INDICE
Valerio
Bruschini valerio.bruschini@gmail.com
QUANDO
MUOIONO 4 OPERAI TUTTO PROSEGUE COME PRIMA
Segreteria
USB segreteria@usb.it
ASSEMBLEA
26 MAGGIO
Associazione
Voci della Memoria info@vocidellamemoria.org
PROSSIMI
APPUNTAMENTI IMPORTANTI
Francesco
Ficiarà frficiar@hotmail.com
NESSUN
DORMA - VENERDI’ 25 MAGGIO ORE 20.30
Samanta Di Persio samantadipersio@virgilio.it
SOCCORRITORI
E TERREMOTATI (INTERVISTA AI VIGILI DEL FUOCO DE L’AQUILA)
TRENI
CONDOTTI DAL MACCHINISTA SOLO: TEMPESTIVITA’ DEL PRONTO SOCCORSO
Assemblea
29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
VIAREGGIO:
INIZIATIVA DI FAMILIARI DI VIAREGGIO E DEL MOBY PRINCE DI
LIVORNO
Segreteria USB segreteria@usb.it
COMMISSIONE
SENATO APPROVA CONTRORIFORMA. MA I LAVORATORI LA RESPINGONO
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From:
Valerio Bruschini valerio.bruschini@gmail.com
To:
Sent:
Monday, May 21, 2012 1:00 PM
Subject:
QUANDO MUOIONO 4 OPERAI TUTTO PROSEGUE COME PRIMA
Care,
Cari,
coloro
che sono interessate/i all’ indirizzo http://www.valeriobruschini.info/?p=653
e a seguire troveranno delle informazioni sui 4 operai uccisi non dal terremoto,
ma dal lavoro salariato/schiavistico.
Saluti
Valerio.
QUANDO
MUOIONO 4 OPERAI TUTTO PROSEGUE COME PRIMA
Quando
muore un operaio è come se non fosse morto niente
e
la vita riprende come prima, senza sussulti e senza
cambiamenti.
Quando
muore un operaio la tv si indigna, ma per finta.
Subito
si annoia di una banalità scontata.
Trent’anni,
o giù di lì. Padre di famiglia.
E
si schiude uno sbadiglio in dissolvenza.
Quando
muore un operaio c’è qualcuno che domanda:
Ma
che ci sono ancora gli operai? Non si sono estinti
per
via di un cataclisma o trasformati in stormi
per
volare lontano, in Cina, in India o in Romania?
[1]
1)
SCRIVONO I GIORNALI E SQUITTISCONO LE TELEVISIONI
Quattro
delle sette vittime del terremoto sono operai.
Nicola
Cavicchi, 35 anni, e Leonardo Anselmi, 45 anni, sono morti sotto le macerie
della ditta Ceramiche di Sant’Agostino. Stavano lavorando al reparto
monocottura. Cavicchi aveva sostituito un collega malato.
Alla
Tecnopress, una fonderia, che produce pezzi in alluminio per motori (serve anche
Bmw, Audi e Daimler), la vittima è stata un operaio di 57 anni, Gerardo
Cesaro, di Molinella (Bologna), ma di origine napoletana. Anche
lui avrebbe terminato il turno alle 6. Non era lontano dalla
pensione.
Tarik
Naouch di soli 29 anni, è morto a Ponte Rodoni di Bondeno nel crollo, che ha
interessato la ditta Ursa che produce polistirolo. Il giovane era residente a
Crevalcore.
Tutti
turnisti dalle 20 alle 6 del mattino, sotto i rispettivi capannoni, così
movimentati e assordanti da non accorgersi della prima scossa, quella dell’una
di notte.
Tutti
assunti, regolari, Ansaloni e Casaro con moglie e figli da mantenere, i più
giovani Cavicchi e Tarik con il sogno della famiglia.
“Nicola
si era fatto un mutuo e una casa e voleva sposarsi, pensava a questo” ha detto
suo fratello Cristiano.
Ha
dell’incredibile che quattro delle sette vittime del terremoto d’Emilia siano
operai del turno di notte, di tre stabilimenti diversi.
Così
il terremoto si è portato via gli operai del buio, i lavoratori del terzo turno,
i laboriosi in mezzo al riposo degli altri.
Quando
muore un operaio c’è sempre qualcuno che ti dice
“E’
stata una triste fatalità!”.
E
così i padroni si autoassolvono al pensiero
di
non essere padroni del destino.
Quando
muore un operaio i politici sono solidali,
vestono
la faccia di sgomento e dicono: “Mai più!
Prenderemo
misure efficaci,
valuteremo
l’opportunità di attenzionare…”.
2)
IN
QUELLO CHE È ACCADUTO NON VI È NULLA D’INCREDIBILE.
Chiunque
comprende che i 4 operai non sono morti a causa del terremoto, ma sono stati
uccisi da fabbriche costruite risparmiando sulla sicurezza di chi ci
lavora.
Questo
è ciò che è accaduto in una delle sedicenti zone più avanzate della Penisola,
ove i criteri di costruzione e di controllo sono andati a farsi
benedire.
Non
vi è stata nessuna “tragica fatalità”, che è solo la formula magica, che serve
per occultare le responsabilità di decine di persone, sia di quelle che hanno
guadagnato nella costruzione, sia di quelle che non hanno fatto ciò per cui sono
pagate con il denaro dei contribuenti.
D’altra
parte, è pur vero che mica ci dovevano lavorare loro in quegli edifici, bensì
quegli schiavi contemporanei, che, per convenzione, sono chiamati
operai.
Tra
l’altro, uno era di origini napoletane ed uno, addirittura, marocchine;
provenivano, cioè, da luoghi in cui la sicurezza sul lavoro è un miraggio;
potevano avere la pretesa di trovarla qui?
E,
poi, non appartengono a “razze, che non hanno voglia di
lavorare?”
Infine,
tenuto conto del fatto che, pur lavorando di notte, pur aggiungendovi la tariffa
festiva, questi “operaiacci” avranno preso, a dir tanto, 1.500/1700 Euri al
mese, cosicché erano proprio degli sfigati, come dicono gli attuali Governanti
non eletti.
Mica
erano dei “Dottor Sottile” come Giuliano Amato:
pensione/mese
lorda + stipendio lordo
22.048,00
INPDAP
9.363,00
Parlamento
?
stipendio di Deutsche Bank
Il
punto interrogativo sta ad indicare che non sappiamo quanto prenda, ma
“qualcosina” prende pure dalla Deutsche Bank.
NOTE
[1] Borzini Francesco; “Requiem in blu”, scritto nel Dicembre 2009, in occasione della morte di Diego Bianchina, operaio della fabbrica Acciai Speciali Terni, avvenuta l’1 Dicembre 2009
[1] Borzini Francesco; “Requiem in blu”, scritto nel Dicembre 2009, in occasione della morte di Diego Bianchina, operaio della fabbrica Acciai Speciali Terni, avvenuta l’1 Dicembre 2009
Di
seguito, il testo originale:
Quando
muore un operaio è come se non fosse morto niente
e
la vita riprende come prima, senza sussulti e senza
cambiamenti.
Quando
muore un operaio la tv si indigna, ma per finta.
Subito
si annoia di una banalità scontata.
Trent’anni,
o giù di lì. Padre di famiglia.
E
si schiude uno sbadiglio in dissolvenza.
Quando
muore un operaio c’è qualcuno che domanda:
Ma
che ci sono ancora gli operai? Non si sono estinti
per
via di un cataclisma o trasformati in stormi
per
volare lontano, in Cina, in India o in Romania?
Quando
muore un operaio scopri il suono di parole nuove,
sodio
solfidrato e acido cloridrico.
Ma
come cazzo si fa a lavorare tra quella roba lì?
E
finisci per baciare con trasporto la scrivania.
Quando
muore un operaio c’è sempre qualcuno che ti dice
“E’
stata una triste fatalità!”.
E
così i padroni si autoassolvono al pensiero
di
non essere padroni del destino.
Quando
muore un operaio i politici sono solidali,
vestono
la faccia di sgomento e dicono: “Mai più!
Prenderemo
misure efficaci,
valuteremo
l’opportunità di attenzionare…”.
Quando
muore un operaio mica è morto un militare
che
tutti si mettono all’impiedi per salutare i “nostri
ragazzi”
caduti
difendendo l’onore della Patria.
Si
rimane seduti, quando muore un operaio.
Quando
muore un operaio
ti
accorgi che ha la tua stessa età e la tua stessa
faccia
le
stesse scarpe da calcetto
sporche
di erba e di terriccio.
Quando
muore un operaio
tutti
ti diranno che è morto un giovane,
un
padre, un figlio o un italiano. Non un operaio.
Perché
quella parola è morta prima di lui.
Quando
muore un operaio, infatti, è come se non fosse
morto
niente
e
la vita riprende come prima: occhi bassi e rabbia
muta
in corpo.
-----------------------
From:
Segreteria USB segreteria@usb.it
To:
Date: Tue, 22 May 2012 14:47:10
Subject: ASSEMBLEA 26 MAGGIO
Massima
diffusione e partecipazione
RSU,
lavoratrici e lavoratori, attiviste/i del mondo del lavoro e del non
lavoro
Con
l’alibi dello spread ed il ricatto dell’UE e della BCE, con il sostegno delle
banche e di Confindustria il governo Monti ha divorato anni di conquiste e
diritti, grazie ai cedimenti di CGIL, CISL, UIL e UGL.
Per
dire NO:
alla
controriforma Fornero e all’abolizione dell’articolo 18;
all’aumento
della precarietà e ai licenziamenti dei lavoratori pubblici e
privati;
alla
privatizzazione dei servizi pubblici;
alla
scomparsa della democrazia sui posti di lavoro;
all’IMU
e alla riforma delle pensioni.
Per
la difesa dei beni comuni, dei diritti dei migranti, per salario ed il reddito
sociale, il diritto all’abitare e la democrazia il rilancio delle lotte, delle
mobilitazioni e degli scioperi
I
PROMOTORI DELL’ASSEMBLEA DEL 26
MAGGIO
Seguono
centinaia di firme
26
Maggio ore 9.30 Roma - Teatro Ambra Jovinelli - via Giolitti
287
PER
ADESIONI
-----------------------
Da:
Associazione Voci della Memoria info@vocidellamemoria.org
A:
Data:
22/05/2012 22.30
Ogg:
PROSSIMI APPUNTAMENTI IMPORTANTI
Car*
Tutt*,
Sono
due gli appuntamenti dei quali vi vogliamo principalmente parlare, ma non ci
sono solo quelli.
Questo
sabato, 26 maggio, alle 15.00 ci sarà un'importantissima manifestazione ad
Arquata Scrivia contro lo scempio del Terzo Valico, ossia l'incubo dell'alta
velocità a ogni costo che devasterà territorio e ambiente, in barba al volere
delle popolazioni locali, fra Piemonte e Liguria.
Purtroppo
agli appetiti del partito del cemento non basta la Valle di Susa, non basta il
Brennero, ma anche il basso Piemonte deve essere
devastato.
Noi
saremo al fianco di coloro che hanno il coraggio di dire NO, preghiamo tutti
coloro che possono farlo di parteciparvi.
Qui
il link del Movimento No Terzo Valico per chi volesse
approfondire:
Sempre
sabato, ma questo invito è indirizzato particolarmente a chi sta a Torino e
dintorni, abbiamo accettato di partecipare al bel seminario organizzato dal
Movimento 2 giugno che parte dagli elementi Aria, Acqua e Terra a fianco di
personalità importanti per cercare di capire dove stiamo andando, noi saremo
presenti con Diego nella prima parte in mattinata, quella concernente l'Aria,
raccontando la maledetta aria di Casale inquinata dall'amianto e cosa facciamo
per non subire passivamente questa maledizione silenziosa.
Per
chi volesse approfondire eccovi il link del Movimento 2
giugno:
Infine
due appuntamenti: il 26 mattina a Casale Monferrato alle 9.30 nel quartiere
Ronzone, quello dove c'era l'Eternit, si inaugura la scuola materna a Luisa
Minazzi, compagna di tante battaglie anche come assessore all'ambiente,
assassinata dal mesotelioma pleurico, chi vuol venire a vedere il domani che
comincia là dove il nostro passato è stato terribile è il
benvenuto.
Il
24/25/26 giugno a Casale si terrà la Festa dei Popoli, manifestazione
antirazzista alla quale porteremo il nostro piccolo ma fortemente voluto
contributo, sta curando la parte organizzativa Silvia e ve ne parleremo più
accuratamente in seguito.
Avanti
allora, a volte bene e a volte sbagliando, ma comunque
avanti!
Associazione
Voci della Memoria
Sito:
Su Facebook:
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Da:
Francesco Ficiarà frficiar@hotmail.com
Data:
23/05/2012 15.12
A:
Ogg: NESSUN DORMA - VENERDI’ 25 MAGGIO ORE 20.30
Ogg: NESSUN DORMA - VENERDI’ 25 MAGGIO ORE 20.30
Operai, il governo si sta apprestando a varare per legge una controriforma distruttiva del mercato del lavoro, che approvata polverizza l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, mantiene tutte le 46 forme di lavoro precario e riduce le indennità di cassa integrazione negli importi e nella durata. Dopo gli scioperi di marzo-aprile, riusciti, a cui gli operai di tante fabbriche in tutto il paese hanno dato grande seguito con, blocco della produzione, delle strade, delle autostrade e delle stazioni, ci siamo fermati. Sono settimane che si chiede a gran voce dalle fabbriche a tutta la CGIL di indire lo sciopero generale, ma questa ha deciso con CISL e UIL di fare una ipocrita parata per il 2 giugno. Andare davanti al parlamento in questi giorni, senza bloccare la produzione servirà a poco.
Scardinare
il reintegro con le modifiche apportate all’ articolo 18 significa per gli
operai, in sintesi, non poter più organizzarsi in fabbrica. Il risultato sarà
l'accrescersi degli atti intimidatori, che colpiranno tutti e su tutti gli
aspetti della vita di fabbrica. Salari, oggi i più bassi in Europa diventeranno
una concessione, così come i cosiddetti premi. Sicurezza, con una situazione già
pesante nelle fabbriche la pressione per lavorare evitando o eludendo i
dispositivi di sicurezza diverrebbe infinita. Condizioni normative su turni e
orari, che diverranno a totale discrezione delle aziende.
In
Fiat abbiamo gli esempi lampanti di questa situazione, sono già in atto i
licenziamenti discriminatori, le cassa- integrazioni altrettanto discriminatorie
unite alla pressione per lavorare più forte per gli operai che rimangono al
lavoro. Il modello Marchionne si sta già estendendo in diverse altre realtà, con
l'esclusione delle organizzazioni sindacali come la Fiom da qualsiasi agibilità
sindacale nei luoghi di lavoro. Si vuole schiacciare definitivamente gli operai
nelle fabbriche, questo il senso ultimo dell'esclusione della Fiom: a seguire (e
già succede) normalizzeranno (come già hanno normalizzato) ciò che rimane degli
altri sindacati collaborazionisti a pure articolazioni delle aziende a supporto
del profitto dei padroni.
I
tradimenti di chi ci dovrebbe rappresentare sono evidenti, di questo ne abbiamo
coscienza o anche intuizione, chi più chi meno. Come massa nelle fabbriche e nei
luoghi di lavoro continuiamo però a lasciarli fare, spesso abbandonando noi
stessi a un cieco fatalismo, che purtroppo favorisce proprio chi ci tiene
imbrigliati e imbavagliati. Operai, non facciamo i finti tonti, se abbiamo
ancora una testa per ragionare, anche se ci tengono nella frenesia della
produzione costi quel che costi, di fronte a questa torbida situazione possiamo
veramente dirci di aver fatto tutto il possibile per contrastarla? Assolutamente
No!!! Operai, è necessaria la nostra iniziativa autonoma e indipendente, la più
forte e organizzata possibile partendo da Noi stessi. A questo proposito
prosegue venerdì 25 maggio alle ore 20.30 (puntuali) allo spazio sociale Libera
via del tirassegno 7 a Modena, una nuova riunione promossa da Rsu Fiom Ferrari e
Operai Fiat CNH per definire le decisioni che abbiamo iniziato a
prendere;
1
- Come organizzarci di fronte all'attacco sistematico portato da Fiat-ferrari
negli stabilimenti?
2 - Come organizzare una vera e propria cassa di resistenza operaia capillare nei reparti e nelle fabbriche?
3 -Quali iniziative indipendenti possiamo intraprendere per far venire alla luce tutta la portata poltico-sindacale della questione operaia sul territorio modenese e non solo?
2 - Come organizzare una vera e propria cassa di resistenza operaia capillare nei reparti e nelle fabbriche?
3 -Quali iniziative indipendenti possiamo intraprendere per far venire alla luce tutta la portata poltico-sindacale della questione operaia sul territorio modenese e non solo?
UN GRUPPO DI OPERAI FIAT-FERRARI
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Da: Samanta
Di Persio samantadipersio@virgilio.it
Data: 23/05/2012
17:06
A:
Ogg:
SOCCORRITORI E TERREMOTATI (INTERVISTA AI VIGILI DEL FUOCO
DE L’AQUILA)
SOCCORRITORI
E TERREMOTATI (INTERVISTA AI VIGILI DEL FUOCO
DE L’AQUILA)
LUIGI
IDROFANO.
Le scosse erano cominciate già da ottobre/novembre. I cittadini privati ci
chiamavano per fare sopralluoghi nelle abitazioni, ne facevano una sessantina al
giorno. Infatti nelle ore diurne avevamo incrementato il personale con operatori
in straordinario. In caserma parlavamo spesso del terremoto. Avevamo anche noi
delle perplessità, pensavamo che ci potesse essere un picco, ma non avevamo gli
strumenti per poter dire con certezza: “Attenti a quel giorno X”. Comunque
eravamo pronti ad intervenire in caso di terremoto, in molti avevamo
l’esperienza dell’Irpinia, di Gemona, delle alluvioni. Anche se ogni evento è
diverso dagli altri. La notte del 5 aprile ero in servizio, eravamo 13 vigili.
Ci fu la scossa delle 23. Incominciavano ad arrivare segnalazioni da parte dei
cittadini.
ACHILLE
SEVI.
Era un continuo di richieste. La gente aveva paura. Voleva sapere che cosa
dovevano fare perché le scosse furono abbastanza sostenute e c’erano state già
piccole lesioni alle strutture. Uscirono due squadre. Ci siamo trovati in una
situazione anomala, perché non si riusciva a capire cosa bisognava dire alle
persone: abbiamo cercato di rassicurare.
LUIGI.
Purtroppo la nostra organizzazione parte dopo l’emergenza, avevamo allertato la nostra direzione a
Coppito del gran numero di chiamate che arrivavano, anche il funzionario di
guardia aveva contattato chi di competenza. Purtroppo i rinforzi non sono
arrivati. La gente ci chiedeva che cosa dovesse fare, se rientrare,
rimanere all’aperto in piazza; ciò dimostrava l’inesistenza di una
pianificazione ad esempio di campi base, che purtroppo non erano di nostra
competenza. Non abbiamo mai detto: “Rientrate dentro casa, perché non succederà
niente!”. Verso le 3 la situazione si era un po’ calmata. Poi abbiamo vissuto il
terremoto come tutti gli abitanti dell’Aquila e dintorni.
ACHILLE.
In sala operativa eravamo in due. Ci sono state due sequenze. Una prima fase
forte, in cui sono riuscito a pensare solo: “Chissà se finisce così.” Subito
dopo un’altra scossa ancora più forte, ancora oggi non riesco a quantificare il
tempo che è passato. Subito ho capito che la situazione era grave perché durante
il tremore non riuscivo più a percepire il soffitto, dove stessero i telefoni,
le porte. Sono stati secondi tremendi, ho immaginato la città distrutta. Quando
è sceso Idrofano gli ho detto: “Bisogna chiamare subito le persone libere, i
distaccamenti più vicini.”
LUIGI.
Mi sono recato in sala operativa, con tutto il personale abbiamo pianificato le
uscite in base alle telefonate che ci arrivavano. I ragazzi sono andati con
mezzi piccoli e con autoscala diretti verso il centro storico. Comunicarono
subito che L’Aquila era stata danneggiata notevolmente. La città è storica, ha
vie strette, ci sono state difficoltà per gli accessi, non c’era possibilità di
operare con i mezzi con i quali siamo organizzati. Inoltre avevamo bisogno di
altre unità. Contattai i distaccamenti di Sulmona, Castel di Sangro, Avezzano, e
i comandi di Teramo, Chieti, Pescara, Roma e Rieti. Sono partiti immediatamente,
non sono venuti in caserma, si sono
fermati dove serviva, ad esempio i vigili di Sulmona sono stati fermati a
Barisciano, quelli di Avezzano a Via XX settembre. Devo ringraziare i cittadini
aquilani perché hanno dato tanti aiuti, soprattutto indicazioni a quelli che
venivano da fuori, perché noi eravamo nell’impossibilità di dare indicazioni a
tutti.
ACHILLE.
Dalle 3.32 siamo stati subissati di telefonate. Per le 36 ore successive siamo
rimasti in sala operativa, senza tregua. Abbiamo sei linee di 115 ed altre linee
normali. In questi casi ci vorrebbe più personale. I colleghi sono usciti, si
sono fermati dove c’era bisogno di aiuto. Sono usciti anche i funzionari che
singolarmente erano sulle vetture a verificare dove serviva il nostro
intervento. Per ogni chiamata che arrivava, abbiamo cercato di prendere nota,
avevamo un lista d’attesa lunghissima. Arrivò la telefonata che ci diceva del
crollo della Prefettura, dunque abbiamo preso noi le redini. Ricordo le chiamate
dei genitori degli studenti disperati. Mi chiedevano le scale. Purtroppo noi non
eravamo in condizione di poterli aiutare, a malincuore abbiamo dovuto dire: “Cercate di fare da
soli”. In questi casi ti rendi conto della tua impotenza di fronte alle
richieste di soccorso che arrivavano, almeno finché non sono arrivate le unità
operative di fuori. Poi cerchi di dare indicazioni a loro sulle zone segnalate
come più critiche. Nel terremoto interveniamo in tre fasi. La prima è subito
dopo l’evento catastrofico: cercare di soccorrere le persone vive sotto le
macerie, la più importante perché qui si possono salvare vite umane. Nella
seconda fase le persone che sono uscite dalle abitazioni hanno bisogno dei loro
beni di prima necessità, quindi le accompagniamo dentro le abitazioni ed
entriamo a recuperare quanto ci segnalano. L’ultima fase è il puntellamento la
messa in sicurezza degli edifici pericolanti. [...]
ACHILLE.
Ho trent’anni di servizio, sono intervenuto in altri terremoti. Una città così
collassata non l’avevo mai vista. Tutti
erano impreparati per gestire un evento così devastante. La nostra
struttura si occupa davvero di tanti interventi dai più gravi (terremoti,
alluvioni) al gattino sull’albero, quindi andrebbe potenziata con un incremento
di organico e un miglioramento dei mezzi a nostra
disposizione.
LUIGI.
Personalmente credo che il centro storico dell’Aquila non possa essere
ricostruito. Il danno è tanto. Ne abbiamo parlato anche con i colleghi,
momentaneamente non c’è soluzione. L’economia aquilana era basata dagli
universitari. Secondo noi in questo momento ci sono difficoltà non all’80 per
cento, ma al 200 per cento. Il terremoto è stato più forte di quello che ci
hanno voluto far sapere le istituzioni. Io che l’ho vissuto ho percepito un
tempo superiore ai secondi ufficiali. Ha avuto evoluzioni sussultorie,
rotatorie, ondulatorie. Un capoluogo come L’Aquila non era mai stato colpito.
La Protezione civile avrebbe dovuto
occuparsi della popolazione: supportarla psicologicamente e materialmente. Se
gli aquilani non hanno avvertito ciò, significa che nell’organizzazione manca
professionalità. Tutte le strutture presenti oggi, dovrebbero essere integrate
da persone che sanno fare il loro lavoro, che hanno la formazione per garantire
la sicurezza dei cittadini.
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Sent: Wednesday, May 23, 2012 8:33 PM
To:
Subject:
TRENI CONDOTTI DAL MACCHINISTA SOLO: TEMPESTIVITA’ DEL PRONTO
SOCCORSO
“Chi
dice la Verità, prima o poi verrà scoperto”.
Oscar
Wilde
Sui
i treni condotti dal macchinista solo, OGGETTIVAMENTE, non si potrà garantire la
“tempestività del pronto soccorso”, GARANTITA INVECE SE SUI TRENI OPERASSERO
ALMENO 2 LAVORATORI ADEGUATAMENTE FORMATI A CONDURLI!!!
Tutte
le imprese ferroviarie, sia pubbliche che private, devono garantire un “soccorso
qualificato” per ciascun punto della rete ferroviaria nei tempi più rapidi
possibili ANCHE per il trasporto degli infortunati.
BISOGNA
FAR RISPETTARE LA VOLONTA’ DEL LEGISLATORE ITALIANO (articolo 4 Decreto
interministeriale 19/2011 di cui all’articolo 45/3 del D.Lgs 81/08).
LE
IMPRESE FERROVIARIE, SIA PUBBLICHE CHE PRIVATE, CON L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
DEI TRENI CONDOTTI DAL MACCHINISTA SOLO, ANZICHE’ RIDURLO STANNO AUMENTANDO IL
RISCHIO!!!!!!
Sui
“Diritti Indisponibili”, quali sono la salute e la sicurezza dei lavoratori e
dei viaggiatori, non si media, NON SI FA CONTRATTAZIONE!!!!!.
Quanto
espresso è condiviso dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Dlgs
81/08) dei macchinisti.
Buona
Vita
Giuseppe
Grillo
Macchinista
ed RLS
Da Il
Secolo XIX del 22 maggio 2012
Allarme
sicurezza: soccorsi impossibili lungo il tracciato
Linea
Savona-Cairo: scaduto l’ ultimatum alle Ferrovie
L'Asl
aveva sollecitato due macchinisti: in caso di malore il 118 non può raggiungere
il treno.
Le Fs
pronte a chiedere un rinvio
Luisa
Barberis
CAIRO
La
questione e talmente spinosa che potrebbe creare un precedente a livello
nazionale e, sulla scia del caso valbormidese, tutta Italia dovrebbe
adeguarsi.
Per
questo non sono bastati 120 giorni per trovare una soluzione per la linea
ferroviaria che collega Savona a San Giuseppe di Cairo.
A
gennaio il tratto era stato dichiarato non sicuro.
L'Asl
di Savona, dopo un sopralluogo, era infatti intervenuta sollevando il fatto che,
in caso di malore da parte di viaggiatori o personale, la linea é difficile da
raggiungere per un'ambulanza, il 118 o i soccorritori in genere. Cosi il Psal,
il servizio di prevenzione della sicurezza degli ambienti di lavoro dell'azienda
sanitaria, aveva inviato a Trenitalia una prescrizione intimando al gruppo di
sanare la situazione.
I
termini per mettere mano alla linea ferroviaria sono scaduti la settimana
scorsa, ma la piaga resta ancora aperta. I problemi sono legati all'orografia
del territorio che impedisce ai soccorritori di raggiungere in tempi brevi il
treno. Le Ferrovie dello Stato non potranno però esimersi dal trovare una
soluzione e per questo hanno chiesto una proroga per avere più tempo.
Tocca
all'Asl ora valutare se concedere un massimo di 6 mesi di deroga. Un qualche
intervento dovrà quindi essere fatto al più presto. Le vie percorribili non sono
però molte. Tutt'altro.
Le
soluzioni sono pochissime: solo due. La morfologia del territorio ligure, molto
impervio in alcuni punti, per esempio nel tratto che dal Santuario di Savona
sale in valle, tra gallerie e colline che guardano il mare, dove non esistono
vie di fuga, né strade che possano esser percorse dai mezzi di soccorso per
raggiungere il treno, non offre molte possibilità. Pensare ad una modifica del
tracciato o al raddoppio della linea è quindi impensabile. I costi
lieviterebbero a dismisura. La soluzione suggerita dall'Asl al tempo della
prescrizione é invece potenziare l'organico con un secondo macchinista in
servizio sui treni che percorrono il tratto di collegamento tra Savona e la
Valbormida oppure dotare ogni convoglio di un equipaggio funzionale: un
macchinista ed un capotreno abilitato a condurre.
Trenitalia,
in virtù dei moderni sistemi di sicurezza, che per esempio danno l'allarme se il
treno passa col rosso perché il suo conducente si é sentito male o si é
distratto, esclude il rischio incidenti ma vero é che, con il potenziamento
dell'organico, le obiezioni sollevate rientrerebbero. Anche in questo caso a
lievitare sarebbero però i costi e a farsene carico, in linea con il contratto
di servizio che lega Trenitalia alle regioni, dovrebbe essere la Liguria. Per
questo tra le parti si é aperta una trattativa. “Non sappiamo ancora di quanto
sarà la proroga, ma per ora non ci sono novità: ogni scelta sarà comunque
condivisa con la Regione” spiega Trenitalia.
Cosi
invece l'assessore regionale ai trasporti Enrico Vesco: “Al di là della deroga,
si tratta di un problema di costi perché come la Regione non sarebbe in grado di
sostenere un aggravio di spesa, Trenitalia non potrebbe intervenire sulla linea.
L'alternativa è la chiusura del tratto che é impensabile: non arriveremo a
questo ma anzi confidiamo di giungere a mediazioni. Abbiamo costituito un tavolo
tecnico di confronto a livello regionale per verificare se esistono le
condizioni per far venir meno la prescrizione. Occorre però che tutti i soggetti
coinvolti abbiano senso di responsabilità per conciliare le esigenze della
sicurezza con quelle del servizio. La questione e molto delicata perche non
riguarda solo la Linea valbormidese, ma il caso aprirebbe un confronto a livello
italiano con tutte le Regioni che hanno situazioni orografiche
simili”.
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Da: Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
Da: Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
Data:
24/05/2012 10.27
A:
Ogg:
VIAREGGIO: INIZIATIVA DI FAMILIARI DI VIAREGGIO E DEL MOBY PRINCE DI
LIVORNO
Per la partecipazione e la diffusione. Grazie.
Martedì
29 maggio alle ore 21.00
Sala
grande della Croce Verde (via Garibaldi) a Viareggio
Presentazione
del film documentario “Vent’anni” sulla vicenda del Moby Prince di
Livorno
Dopo
21 anni da quel 10 aprile 1991: 140 vittime ZERO
colpevoli!
Il
dolore dei familiari MAI andrà in prescrizione. La battaglia per verità e
giustizia continua …
All’iniziativa
promossa dall’Associazione “Il mondo che vorrei” e dall’Assemblea 29 giugno
partecipano:
Francesco
Sanna, regista del film documentario;
Loris
Rispoli, presidente dell’Associazione “140” (familiari del Moby).
Nel
corso della serata: informazioni sull’iter processuale della strage di Viareggio
e sul 29 giugno 2012 (3° anniversario).
Alle
ore 23.30 della serata (29 maggio) come il 29 di ogni mese appuntamento alla
Casina dei ricordi.
Associazione
“Il mondo che vorrei”
Assemblea
29 giugno
Associazione
“140”
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From:
Segreteria USB segreteria@usb.it
To:
Date: Thu, 24 May 2012 14:48:59
Subject: COMMISSIONE SENATO APPROVA CONTRORIFORMA. MA
I LAVORATORI LA RESPINGONO
COMUNICATO
STAMPA
LAVORO:
LA COMMISSIONE DEL SENATO APPROVA LA CONTRORIFORMA
MA
I LAVORATORI LA RESPINGONO
IL
26 MAGGIO TUTTI A ROMA ALL’ASSEMBLEA
NAZIONALE DI RSU E DELEGATI
Teatro
Ambra Jovinelli - via Giolitti 287
“La
Commissione Lavoro del Senato è rimasta sorda alle migliaia di mail ed
ai
presìdi che chiedevano di non votare la Controriforma Fornero/Monti”,
attacca
Fabrizio Tomaselli, dell’Esecutivo
Confederale USB.
“Ora
il DdL approda
nell’aula
di Palazzo Madama, sostenuto da quasi tutti i partiti presenti
in Parlamento, dalla BCE di Draghi, dall'FMI, dal Presidente Napolitano ed anche
da Cgil, Cisl, Uil e Ugl”.
Prosegue
Tomaselli: “I
lavoratori, invece, hanno già bocciato questa legge,
che produrrebbe la distruzione di decenni di conquiste ottenute con le lotte e
la vittoria ideologica, ancor prima che materiale, di padroni, banche e
finanza”.
“Questo
è un ‘regalo’ anche della Cgil – rileva il dirigente USB - che con
una ipocrisia senza precedenti chiama i lavoratori a manifestare contro il fisco
e non alza un dito per opporsi alla cancellazione dell'articolo 18, al
peggioramento della precarietà ed alla sostanziale riduzione degli
ammortizzatori sociali, che in una fase di crisi come l'attuale, significa
affamare milioni di famiglie italiane. La domanda che viene spontanea è cruda,
ma molto reale: ma allora, oggi, Cgil, Cisl, Uil e Ugl che cosa esistono a
fare?”
Conclude
Tomaselli: “È
giunta l'ora di licenziare definitivamente quei sindacati
dal panorama italiano e ricominciare da capo per ricostruire il sindacato dei
lavoratori. USB pertanto sostiene e appoggia fortemente l'Assemblea nazionale
indetta il 26 maggio a Roma da RSU, delegati e rappresentanti di diverse
organizzazioni, per ribadire il no alla controriforma ed alla cancellazione dei
diritti, per organizzare un nuovo percorso di lotta”.
Roma,
24 maggio 2012
Ufficio
Stampa USB
Rossella
Lamina
tel. 06 54 07 04 79
fax 06 54 07 04 48
cell. 347 42 12 769
e-mail:
ufficiostampa@usb.it
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