venerdì 25 maggio 2012

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 24/05/12




INDICE

Valerio Bruschini valerio.bruschini@gmail.com
QUANDO MUOIONO 4 OPERAI TUTTO PROSEGUE COME PRIMA

Segreteria USB segreteria@usb.it
ASSEMBLEA 26 MAGGIO

Associazione Voci della Memoria info@vocidellamemoria.org
PROSSIMI APPUNTAMENTI IMPORTANTI

Francesco Ficiarà frficiar@hotmail.com
NESSUN DORMA - VENERDI’ 25 MAGGIO ORE 20.30

Samanta Di Persio samantadipersio@virgilio.it
SOCCORRITORI E TERREMOTATI (INTERVISTA AI VIGILI DEL FUOCO DE L’AQUILA)

TRENI CONDOTTI DAL MACCHINISTA SOLO: TEMPESTIVITA’ DEL PRONTO SOCCORSO

Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
VIAREGGIO: INIZIATIVA DI FAMILIARI DI VIAREGGIO E DEL MOBY PRINCE DI LIVORNO

Segreteria USB segreteria@usb.it
COMMISSIONE SENATO APPROVA CONTRORIFORMA. MA I LAVORATORI LA RESPINGONO

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From: Valerio Bruschini valerio.bruschini@gmail.com
To:
Sent: Monday, May 21, 2012 1:00 PM
Subject: QUANDO MUOIONO 4 OPERAI TUTTO PROSEGUE COME PRIMA

 

Care, Cari,

coloro che sono interessate/i all’ indirizzo http://www.valeriobruschini.info/?p=653 e a seguire troveranno delle informazioni sui 4 operai uccisi non dal terremoto, ma dal lavoro salariato/schiavistico.

Saluti
Valerio.

 

QUANDO MUOIONO 4 OPERAI TUTTO PROSEGUE COME PRIMA


Quando muore un operaio è come se non fosse morto niente
e la vita riprende come prima, senza sussulti e senza cambiamenti.
Quando muore un operaio la tv si indigna, ma per finta.
Subito si annoia di una banalità scontata.
Trent’anni, o giù di lì. Padre di famiglia.
E si schiude uno sbadiglio in dissolvenza.
Quando muore un operaio c’è qualcuno che domanda:
Ma che ci sono ancora gli operai? Non si sono estinti
per via di un cataclisma o trasformati in stormi
per volare lontano, in Cina, in India o in Romania? [1]

1) SCRIVONO I GIORNALI E SQUITTISCONO LE TELEVISIONI
Quattro delle sette vittime del terremoto sono operai.
Nicola Cavicchi, 35 anni, e Leonardo Anselmi, 45 anni, sono morti sotto le macerie della ditta Ceramiche di Sant’Agostino. Stavano lavorando al reparto monocottura. Cavicchi aveva sostituito un collega malato.
Alla Tecnopress, una fonderia, che produce pezzi in alluminio per motori (serve anche Bmw, Audi e Daimler), la vittima è stata un operaio di 57 anni, Gerardo Cesaro, di Molinella (Bologna), ma di origine napoletana. Anche lui avrebbe terminato il turno alle 6. Non era lontano dalla pensione.
Tarik Naouch di soli 29 anni, è morto a Ponte Rodoni di Bondeno nel crollo, che ha interessato la ditta Ursa che produce polistirolo. Il giovane era residente a Crevalcore.
Tutti turnisti dalle 20 alle 6 del mattino, sotto i rispettivi capannoni, così movimentati e assordanti da non accorgersi della prima scossa, quella dell’una di notte.
Tutti assunti, regolari, Ansaloni e Casaro con moglie e figli da mantenere, i più giovani Cavicchi e Tarik con il sogno della famiglia.
“Nicola si era fatto un mutuo e una casa e voleva sposarsi, pensava a questo” ha detto suo fratello Cristiano.
Ha dell’incredibile che quattro delle sette vittime del terremoto d’Emilia siano operai del turno di notte, di tre stabilimenti diversi.
Così il terremoto si è portato via gli operai del buio, i lavoratori del terzo turno, i laboriosi in mezzo al riposo degli altri.

Quando muore un operaio c’è sempre qualcuno che ti dice
“E’ stata una triste fatalità!”.
E così i padroni si autoassolvono al pensiero
di non essere padroni del destino.
Quando muore un operaio i politici sono solidali,
vestono la faccia di sgomento e dicono: “Mai più!
Prenderemo misure efficaci,
valuteremo l’opportunità di attenzionare…”.

2) IN QUELLO CHE È ACCADUTO NON VI È NULLA D’INCREDIBILE.
Chiunque comprende che i 4 operai non sono morti a causa del terremoto, ma sono stati uccisi da fabbriche costruite risparmiando sulla sicurezza di chi ci lavora.
Questo è ciò che è accaduto in una delle sedicenti zone più avanzate della Penisola, ove i criteri di costruzione e di controllo sono andati a farsi benedire.
Non vi è stata nessuna “tragica fatalità”, che è solo la formula magica, che serve per occultare le responsabilità di decine di persone, sia di quelle che hanno guadagnato nella costruzione, sia di quelle che non hanno fatto ciò per cui sono pagate con il denaro dei contribuenti.
D’altra parte, è pur vero che mica ci dovevano lavorare loro in quegli edifici, bensì quegli schiavi contemporanei, che, per convenzione, sono chiamati operai.
Tra l’altro, uno era di origini napoletane ed uno, addirittura, marocchine; provenivano, cioè, da luoghi in cui la sicurezza sul lavoro è un miraggio; potevano avere la pretesa di trovarla qui?
E, poi, non appartengono a “razze, che non hanno voglia di lavorare?”
Infine, tenuto conto del fatto che, pur lavorando di notte, pur aggiungendovi la tariffa festiva, questi “operaiacci” avranno preso, a dir tanto, 1.500/1700 Euri al mese, cosicché erano proprio degli sfigati, come dicono gli attuali Governanti non eletti.
Mica erano dei “Dottor Sottile” come Giuliano Amato:
pensione/mese lorda + stipendio lordo
22.048,00 INPDAP
9.363,00 Parlamento
? stipendio di Deutsche Bank
Il punto interrogativo sta ad indicare che non sappiamo quanto prenda, ma “qualcosina” prende pure dalla Deutsche Bank.

NOTE
[1] Borzini Francesco; “Requiem in blu”, scritto nel Dicembre 2009, in occasione della morte di Diego Bianchina, operaio della fabbrica Acciai Speciali Terni, avvenuta l’1 Dicembre 2009
Di seguito, il testo originale:
Quando muore un operaio è come se non fosse morto niente
e la vita riprende come prima, senza sussulti e senza cambiamenti.
Quando muore un operaio la tv si indigna, ma per finta.
Subito si annoia di una banalità scontata.
Trent’anni, o giù di lì. Padre di famiglia.
E si schiude uno sbadiglio in dissolvenza.
Quando muore un operaio c’è qualcuno che domanda:
Ma che ci sono ancora gli operai? Non si sono estinti
per via di un cataclisma o trasformati in stormi
per volare lontano, in Cina, in India o in Romania?
Quando muore un operaio scopri il suono di parole nuove,
sodio solfidrato e acido cloridrico.
Ma come cazzo si fa a lavorare tra quella roba lì?
E finisci per baciare con trasporto la scrivania.
Quando muore un operaio c’è sempre qualcuno che ti dice
“E’ stata una triste fatalità!”.
E così i padroni si autoassolvono al pensiero
di non essere padroni del destino.
Quando muore un operaio i politici sono solidali,
vestono la faccia di sgomento e dicono: “Mai più!
Prenderemo misure efficaci,
valuteremo l’opportunità di attenzionare…”.
Quando muore un operaio mica è morto un militare
che tutti si mettono all’impiedi per salutare i “nostri ragazzi”
caduti difendendo l’onore della Patria.
Si rimane seduti, quando muore un operaio.
Quando muore un operaio
ti accorgi che ha la tua stessa età e la tua stessa faccia
le stesse scarpe da calcetto
sporche di erba e di terriccio.
Quando muore un operaio
tutti ti diranno che è morto un giovane,
un padre, un figlio o un italiano. Non un operaio.
Perché quella parola è morta prima di lui.
Quando muore un operaio, infatti, è come se non fosse
morto niente
e la vita riprende come prima: occhi bassi e rabbia
muta in corpo.

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From: Segreteria USB segreteria@usb.it
To:
Date: Tue, 22 May 2012 14:47:10
Subject: ASSEMBLEA 26 MAGGIO

Massima diffusione e partecipazione

RSU, lavoratrici e lavoratori, attiviste/i del mondo del lavoro e del non lavoro
Con l’alibi dello spread ed il ricatto dell’UE e della BCE, con il sostegno delle banche e di Confindustria il governo Monti ha divorato anni di conquiste e diritti, grazie ai cedimenti di CGIL, CISL, UIL e UGL.
Per dire NO:
alla controriforma Fornero e all’abolizione dell’articolo 18;
all’aumento della precarietà e ai licenziamenti dei lavoratori pubblici e privati;
alla privatizzazione dei servizi pubblici;
alla scomparsa della democrazia sui posti di lavoro;
all’IMU e alla riforma delle pensioni.
Per la difesa dei beni comuni, dei diritti dei migranti, per salario ed il reddito sociale, il diritto all’abitare e la democrazia il rilancio delle lotte, delle mobilitazioni e degli scioperi
I PROMOTORI DELL’ASSEMBLEA DEL 26 MAGGIO
Seguono centinaia di firme

26 Maggio ore 9.30 Roma - Teatro Ambra Jovinelli - via Giolitti 287

PER ADESIONI

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Da: Associazione Voci della Memoria info@vocidellamemoria.org
A:
Data: 22/05/2012 22.30
Ogg: PROSSIMI APPUNTAMENTI IMPORTANTI

Car* Tutt*,
Sono due gli appuntamenti dei quali vi vogliamo principalmente parlare, ma non ci sono solo quelli.
Questo sabato, 26 maggio, alle 15.00 ci sarà un'importantissima manifestazione ad Arquata Scrivia contro lo scempio del Terzo Valico, ossia l'incubo dell'alta velocità a ogni costo che devasterà territorio e ambiente, in barba al volere delle popolazioni locali, fra Piemonte e Liguria.
Purtroppo agli appetiti del partito del cemento non basta la Valle di Susa, non basta il Brennero, ma anche il basso Piemonte deve essere devastato.
Noi saremo al fianco di coloro che hanno il coraggio di dire NO, preghiamo tutti coloro che possono farlo di parteciparvi.
Qui il link del Movimento No Terzo Valico per chi volesse approfondire:
Sempre sabato, ma questo invito è indirizzato particolarmente a chi sta a Torino e dintorni, abbiamo accettato di partecipare al bel seminario organizzato dal Movimento 2 giugno che parte dagli elementi Aria, Acqua e Terra a fianco di personalità importanti per cercare di capire dove stiamo andando, noi saremo presenti con Diego nella prima parte in mattinata, quella concernente l'Aria, raccontando la maledetta aria di Casale inquinata dall'amianto e cosa facciamo per non subire passivamente questa maledizione silenziosa.
Per chi volesse approfondire eccovi il link del Movimento 2 giugno:
Infine due appuntamenti: il 26 mattina a Casale Monferrato alle 9.30 nel quartiere Ronzone, quello dove c'era l'Eternit, si inaugura la scuola materna a Luisa Minazzi, compagna di tante battaglie anche come assessore all'ambiente, assassinata dal mesotelioma pleurico, chi vuol venire a vedere il domani che comincia là dove il nostro passato è stato terribile è il benvenuto.
Il 24/25/26 giugno a Casale si terrà la Festa dei Popoli, manifestazione antirazzista alla quale porteremo il nostro piccolo ma fortemente voluto contributo, sta curando la parte organizzativa Silvia e ve ne parleremo più accuratamente in seguito.
Avanti allora, a volte bene e a volte sbagliando, ma comunque avanti!
Associazione Voci della Memoria

Sito:
Su Facebook:

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Da: Francesco Ficiarà frficiar@hotmail.com
Data: 23/05/2012 15.12
A:
Ogg: NESSUN DORMA - VENERDI’ 25 MAGGIO ORE 20.30

Operai, il governo si sta apprestando a varare per legge una controriforma distruttiva del mercato del lavoro, che approvata polverizza l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, mantiene tutte le 46 forme di lavoro precario e riduce le indennità di cassa integrazione negli importi e nella durata. Dopo gli scioperi di marzo-aprile, riusciti, a cui gli operai di tante fabbriche in tutto il paese hanno dato grande seguito con, blocco della produzione, delle strade, delle autostrade e delle stazioni, ci siamo fermati. Sono settimane che si chiede a gran voce dalle fabbriche a tutta la CGIL di indire lo sciopero generale, ma questa ha deciso con CISL e UIL di fare una ipocrita parata per il 2 giugno. Andare davanti al parlamento in questi giorni, senza bloccare la produzione servirà a poco.
Scardinare il reintegro con le modifiche apportate all’ articolo 18 significa per gli operai, in sintesi, non poter più organizzarsi in fabbrica. Il risultato sarà l'accrescersi degli atti intimidatori, che colpiranno tutti e su tutti gli aspetti della vita di fabbrica. Salari, oggi i più bassi in Europa diventeranno una concessione, così come i cosiddetti premi. Sicurezza, con una situazione già pesante nelle fabbriche la pressione per lavorare evitando o eludendo i dispositivi di sicurezza diverrebbe infinita. Condizioni normative su turni e orari, che diverranno a totale discrezione delle aziende.
In Fiat abbiamo gli esempi lampanti di questa situazione, sono già in atto i licenziamenti discriminatori, le cassa- integrazioni altrettanto discriminatorie unite alla pressione per lavorare più forte per gli operai che rimangono al lavoro. Il modello Marchionne si sta già estendendo in diverse altre realtà, con l'esclusione delle organizzazioni sindacali come la Fiom da qualsiasi agibilità sindacale nei luoghi di lavoro. Si vuole schiacciare definitivamente gli operai nelle fabbriche, questo il senso ultimo dell'esclusione della Fiom: a seguire (e già succede) normalizzeranno (come già hanno normalizzato) ciò che rimane degli altri sindacati collaborazionisti a pure articolazioni delle aziende a supporto del profitto dei padroni.
I tradimenti di chi ci dovrebbe rappresentare sono evidenti, di questo ne abbiamo coscienza o anche intuizione, chi più chi meno. Come massa nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro continuiamo però a lasciarli fare, spesso abbandonando noi stessi a un cieco fatalismo, che purtroppo favorisce proprio chi ci tiene imbrigliati e imbavagliati. Operai, non facciamo i finti tonti, se abbiamo ancora una testa per ragionare, anche se ci tengono nella frenesia della produzione costi quel che costi, di fronte a questa torbida situazione possiamo veramente dirci di aver fatto tutto il possibile per contrastarla? Assolutamente No!!! Operai, è necessaria la nostra iniziativa autonoma e indipendente, la più forte e organizzata possibile partendo da Noi stessi. A questo proposito prosegue venerdì 25 maggio alle ore 20.30 (puntuali) allo spazio sociale Libera via del tirassegno 7 a Modena, una nuova riunione promossa da Rsu Fiom Ferrari e Operai Fiat CNH per definire le decisioni che abbiamo iniziato a prendere;
1 - Come organizzarci di fronte all'attacco sistematico portato da Fiat-ferrari negli stabilimenti?
2 - Come organizzare una vera e propria cassa di resistenza operaia capillare nei reparti e nelle fabbriche?
3 -Quali iniziative indipendenti possiamo intraprendere per far venire alla luce tutta la portata poltico-sindacale della questione operaia sul territorio modenese e non solo?

UN GRUPPO DI OPERAI FIAT-FERRARI

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Da: Samanta Di Persio samantadipersio@virgilio.it
Data: 23/05/2012 17:06
A:

Ogg: SOCCORRITORI E TERREMOTATI (INTERVISTA AI VIGILI DEL FUOCO DE L’AQUILA)


SOCCORRITORI E TERREMOTATI (INTERVISTA AI VIGILI DEL FUOCO DE L’AQUILA)


LUIGI IDROFANO. Le scosse erano cominciate già da ottobre/novembre. I cittadini privati ci chiamavano per fare sopralluoghi nelle abitazioni, ne facevano una sessantina al giorno. Infatti nelle ore diurne avevamo incrementato il personale con operatori in straordinario. In caserma parlavamo spesso del terremoto. Avevamo anche noi delle perplessità, pensavamo che ci potesse essere un picco, ma non avevamo gli strumenti per poter dire con certezza: “Attenti a quel giorno X”. Comunque eravamo pronti ad intervenire in caso di terremoto, in molti avevamo l’esperienza dell’Irpinia, di Gemona, delle alluvioni. Anche se ogni evento è diverso dagli altri. La notte del 5 aprile ero in servizio, eravamo 13 vigili. Ci fu la scossa delle 23. Incominciavano ad arrivare segnalazioni da parte dei cittadini.
ACHILLE SEVI. Era un continuo di richieste. La gente aveva paura. Voleva sapere che cosa dovevano fare perché le scosse furono abbastanza sostenute e c’erano state già piccole lesioni alle strutture. Uscirono due squadre. Ci siamo trovati in una situazione anomala, perché non si riusciva a capire cosa bisognava dire alle persone: abbiamo cercato di rassicurare.
LUIGI. Purtroppo la nostra organizzazione parte dopo l’emergenza, avevamo allertato la nostra direzione a Coppito del gran numero di chiamate che arrivavano, anche il funzionario di guardia aveva contattato chi di competenza. Purtroppo i rinforzi non sono arrivati. La gente ci chiedeva che cosa dovesse fare, se rientrare, rimanere all’aperto in piazza; ciò dimostrava l’inesistenza di una pianificazione ad esempio di campi base, che purtroppo non erano di nostra competenza. Non abbiamo mai detto: “Rientrate dentro casa, perché non succederà niente!”. Verso le 3 la situazione si era un po’ calmata. Poi abbiamo vissuto il terremoto come tutti gli abitanti dell’Aquila e dintorni.
ACHILLE. In sala operativa eravamo in due. Ci sono state due sequenze. Una prima fase forte, in cui sono riuscito a pensare solo: “Chissà se finisce così.” Subito dopo un’altra scossa ancora più forte, ancora oggi non riesco a quantificare il tempo che è passato. Subito ho capito che la situazione era grave perché durante il tremore non riuscivo più a percepire il soffitto, dove stessero i telefoni, le porte. Sono stati secondi tremendi, ho immaginato la città distrutta. Quando è sceso Idrofano gli ho detto: “Bisogna chiamare subito le persone libere, i distaccamenti più vicini.”
LUIGI. Mi sono recato in sala operativa, con tutto il personale abbiamo pianificato le uscite in base alle telefonate che ci arrivavano. I ragazzi sono andati con mezzi piccoli e con autoscala diretti verso il centro storico. Comunicarono subito che L’Aquila era stata danneggiata notevolmente. La città è storica, ha vie strette, ci sono state difficoltà per gli accessi, non c’era possibilità di operare con i mezzi con i quali siamo organizzati. Inoltre avevamo bisogno di altre unità. Contattai i distaccamenti di Sulmona, Castel di Sangro, Avezzano, e i comandi di Teramo, Chieti, Pescara, Roma e Rieti. Sono partiti immediatamente, non sono venuti in caserma, si sono fermati dove serviva, ad esempio i vigili di Sulmona sono stati fermati a Barisciano, quelli di Avezzano a Via XX settembre. Devo ringraziare i cittadini aquilani perché hanno dato tanti aiuti, soprattutto indicazioni a quelli che venivano da fuori, perché noi eravamo nell’impossibilità di dare indicazioni a tutti.
ACHILLE. Dalle 3.32 siamo stati subissati di telefonate. Per le 36 ore successive siamo rimasti in sala operativa, senza tregua. Abbiamo sei linee di 115 ed altre linee normali. In questi casi ci vorrebbe più personale. I colleghi sono usciti, si sono fermati dove c’era bisogno di aiuto. Sono usciti anche i funzionari che singolarmente erano sulle vetture a verificare dove serviva il nostro intervento. Per ogni chiamata che arrivava, abbiamo cercato di prendere nota, avevamo un lista d’attesa lunghissima. Arrivò la telefonata che ci diceva del crollo della Prefettura, dunque abbiamo preso noi le redini. Ricordo le chiamate dei genitori degli studenti disperati. Mi chiedevano le scale. Purtroppo noi non eravamo in condizione di poterli aiutare, a malincuore abbiamo dovuto dire: “Cercate di fare da soli”. In questi casi ti rendi conto della tua impotenza di fronte alle richieste di soccorso che arrivavano, almeno finché non sono arrivate le unità operative di fuori. Poi cerchi di dare indicazioni a loro sulle zone segnalate come più critiche. Nel terremoto interveniamo in tre fasi. La prima è subito dopo l’evento catastrofico: cercare di soccorrere le persone vive sotto le macerie, la più importante perché qui si possono salvare vite umane. Nella seconda fase le persone che sono uscite dalle abitazioni hanno bisogno dei loro beni di prima necessità, quindi le accompagniamo dentro le abitazioni ed entriamo a recuperare quanto ci segnalano. L’ultima fase è il puntellamento la messa in sicurezza degli edifici pericolanti. [...]
ACHILLE. Ho trent’anni di servizio, sono intervenuto in altri terremoti. Una città così collassata non l’avevo mai vista. Tutti erano impreparati per gestire un evento così devastante. La nostra struttura si occupa davvero di tanti interventi dai più gravi (terremoti, alluvioni) al gattino sull’albero, quindi andrebbe potenziata con un incremento di organico e un miglioramento dei mezzi a nostra disposizione.
LUIGI. Personalmente credo che il centro storico dell’Aquila non possa essere ricostruito. Il danno è tanto. Ne abbiamo parlato anche con i colleghi, momentaneamente non c’è soluzione. L’economia aquilana era basata dagli universitari. Secondo noi in questo momento ci sono difficoltà non all’80 per cento, ma al 200 per cento. Il terremoto è stato più forte di quello che ci hanno voluto far sapere le istituzioni. Io che l’ho vissuto ho percepito un tempo superiore ai secondi ufficiali. Ha avuto evoluzioni sussultorie, rotatorie, ondulatorie. Un capoluogo come L’Aquila non era mai stato colpito. La Protezione civile avrebbe dovuto occuparsi della popolazione: supportarla psicologicamente e materialmente. Se gli aquilani non hanno avvertito ciò, significa che nell’organizzazione manca professionalità. Tutte le strutture presenti oggi, dovrebbero essere integrate da persone che sanno fare il loro lavoro, che hanno la formazione per garantire la sicurezza dei cittadini.

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From: Grillo Peppone grillo@macchinistiuniti.it
Sent: Wednesday, May 23, 2012 8:33 PM
To:
Subject: TRENI CONDOTTI DAL MACCHINISTA SOLO: TEMPESTIVITA’ DEL PRONTO SOCCORSO

“Chi dice la Verità, prima o poi verrà scoperto”.
Oscar Wilde

Sui i treni condotti dal macchinista solo, OGGETTIVAMENTE, non si potrà garantire la “tempestività del pronto soccorso”, GARANTITA INVECE SE SUI TRENI OPERASSERO ALMENO 2 LAVORATORI ADEGUATAMENTE FORMATI A CONDURLI!!!
Tutte le imprese ferroviarie, sia pubbliche che private, devono garantire un “soccorso qualificato” per ciascun punto della rete ferroviaria nei tempi più rapidi possibili ANCHE per il trasporto degli infortunati.
BISOGNA FAR RISPETTARE LA VOLONTA’ DEL LEGISLATORE ITALIANO (articolo 4 Decreto interministeriale 19/2011 di cui all’articolo 45/3 del D.Lgs 81/08).
LE IMPRESE FERROVIARIE, SIA PUBBLICHE CHE PRIVATE, CON L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO DEI TRENI CONDOTTI DAL MACCHINISTA SOLO, ANZICHE’ RIDURLO STANNO AUMENTANDO IL RISCHIO!!!!!!
Sui “Diritti Indisponibili”, quali sono la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei viaggiatori, non si media, NON SI FA CONTRATTAZIONE!!!!!.
Quanto espresso è condiviso dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Dlgs 81/08) dei macchinisti.
Buona Vita
Giuseppe Grillo
Macchinista ed RLS

Da Il Secolo XIX del 22 maggio 2012
Allarme sicurezza: soccorsi impossibili lungo il tracciato
Linea Savona-Cairo: scaduto l’ ultimatum alle Ferrovie
L'Asl aveva sollecitato due macchinisti: in caso di malore il 118 non può raggiungere il treno.
Le Fs pronte a chiedere un rinvio
Luisa Barberis
CAIRO
La questione e talmente spinosa che potrebbe creare un precedente a livello nazionale e, sulla scia del caso valbormidese, tutta Italia dovrebbe adeguarsi.
Per questo non sono bastati 120 giorni per trovare una soluzione per la linea ferroviaria che collega Savona a San Giuseppe di Cairo.
A gennaio il tratto era stato dichiarato non sicuro.
L'Asl di Savona, dopo un sopralluogo, era infatti intervenuta sollevando il fatto che, in caso di malore da parte di viaggiatori o personale, la linea é difficile da raggiungere per un'ambulanza, il 118 o i soccorritori in genere. Cosi il Psal, il servizio di prevenzione della sicurezza degli ambienti di lavoro dell'azienda sanitaria, aveva inviato a Trenitalia una prescrizione intimando al gruppo di sanare la situazione.
I termini per mettere mano alla linea ferroviaria sono scaduti la settimana scorsa, ma la piaga resta ancora aperta. I problemi sono legati all'orografia del territorio che impedisce ai soccorritori di raggiungere in tempi brevi il treno. Le Ferrovie dello Stato non potranno però esimersi dal trovare una soluzione e per questo hanno chiesto una proroga per avere più tempo.
Tocca all'Asl ora valutare se concedere un massimo di 6 mesi di deroga. Un qualche intervento dovrà quindi essere fatto al più presto. Le vie percorribili non sono però molte. Tutt'altro.
Le soluzioni sono pochissime: solo due. La morfologia del territorio ligure, molto impervio in alcuni punti, per esempio nel tratto che dal Santuario di Savona sale in valle, tra gallerie e colline che guardano il mare, dove non esistono vie di fuga, né strade che possano esser percorse dai mezzi di soccorso per raggiungere il treno, non offre molte possibilità. Pensare ad una modifica del tracciato o al raddoppio della linea è quindi impensabile. I costi lieviterebbero a dismisura. La soluzione suggerita dall'Asl al tempo della prescrizione é invece potenziare l'organico con un secondo macchinista in servizio sui treni che percorrono il tratto di collegamento tra Savona e la Valbormida oppure dotare ogni convoglio di un equipaggio funzionale: un macchinista ed un capotreno abilitato a condurre.
Trenitalia, in virtù dei moderni sistemi di sicurezza, che per esempio danno l'allarme se il treno passa col rosso perché il suo conducente si é sentito male o si é distratto, esclude il rischio incidenti ma vero é che, con il potenziamento dell'organico, le obiezioni sollevate rientrerebbero. Anche in questo caso a lievitare sarebbero però i costi e a farsene carico, in linea con il contratto di servizio che lega Trenitalia alle regioni, dovrebbe essere la Liguria. Per questo tra le parti si é aperta una trattativa. “Non sappiamo ancora di quanto sarà la proroga, ma per ora non ci sono novità: ogni scelta sarà comunque condivisa con la Regione” spiega Trenitalia.
Cosi invece l'assessore regionale ai trasporti Enrico Vesco: “Al di là della deroga, si tratta di un problema di costi perché come la Regione non sarebbe in grado di sostenere un aggravio di spesa, Trenitalia non potrebbe intervenire sulla linea. L'alternativa è la chiusura del tratto che é impensabile: non arriveremo a questo ma anzi confidiamo di giungere a mediazioni. Abbiamo costituito un tavolo tecnico di confronto a livello regionale per verificare se esistono le condizioni per far venir meno la prescrizione. Occorre però che tutti i soggetti coinvolti abbiano senso di responsabilità per conciliare le esigenze della sicurezza con quelle del servizio. La questione e molto delicata perche non riguarda solo la Linea valbormidese, ma il caso aprirebbe un confronto a livello italiano con tutte le Regioni che hanno situazioni orografiche simili”.

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Da: Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
Data: 24/05/2012 10.27
A:
Ogg: VIAREGGIO: INIZIATIVA DI FAMILIARI DI VIAREGGIO E DEL MOBY PRINCE DI LIVORNO

Per la partecipazione e la diffusione. Grazie.

Martedì 29 maggio alle ore 21.00
Sala grande della Croce Verde (via Garibaldi) a Viareggio
Presentazione del film documentario “Vent’anni” sulla vicenda del Moby Prince di Livorno
Dopo 21 anni da quel 10 aprile 1991: 140 vittime ZERO colpevoli!
Il dolore dei familiari MAI andrà in prescrizione. La battaglia per verità e giustizia continua …
All’iniziativa promossa dall’Associazione “Il mondo che vorrei” e dall’Assemblea 29 giugno partecipano:
Francesco Sanna, regista del film documentario;
Loris Rispoli, presidente dell’Associazione “140” (familiari del Moby).
Nel corso della serata: informazioni sull’iter processuale della strage di Viareggio e sul 29 giugno 2012 (3° anniversario).
Alle ore 23.30 della serata (29 maggio) come il 29 di ogni mese appuntamento alla Casina dei ricordi.

Associazione “Il mondo che vorrei”
Assemblea 29 giugno
Associazione “140”

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From: Segreteria USB segreteria@usb.it
To:
Date: Thu, 24 May 2012 14:48:59
Subject: COMMISSIONE SENATO APPROVA CONTRORIFORMA. MA I LAVORATORI LA RESPINGONO

COMUNICATO STAMPA
LAVORO: LA COMMISSIONE DEL SENATO APPROVA LA CONTRORIFORMA
MA I LAVORATORI LA RESPINGONO
IL 26 MAGGIO TUTTI A ROMA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE DI RSU E DELEGATI
Teatro Ambra Jovinelli - via Giolitti 287

“La Commissione Lavoro del Senato è rimasta sorda alle migliaia di mail ed ai presìdi che chiedevano di non votare la Controriforma Fornero/Monti”, attacca Fabrizio Tomaselli, dell’Esecutivo Confederale USB.
“Ora il DdL approda nell’aula di Palazzo Madama, sostenuto da quasi tutti i partiti presenti in Parlamento, dalla BCE di Draghi, dall'FMI, dal Presidente Napolitano ed anche da Cgil, Cisl, Uil e Ugl”.
Prosegue Tomaselli: “I lavoratori, invece, hanno già bocciato questa legge, che produrrebbe la distruzione di decenni di conquiste ottenute con le lotte e la vittoria ideologica, ancor prima che materiale, di padroni, banche e finanza”.
“Questo è un ‘regalo’ anche della Cgil – rileva il dirigente USB - che con una ipocrisia senza precedenti chiama i lavoratori a manifestare contro il fisco e non alza un dito per opporsi alla cancellazione dell'articolo 18, al peggioramento della precarietà ed alla sostanziale riduzione degli ammortizzatori sociali, che in una fase di crisi come l'attuale, significa affamare milioni di famiglie italiane. La domanda che viene spontanea è cruda, ma molto reale: ma allora, oggi, Cgil, Cisl, Uil e Ugl che cosa esistono a fare?
Conclude Tomaselli: “È giunta l'ora di licenziare definitivamente quei sindacati dal panorama italiano e ricominciare da capo per ricostruire il sindacato dei lavoratori. USB pertanto sostiene e appoggia fortemente l'Assemblea nazionale indetta il 26 maggio a Roma da RSU, delegati e rappresentanti di diverse organizzazioni, per ribadire il no alla controriforma ed alla cancellazione dei diritti, per organizzare un nuovo percorso di lotta”.

Roma, 24 maggio 2012
Ufficio Stampa USB
Rossella Lamina
tel. 06 54 07 04 79
fax 06 54 07 04 48
cell. 347 42 12 769

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