindi il rischio è che certi (im)prenditori, per pagare la tassa, finiscano per ridurre lo stipendio ai lavoratori precari, caricando sulle loro spalle i maggiori costi imposti dalla riforma. Per usufruire dell’ ASPI bisogna avere almeno due anni di anzianità assicurativa e 52 settimane di lavoro nell'ultimo biennio.
L'IMPORTO EROGATO È SCARSO E NON RISPONDE AL REQUISITO MINIMO CHIESTO DAL PARLAMENTO EUROPEO
L’importo stanziato sarà pari al 75% della retribuzione fino a 1.150 euro e al 25% oltre questa soglia, per un tetto massimo di 1.119 euro lordi al mese. L'assegno verrà tagliato del 15% dopo i primi sei mesi e di un altro 15% dopo il semestre successivo. È un importo che non risponde al requisito che, secondo il Parlamento Europeo, dovrebbe essere quello di garantire una vita dignitosa al lavoratore che ha perso il suo impiego ed alla sua famiglia, cioè non dovrebbe essere inferiore al 60% del reddito mediano dello Stato membro interessato (come da punto 15 della risoluzione). E il 60% del reddito mediano mensile netto italiano è pari a 1.227 euro (dato di partenza di fonte Istat). Pertanto chi si ritrova licenziato avrà un assegno di disoccupazione previsto dall'ASPI pari a 7mila euro all'anno, ed oltretutto sottoposto a continui ribassi (-15% dopo i primi sei mesi, ulteriore ribasso del 15% dopo il secondo semestre): un importo che non garantisce alcuna copertura rispetto al rischio di caduta in povertà legato alla perdita del lavoro. Monti, che spesso si vanta di essere un uomo dell'Europa dovrebbe anche rispettare le decisioni ufficiali delle istituzioni europee, quelle - loro sì - democraticamente elette.
L’ASPI RIDUCE LA DURATA DELLE PROTEZIONI
Se fino ad ora si poteva contare su 2 anni di Cassa integrazione straordinaria, dopo i quali scattava la mobilità (2 anni per gli under 50, e 3 per gli over, o 4 anni per gli over 50 del Sud), cioè in totale una protezione dai 2 ai 6 anni, invece dopo il “periodo di transizione” della riforma, cioè dal 2017 quando spariranno la mobilità e la Cassa straordinaria, resterà soltanto 1 misero anno, massimo 1 anno e mezzo per gli anziani, dopo il quale c’è l’inferno della disoccupazione. E per di più il lavoratore che esce dal mercato del lavoro, perderà il vantaggio alla ricollocazione, che prima era assicurato dall’iscrizione nelle liste di mobilità. Dove si collocheranno le lavoratrici e i lavoratori espulsi dai luoghi di lavoro, senza tutele, e lontanissimi dall’accesso alla pensione a causa dell’allungamento abnorme dell'età pensionabile contenuto nella riforma Fornero del dicembre 2011?
ALTRE CONSIDERAZIONI
1) L’art 62 prevede che il lavoratore decada da ogni trattamento qualora “non accetti una offerta di un lavoro inquadrato in un livello retributivo non inferiore del 20 per cento rispetto all’importo lordo dell’indennità (non della retribuzione!) cui ha diritto”. Ma (art. 24) l’importo lordo dell’indennità, come abbiamo visto, è pari al 75% della retribuzione, a cui si applica una ulteriore “riduzione del 15% dopo i primi sei mesi di fruizione” e una ulteriore “del 15% dopo il dodicesimo mese di fruizione”. Insomma un lavoratore licenziato che percepiva 1.000 euro decadrà dal trattamento qualora non accetterà un impiego per una retribuzione pari a €.433 lordi (!), e ciò del tutto a prescindere da che tipo di attività si tratti e con quale orario, purché il posto di lavoro sia “raggiungibile mediamente in 80 minuti con i mezzi di trasporto pubblici” che con il ritorno a casa fanno 160 minuti e cioè 3 ore solo di viaggio giornaliero casa/lavoro per poco più di 300 euro netti al mese. Ogni commento è superfluo.
2) L’ASPI è una forma di sussistenza privatistica con la quale la tutela dalla disoccupazione comincia a passare dalla fiscalità generale ad una forma di sussistenza stipulata tra impresa e singolo dipendente. Dunque la disoccupazione perde la sua valenza di problema sociale per diventare un fatto individuale, una specie di disgrazia personale di chi ci incorre.
3) Oggi i lavoratori hanno materialmente più possibilità di riavere presto il loro posto di lavoro, avendo il diritto di prelazione, che dura 6 mesi per i lavoratori in mobilità, e stabilisce che se l'azienda vuole assumere nuovi lavoratori deve dare la precedenza ai propri ex dipendenti ancora iscritti alle liste di mobilità che nel frattempo non abbiano trovato un altro lavoro. Ma la riforma cancella la mobilità alla fine del 2016.
4) Oggi i lavoratori hanno un’attitudine allo stare insieme per cercare di riavere una collocazione o dall’azienda o dalle istituzioni, come accaduto molte volte. Invece, con la riforma Fornero, una volta perso il posto, i lavoratori saranno tutti meno tutelati, molto più isolati e con la paura costante di non trovare più un lavoro.
5) La riforma degli ammortizzatori sociali cancella dopo il 2016 anche la Cassa in deroga, introdotta nel 2009 al fine di estendere i sussidi alle piccole imprese e ai settori finora esclusi dalla Cassa.
6) Cancellando la Cassa straordinaria (CIGs) si toglie anche la possibilità di restituzione delle quote di accantonamento del Tfr maturato in costanza di CIGs qualora il lavoratore cessi dal rapporto di lavoro prima della ripresa lavorativa.
7) Nella valutazione dei requisiti d'accesso all’ASPI andrebbero conteggiate e sommate alle attività di lavoro subordinato anche le settimane per le quali sia stata versata contribuzione destinata a gestioni diverse da quella dei lavoratori dipendenti, al fine di aumentare l'inclusività dell'istituto che, per come e' presentato nel testo, non risponde alle diverse forme del lavoro precario.
LA MINI-ASPI
È riservata ai lavoratori subordinati che abbiano almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 12 mesi, e dura la metà dei mesi per cui si hanno i contributi, al massimo per sei mesi. A conti fatti la mini-ASPI è più generosa del trattamento attuale: per una retribuzione media di 9.855 euro l'anno (quella di un precario), chi ha lavorato 3 mesi prenderà 926 euro in tutto (contro i 731 di oggi), e chi ha lavorato un anno raddoppierà l'assegno (3.700 euro in tutto contro 1.800). Il calcolo è lo stesso previsto per l'ASPI.
1) La mini-ASPI non amplia la platea dei protetti, ma sostiene chi oggi ha già un ombrello
2) La mini ASPI resta comunque nel complesso poco generosa, tanto da essere quasi ininfluente per chi è senza lavoro e ha bisogno di un sostegno al reddito.
3) Bisogna ottenere che per la mini ASPI l'unico requisito per la fruizione debba essere la contribuzione di 13 settimane senza altre aggiunte, e che il calcolo dell'istituto debba essere allungato rispetto all’attuale metà delle settimane su cui sia stata versata contribuzione, per non produrre un taglio rispetto al valore dell'indennità di disoccupazione con requisiti ridotti.
ASPI ZERO
L’ASPI non determina una reale universalità nel sostegno al reddito, come invece aveva promesso Monti nel suo discorso di novembre alla risoluzione del Parlamento Europeo. Questa riforma infatti non estende gli ammortizzatori a chi non abbia due anni di anzianità assicurativa e versato almeno 52 settimane di contributi, cioè le giovani generazioni del lavoro discontinuo e i giovani disoccupati che non trovano il primo lavoro. Non è prevista nessuna tutela per CO.CO.PRO., collaborazioni occasionali, a chiamata, assegnisti di ricerca: si tratta di 945.141 lavoratori precari, di cui più della metà sono CO.CO.PRO (675.883), cui si aggiungono 52.459 associati in partecipazione, 54.210 CO.CO.CO. statali, 49.179 dottorandi e assegnisti di ricerca, 24 mila venditori porta a porta, 27 mila “collaboratori” generici, 8.913 occasionali (Dati Isfol 2010). A questi vanno aggiunte tutte le finte partite IVA. Siamo quindi ben lontani da un ammortizzatore universale degno di questo nome, o da un reddito di cittadinanza, in procinto di essere invece attuato in Europa.
FONDO SOLIDARIETA’ PER SETTORI NON COPERTI DA CASSA INTEGRAZIONE:
Entro il 2013 per le aziende con più di 15 dipendenti arriva un Fondo di solidarietà presso l’Inps, che andrà a sostituire parzialmente l’eliminazione della cassa integrazione in deroga, della CIG straordinaria e della mobilità. La contribuzione dovrà essere a carico del datore di lavoro (2/3) e del lavoratore (1/3) e ci sarà l’obbligo di bilancio in pareggio dell’ente erogatore.
Al finanziamento potrà concorrere anche lo 0,30% attualmente versato ai fondi per la formazione.
1) I fondi pur essendo privi di personalità giuridica ed essendo definiti come “gestioni dell’Inps” si pongono come evidente transizione verso un modello che ha l’obiettivo di trasferire parti crescenti del welfare dalla garanzia e gestione pubblica a quella della bilateralità fra imprese e sindacati, privatizzando di fatto il welfare e cambiando quindi il ruolo delle organizzazioni sindacali.
2) L’abolizione della cassa in deroga e straordinaria non diventa occasione per istituire strumenti a carico della fiscalità generale, contributi pubblici a sostegno al reddito come per esempio il reddito sociale minimo, attualmente in discussione in Europa. Il reddito sociale minimo garantirebbe l’autonomia e la libertà di scelta, toglierebbe dalla ricattabilità del lavoro nero e dello schiavismo, permetterebbe a una generazione di compiere scelte non dettate dalla condizione economica della propria famiglia e di avviare un percorso di crescita formativa, professionale e di vita con una minima rete di protezione sociale.
3) I fondi configurano tutele diverse a secondo dei settori e non garantiscono le tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle imprese con meno di 15 addetti, essendo obbligatori solo al di sopra di tale soglia.
IL CONTRIBUTO DI LICENZIAMENTO
Dal 2013 il datore di lavoro all’atto del licenziamento per i rapporti a tempo indeterminato e per gli apprendisti, dovrà versare all’Inps mezza mensilità ogni 12 mensilità di anzianità aziendale negli ultimi tre anni. Questa novità è probabilmente proposta a seguito della revisione dell'articolo 18 che renderà più facili i licenziamenti. Il contributo di licenziamento sostituirà i contributi oggi versati dalle aziende per la disoccupazione e la mobilità. Il lavoratore riceverebbe invece un indennizzo economico proporzionale all'anzianità di servizio deciso dal Giudice o da un arbitro scelto tra le parti. Il governo dovrebbe però rafforzare le tutele per i lavoratori delle aziende con meno di 15 dipendenti, oggi escluse dall'articolo 18.
TUTELA DELLA LAVORATRICE MADRE
Nella riforma del mercato del lavoro c'é la norma contro le dimissioni in bianco, un turpe strumento spesso utilizzato da certi (im)prenditori a discapito delle lavoratrici perché non restino incinta. Si estende fino a tre anni di vita del bambino il “periodo di rafforzamento”, cioè il periodo in cui le dimissioni della lavoratrice madre o del lavoratore padre devono essere convalidate dal Ministero Del Lavoro.
1) Con le previsioni contenute nel DDL la burocratizzazione è aumentata ed è tutta a carico della lavoratrice, che comunque sarà ricattabile con la procedura prevista, cioè l'obbligo, per la convalida delle dimissioni, della firma. Infatti la semplice apposizione di firma da parte del lavoratore in calce alla comunicazione del datore di lavoro di cessazione del rapporto per dimissioni volontarie o risoluzione consensuale non è sufficiente a scongiurare la pratica delle dimissioni in bianco. A garanzia di chi lavora andrebbe esplicitato che il Ministero possa verificare, contestualmente all'invio della comunicazione, le modalità di data e veridicità delle dimissioni.
2) Se il lavoratore non firma la dichiarazione di dimissioni evidentemente non vi è la volontà, e pertanto il rapporto di lavoro non può considerarsi “risolto”, con una penalizzazione per il lavoratore che manifesta l'abuso con la non sottoscrizione della comunicazione di risoluzione.
3) Va chiarito che la non sospensione della prestazione di lavoro da parte della lavoratrice o lavoratore che non hanno sottoscritto la comunicazione di risoluzione o dimissioni rende nullo l'effetto sospensivo e comporta l'automaticità della comminazione di pena per la falsa dichiarazione al datore di lavoro.
4) Andrebbe chiarito che non solo le dimissioni o risoluzione sono prive di effetto ma nel periodo pregresso non agisce l'effetto sospensivo.
5) Il reato per falsa dichiarazione di dimissioni volontarie o risoluzione consensuale va assimilato al licenziamento illegittimo con le relative conseguenze, e l'ammenda sanzionatoria va chiarito che è aggiuntiva. Altrimenti la falsa dichiarazione che maschera un tentato licenziamento sarebbe punita con una penalizzazione inferiore a quella prevista per analogo illecito: in un caso infatti avremmo la semplice ammenda e sospensione della risoluzione nell'altro indennizzo e reintegro. La progressività dell'ammenda a discrezionalità della Direzione territoriale del lavoro non è giustificabile dal momento che il reato/abuso commesso è il medesimo.
6) Le sanzioni attualmente previste, da 5 a 30 mila euro, sono ancora troppo basse, e le organizzazioni sindacali hanno chiesto che siano raddoppiate, oppure che si preveda la disciplina del licenziamento discriminatorio.
Si intendono poi favorire le varie forme di baby-sitting, prevedendo l’introduzione di voucher di cui la lavoratrice madre potrà usufruire in alternativa al facoltativo periodo di maternità.
1) Questa “riforma” ha l’evidente obiettivo di spingere le donne lavoratrici a tornare subito al lavoro, ottenendo “in cambio” per 11 mesi dei voucher per la baby-sitter.
2) I voucher comunque non compensano la carenza di servizi pubblici.
3) Il testo è un passo indietro rispetto a tanti disegni di legge presentati in Parlamento e agli standard europei.
4) Va cancellato il riferimento all'ISEE come indicatore della determinazione del numero e dell'importo dei voucher o servizi corrispettivi poiché attualmente la fruibilità del congedo parentale è un diritto universale che verrebbe sostituito da un'opportunità legata al reddito.
5) I lavoratori iscritti alla gestione separata già pagano un contributo dello 0,72% per le prestazioni sociali (maternità, assegni familiari e malattia): sono fondi che ad oggi rimangono parzialmente inutilizzati. I requisiti per l’accesso a tali prestazioni devono dunque essere allargati e il trattamento deve essere uniformato a quanto previsto per i lavoratori dipendenti.
TUTELA DEI LAVORATORI PADRI
E’ reso obbligatorio il congedo di paternità, da utilizzare fino al compimenti dei 5 mesi di età del bambino, per un massimo di 3 giorni continuativi.
1) Difficile pensare che un tempo così limitato (3 giorni) favorisca “una cultura di maggiore condivisione dei compiti di cura dei figli all'interno della coppia” come afferma la riforma. L'Europa chiede almeno due settimane di congedo obbligatorio per i neopadri, dunque i giorni di congedo paternale obbligatorio andrebbero portati almeno a dieci in aggiunta al congedo obbligatorio maternale, in linea con altri paesi europei.
2) Già oggi molti contratti prevedono periodi superiori ai tre giorni per congedo paternale e quindi bisognerebbe specificare che sono aggiuntivi ai periodi già previsti dai CCNL.
TUTELA DEI DISABILI
Circa i soggetti disabili, al fine di favorirne l’integrazione nel mercato del lavoro, è previsto l’aumento del numero in rapporto ai lavoratori totali, ma sul punto il progetto di riforma è molto vago e poco preciso.
TUTELA DEI MIGRANTI
Riguardo ai lavoratori migranti, si prevede un aumento del tempo di disoccupazione necessario prima della perdita del permesso di soggiorno.
PENALIZZAZIONI PER I LAVORATORI AGRICOLI
Le misure contenute nel ddl lavoro mirano ad annullare i diritti previdenziali, assistenziali e contrattuali dei lavoratori agricoli e più in generale del lavoro stagionale. L’art. 11 estende l’uso dei voucher - da incassare alla Posta - a tutto il lavoro stagionale nel settore agricolo cosicché esso verrebbe considerato 'meramente occasionale' e i braccianti si ritroverebbero senza un contratto, senza un salario di qualifica e senza le tutele per la maternità. Gli artt. 24-28 (mini-ASPI) comporteranno inoltre una riduzione media dell’indennità spettante al lavoratore fino al 30% rispetto a quella attuale. E il nuovo sistema di calcolo dei contributi figurativi comporterà un forte taglio della prestazione pensionistica se non, addirittura, il mancato raggiungimento al diritto della stessa.
LAVORATORI ANZIANI
1) Alle aziende spetta uno sgravio contributivo del 50% (fino a 18 mesi in caso di conferma) per le assunzioni a tempo determinato di lavoratori con 50 anni di età anagrafica e disoccupati da oltre 12 mesi.
2) Dopo aver cancellato la mobilità e varato a dicembre 2011 un allungamento abnorme dell'età pensionabile, ora il governo Monti tenta di correre ai ripari istituendo un “contributo” per permettere i prepensionamenti. Le aziende con più di 15 dipendenti potranno incentivare l’esodo di lavoratori che maturano i requisiti pensionistici entro 4 anni dal licenziamento, corrispondendo al lavoratore il trattamento di pensione, e dando all’Inps la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti. Ma sembra difficile convincere un datore di lavoro a farsi carico per 4 anni del pagamento della pensione dei lavoratori, contributi compresi, in maniera del tutto volontaria.
CONCLUSIONE
La riforma degli ammortizzatori sociali, dunque, presenta numerose lacune, è sostanzialmente un’operazione di tagli del periodo di copertura e delle indennità, e non prevede neppure sostegno economico per tutte quelle figure che oggi non ne hanno diritto.
Questo disegno di legge Monti-Fornero serve in sostanza a quelle imprese che non hanno immaginazione né volontà tecnologica innovativa, e quindi puntano tutto sulla pura riduzione dell’occupazione e dei diritti. Così con l’art. 18 si renderanno più liberi i licenziamenti riducendo il lavoratore a pura merce; non verranno aumentati i posti di lavoro, e sono stati mancati gli obiettivi che lo stesso governo aveva inizialmente dichiarato, che erano quelli della riduzione della precarietà: un modo davvero singolare di rispondere alla crisi!
Monti ha voluto imporre un ruolo residuale al sindacato, cancellando principi cardine della nostra Carta costituzionale, cercando di far passare l'idea che le forze sindacali non abbiano diritto a fare trattative. Ma per la rappresentatività che appartiene loro e per la consistenza degli interessi che rappresentano, i sindacati non possono essere messi al margine di un processo democratico: se si cancella il Novecento della giustizia sociale non si entra nel nuovo millennio, si torna solo all'Ottocento.
Del resto le tre parole chiave annunciate dal governo Monti – rigore, crescita, equità – sono state declinate con rilievo molto diseguale: tanto rigore per i più poveri, poca crescita e scarsa equità, e mentre i Mercanti si nutrono ben pasciuti nel Tempio, agli umili è lasciata invece la solitaria disperazione.
Il governo Monti deve voltare pagina, altrimenti è difficile vederne la differenza con chi l’ha preceduto. L’Europa di Merkel, Sarkosy e Monti, quella del rigore a senso unico verso i meno abbienti, dell’austerità di bilancio e della svalutazione del lavoro, ha portato l'eurozona alla depressione sociale, all'involuzione democratica e alla recessione con conseguente espansione del debito. Non era evidentemente “l’Europa sociale”, quella cui costoro facevano riferimento, non erano le solitudini, le fragilità, lo smarrimento di identità di chi rimane senza lavoro!
Ma “l’arroganza precede la caduta”, come è scritto nella Bibbia, e ora questa nera Europa è uscita pesantemente sconfitta in Francia come in Grecia, in Olanda come in Italia, e i tempi sono finalmente maturi per una svolta che metta al centro il sostegno alla domanda interna ed una crescita sostenibile, il riequilibrio dei rapporti di debito e di credito intra-europei, una revisione dell’impatto recessivo del Fiscal Compact, vincoli alla finanza, un’imposizione fiscale improntata alla giustizia sociale e un piano di politica economica e industriale in grado di difendere l’occupazione attraverso investimenti pubblici nei settori strategici, nella difesa del territorio e dell’ambiente, nella ricerca e nell’innovazione di prodotto e di processo.
Le forze politiche sinceramente democratiche e quelle di opposizione sono ora chiamate ad un energico impegno in Parlamento per modificare in modo sostanziale questa “riforma” del lavoro, facendo valere il proprio nuovo peso elettorale per non lasciare che lavoratrici e lavoratori vengano travolti da un’ondata di licenziamenti, da una diminuzione delle tutele nella disoccupazione e da un aumento infernale della precarietà, riportando indietro di decenni la civiltà del lavoro.

 

Franco Pinerolo

12 Maggio 2012


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From: Fabio Gambone fabio74_1@libero.it
To:
Sent: Monday, May 14, 2012 9:13 PM
Subject: DELEGATI AUTORGANIZZATI

RSU e delegati di aziende private e amministrazioni pubbliche hanno sottoscritto un appello che promuove una assemblea nazionale a Roma il prossimo 26 maggio.
“Siamo lavoratrici e lavoratori, delegati e delegate, precari e disoccupati, militanti di diverse storie, esperienze, organizzazioni e movimenti. E riteniamo nostro dovere oggi lanciare un appello per discutere e decidere tutti insieme come agire, perché non possiamo più continuare così”. Comincia così l’appello lanciato da una ventina di delegati delle RSU di diverse fabbriche, aziende e servizi (dalla Thales al Don Gnocchi di Milano, dalla Piaggio di Pontedera al Comune di Roma) e che sta raccogliendo decine di adesioni. Si tratta di eletti RSU sia dei sindacati di base che ufficiali i quali invitano tutti il 26 maggio a Roma (9.30 Teatro Ambra Jovinelli) per una assemblea nazionale rappresentanti sindacali autoconvocati
“Negli ultimi mesi e ancora oggi assistiamo a una devastazione sociale senza precedenti. Con la copertura dello spread e con il sostegno delle banche e della Confindustria, il governo ha divorato anni e anni di conquiste e diritti”, si legge nel testo dell’Appello.
La pensione a 70 anni, la tassazione iniqua sul lavoro e sulle pensioni, la disastrosa situazione che si abbatte su tutti i lavoratori, sui giovani, sulle donne, sui disoccupati e sui migranti, la precarietà a la disoccupazione sempre più estese, le privatizzazioni, una condizione di lavoro e di vita sempre più esposta al ricatto, all’autoritarismo, all’incertezza e alla povertà. E ora, a tutto questo si aggiunge la controriforma del lavoro, con la cancellazione sostanziale della tutela dell’articolo 18 contro i licenziamenti, mentre, anche nel pubblico impiego e nella scuola, si moltiplicano le minacce esplicite di espulsioni di massa. Si tratta di una serie di colpi violenti che si vuole assestare a ciò che resta del potere contrattuale, dei diritti e della capacità di lotta del mondo del lavoro. La libertà di licenziamento significa la precarizzazione finale di tutto il mondo del lavoro e il via libera alle discriminazioni (da quelle politiche e sindacali a quelle contro le donne o per orientamento sessuale); è il ricatto più grave nei confronti di chi dissente e lotta in ogni luogo di lavoro.
Tutto questo finora è potuto avvenire anche per la debolezza, la complicità e i cedimenti del sindacalismo confederale (non ultimo con la firma di Cgil, Cisl e Uil sul patto per la gestione degli esuberi nel pubblico impiego). All’aggressione padronale e governativa non è stata contrapposta alcuna piattaforma unificante, che sia in grado, tra l’altro, di ricomporre, attorno al mondo del lavoro anche le lotte sui beni comuni, le lotte degli studenti e dei migranti. I lavoratori sono stati privati di ogni possibilità di discutere e decidere. La democrazia e le libertà sindacali sono ridotte ormai a un ricordo del passato. Le reazioni generose ma parziali di categorie, organizzazioni, RSU e delegati di numerose aziende private e realtà del pubblico impiego, nell’ambito sia del sindacalismo confederale, sia di quello di base, non sono riuscite a invertire la tendenza negativa.
Per tutte queste ragioni e per ripartire unitariamente ma dal basso riteniamo necessario costruire un’assemblea del mondo del lavoro, più o meno precario che sia, aperta a tutte e tutti coloro che, senza mettere in discussione le proprie collocazioni e le proprie appartenenze, vogliono oggi liberamente discutere su come mobilitarsi per costruire una risposta all’offensiva che stiamo subendo, fino ad uno sciopero generale che fermi il paese.
Vogliamo discutere su come difendere ed estendere l’articolo 18 e su come accompagnare questa lotta con la richiesta di un reddito generalizzato che tuteli dalla disoccupazione e dalla precarizzazione, contro la mancanza di lavoro. Vogliamo mettere in campo una risposta alla devastazione sociale sui diritti, anche più elementari, sulla casa, sulla sanità, sui servizi, sui beni comuni, sull'occupazione, sulle politiche dei migranti e sulle pensioni. Diciamo no all’Imu sulla prima casa e a tutto il sistema di tassazione che oggi colpisce prima di tutto i poveri, il lavoro dipendente, i pensionati. Chiediamo una radicale revisione delle politiche fiscali che colpisca quel 10% della popolazione che detiene la maggioranza della ricchezza del paese. Vogliamo mettere in discussione i vincoli e gli accordi dettati dalla Bce, che ci legano alla finanza e alla speculazione italiana, europea e internazionale. Diciamo no al Governo Monti ed alle politiche dei ministri Passera e Fornero. Vogliamo democrazia e diritti e per questo dobbiamo rimetterci in movimento”.
Tra le altre adesioni quelle di USB che dichiara di “appoggiare incondizionatamente questa iniziativa” definito “un appuntamento importante per organizzare una risposta adeguata del mondo del lavoro”.

L’ appello è all’ indirizzo

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Da: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
A:
Data: 15/05/2012 15.36
Ogg: APPELLO CONTRO LA STRAGE DI AGRICOLTORI SCHIACCIATI DAL TRATTORE

APPELLO A POLITICI, GIORNALISTI, A REGIONI E PROVINCE.
In pochi giorni sono morti 9 agricoltori schiacciati dal trattore, è un'autentica emergenza sociale.
La mancanza della politica che pensa ad altro, la scarsa visibilità mediatica di queste carneficine, condannano a morte tantissimi agricoltori che potrebbero salvarsi.
Basterebbero pochi interventi di protezione sulla cabina che impediscono al guidatore e di chi incautamente sale a bordo di essere sbalzati fuori, e l'allarme mediatico attraverso stampa e televisioni della pericolosità di quell'autentico killer che chiamiamo trattore per salvare tantissime vite.
Speriamo che questo appello venga raccolto e che finalmente si faccia qualcosa di concreto per porre fine a questa strage che conta già 28 vittime dall'inizio dell'anno e 139 nel 2011.
Qui sotto gli agricoltori "uccisi" in questi giorni dal trattore e dall'indifferenza.

Carlo Soricelli
Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

09-mag Pescara Gino Damiani 69 anni
09-mag Avellino anonimo 73 anni
10-mag Chieti Remo Cese 73 anni
10-mag Trento Igor Dal Cortivo 35 anni
11-mag Novara Michele G. 65 anni
12-mag Cosenza Pinuzzo Ruffo 66 anni
14-mag Reggio Calabria Antonio Sgrò 27 anni
14-mag Reggio Calabria Pasquale Melissari 38 anni
15-mag Avellino Antonio D'Addona 73 anni

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Da: Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
Data: 16/05/2012 0.12
A:
Ogg: PRIMO ANNUNCIO: 24 MAGGIO: PRESENTAZIONE A FIRENZE NUMERO NO TAV DI MEDICINA DEMOCRATICA

Giovedì 24 maggio alle ore 17,30, presso la Libreria con cucina CUCULIA, via dei Serragli 3 r a Firenze, verrà presentato da IDRA (Girolamo dell’Olio) e MEDICINA DEMOCRATICA (Gino Carpentiero) il numero della rivista Medicina Democratica contenente gli atti del Convegno NO TAV svoltosi al Politecnico di Torino il 6 ottobre 2011.
Per l’occasione saranno in vendita al prezzo Politico di 5 Euro le copie della Rivista.
IDRA e Medicina Democratica erano presenti a Torino (per MD intervenne anche Fulvio Aurora).
Saluti
Gino Carpentiero

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Da: Samanta Di Persio samantadipersio@virgilio.it
Data: 16/05/2012 11.07
A:
Ogg: QUELLO CHE PUÒ NASCERE DAL SISMA


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QUELLO CHE PUÒ NASCERE DAL SISMA

Il 18 maggio alle 19.00 presso la Bibliocasa in piazza d’Arti verrà presentato il volume “La puntura di Atlante” del medico aquilano Massimo Gallucci. Fin qui, nulla di anomalo, ma il luogo e l’oggetto hanno in comune di esser nati dopo il terremoto del 6 aprile 2009. La Bibliocasa è l’evoluzione del bibliobus: un autobus concesso dall’Asm e trasformato dall’Arci de L’Aquila in una biblioteca itinerante per dare la possibilità, agli aquilani nelle tendopoli, di pensare meno alla vita di sfollato. A novembre del 2010 il Bibliobus ha trovato collocazione fissa in Piazza d’Arti ed è diventato una casa e un’associazione.
IL LIBRO: "LA PUNTURA DI ATLANTE"
“La puntura di Atlante” nasce dall’esigenza di un terremotato costretto a letto, dalla frattura di alcune vertebre che, per non dimenticare quella terribile notte, inizia a scrivere. Il libro viene pubblicato nel 2010 dalla casa editrice abruzzese Tracce, nello stesso anno il volume si è classificato terzo al premio letterario Saturo D’Oro ed è stato presentato al Festival delle Letterature dell’Adriatico. Luogo e oggetto si incontreranno per il secondo appuntamento “(o)maggio (al) giallo”* che l’associazione Bibliocasa ha ideato poiché, dopo il terremoto, gli aquilani hanno privilegiato il genere thriller come lettura d’evasione.
(*lettura di brani a cura di Barbara Bologna e Patrizia Bellezza. Dopo la presentazione presso il Circolo Querencia ci sarà un aperitivo buffet e alle 21.30 il concerto dei Sale Chiodato che vedrà protagonista anche il dott. Massimo Gallucci.)
L'INTERVISTA ALL'AUTORE
Massimo Gallucci ha risposto ad alcune domande con umana e sana ironia
 “LA PUNTURA DI ATLANTE” È IL SUO PRIMO GIALLO, MA LEI È GIÀ AUTORE DI TESTI SCIENTIFICI, DA DOVE È NATA L’IDEA DI CAMBIARE GENERE?
E chi cambia genere? Sono bigamo. Tutto qua. Battute a parte, l'idea non l'ho avuta io Credo che certe idee siano loro ad avere il sopravvento e scegliere di aggredire qualcuno. Io ero piuttosto debole, e così non ho resistito! Di fatto, col terremoto ho riportato una frattura vertebrale che mi ha costretto a letto, permettendomi di avere a disposizione del tempo che solitamente non ho. Da lì ho iniziato a voler fissare nella memoria quello che era accaduto. Non volevo rischiare di dimenticare. Ho iniziato con una lettera che ho inviato a "La Repubblica", poi, da quella lettera, ho esteso i ricordi anche ai particolari più conflittuali, più inquieti: dalle informazioni mancate allo strazio inconcepibile di quella notte. Scrivevo e mi accorgevo che il materiale diventava più corposo e parallelamente più pesante, indigesto. Così, semplicemente, l'ho trasformato in un romanzo. Ho inventato un po' di personaggi e costruito un intreccio che si dipana attorno alla storia primaria, quella del terremoto del 2009. E un dilettante corre meno rischi se un romanzo lo fa tinto di giallo: così è nata la storia di un omicidio (fasullo, letterario) intrecciato con la cronaca (vera, quella era vera!) di un terremoto, intrecciati entrambi con le vite di un gruppo di amici, con le loro contraddizioni, le loro adolescenze mai sopite, le loro rivoluzioni mai realizzate, i loro timori. Tutto si completa, si conclude col grande atto catartico (l'ho detto. Ho detto catartico! Come un vero scrittore del 2000. Poteri perfino dire ancestrali, riferito ai timori!) che appiattisce, elimina ogni futilità di fronte alla fine della vita e alla rivoluzione delle relazioni interpersonali. Beh, alla fine in questa invenzione letteraria restano vere le date e le ore delle scosse, le parole di certi verbali e di certe interviste, certi personaggi. Il resto è fantasia.
E’ UN RACCONTO CHE CONQUISTA, COMMUOVE E STUPISCE PER L’IRONIA, CI SONO DENTRO TANTI ARGOMENTI, LA MUSICA, IL TERREMOTO, LA PSICOLOGIA, I DRAMMI, L’AQUILA, POSSIAMO DEFINIRLO UN LIBRO AUTOBIOGRAFICO?
Tutti i libri sono autobiografici. Lo sono i saggi, come e soprattutto i romanzi. Forse quelli che lo sono di meno sono proprio le autobiografie. Lì uno il personaggio lo plasma, lo cura, gli fa il lifting. Insomma lo falsifica a proprio uso e consumo! Prenda, invece, i romanzi. Quelli di Simenon, o quelli di Camilleri, o di chiunque altro. Mi vorrà dire che non sono tutti autobiografici? La Francia, la Parigi, la casa, la moglie di Maigret o gli odori di Agrigento, il mare, la personalità di Montalbano, non sono forse la traduzione di una forte immagine interiore, di un modello personale che gli autori hanno avuto e trasmesso? Quindi i romanzi sono autobiografici nella misura in cui i desideri, i sogni, le idee dell'autore si rendono manifeste. Se vuole sapere in che misura lo sia "La puntura di Atlante", le direi che c'è un pezzetto di me in ogni personaggio, così come ci sono pezzetti di miei amici e della storia della mia generazione un po' dovunque. Mi lasci sfatare però un mito: non sono certamente io l'identità segreta del protagonista, né in assoluto di nessun altro. Così come nessun personaggio non rappresenta un personaggio aquilano in particolare, sebbene, come già le dicevo, io abbia letteralmente trafugato pezzetti di storia, di personalità, aneddoti a molti miei amici. Il resto è frutto di fantasia.
OLTRE ALLA STESURA DEL LIBRO HA CURATO ANCHE LA COPERTINA, SOLITAMENTE DI QUESTA SE NE OCCUPANO LE CASE EDITRICI, SI CREA UN CORDONE OMBELICALE FRA AUTORE E MANOSCRITTO?
Ho fatto un "global service". Come avrà capito non sono un professionista e ho scritto per gioco, così come per gioco mi sono divertito all'elaborazione grafica di una foto proposta da una cara amica, Paola Pacifici, per quella copertina. Se fa caso alla locandina (dell’evento nda) c'è anche un concerto, quello dei Sale Chiodato, con cui suono, sempre per gioco. I dilettanti possono fare tutto, senza rischi. Non ci si guadagna una lira, anzi… ma vuol mettere la soddisfazione?
COS’HANNO IN COMUNE LA MEDICINA E LA SCRITTURA? CON “LA PUNTURA DI ATLANTE” COSA VUOLE CURARE?
Non ho la pretesa di curare nessuno come medico, figuriamoci come scrittore. Da medico cerco di capire, consigliare, se possibile aiutare. Da scrittore cerco di capire, divertirmi e, spero, divertire. In comune? La curiosità e l'entusiasmo. Curare: solo me stesso.
HA IN CANTIERE ALTRI ROMANZI?
Ci ho provato, ma finora è venuta fuori una schifezza. Magari lo pubblico a nome di mio fratello.

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