INDICE
Coordinamento
Nazionale SLAI COBAS coordinamento.nazionale@slaicobas.it
IL PROCESSO ALLA
MARLANE MARZOTTO RIMANE A PAOLA
QUANTO
VALE LA VITA DI UN OPERAIO PER IL NOSTRO SINDACO?
ANCORA IN MARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
SI
SPEZZA TRENO DELLA METRO A MILANO, NESSUN FERITO: POLEMICHE SU MANUTENZIONE E
TRENI OBSOLETI
Webmaster USB webmaster@usb.it
ROMA 3 MAGGIO: INCONTRO
'LA CONTRORIFORMA “TECNICA” DEL LAVORO, IN ITALIA E IN EUROPA, ANALISI CRITICA E
PRATICHE DI RISPOSTA
Macchinisti
Sicuri filippocufari@macchinistisicuri.info
"626
RUN - UNA CORSA PER IL LAVORO SICURO” PRATO, 20 MAGGIO
2012
ANCORA
IN MARCIA !
redazione@ancorainmarcia.it
INCIDENTE
TRA DUE FRECCIAROSSA A ROMA TERMINI: FERITI I FERROVIERI
Marco
Bazzoni bazzoni_m@tin.it
ARTICOLO
21: POI, UN GIORNO, LAVORANDO MUORI
Assemblea
29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
COMUNICATO
SULLE RESPONSABILITA’ DELLA STRAGE DI VIAREGGIO
Scintilla Onlus scintilla.onlus@gmail.com
VIVA IL PRIMO MAGGIO!
A.I.E.A.
Paderno Dugnano
a.i.e.a.padernodugnano@fastwebnet.it
28
APRILE GIORNATA MONDIALE DELLE VITTIME DELL'AMIANTO
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Da: Coordinamento
Nazionale SLAI COBAS coordinamento.nazionale@slaicobas.it
Data: 23/04/2012
20.04
A:
Ogg: IL PROCESSO ALLA MARLANE MARZOTTO RIMANE A PAOLA
Ogg: IL PROCESSO ALLA MARLANE MARZOTTO RIMANE A PAOLA
Il processo alla Marlane Marzotto rimane a Paola
Ci hanno provato, le parti difensive dei responsabili del massacro dei lavoratori dell’azienda tessile, ad allungare ulteriormente i tempi del processo cercando di spostarlo a Vicenza e a estromettere, dal dibattimento, quel sindacato, lo SLAI COBAS, che dal primo momento è stato vicino ai lavoratori e alle loro famiglie.
Non sembra essere
interesse degli avvocati difensori avere una sentenza, una sentenza su un fatto
talmente grave che dovrebbe smuovere le coscienze di ogni cittadino, a
prescindere dal ruolo che svolge.
Più che giusto che
gli imputati abbiano dei difensori, meno giusto, meno morale, che gli studi di
questi grandi oratori del foro italiano, Ghedini e Pisapia in testa, utilizzino
escamotage per fare in modo che il processo non venga proprio fatto e arrivi
alla prescrizione.
E’ interesse anche
degli imputati che il processo si svolga: la giustizia non è una variabile
dipendente dal potere o ingabbiata in mille artifizi che le impediscano di
procedere. Affermare questo, tentare di svilirne il significato, va contro gli
stessi imputati e i loro avvocati.
Ricordiamo la
vicenda, per chi ancora non ne fosse a conoscenza:
L’azienda fu
fondata negli anni ’50 dal conte Rivetti e produceva tessuti. Poi nel 1969 passò
nelle mani dell’ Eni–Lanerossi e, successivamente, nel 1987, al gruppo Marzotto
per 173 miliardi di lire.
Per ognuno dei 200
lavoratori espulsi la finanziaria dell’Eni mise a disposizione 44 milioni per
una riallocazione occupazionale mai avvenuta.
La fabbrica,
gestita dalla Lanerossi, tolse le mura divisorie e così nell’ “open space”
creato convergevano i fumi provenienti dalle sostanze chimiche della coloritura
espandendosi ovunque.
Non c’erano aspiratori funzionanti e gli operai gettavano i coloranti in vasche aperte senza alcuna protezione.
Non c’erano aspiratori funzionanti e gli operai gettavano i coloranti in vasche aperte senza alcuna protezione.
Nella fabbrica
c’era anche l’amianto presente nelle pastiglie dei freni dei telai, che,
consumandosi, emetteva polveri respirate da tutti.
A fine giornata
veniva “donata” una busta di latte ad ogni lavoratore, unico rimedio ai veleni
respirati durante tutto il turno di lavoro.
Nel 1996 la
tintoria veniva chiusa.
Ai tentativi della
difesa di prolungare i tempi del processo risponde l’avv. Senatore, che
rappresenta decine di lavoratori ammalati, famiglie di defunti e lo SLAI
COBAS:
“La competenza deve
rimanere sul posto. I veri danneggiati, gli unici danneggiati, sono loro ed
hanno il diritto di veder giudicate le malefatte di questi 20 anni di follia
dove decisioni, senza nessun rispetto per la salute dei lavoratori, venivano
prese in loco e non altrove.
Gli autori, i
responsabili della morte di oltre 160 persone, per patologie tumorali derivanti
dai danni ambientali per l’uso di sostanze cancerogene, devono essere giudicati
dove hanno commesso il fatto.
La richiesta delle
difese di estromettere il sindacato SLAI COBAS non può essere accolta. Lo SLAI
COBAS è stato il protagonista, assieme ai lavoratori, di tutta la vicenda. Senza
le loro denunce oggi il processo non ci sarebbe”.
E’ chiara la
tattica dilatoria delle difese. E’ chiaro, altrettanto, che la giustizia non può
essere negata a chi sta soffrendo, a chi è morto.
Un processo senza
nessuna eco mediatica si sta svolgendo in quel profondo Sud abbandonato da uno
Stato capace solo di imporre gabelle.
La giustizia, la
verità, reclamano che il processo vada al suo giusto e naturale compimento, che
i responsabili di una strage senza nessuna giustificazione vengano giudicati. Se
questa è ancora una democrazia non potrà esserci una diversa
conclusione.
Stefano
Federici
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To:
Sent: Tuesday, April 24, 2012 8:51 AM
Subject:
QUANTO
VALE LA VITA DI UN OPERAIO PER IL NOSTRO SINDACO?
Nelle settimane scorse i COBAS avevano chiesto alla Giunta e al Sindaco di riconoscere la cittadinanza onoraria alle vittime sul lavoro e di farsi carico delle spese per riportare la salma del lavoratore nepalese morto a San Rossore [Kumar Sanoy, morto colpito dal calcio di un cavallo in un ippodromo].
Entrambe
le proposte sono cadute nel dimenticatoio, eppure l'ufficio stampa del Sindaco
pullula di collaboratori ai quali non sarà sfuggita la nostra proposta che
meriterebbe almeno una risposta ufficiale. Il Primo cittadino sembra preferire
le proprie esternazioni su argomenti ameni, quali le cicche in corso Italia
piuttosto, che intervenire sul lavoro nero, sugli impegni assunti e non
rispettati dalla Giunta in merito ai cassa integrati della CRM (ma nel frattempo
sta partendo l'ennesima operazione immobiliare nel
quartiere...).
Allora
ripetiamo la domanda allo "smemorato" Marco Filippeschi: quanto vale la vita di
un operaio? Perché non vuole concedere cittadinanza onoraria alle vittime sul
lavoro e farsi carico delle spese cimiteriali?
Attendiamo
risposta e interlocuzione
Sportello sicurezza nei luoghi di lavoro Confederazione COBAS Pisa
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To:
Sent: Tuesday, April 24, 2012 9:29 PM
Subject:
SI SPEZZA TRENO DELLA METRO A MILANO, NESSUN FERITO: POLEMICHE SU MANUTENZIONE E
TRENI OBSOLETI
ancora
IN MARCIA !
GIORNALE
DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL
1908
Dopo i Frecciarossa e l'Orient Express, anche le metropolitane si spezzano.
Rotto
il gancio della seconda carrozza di coda del metrò linea
'verde'
Viaggiatori
evacuati, nel tunnel in fila indiana.
Polemiche
sulla manutenzione.
Milano 24 aprile 2012
Incidente
ieri mattina nella metro M2 “verde” di Milano: erano quasi le 9 quando il treno
n. 53, si è spezzato in galleria tra la seconda e la terza carrozza dalla coda.
Ovviamente le due parti si sono fermate per l'attivazione automatica del freno
“continuo” ma per i circa 200 viaggiatori ci sono stati momenti di tensione e
paura soprattutto per la mancanza di luce, ma anche perché sono stati costretti
a scendere in galleria e recarsi a piedi, in fila indiana, verso la banchina
della stazione successiva di Famagosta, sulla linea per
Abbiategrasso.
Fortunatamente
non ci sono stati feriti e l'evacuazione è avvenuta senza complicazioni. Il
traffico bloccato per oltre due ore è stato perturbato a lungo sull'intera
tratta, tanto che l'ATM ha attivato mezzi sostitutivi di superfice. “In 33 anni
di servizio non ricordo fosse mai capitato un guasto così grave” dice Vincenzo
Fanelli, delegato dei macchinisti ORSA.
Il
treno numero 53, motrice 331, la cui barra di collegamento Jarret si è rotta
nello scatto del convoglio in partenza dal capolinea di Abbiategrasso, è degli
anni Settanta e viene considerato da molti degli addetti ai lavori “ferraglia
vecchia e inaffidabile”. Il convoglio, trainato in deposito per le indagini, era
appena stato revisionato dall'officina ATM:
“E
per questo - sottolinea Fanelli - l'incidente è ancora più preoccupante”. Si
pone anche nell'azienda di trasporto milanese la questione della manutenzione e,
in particolare, l'adeguatezza delle procedure adottate per la revisione dei
ganci e la verifica dello stato di usura dei componenti meccanici.
L'incidente
richiama alla memoria gli incidenti analoghi ai treni frecciarossa, avvenuti nel
luglio 2008 sempre a Milano, e ad Anagni nei pressi di Frosinone, a gennaio 2009
sulla linea AV Napoli Roma ma anche lo spezzamento dell'Orient Express, avvenuto
a Verona il 25 settembre 2011. Anche questi casi furono occasione di forti
critiche al sistema di manutenzione e di controllo sia di Trenitalia, per i
Frecciarossa, che della società Venice Simplon Orient Express (VSOE) che
gestisce le carrozza storiche dell'Orient Express per il servizio di trasporto
con pernottamento, esclusivo ed extralusso, che collega alcune città europee.
Critiche
all'ATM da Carlo Monguzzi, presidente PD della commissione Mobilità: «Purtroppo
da tempo il settore manutenzione è sottoutilizzato, malgrado gli sforzi della
nuova gestione, perché si è affermata la mentalità di buttare e cambiare. Il
manutentore deve invece lavorare per mantenere affidabile il materiale rotabile,
garantendo sicurezza, efficienza e comfort per i passeggeri. E soprattutto
manutenzione vuol dire prevenzione, e un segno negativo in questo senso è il
fatto che ultimamente siano stati spostati una ventina di tecnici dalla
manutenzione di officina (preventiva) ai guasti in linea (dopo che gli incidenti
sono avvenuti). Quello che chiediamo alla nuova ATM è un intervento urgente per
prevenire rotture e guasti”.
Il
guasto eccezionale di ieri pone dubbi sul parco mezzi ATM e mette in luce
l'urgenza di rinnovamento del materiale rotabile. Questa è la radiografia
aggiornata dai depositi: 41 treni, i più vecchi, hanno ormai accumulato tra i 40
e i 49 anni di servizio; altri ventuno hanno un'età compresa tra i 35 e 39 anni;
ce ne sono 28 acquistati dall'azienda tra il 1978 e il 1991 e altri 70, infine,
sulle rotaie da meno di vent'anni (tra questi gli ultramoderni Meneghino
commissionati negli ultimi tre anni ad Ansaldo Breda).
In
attesa di finanziamenti dal Comune (servono 300 milioni), i vertici ATM stanno
preparando un bando per venti nuovi treni della M1 e dieci della M2. Tenuto
conto del recente aumento del prezzo dei biglietti tutti ci aspettiamo che le
maggiori risorse disponibili siano indirizzate dall'azienda verso il
miglioramento della sicurezza e l'affidabilità del servizio metropolitano
dell'aerea milanese.
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To:
Sent: Tuesday, April 24, 2012 2:13 PM
Subject: ROMA 3 MAGGIO: INCONTRO
'LA CONTRORIFORMA “TECNICA” DEL LAVORO, IN ITALIA E IN EUROPA, ANALISI CRITICA E
PRATICHE DI RISPOSTA
La
controriforma “tecnica” del lavoro
In
Italia e In Europa analisi critica e pratiche di risposta
Incontro
promosso dal forum Diritti Lavoro in collaborazione con USB e Rete 28
Aprile
PRESIEDONO
Fabrizio Tomaselli (USB Nazionale)
Maurizio
Marcelli (Rete 28 Aprile/FIOM Nazionale)
INTRODUZIONE
DI
Carlo
Guglielmi (avvocato Presidente Forum Diritti Lavoro)
Antonio
Di Stasi (professore di diritto del lavoro - Università di
Ancona)
COMUNICAZIONI
DI
Silvia
Niccolai (professore di diritto costituzionale – Università di
Cagliari)
Glauco
Zaccardi (magistrato – Segreteria Regione Lazio Magistratura
democratica)
Paola
Palmieri (USB Nazionale)
CONCLUDE
Franco Russo (Comitato No Debito)
Franco Russo (Comitato No Debito)
INTERVENGONO
Rappresentanze Lavoratori In Lotta
Rappresentanze Lavoratori In Lotta
Giorgio
Cremaschi (presidente Comitato Centrale FIOM)
Paolo
Sabatini (USB nazionale)
Giuliana
Carlino (membro della Commissione lavoro del Senato IDV)
Gianni
Rinaldini (coordinatore nazionale della mozione “La CGIL che vogliamo”)
Luca
Santini (presidente di BIN Italia)
Paolo
Di Vetta (Blocchi precari metropolitani)
Roberta
Fantozzi (Responsabile Nazionale Lavoro PRC)
Gianni
Ferrara (Associazione per la democrazia costituzionale)
Riccardo
Faranda (avvocato Forum Diritti Lavoro)
Arturo
Salerni (avvocato Forum Diritti Lavoro)
Giuseppe
Marziale (avvocato Forum Diritti Lavoro)
CON
L’ADESIONE DEL COMITATO “NO DEBITO”
3
Maggio Ore 15
Palazzo
Della Provincia Di Roma
Via
Iv Novembre 119 - Sala Peppino Impastato
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To:
Sent:
Wednesday, April 25, 2012 5:14 PM
Subject:
"626 RUN - UNA CORSA PER IL LAVORO SICURO” PRATO, 20 MAGGIO
2012
Dalla ASL 4 di
Prato riceviamo e volentieri inoltriamo....
“626
RUN – una corsa per il lavoro sicuro“
2012
Trofeo
podistico “Francesco Rossi”
Gara
a squadre per ragazzi della scuola media superiore
Prato,
20 maggio 2012
Corsa
non competitiva di km 5 Sulla ciclabile che da Mezzana porta verso Santa
Lucia.
Ritrovo
dalle ore 8.00 presso giardini di Mezzana a Prato. Partenza ore 9.00
Quinta
edizione “626 RUN – una corsa per il lavoro sicuro“, organizzata dalla ASL 4 di
Prato e dalla ONLUS “Regalami un sorriso”, una corsa / camminata non competitiva
di circa 5 o 12 km, che partendo dai giardini di Mezzana di Prato attraverserà
la città sulla ciclabile che costeggia il fiume Bisenzio. La manifestazione
vuole unire sport, solidarietà e senso della comunità.
Fin
dalla prima edizione i ragazzi della scuola hanno partecipato a questa
iniziativa dove naturalmente è sempre stato più forte lo spirito di
partecipazione di quello dell’agonismo puro.
Il
preside dell’Istituto Buzzi Francesco Rossi è stato uno dei primi a
“coinvolgere” i suoi ragazzi in questa iniziativa.
Anche
quest’anno per ricordarlo si assegnerà quindi il trofeo che vedrà impegnate, in
un percorso di cinque chilometri, le squadre delle scuole medie superiori
composte ciascuna da tre ragazzi e due ragazze contraddistinte dai colorati
palloncini della ONLUS “Regalami un sorriso“.
Lo
spirito della gara è quello di fare squadra per arrivare uniti al traguardo
coniugando sport, solidarietà e senso di squadra.
Piero
Giacomelli ONLUS
“Regalami un sorriso" Alfredo
Zallocco
Premio simbolico per i primi arrivati della categoria ragazzi, ragazze uomini e donne:
Il servizio
fotografico relativo alla corsa sarà disponibile in internet all’
indirizzo:
www.pierogiacomelli.com
IL RICAVATO SARA’ DEVOLUTO IN BENEFICIENZA
IL RICAVATO SARA’ DEVOLUTO IN BENEFICIENZA
Per
informazioni e/o iscrizioni:
Dipartimento
della Prevenzione dell’Azienda USL 4 tel. 0574-435508.
La
partecipazione è doverosamente aperta a tutti gli operatori della sicurezza, ed
in particolare ai RLS.
Scarica e diffondi
il materiale informativo all’ indirizzo:
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To:
Sent: Thursday, April 26, 2012 9:14 PM
Subject:
INCIDENTE TRA DUE FRECCIAROSSA A ROMA TERMINI: FERITI I
FERROVIERI
ancora
IN MARCIA !
GIORNALE
DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL
1908
INCIDENTE
TRA DUE FRECCIAROSSA A ROMA TERMINI
La
collisione tra i due ETR 500 è avvenuta all'ingresso dei binari 4 e 5. Spavento
tra i viaggiatori per le carrozze inclinate sul fianco. Al momento solo
ferrovieri tra i feriti. Metà stazione chiusa al traffico.
Poco
fa [26 aprile], intorno alle 19,00, due treni ETR500, Frecciarossa, sono entrati
in collisione nella stazione di Roma Termini. Dalle prime sommarie notizie si
apprende che uno dei due treni Frecciarossa, in arrivo al binario 5 proveniente
vuoto dal Parco Prenestino, impianto di manutenzione situato a poca distanza, è
deragliato poco prima di entrare nel marciapiede di stazione urtando il treno
Frecciarossa 9558 Salerno-Milano, appena ripartito dal binario 4.
Dai
primi rilievi non ci sarebbero feriti tra i viaggiatori, ma alcuni dei nostri
colleghi sono stati portati in ospedale con ferite lievi. Numerose le ambulanze
e i mezzi di soccorso dei vigili del fuoco giunti in stazione.
Dalle
testimonianze raccolte nell'immediato i viaggiatori hanno vissuto attimi di
grande paura per l'urto, il “terrificante stridore delle lamiere” e per la
posizione inclinata assunta da alcune delle carrozze che hanno fatto temere
conseguenze più gravi. La bassa velocità ha impedito danni maggiori, anche se da
qualche tempo la velocità di uscita dai quei binari della stazione Termini è
stata aumentata da 30 a 60 Km/h per guadagnare una decina di secondi sulla
percorrenza Roma Milano.
Una
prima ipotesi sulle cause dell'incidente, formulata dagli investigatori presenti
sul posto, sarebbe da ricondurre ad un cedimento delle rotaie in corrispondenza
di uno scambio dove gli itinerari dei due treni, normalmente ravvicinati, si
sono parzialmente sovrapposti. Non si escludono comunque altre
cause.
-----------------------
To:
Sent:
Friday, April 27, 2012 8:52 PM
Subject:
ARTICOLO 21: POI, UN GIORNO, LAVORANDO MUORI
Probabilmente
questo articolo non piacerà a qualche mezzo d'informazione, che potrebbe esserne
addirittura infastidito.
Invece io lo
apprezzo molto, dalla prima all'ultima riga e ringrazio sinceramente Giovanni
Dozzini per aver avuto il grande coraggio di dire con estrema chiarezza, cose
che non sono molto popolari di questi tempi.
Saluti.
Marco
Bazzoni
Operaio
metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza
Firenze
POI,
UN GIORNO, LAVORANDO MUORI
di Giovanni Dozzini
Di solito, quando va bene, è la cronaca. Un giornale che ti racconta in cinque righe la storia di una morte, ti dice il nome, ti dice dove, ti dice come. Una morte, due, tre, quattro, in un solo giorno, chi cade da un’impalcatura, chi resta schiacciato sotto una pressa, chi prende fuoco. Sempre e comunque gente che una mattina come tutte le altre s’è svegliata per andare a lavorare, e che dal lavoro, quel giorno, non ne è uscita viva. Così vanno le cose, ogni tanto: lavorando passi la maggior parte del tuo tempo, probabilmente fatichi, se sei fortunato ti diverti, certe volte ti pagano bene, il più delle volte ti pagano male. Poi, un giorno, lavorando muori.
Le
chiamano morti bianche, e non ci potrebbe essere modo peggiore di
chiamarle. Non c’è niente di
candido, nella morte, soprattutto quando si tratta di una morte del genere.
Perché nessuno dovrebbe morire facendo quello che fa per garantirsi una vita
dignitosa, perché la morte in un posto di lavoro è ancora più sporca, più scura,
più nera di qualsiasi altra morte. Perché nella maggior parte dei casi ci
vorrebbe pochissimo, per non morire lavorando. Basterebbe che chi ti dà da
lavorare, per esempio, non si mettesse a fare calcoli su quanto gli costa
garantire la tua sicurezza. La sicurezza sul lavoro, ecco, dovrebbe essere uno
di quei valori che qualcuno chiama non negoziabili. Come si può risparmiare
sulla vita o anche solo sulla salute di donne e uomini che lavorando ti fanno
più ricco? Roba da pazzi. O meglio, da criminali.
Infatti ci sono le
leggi, per quelli così, ci sono le punizioni. Solo che ogni tanto spunta sempre
qualcuno, tra coloro che le leggi le fanno, che tra una chiacchiera e l’altra
riesce a smussare qualche spigolo, addolcire qualche pena, aggiungere qualche
attenuante. Il guaio è che noi, di queste cose, ne sappiamo poco. Sul giornale, o in televisione, le morti sul
lavoro ci vanno, ma per il tempo di un batter di ciglia. Ti dicono il
nome, ti dicono dove, ti dicono come, certo. Poi basta. Il giorno dopo
cambieranno il nome, cambieranno il dove, cambieranno il come. La cronaca,
giusto la cronaca. Perché approfondire è noioso, complicato, rischioso. I mass-media, quelli grossi, preferiscono
altri tipi di morti, preferiscono i morti ammazzati, preferiscono i
coltelli, le pistole, gli strangolamenti. Di sera la televisione si riempie di
racconti e ricostruzioni e testimonianze riguardanti vicende che non hanno nulla
a che vedere con lo stato di salute e di virtù di una società. Fatti drammatici,
per carità, ma puramente individuali vengono trasformati in spettacoli di massa,
in esempi, in moniti. È che le nostre viscere sono sensibili, al sangue e alle
contorsioni della psiche umana, e quello che alimentiamo così è un genere di
paura che in fondo ci piace – e piace a loro, verrebbe da
dire.
La faccenda degli
infortuni sul lavoro, che invece è un fatto sociale, andrebbe affrontata con
decisione e continuità, andrebbe indagata, analizzata, la gente dovrebbe saperne
di più, capirne di più. Però no, non si può. A meno che non ci sia una strage, che
a quel punto diventa uno spettacolo come un altro, non si può. Non conviene a
chi specula sulla morbosità del popolo, non conviene a chi ci mette i soldi, nel
giochino dell’informazione, perché chi paga la pubblicità spesso è lo stesso che
si ritrova a fare i conti su come poter risparmiare sulle condizioni di
sicurezza delle donne e degli uomini che lavorando lo fanno più
ricco.
I nodi sono questi,
quando si parla di infortuni sul lavoro: l’informazione, la cultura e le
leggi. Per chi fa questo mestiere, il mestiere di raccontare agli altri
ciò che accade giorno dopo giorno, si tratta di un tema che fa eccezione
rispetto a tutto il resto. In tema di
sicurezza sul lavoro occorre essere militanti. Avere il coraggio di
andare sempre oltre la pura e nuda cronaca, di indicare le responsabilità e le
colpe. Anche così – e qui siamo alla cultura – quelle donne e quegli uomini che
vanno a lavorare prendendo alla leggera i rischi che magari per venti o
trent’anni o solo per un giorno sono riusciti a schivare si faranno più
consapevoli, e cominceranno a prestare più attenzione, e ad accettare meno
compromessi. Anche così, dall’altra parte, i loro datori di lavoro si sentiranno
meno tutelati. E, di conseguenza, quelli cui spetta occuparsi di regolare le
nostre vite attraverso le leggi avranno meno scuse per risparmiare severità e
rigore a chi continua a trattare il lavoro alla stregua di una qualsiasi voce
contabile.
28 aprile 2012
Da Articolo 21
http://www.articolo21.org/2012/04/poi-un-giorno-lavorando-muori/
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To:
Sent:
Friday, April 27, 2012 11:06 AM
Subject:
COMUNICATO SULLE RESPONSABILITA’ DELLA STRAGE DI VIAREGGIO
Ancora
una volta, Moretti è smentito: e responsabile (anche)
penalmente!
In
data 23 marzo 2012, la
Direzione Generale per le Investigazioni Ferroviarie (DGIF) ha
stilato la “Relazione di indagine sull’incidente ferroviario del 29 giugno 2009
nella stazione di Viareggio”. Relazione che avrebbe dovuto essere presentata
entro 12 mesi dal tragico evento.
Il
compito del DGIF è esporre le proprie deduzioni e raccomandazioni per il
miglioramento della sicurezza nella circolazione
ferroviaria.
Dalla
stessa relazione: “altri incidenti della stessa tipologia di quello di Viareggio
hanno avuto la stessa causa diretta, ma non hanno avuto, fortunatamente,
conseguenze così tragiche”.
“Il
fenomeno degli svii (deragliamenti) registra un numero di episodi annui ancora
troppo alto, con un conseguente rischio potenziale molto elevato per gli effetti
disastrosi”.
“Altro
aspetto importante riguardo alla sicurezza attiva della circolazione ferroviaria
riguarda l’adozione di dispositivi rilevatori sui carri. L’applicazione di detti
dispositivi consentirebbe di avvisare in tempo utile il macchinista in ordine ad
una eventuale instabilità di un carrello del treno, consentendo di porre in
essere quelle azioni volte ad evitare l’incidente o, quantomeno, a ridurre le
conseguenze di uno svio.”
“Lungo
le linee di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) debbono essere installati impianti
di Rilevamento Temperatura Boccole (RTB) che consentono di verificare la
temperatura delle boccole durante la marcia del treno. E’ importante garantire
una distribuzione capillare sul territorio (almeno ogni 60 km ) degli impianti RTB,
anche di nuova generazione, in considerazione dell’estensione delle maglie della
rete ferroviaria e dei molteplici percorsi che possono essere effettuati dai
convogli ferroviari specie se trasportano merci
pericolose”.
Nella
relazione, la DGIF ha avanzato undici “raccomandazioni”.
Due
(anti-svio e RTB) hanno un’importanza fondamentale perché se fossero state
adottate, almeno, dopo i numerosi incidenti di questi anni, la strage di
Viareggio non sarebbe accaduta.
Invece,
l’AD delle ferrovie Moretti, a poche ore dalla strage, aveva dichiarato: “le
nostre ferrovie sono le più sicure d’Europa e non abbiamo alcuna
responsabilità”.
Sulla
prima affermazione, è stato più volte smentito: dall’ANSF (Agenzia Nazionale per
la Sicurezza Ferroviaria) alla DGIF (Direzione Generale per le Investigazioni
Ferroviarie del ministero delle Infrastrutture). Oltre, a quanto viene sostenuto
nelle relazioni di questi organismi, non dobbiamo dimenticare quanto affermò
l’ing. Chiovelli, direttore dell’ANSF, il 10 aprile 2010 di fronte ai familiari
delle vittime: “Sì, la strage poteva essere evitata”.
Sulla
seconda affermazione, è sufficiente avere la conoscenza delle misure adottate
dall’ANSF dopo la strage di Viareggio e le “raccomandazioni” avanzate dalla DGIF
del 23 marzo scorso.
Le
raccomandazioni 10 ed 11 (anti-svio e RTB) configurano chiaramente le pesanti e
gravi responsabilità penali, perché se adottate avrebbero evitato il disastro,
32 vittime, gli ustionati a vita!
Per
questo ed altre palesi omissioni e rimozioni, la realtà è che: NON IMPEDIRE UN
EVENTO CHE SI AVEVA L’OBBLIGO GIURIDICO DI IMPEDIRE, EQUIVALE A
CAGIONARLO!
24
aprile 2012
Associazione
“Il mondo che vorrei” onlus
Assemblea
29 giugno
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To:
Sent: Sunday, April 29, 2012 8:21 AM
Subject: VIVA IL PRIMO MAGGIO!
Cari
compagni e amici,
in
occasione del Primo Maggio, giorno della solidarietà proletaria internazionale,
inviamo questa poesia del grande poeta e drammaturgo sovietico Vladimir
Majakovskij. Il poeta della Rivoluzione Socialista d’Ottobre celebra questa data
con versi potenti e sentiti.
Saluti
fraterni.
IL
MIO MAGGIO
A
tutti,
a
quanti, spossati dalle macchine,
si
sono riversati per le strade,
a
tutti,
alle
schiene sfinite dalla terra
e
che invocano una festa,
il
primo maggio!
Al
primo fra tutti i maggi
andiamo
incontro,compagni,
con
la voce affratellata nel canto.
E’
mio il mondo con le sue primavere.
Sciogliti
in sole, neve!
Io
sono operaio,
è
mio questo maggio!
Io
sono contadino,
questo
maggio è mio!
A
tutti
A
quelli che, scatenata l’ira delle trincee,
si
sono appostati in agguati omicidi,
a
tutti,
a
quelli che dalle corazzate
sui
fratelli
hanno
puntato le torri coi cannoni,
il
primo maggio!
Al
primo fra tutti i maggi
andiamo
incontro,
allacciando
le mani disgiunte dalla guerra.
Taci,
ululato del fucile!
Chètati,
abbaiare della mitragliatrice!
Sono
marinaio,
è
mio questo maggio!
Sono
soldato,
questo
maggio è mio!
A
tutte
le
case,
le
piazze
le
strade,
strette
dall’inverno di ghiaccio,
a
tutte
le
fameliche
steppe,
alle
foreste,
alle
messi,
il
primo maggio!
Salutate
il primo fra tutti i maggi
il primo fra tutti i maggi
con
una piena
di
fertilità, di primavere,
di
uomini!
Verde
dei campi, canta!
Urlo
delle sirene, innalzati!
Sono
il ferro,
è
mio questo maggio!
Sono
la terra,
questo
maggio è mio!
Vladimir
Majakovskij, 1922
Scintilla Onlus
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To:
Sent: Sunday, April 29, 2012 12:45 PM
Subject:
28 APRILE GIORNATA MONDIALE DELLE VITTIME DELL'AMIANTO
ASSOCIAZIONE
ITALIANA ESPOSTI AMIANTO
&
Ban Asbestos Network
via
dei Carracci, 2 20149 Milano
Tel.
02 49 84 678
Fax
02 48 01 46 80
Salve
Ieri
28 aprile Giornata Mondiale delle Vittime dell'Amianto, A.I.E.A. di Paderno ha
aderito al corteo in memoria delle vittime dell'amianto della ex Breda di Sesto
San Giovanni organizzato dal Comitato per la Difesa della Salute nei luoghi di
Lavoro e nel Territorio.
I
padroni sapevano che l'amianto uccideva gli operai che ora stanno pagando un
prezzo altissimo in vite umane.
In
nome del profitto migliaia e migliaia di esseri umani hanno perso la vita e
continueranno purtroppo a perderla nei prossimi anni, perché le malattie
asbesto-correlate hanno una lunga latenza che può arrivare anche oltre 50 anni
dall'esposizione.
Hanno
portato la loro solidarietà anche i Familiari delle Vittime e i Lavoratori
dell'Eureco di Paderno Dugnano, dove nel novembre 2010 scoppiò un terribile
incendio che ha causato la morte di 4 lavoratori e il ferimento di altri
tre.
I
lavoratori e i loro familiari colgono l 'occasione di precisare e di smentire
notizie che riportano di essere aiutati da parte delle amministrazioni, che
tutto ciò e assolutamente falso.
Perché
si ritrovano ad oggi a non aver alcun sostentamento economico da parte delle
istituzioni , si trovano ancora senza avere un lavoro ed alcuni sono con lo
sfratto esecutivo.
Il
Comitato a sostegno dei Familiari delle Vittime e dei Lavoratori Eureco, oltre a
fare pressione sulle Istituzioni, non può che richiedere la solidarietà dei
cittadini con l'unica forma di sostegno per aiutare i lavoratori ad alleviare il
loro disagio.
Ricordiamo
ancora il numero IBAN per il conto corrente dedicato alla raccolta fondi per i
Lavoratori Eureco:
Conto
di Solidarietà per i Lavoratori Eureco
IT71P0760101600000009791656
NESSUNO DEVE RIMANERE INDIFFERENTE DI FRONTE A TRAGEDIE COME QUELLE DELLE MORTI SUL LAVORO E PER IL LAVORO, ALTRIMENTI SI DIVENTA COMPLICI, OGNUNO DI NOI DEVE IN PRIMA PERSONA RIBELLARSI AD UNA LOGICA DI MERCATO CHE METTE DAVANTI A TUTTO SOLO ED ESCLUSIVAMENTE IL PROFITTO.
Una
logica che purtroppo oggi tutti stanno attuando.
A.I.E.A.
Sezione di Paderno Dugnano
COMUNICATO STAMPA - 28 APRILE GIORNATA MONDIALE CONTRO L’AMIANTO
Centinaia
di lavoratori e familiari delle vittime dell’amianto hanno sfilato oggi
pomeriggio in corteo a Sesto San Giovanni, in ricordo delle vittime, per
affermare che la salute e la vita umana
non sono in vendita e non hanno prezzo.
Il
lungo corteo si è mosso dal Centro di Iniziativa Proletaria, sede del Comitato per la Difesa della Salute nei
luoghi di Lavoro e nel Territorio.
In
testa lo striscione d’apertura del corteo con la parola d’ordine “In ricordo di
tutti i lavoratori uccisi in nome del profitto”, dietro i famigliari delle
vittime e gli operai delle ex fabbriche di Sesto per anni esposti all’amianto
alla Breda, alla Falck, alla Magneti, all’Ansaldo, alla Pirelli, insieme a molti
cittadini, al Comitato delle vittime della Tricom Galvanica di Bassano del
Grappa e Tezze sul Brenta, dove sono morti decine di operai, i lavoratori della
A.I.E.A. e gli operai sopravvissuti al rogo dell’Eureco di Paderno Dugnano.
Dopo
aver percorso le vie cittadine, il corteo si è fermato davanti alla lapide di
via Carducci, dove il presidente del Comitato Michele Michelino ha fatto una
breve commemorazione ricordando i tanti compagni di lotta scomparsi a causa
dell’amianto e della logica del profitto, chiedendo, per i datori di lavoro e i
dirigenti assassini che hanno anteposto il loro guadagno alla salute dei
lavoratori e dei cittadini, condanne e sanzioni esemplari, che servano da monito
a chi non rispetta le norme di sicurezza, perché sulla salute e la vita non si
tratta.
E’
stato ricordato che dal 1992 con la legge 257 è stato vietata l’estrazione,
importazione, l’esportazione, la produzione e la commercializzazione
dell’amianto ma, paradossalmente, non il divieto di utilizzo dell’amianto.
Da
questo deriva il permanere di 32 milioni di tonnellate di materiali contenenti
amianto nei luoghi di lavoro e di vita, nel territorio del nostro paese.
E’
necessario che lavoratori e cittadini, insieme, lottino e scendano in piazza per
chiedere e imporre le bonifiche. Le imprese che si sono arricchite con l’amianto
producendo morti e contaminazione del territorio non possono cavarsela
comprandosi l’impunità e le parti civili nei processi in cui vengono chiamati in
causa.
I
responsabili di tanti lutti e della contaminazione del territorio, che continua
a far ammalare e morire vittime innocenti e spesso inconsapevoli di essere stati
esposti all’asbesto a livello professionale, familiare (le mogli morte per aver
lavato le tute) e ambientale, devono contribuire finanziariamente sia a
risarcire la vittime che alla bonifica del territorio. La difesa della salute e
la giustizia per i lavoratori e i cittadini morti e malati è un problema di
civiltà che ci riguarda tutti.
Al
corteo erano presenti l’attore Moni Ovadia, Ettore Zilli ex deportato a Dachau,
il professor Giancarlo Ugazio.
Al
termine del corteo si è svolta un’assemblea aperta dove i rappresentanti delle
varie associazioni hanno preso la parola.
Sono
intervenuti anche Antonio Pizzinato e l’attore Renato Sarti, direttore del
Teatro della Cooperativa di Niguarda.
28
aprile 2012
Comitato
per la Difesa della Salute nei luoghi di Lavoro e nel Territorio
via
Magenta 88
20099
Sesto S. Giovanni (MI)
tel./fax
02 26 22 40 99
c/o
Centro
di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
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