lunedì 28 maggio 2012

Il terremoto porta l'amianto


Terremoto in Emilia, è pericolo amianto tra i capannoni distrutti Le immagini provenienti dalle macerie della zona industriale del ferrarese, parlano chiaro. L'Osservatorio nazionale: "Enorme rilascio di fibre nell'aria e rischio per soccorritori e sfollati. Servono contenitori e discariche attrezzate: la sentenza su Casale Monferrato non ha insegnato nulla"
di Luca Teolato | Sant'Agostino (Fe) | 26 maggio 2012

E’ anche emergenza amianto nelle zone colpite dal terremoto in Emilia Romagna. Molti immobili costruiti prima del 1992 (anno della messa al bando dell’amianto), ma anche alcuni capannoni industriali crollati nella zona industriale di Sant’Agostino, hanno coperture in Eternit che franando hanno diffuso nell’aria fibre altamente nocive per la salute. Uno su tutti il capannone della Tecopress crollato durante il sisma, sotto il quale è morto un operaio. Le immagini dei frammenti in eternit sono chiare. Ed è altrettanto chiaro che i vigli del fuoco che stanno rimuovendo le macerie non stanno adottando tutte le precauzioni necessarie.
Il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, l’avvocato Ezio Bonanni, dopo accurate verifiche dell’Ona Emilia-Romagna, ha lanciato il grido di allarme: “Il recente terremoto ha determinato un’enorme rilascio di polveri e fibre di amianto nell’ ambiente, e l’esposizione di coloro che sono intervenuti, tra i quali i vigili del fuoco, come facilmente visibile per il caso del capannone Tecopress, dove questi lavoratori operano in presenza di amianto senza la completezza dei sistemi individuali di protezione”. Anche i cittadini della zona sono esposti al rischio amianto visto che, crollando, le coperture in eternit disperdono sostanze cancerogene nell’aria: “non c’è una soglia sotto la quale c’è assenza di rischio – denuncia Bonanni – ed anche una sola fibra può determinare l’insorgenza del mesotelioma, come ha già dichiarato lo IARC (International Agency For Research On Cancer)”.
Anche le maschere più adeguate secondo gli esperti non hanno la totale capacità di evitare l’esposizione all’
amianto ma “al massimo la possono limitare fino al 90%, figuriamoci senza” spiega il presidente dell’Ona. Un allarme non di poco conto se si considera anche che l’amianto appena crolla è più pericoloso, poiché le fibre che si disperdono nell’aria impiegano anche 24 ore per cadere e quelle più leggere possono depositarsi anche a molti km di distanza, come dimostra la sentenza processuale di Casale Monferrato.
“C’è anche il problema di dove portare le macerie in amianto. Servono discariche attrezzate per rifiuti speciali, ed i rottami andrebbero chiusi in contenitori sigillati e portati in discariche attrezzate. Non mi risulta che ciò sia stato fatto sempre”, dichiara Bonanni.
Di amianto si continua a morire in Italia (circa 5mila vittime l’anno) con patologie terribili “mesotelioma alla pleura, pericardico, peritoneo, tumore polmonare, alla laringe ed al colon. In Italia – spiega il presidente dell’osservatorio – c’è scarsa attenzione ai problemi derivanti dall’esposizione all’amianto. Le responsabilità non sono univoche e manca un testo unico su questo aspetto e le patologie possono sorgere anche dopo 30-40 anni, quindi non viene visto come un problema immediato”.
Il presidente dell’Ona ha chiesto di prendere provvedimenti urgenti per tutelare la salute dei cittadini e degli operatori presenti sul territorio in questi giorni per rimuovere le macerie e soccorrere gli sfollati ed ha preannunciato al fattoquotidiano.it che “in caso di mancata bonifica dei siti nei quali il terremoto ha determinato lo sbriciolamento dei materiali in amianto e la conseguente aerodispersione di polveri e fibre di amianto, e di situazioni di rischio, avvieremo subito una class action in base ai principi di diritto che risultano dalla sentenza Eternit del Tribunale di Torino (risarcimento del danno in favore degli esposti anche a prescindere dall’insorgenza della patologia), al fine di ottenere l’interdizione della condotta in contrasto con il principio di precauzione, nei confronti sia degli operatori che della popolazione”.

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