mercoledì 2 maggio 2012

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 30/04/12




INDICE

Coordinamento Nazionale SLAI COBAS coordinamento.nazionale@slaicobas.it
IL PROCESSO ALLA MARLANE MARZOTTO RIMANE A PAOLA
QUANTO VALE LA VITA DI UN OPERAIO PER IL NOSTRO SINDACO?

ANCORA IN MARCIA !
redazione@ancorainmarcia.it
SI SPEZZA TRENO DELLA METRO A MILANO, NESSUN FERITO: POLEMICHE SU MANUTENZIONE E TRENI OBSOLETI

Webmaster USB webmaster@usb.it
ROMA 3 MAGGIO: INCONTRO 'LA CONTRORIFORMA “TECNICA” DEL LAVORO, IN ITALIA E IN EUROPA, ANALISI CRITICA E PRATICHE DI RISPOSTA

"626 RUN - UNA CORSA PER IL LAVORO SICURO” PRATO, 20 MAGGIO 2012

ANCORA IN MARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
INCIDENTE TRA DUE FRECCIAROSSA A ROMA TERMINI: FERITI I FERROVIERI

Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
ARTICOLO 21: POI, UN GIORNO, LAVORANDO MUORI

Assemblea 29 Giugno  assemblea29giugno@gmail.com
COMUNICATO SULLE RESPONSABILITA’ DELLA STRAGE DI VIAREGGIO

Scintilla Onlus scintilla.onlus@gmail.com
VIVA IL PRIMO MAGGIO!

A.I.E.A. Paderno Dugnano a.i.e.a.padernodugnano@fastwebnet.it
28 APRILE GIORNATA MONDIALE DELLE VITTIME DELL'AMIANTO

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Da: Coordinamento Nazionale SLAI COBAS coordinamento.nazionale@slaicobas.it
Data: 23/04/2012 20.04
A:
Ogg: IL PROCESSO ALLA MARLANE MARZOTTO RIMANE A PAOLA

Il processo alla Marlane Marzotto rimane a Paola

Ci hanno provato, le parti difensive dei responsabili del massacro dei lavoratori dell’azienda tessile, ad allungare ulteriormente i tempi del processo cercando di spostarlo a Vicenza e a estromettere, dal dibattimento, quel sindacato, lo SLAI COBAS, che dal primo momento è stato vicino ai lavoratori e alle loro famiglie.
Non sembra essere interesse degli avvocati difensori avere una sentenza, una sentenza su un fatto talmente grave che dovrebbe smuovere le coscienze di ogni cittadino, a prescindere dal ruolo che svolge.
Più che giusto che gli imputati abbiano dei difensori, meno giusto, meno morale, che gli studi di questi grandi oratori del foro italiano, Ghedini e Pisapia in testa, utilizzino escamotage per fare in modo che il processo non venga proprio fatto e arrivi alla prescrizione.
E’ interesse anche degli imputati che il processo si svolga: la giustizia non è una variabile dipendente dal potere o ingabbiata in mille artifizi che le impediscano di procedere. Affermare questo, tentare di svilirne il significato, va contro gli stessi imputati e i loro avvocati.
Ricordiamo la vicenda, per chi ancora non ne fosse a conoscenza:
L’azienda fu fondata negli anni ’50 dal conte Rivetti e produceva tessuti. Poi nel 1969 passò nelle mani dell’ Eni–Lanerossi e, successivamente, nel 1987, al gruppo Marzotto per 173 miliardi di lire.
Per ognuno dei 200 lavoratori espulsi la finanziaria dell’Eni mise a disposizione 44 milioni per una riallocazione occupazionale mai avvenuta.
La fabbrica, gestita dalla Lanerossi, tolse le mura divisorie e così nell’ “open space” creato convergevano i fumi provenienti dalle sostanze chimiche della coloritura espandendosi ovunque.
Non c’erano aspiratori funzionanti e gli operai gettavano i coloranti in vasche aperte senza alcuna protezione.
Nella fabbrica c’era anche l’amianto presente nelle pastiglie dei freni dei telai, che, consumandosi, emetteva polveri respirate da tutti.
A fine giornata veniva “donata” una busta di latte ad ogni lavoratore, unico rimedio ai veleni respirati durante tutto il turno di lavoro.
Nel 1996 la tintoria veniva chiusa.
Ai tentativi della difesa di prolungare i tempi del processo risponde l’avv. Senatore, che rappresenta decine di lavoratori ammalati, famiglie di defunti e lo SLAI COBAS:
“La competenza deve rimanere sul posto. I veri danneggiati, gli unici danneggiati, sono loro ed hanno il diritto di veder giudicate le malefatte di questi 20 anni di follia dove decisioni, senza nessun rispetto per la salute dei lavoratori, venivano prese in loco e non altrove.
Gli autori, i responsabili della morte di oltre 160 persone, per patologie tumorali derivanti dai danni ambientali per l’uso di sostanze cancerogene, devono essere giudicati dove hanno commesso il fatto.
La richiesta delle difese di estromettere il sindacato SLAI COBAS non può essere accolta. Lo SLAI COBAS è stato il protagonista, assieme ai lavoratori, di tutta la vicenda. Senza le loro denunce oggi il processo non ci sarebbe”.
E’ chiara la tattica dilatoria delle difese. E’ chiaro, altrettanto, che la giustizia non può essere negata a chi sta soffrendo, a chi è morto.
Un processo senza nessuna eco mediatica si sta svolgendo in quel profondo Sud abbandonato da uno Stato capace solo di imporre gabelle.
La giustizia, la verità, reclamano che il processo vada al suo giusto e naturale compimento, che i responsabili di una strage senza nessuna giustificazione vengano giudicati. Se questa è ancora una democrazia non potrà esserci una diversa conclusione.

Stefano Federici

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From: COBAS Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Tuesday, April 24, 2012 8:51 AM
Subject: QUANTO VALE LA VITA DI UN OPERAIO PER IL NOSTRO SINDACO?

Nelle settimane scorse i COBAS avevano chiesto alla Giunta e al Sindaco di riconoscere la cittadinanza onoraria alle vittime sul lavoro e di farsi carico delle spese per riportare la salma del lavoratore nepalese morto a San Rossore [
Kumar Sanoy, morto colpito dal calcio di un cavallo in un ippodromo].
Entrambe le proposte sono cadute nel dimenticatoio, eppure l'ufficio stampa del Sindaco pullula di collaboratori ai quali non sarà sfuggita la nostra proposta che meriterebbe almeno una risposta ufficiale. Il Primo cittadino sembra preferire le proprie esternazioni su argomenti ameni, quali le cicche in corso Italia piuttosto, che intervenire sul lavoro nero, sugli impegni assunti e non rispettati dalla Giunta in merito ai cassa integrati della CRM (ma nel frattempo sta partendo l'ennesima operazione immobiliare nel quartiere...).
Allora ripetiamo la domanda allo "smemorato" Marco Filippeschi: quanto vale la vita di un operaio? Perché non vuole concedere cittadinanza onoraria alle vittime sul lavoro e farsi carico delle spese cimiteriali?
Attendiamo risposta e interlocuzione

Sportello sicurezza nei luoghi di lavoro Confederazione COBAS Pisa
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From: ANCORA IN MARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
To:
Sent: Tuesday, April 24, 2012 9:29 PM
Subject: SI SPEZZA TRENO DELLA METRO A MILANO, NESSUN FERITO: POLEMICHE SU MANUTENZIONE E TRENI OBSOLETI

ancora IN MARCIA !
GIORNALE DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL 1908

Dopo i Frecciarossa e l'Orient Express, anche le metropolitane si spezzano.
Rotto il gancio della seconda carrozza di coda del metrò linea 'verde'
Viaggiatori evacuati, nel tunnel in fila indiana.
Polemiche sulla manutenzione.

Milano
24 aprile 2012

Incidente ieri mattina nella metro M2 “verde” di Milano: erano quasi le 9 quando il treno n. 53, si è spezzato in galleria tra la seconda e la terza carrozza dalla coda. Ovviamente le due parti si sono fermate per l'attivazione automatica del freno “continuo” ma per i circa 200 viaggiatori ci sono stati momenti di tensione e paura soprattutto per la mancanza di luce, ma anche perché sono stati costretti a scendere in galleria e recarsi a piedi, in fila indiana, verso la banchina della stazione successiva di Famagosta, sulla linea per Abbiategrasso.
Fortunatamente non ci sono stati feriti e l'evacuazione è avvenuta senza complicazioni. Il traffico bloccato per oltre due ore è stato perturbato a lungo sull'intera tratta, tanto che l'ATM ha attivato mezzi sostitutivi di superfice. “In 33 anni di servizio non ricordo fosse mai capitato un guasto così grave” dice Vincenzo Fanelli, delegato dei macchinisti ORSA.
Il treno numero 53, motrice 331, la cui barra di collegamento Jarret si è rotta nello scatto del convoglio in partenza dal capolinea di Abbiategrasso, è degli anni Settanta e viene considerato da molti degli addetti ai lavori “ferraglia vecchia e inaffidabile”. Il convoglio, trainato in deposito per le indagini, era appena stato revisionato dall'officina ATM:
“E per questo - sottolinea Fanelli - l'incidente è ancora più preoccupante”. Si pone anche nell'azienda di trasporto milanese la questione della manutenzione e, in particolare, l'adeguatezza delle procedure adottate per la revisione dei ganci e la verifica dello stato di usura dei componenti meccanici.
L'incidente richiama alla memoria gli incidenti analoghi ai treni frecciarossa, avvenuti nel luglio 2008 sempre a Milano, e ad Anagni nei pressi di Frosinone, a gennaio 2009 sulla linea AV Napoli Roma ma anche lo spezzamento dell'Orient Express, avvenuto a Verona il 25 settembre 2011. Anche questi casi furono occasione di forti critiche al sistema di manutenzione e di controllo sia di Trenitalia, per i Frecciarossa, che della società Venice Simplon Orient Express (VSOE) che gestisce le carrozza storiche dell'Orient Express per il servizio di trasporto con pernottamento, esclusivo ed extralusso, che collega alcune città europee.
Critiche all'ATM da Carlo Monguzzi, presidente PD della commissione Mobilità: «Purtroppo da tempo il settore manutenzione è sottoutilizzato, malgrado gli sforzi della nuova gestione, perché si è affermata la mentalità di buttare e cambiare. Il manutentore deve invece lavorare per mantenere affidabile il materiale rotabile, garantendo sicurezza, efficienza e comfort per i passeggeri. E soprattutto manutenzione vuol dire prevenzione, e un segno negativo in questo senso è il fatto che ultimamente siano stati spostati una ventina di tecnici dalla manutenzione di officina (preventiva) ai guasti in linea (dopo che gli incidenti sono avvenuti). Quello che chiediamo alla nuova ATM è un intervento urgente per prevenire rotture e guasti”.
Il guasto eccezionale di ieri pone dubbi sul parco mezzi ATM e mette in luce l'urgenza di rinnovamento del materiale rotabile. Questa è la radiografia aggiornata dai depositi: 41 treni, i più vecchi, hanno ormai accumulato tra i 40 e i 49 anni di servizio; altri ventuno hanno un'età compresa tra i 35 e 39 anni; ce ne sono 28 acquistati dall'azienda tra il 1978 e il 1991 e altri 70, infine, sulle rotaie da meno di vent'anni (tra questi gli ultramoderni Meneghino commissionati negli ultimi tre anni ad Ansaldo Breda).
In attesa di finanziamenti dal Comune (servono 300 milioni), i vertici ATM stanno preparando un bando per venti nuovi treni della M1 e dieci della M2. Tenuto conto del recente aumento del prezzo dei biglietti tutti ci aspettiamo che le maggiori risorse disponibili siano indirizzate dall'azienda verso il miglioramento della sicurezza e l'affidabilità del servizio metropolitano dell'aerea milanese.

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From: Webmaster USB webmaster@usb.it
To:
Sent: Tuesday, April 24, 2012 2:13 PM
Subject: ROMA 3 MAGGIO: INCONTRO 'LA CONTRORIFORMA “TECNICA” DEL LAVORO, IN ITALIA E IN EUROPA, ANALISI CRITICA E PRATICHE DI RISPOSTA

La controriforma “tecnica” del lavoro
In Italia e In Europa analisi critica e pratiche di risposta
Incontro promosso dal forum Diritti Lavoro in collaborazione con USB e Rete 28 Aprile

PRESIEDONO
Fabrizio Tomaselli (USB Nazionale)
Maurizio Marcelli (Rete 28 Aprile/FIOM Nazionale)
INTRODUZIONE DI
Carlo Guglielmi (avvocato Presidente Forum Diritti Lavoro)
Antonio Di Stasi (professore di diritto del lavoro - Università di Ancona)
COMUNICAZIONI DI
Silvia Niccolai (professore di diritto costituzionale – Università di Cagliari)
Glauco Zaccardi (magistrato – Segreteria Regione Lazio Magistratura democratica)
Paola Palmieri (USB Nazionale)
CONCLUDE
Franco Russo (Comitato No Debito)
INTERVENGONO
Rappresentanze Lavoratori In Lotta
Giorgio Cremaschi (presidente Comitato Centrale FIOM)
Paolo Sabatini (USB nazionale)
Giuliana Carlino (membro della Commissione lavoro del Senato IDV)
Gianni Rinaldini (coordinatore nazionale della mozione “La CGIL che vogliamo”)
Luca Santini (presidente di BIN Italia)
Paolo Di Vetta (Blocchi precari metropolitani)
Roberta Fantozzi (Responsabile Nazionale Lavoro PRC)
Gianni Ferrara (Associazione per la democrazia costituzionale)
Riccardo Faranda (avvocato Forum Diritti Lavoro)
Arturo Salerni (avvocato Forum Diritti Lavoro)
Giuseppe Marziale (avvocato Forum Diritti Lavoro)
CON L’ADESIONE DEL COMITATO “NO DEBITO”

3 Maggio Ore 15
Palazzo Della Provincia Di Roma
Via Iv Novembre 119 - Sala Peppino Impastato

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From: Macchinisti Sicuri filippocufari@macchinistisicuri.info
To:
Sent: Wednesday, April 25, 2012 5:14 PM
Subject: "626 RUN - UNA CORSA PER IL LAVORO SICURO” PRATO, 20 MAGGIO 2012

Dalla ASL 4 di Prato riceviamo e volentieri inoltriamo....


“626 RUN – una corsa per il lavoro sicuro“ 2012 
Trofeo podistico “Francesco Rossi”
Gara a squadre per ragazzi della scuola media superiore
Prato, 20 maggio 2012
Corsa non competitiva di km 5 Sulla ciclabile che da Mezzana porta verso Santa Lucia.
Ritrovo dalle ore 8.00 presso giardini di Mezzana a Prato. Partenza ore 9.00

Quinta edizione “626 RUN – una corsa per il lavoro sicuro“, organizzata dalla ASL 4 di Prato e dalla ONLUS “Regalami un sorriso”, una corsa / camminata non competitiva di circa 5 o 12 km, che partendo dai giardini di Mezzana di Prato attraverserà la città sulla ciclabile che costeggia il fiume Bisenzio. La manifestazione vuole unire sport, solidarietà e senso della comunità.
Fin dalla prima edizione i ragazzi della scuola hanno partecipato a questa iniziativa dove naturalmente è sempre stato più forte lo spirito di partecipazione di quello dell’agonismo puro.
Il preside dell’Istituto Buzzi Francesco Rossi è stato uno dei primi a “coinvolgere” i suoi ragazzi in questa iniziativa.
Anche quest’anno per ricordarlo si assegnerà quindi il trofeo che vedrà impegnate, in un percorso di cinque chilometri, le squadre delle scuole medie superiori composte ciascuna da tre ragazzi e due ragazze contraddistinte dai colorati palloncini della ONLUS “Regalami un sorriso“.
Lo spirito della gara è quello di fare squadra per arrivare uniti al traguardo coniugando sport, solidarietà e senso di squadra.
Piero Giacomelli ONLUS “Regalami un sorriso" Alfredo Zallocco

Premio simbolico per i primi arrivati della categoria ragazzi, ragazze uomini e donne:
Il servizio fotografico relativo alla corsa sarà disponibile in internet all’ indirizzo:
www.pierogiacomelli.com
IL RICAVATO SARA’ DEVOLUTO IN BENEFICIENZA
Per informazioni e/o iscrizioni:
Dipartimento della Prevenzione dell’Azienda USL 4 tel. 0574-435508.
La partecipazione è doverosamente aperta a tutti gli operatori della sicurezza, ed in particolare ai RLS.
Scarica e diffondi il materiale informativo all’ indirizzo:

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From: ANCORA IN MARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
To:
Sent: Thursday, April 26, 2012 9:14 PM
Subject: INCIDENTE TRA DUE FRECCIAROSSA A ROMA TERMINI: FERITI I FERROVIERI

ancora IN MARCIA !
GIORNALE DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL 1908

INCIDENTE TRA DUE FRECCIAROSSA A ROMA TERMINI
La collisione tra i due ETR 500 è avvenuta all'ingresso dei binari 4 e 5. Spavento tra i viaggiatori per le carrozze inclinate sul fianco. Al momento solo ferrovieri tra i feriti. Metà stazione chiusa al traffico.
Poco fa [26 aprile], intorno alle 19,00, due treni ETR500, Frecciarossa, sono entrati in collisione nella stazione di Roma Termini. Dalle prime sommarie notizie si apprende che uno dei due treni Frecciarossa, in arrivo al binario 5 proveniente vuoto dal Parco Prenestino, impianto di manutenzione situato a poca distanza, è deragliato poco prima di entrare nel marciapiede di stazione urtando il treno Frecciarossa 9558 Salerno-Milano, appena ripartito dal binario 4.
Dai primi rilievi non ci sarebbero feriti tra i viaggiatori, ma alcuni dei nostri colleghi sono stati portati in ospedale con ferite lievi. Numerose le ambulanze e i mezzi di soccorso dei vigili del fuoco giunti in stazione.
Dalle testimonianze raccolte nell'immediato i viaggiatori hanno vissuto attimi di grande paura per l'urto, il “terrificante stridore delle lamiere” e per la posizione inclinata assunta da alcune delle carrozze che hanno fatto temere conseguenze più gravi. La bassa velocità ha impedito danni maggiori, anche se da qualche tempo la velocità di uscita dai quei binari della stazione Termini è stata aumentata da 30 a 60 Km/h per guadagnare una decina di secondi sulla percorrenza Roma Milano.
Una prima ipotesi sulle cause dell'incidente, formulata dagli investigatori presenti sul posto, sarebbe da ricondurre ad un cedimento delle rotaie in corrispondenza di uno scambio dove gli itinerari dei due treni, normalmente ravvicinati, si sono parzialmente sovrapposti. Non si escludono comunque altre cause.

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From: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
To:
Sent: Friday, April 27, 2012 8:52 PM
Subject: ARTICOLO 21: POI, UN GIORNO, LAVORANDO MUORI

Probabilmente questo articolo non piacerà a qualche mezzo d'informazione, che potrebbe esserne addirittura infastidito.
Invece io lo apprezzo molto, dalla prima all'ultima riga e ringrazio sinceramente Giovanni Dozzini per aver avuto il grande coraggio di dire con estrema chiarezza, cose che non sono molto popolari di questi tempi.
Saluti.

Marco Bazzoni
Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza
Firenze


POI, UN GIORNO, LAVORANDO MUORI
di Giovanni Dozzini

Di solito, quando va bene, è la cronaca. Un giornale che ti racconta in cinque righe la storia di una morte, ti dice il nome, ti dice dove, ti dice come. Una morte, due, tre, quattro, in un solo giorno, chi cade da un’impalcatura, chi resta schiacciato sotto una pressa, chi prende fuoco. Sempre e comunque gente che una mattina come tutte le altre s’è svegliata per andare a lavorare, e che dal lavoro, quel giorno, non ne è uscita viva. Così vanno le cose, ogni tanto: lavorando passi la maggior parte del tuo tempo, probabilmente fatichi, se sei fortunato ti diverti, certe volte ti pagano bene, il più delle volte ti pagano male. Poi, un giorno, lavorando muori.
Le chiamano morti bianche, e non ci potrebbe essere modo peggiore di chiamarle. Non c’è niente di candido, nella morte, soprattutto quando si tratta di una morte del genere. Perché nessuno dovrebbe morire facendo quello che fa per garantirsi una vita dignitosa, perché la morte in un posto di lavoro è ancora più sporca, più scura, più nera di qualsiasi altra morte. Perché nella maggior parte dei casi ci vorrebbe pochissimo, per non morire lavorando. Basterebbe che chi ti dà da lavorare, per esempio, non si mettesse a fare calcoli su quanto gli costa garantire la tua sicurezza. La sicurezza sul lavoro, ecco, dovrebbe essere uno di quei valori che qualcuno chiama non negoziabili. Come si può risparmiare sulla vita o anche solo sulla salute di donne e uomini che lavorando ti fanno più ricco? Roba da pazzi. O meglio, da criminali.
Infatti ci sono le leggi, per quelli così, ci sono le punizioni. Solo che ogni tanto spunta sempre qualcuno, tra coloro che le leggi le fanno, che tra una chiacchiera e l’altra riesce a smussare qualche spigolo, addolcire qualche pena, aggiungere qualche attenuante. Il guaio è che noi, di queste cose, ne sappiamo poco. Sul giornale, o in televisione, le morti sul lavoro ci vanno, ma per il tempo di un batter di ciglia. Ti dicono il nome, ti dicono dove, ti dicono come, certo. Poi basta. Il giorno dopo cambieranno il nome, cambieranno il dove, cambieranno il come. La cronaca, giusto la cronaca. Perché approfondire è noioso, complicato, rischioso. I mass-media, quelli grossi, preferiscono altri tipi di morti, preferiscono i morti ammazzati, preferiscono i coltelli, le pistole, gli strangolamenti. Di sera la televisione si riempie di racconti e ricostruzioni e testimonianze riguardanti vicende che non hanno nulla a che vedere con lo stato di salute e di virtù di una società. Fatti drammatici, per carità, ma puramente individuali vengono trasformati in spettacoli di massa, in esempi, in moniti. È che le nostre viscere sono sensibili, al sangue e alle contorsioni della psiche umana, e quello che alimentiamo così è un genere di paura che in fondo ci piace – e piace a loro, verrebbe da dire.
La faccenda degli infortuni sul lavoro, che invece è un fatto sociale, andrebbe affrontata con decisione e continuità, andrebbe indagata, analizzata, la gente dovrebbe saperne di più, capirne di più. Però no, non si può. A meno che non ci sia una strage, che a quel punto diventa uno spettacolo come un altro, non si può. Non conviene a chi specula sulla morbosità del popolo, non conviene a chi ci mette i soldi, nel giochino dell’informazione, perché chi paga la pubblicità spesso è lo stesso che si ritrova a fare i conti su come poter risparmiare sulle condizioni di sicurezza delle donne e degli uomini che lavorando lo fanno più ricco.
I nodi sono questi, quando si parla di infortuni sul lavoro: l’informazione, la cultura e le leggi. Per chi fa questo mestiere, il mestiere di raccontare agli altri ciò che accade giorno dopo giorno, si tratta di un tema che fa eccezione rispetto a tutto il resto. In tema di sicurezza sul lavoro occorre essere militanti. Avere il coraggio di andare sempre oltre la pura e nuda cronaca, di indicare le responsabilità e le colpe. Anche così – e qui siamo alla cultura – quelle donne e quegli uomini che vanno a lavorare prendendo alla leggera i rischi che magari per venti o trent’anni o solo per un giorno sono riusciti a schivare si faranno più consapevoli, e cominceranno a prestare più attenzione, e ad accettare meno compromessi. Anche così, dall’altra parte, i loro datori di lavoro si sentiranno meno tutelati. E, di conseguenza, quelli cui spetta occuparsi di regolare le nostre vite attraverso le leggi avranno meno scuse per risparmiare severità e rigore a chi continua a trattare il lavoro alla stregua di una qualsiasi voce contabile.

28 aprile 2012

Da Articolo 21
From: Assemblea 29 Giugno  assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Friday, April 27, 2012 11:06 AM
Subject: COMUNICATO SULLE RESPONSABILITA’ DELLA STRAGE DI VIAREGGIO

Ancora una volta, Moretti è smentito: e responsabile (anche) penalmente!

In data 23 marzo 2012, la Direzione Generale per le Investigazioni Ferroviarie (DGIF) ha stilato la “Relazione di indagine sull’incidente ferroviario del 29 giugno 2009 nella stazione di Viareggio”. Relazione che avrebbe dovuto essere presentata entro 12 mesi dal tragico evento.
Il compito del DGIF è esporre le proprie deduzioni e raccomandazioni per il miglioramento della sicurezza nella circolazione ferroviaria.
La Relazione chiude una prima parte dell’indagine (relativa alla rottura dell’assile). La seconda parte (relativa al ribaltamento ed alla rottura della cisterna), la DGIF informa che “presenta ancora margini di indeterminatezza e, quindi, la necessità di ulteriori approfondimenti tecnici”.
Dalla stessa relazione: “altri incidenti della stessa tipologia di quello di Viareggio hanno avuto la stessa causa diretta, ma non hanno avuto, fortunatamente, conseguenze così tragiche”.
“Il fenomeno degli svii (deragliamenti) registra un numero di episodi annui ancora troppo alto, con un conseguente rischio potenziale molto elevato per gli effetti disastrosi”.
“Altro aspetto importante riguardo alla sicurezza attiva della circolazione ferroviaria riguarda l’adozione di dispositivi rilevatori sui carri. L’applicazione di detti dispositivi consentirebbe di avvisare in tempo utile il macchinista in ordine ad una eventuale instabilità di un carrello del treno, consentendo di porre in essere quelle azioni volte ad evitare l’incidente o, quantomeno, a ridurre le conseguenze di uno svio.”
“Lungo le linee di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) debbono essere installati impianti di Rilevamento Temperatura Boccole (RTB) che consentono di verificare la temperatura delle boccole durante la marcia del treno. E’ importante garantire una distribuzione capillare sul territorio (almeno ogni 60 km) degli impianti RTB, anche di nuova generazione, in considerazione dell’estensione delle maglie della rete ferroviaria e dei molteplici percorsi che possono essere effettuati dai convogli ferroviari specie se trasportano merci pericolose”.
Nella relazione, la DGIF ha avanzato undici “raccomandazioni”.
Due (anti-svio e RTB) hanno un’importanza fondamentale perché se fossero state adottate, almeno, dopo i numerosi incidenti di questi anni, la strage di Viareggio non sarebbe accaduta.
Invece, l’AD delle ferrovie Moretti, a poche ore dalla strage, aveva dichiarato: “le nostre ferrovie sono le più sicure d’Europa e non abbiamo alcuna responsabilità”.
Sulla prima affermazione, è stato più volte smentito: dall’ANSF (Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria) alla DGIF (Direzione Generale per le Investigazioni Ferroviarie del ministero delle Infrastrutture). Oltre, a quanto viene sostenuto nelle relazioni di questi organismi, non dobbiamo dimenticare quanto affermò l’ing. Chiovelli, direttore dell’ANSF, il 10 aprile 2010 di fronte ai familiari delle vittime: “Sì, la strage poteva essere evitata”.
Sulla seconda affermazione, è sufficiente avere la conoscenza delle misure adottate dall’ANSF dopo la strage di Viareggio e le “raccomandazioni” avanzate dalla DGIF del 23 marzo scorso.
Le raccomandazioni 10 ed 11 (anti-svio e RTB) configurano chiaramente le pesanti e gravi responsabilità penali, perché se adottate avrebbero evitato il disastro, 32 vittime, gli ustionati a vita!
Per questo ed altre palesi omissioni e rimozioni, la realtà è che: NON IMPEDIRE UN EVENTO CHE SI AVEVA L’OBBLIGO GIURIDICO DI IMPEDIRE, EQUIVALE A CAGIONARLO!

24 aprile 2012
Associazione “Il mondo che vorrei” onlus
Assemblea 29 giugno

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From: Scintilla Onlus scintilla.onlus@gmail.com
To:
Sent: Sunday, April 29, 2012 8:21 AM
Subject: VIVA IL PRIMO MAGGIO!

Cari compagni e amici,
in occasione del Primo Maggio, giorno della solidarietà proletaria internazionale, inviamo questa poesia del grande poeta e drammaturgo sovietico Vladimir Majakovskij. Il poeta della Rivoluzione Socialista d’Ottobre celebra questa data con versi potenti e sentiti.
Saluti fraterni.

IL MIO MAGGIO

A tutti,
a quanti, spossati dalle macchine,
si sono riversati per le strade,
a tutti,
alle schiene sfinite dalla terra
e che invocano una festa,
il primo maggio!
Al primo fra tutti i maggi
andiamo incontro,compagni,
con la voce affratellata nel canto.
E’ mio il mondo con le sue primavere.
Sciogliti in sole, neve!
Io sono operaio,
è mio questo maggio!
Io sono contadino,
questo maggio è mio!
A tutti
A quelli che, scatenata l’ira delle trincee,
si sono appostati in agguati omicidi,
a tutti,
a quelli che dalle corazzate
sui fratelli
hanno puntato le torri coi cannoni,
il primo maggio!
Al primo fra tutti i maggi
andiamo incontro,
allacciando le mani disgiunte dalla guerra.
Taci, ululato del fucile!
Chètati, abbaiare della mitragliatrice!
Sono marinaio,
è mio questo maggio!
Sono soldato,
questo maggio è mio!
A tutte
le case,
le piazze
le strade,
strette dall’inverno di ghiaccio,
a tutte
le fameliche
steppe,
alle foreste,
alle messi,
il primo maggio!
Salutate
il primo fra tutti i maggi
con una piena
di fertilità, di primavere,
di uomini!
Verde dei campi, canta!
Urlo delle sirene, innalzati!
Sono il ferro,
è mio questo maggio!
Sono la terra,
questo maggio è mio!

Vladimir Majakovskij, 1922

Scintilla Onlus

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From: A.I.E.A. Paderno Dugnano a.i.e.a.padernodugnano@fastwebnet.it
To:
Sent: Sunday, April 29, 2012 12:45 PM
Subject: 28 APRILE GIORNATA MONDIALE DELLE VITTIME DELL'AMIANTO

ASSOCIAZIONE ITALIANA ESPOSTI AMIANTO
& Ban Asbestos Network
via dei Carracci, 2 20149 Milano
Tel. 02 49 84 678
Fax 02 48 01 46 80

Salve
Ieri 28 aprile Giornata Mondiale delle Vittime dell'Amianto, A.I.E.A. di Paderno ha aderito al corteo in memoria delle vittime dell'amianto della ex Breda di Sesto San Giovanni organizzato dal Comitato per la Difesa della Salute nei luoghi di Lavoro e nel Territorio.
I padroni sapevano che l'amianto uccideva gli operai che ora stanno pagando un prezzo altissimo in vite umane.
In nome del profitto migliaia e migliaia di esseri umani hanno perso la vita e continueranno purtroppo a perderla nei prossimi anni, perché le malattie asbesto-correlate hanno una lunga latenza che può arrivare anche oltre 50 anni dall'esposizione.
Hanno portato la loro solidarietà anche i Familiari delle Vittime e i Lavoratori dell'Eureco di Paderno Dugnano, dove nel novembre 2010 scoppiò un terribile incendio che ha causato la morte di 4 lavoratori e il ferimento di altri tre.
I lavoratori e i loro familiari colgono l 'occasione di precisare e di smentire notizie che riportano di essere aiutati da parte delle amministrazioni, che tutto ciò e assolutamente falso.
Perché si ritrovano ad oggi a non aver alcun sostentamento economico da parte delle istituzioni , si trovano ancora senza avere un lavoro ed alcuni sono con lo sfratto esecutivo.
Il Comitato a sostegno dei Familiari delle Vittime e dei Lavoratori Eureco, oltre a fare pressione sulle Istituzioni, non può che richiedere la solidarietà dei cittadini con l'unica forma di sostegno per aiutare i lavoratori ad alleviare il loro disagio.
Ricordiamo ancora il numero IBAN per il conto corrente dedicato alla raccolta fondi per i Lavoratori Eureco:
Conto di Solidarietà per i Lavoratori Eureco
IT71P0760101600000009791656

NESSUNO DEVE RIMANERE INDIFFERENTE DI FRONTE A TRAGEDIE COME QUELLE DELLE MORTI SUL LAVORO E PER IL LAVORO, ALTRIMENTI SI DIVENTA COMPLICI, OGNUNO DI NOI DEVE IN PRIMA PERSONA RIBELLARSI AD UNA LOGICA DI MERCATO CHE METTE DAVANTI A TUTTO SOLO ED ESCLUSIVAMENTE IL PROFITTO.
Una logica che purtroppo oggi tutti stanno attuando.

A.I.E.A. Sezione di Paderno Dugnano


COMUNICATO STAMPA - 28 APRILE GIORNATA MONDIALE CONTRO L’AMIANTO
Centinaia di lavoratori e familiari delle vittime dell’amianto hanno sfilato oggi pomeriggio in corteo a Sesto San Giovanni, in ricordo delle vittime, per affermare che la salute e la vita umana non sono in vendita e non hanno prezzo.
Il lungo corteo si è mosso dal Centro di Iniziativa Proletaria, sede del Comitato per la Difesa della Salute nei luoghi di Lavoro e nel Territorio.
In testa lo striscione d’apertura del corteo con la parola d’ordine “In ricordo di tutti i lavoratori uccisi in nome del profitto”, dietro i famigliari delle vittime e gli operai delle ex fabbriche di Sesto per anni esposti all’amianto alla Breda, alla Falck, alla Magneti, all’Ansaldo, alla Pirelli, insieme a molti cittadini, al Comitato delle vittime della Tricom Galvanica di Bassano del Grappa e Tezze sul Brenta, dove sono morti decine di operai, i lavoratori della A.I.E.A. e gli operai sopravvissuti al rogo dell’Eureco di Paderno Dugnano.
Dopo aver percorso le vie cittadine, il corteo si è fermato davanti alla lapide di via Carducci, dove il presidente del Comitato Michele Michelino ha fatto una breve commemorazione ricordando i tanti compagni di lotta scomparsi a causa dell’amianto e della logica del profitto, chiedendo, per i datori di lavoro e i dirigenti assassini che hanno anteposto il loro guadagno alla salute dei lavoratori e dei cittadini, condanne e sanzioni esemplari, che servano da monito a chi non rispetta le norme di sicurezza, perché sulla salute e la vita non si tratta.
E’ stato ricordato che dal 1992 con la legge 257 è stato vietata l’estrazione, importazione, l’esportazione, la produzione e la commercializzazione dell’amianto ma, paradossalmente, non il divieto di utilizzo dell’amianto.
Da questo deriva il permanere di 32 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto nei luoghi di lavoro e di vita, nel territorio del nostro paese.
E’ necessario che lavoratori e cittadini, insieme, lottino e scendano in piazza per chiedere e imporre le bonifiche. Le imprese che si sono arricchite con l’amianto producendo morti e contaminazione del territorio non possono cavarsela comprandosi l’impunità e le parti civili nei processi in cui vengono chiamati in causa.
I responsabili di tanti lutti e della contaminazione del territorio, che continua a far ammalare e morire vittime innocenti e spesso inconsapevoli di essere stati esposti all’asbesto a livello professionale, familiare (le mogli morte per aver lavato le tute) e ambientale, devono contribuire finanziariamente sia a risarcire la vittime che alla bonifica del territorio. La difesa della salute e la giustizia per i lavoratori e i cittadini morti e malati è un problema di civiltà che ci riguarda tutti.
Al corteo erano presenti l’attore Moni Ovadia, Ettore Zilli ex deportato a Dachau, il professor Giancarlo Ugazio.
Al termine del corteo si è svolta un’assemblea aperta dove i rappresentanti delle varie associazioni hanno preso la parola.
Sono intervenuti anche Antonio Pizzinato e l’attore Renato Sarti, direttore del Teatro della Cooperativa di Niguarda.

28 aprile 2012

Comitato per la Difesa della Salute nei luoghi di Lavoro e nel Territorio
via Magenta 88
20099 Sesto S. Giovanni (MI)
tel./fax 02 26 22 40 99
c/o
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

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