lunedì 21 maggio 2012

Il 58 per cento delle imprese che operano nel porto di Ravenna sono irregolari


Lavoro nero e mancanza di sicurezza al Porto di Ravenna: la Rete-nodo di Ravenna lo ha denunciato fin dalla morte sul lavoro di un giovane operaio interinale



Porto di Ravenna, il 58% delle imprese è irregolare in materia di lavoro
Ci sono anche 'facchini a progetto'

21 Maggio 2012


Il 58 per cento delle imprese che operano nel porto di Ravenna sono irregolari. Il bilancio di un'operazione mirata messa in atto da Direzione del lavoro, Inps, Inail e Comando carabinieri per la tutela del lavoro ha portato alla luce una situazione che se per certi versi rispecchia, purtroppo, l'andamento nazionale, per altri è ancor più allarmante.

L'operazione, promossa dalla Direzione regionale del lavoro, si è svolta in due fasi e ha interessato tutta l'area portuale. Nella prima fase, dal 17 al 20 aprile scorsi, sono state controllate 64 aziende che si occupano di logistica, facchinaggio e servizi; nella seconda, dal 15 al 17 maggio, al vaglio degli ispettori sono passate 61 imprese metalmeccaniche e della cantieristica navale.

In entrambi i casi, quelle irregolari hanno superato quelle regolari, con un dato che si aggira intorno al 58 per cento. Obiettivo della task force – composta da 8 ispettore della Direzione provinciale del lavoro, 9 carabinieri del Comando tutela lavoro di Roma e 10 del Comando provinciale, 12 ispettori Inps e 1 dell'Inail – quello di far emergere fenomeni di illegalità relativi a lavoro sommerso, somministrazione irregolare e appalti non genuini in ambito portuale.

Le irregolarità scoperte vanno da quelle di più lieve entità a quelle più gravi, come l'impiego di manodopera totalmente in nero o le violazioni in materia di sicurezza. Ma se il dato delle imprese che non rispettano in toto la normativa è tutto sommato in linea con la media nazionale (dove è irregolare il 61 per cento), le irregolarità rilevate sono almeno il doppio. Lavoro nero, rapporti di lavoro 'camuffati', riposi non concessi, trasferte fittizie, appalti non genuini, ore di lavoro (straordinarie e ordinarie) non registrate, omesse visite mediche sono le violazioni riscontrate.
Delle 64 aziende ispezionate nella prima fase 38 sono risultate non in regola. Su 411 lavoratori interessati all'ispezione, 297 sono risultati non in regola a vario titolo e 7 in nero (2 dei quali totalmente). Un esempio 'classico' è quello del facchino assunto contratto a progetto, ma non mancano i finti contratti part time o le assunzioni con una qualifica professionale inferiore rispetto alle reali responsabilità del lavoratore. Il settore più martoriato è quello del facchinaggio.

I controlli hanno portato in un caso alla sospensione dell'attività, alla denuncia di 16 persone e di 125 illeciti penali, all'emersione di 446 illeciti amministrativi, all'emissione di sanzioni amministrative per quasi 118mila 500 euro e alla contestazione di sanzioni penali per oltre 181mila 400 euro.

Nella seconda fase sono state ispezionate, tra cantieri e officine metalmeccaniche, 61 imprese. Il dettaglio dei dati non è ancora disponibile, ma l'andamento rispecchia i risultati della prima fase.

I dati sono stati illustrati questa mattina da Giovanni Casale (direttore della Direzione regionale del lavoro), Andrea Fiordelmondo (direttore della Direzione territoriale del lavoro), Roberto Cefalù (diretto Inps Ravenna), Giovanna Pignataro (direttore Inail Ravenna), Guido De Masi (comandante provinciale dei Carabinieri) e Aniello Speranza (comandate Comando carabinieri tutela del lavoro gruppo di Roma).
van.ri.

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