martedì 15 maggio 2012

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 11/05/12




INDICE

ASSISTENZA LEGALE IN CASO DI INFORTUNI SUL LAVORO

Fabio Gambone fabio74_1@libero.it
SCRIVIAMO A GIORGIO ROSSETTO !

Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
IMPERIA, MUORE IN CANTIERE, GETTATO NEL TORRENTE

Federico Giusti giustifederico@libero.it
RAPPRESENTANTI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

Comitato Difesa Salute di Tezze sul Brenta e Bassano del Grappa Salute.Tezze@libero.it
PER NON DIMENTICARE I LAVORATORI MORTI ALLA TRICOM

Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
AGGIORNAMENTO INDAGINI POLIGONO MILITARE DI QUIRRA

Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
INFORTUNI MORTALI: I DATI INAIL E QUELLI VERI

Unione Sindacale di Base Sede Perugia perugia@usb.it
RICORSO PER IL “CAMBIO DIVISA”

-----------------------
From: Pietro Serangeli serarcangeli.pietro@tiscali.it
To: Marco Spezia sp-mail@libero.it
Sent: Sunday, April 29, 2012 5:21 PM
Subject: ASSISTENZA LEGALE IN CASO DI INFORTUNI SUL LAVORO

Ciao Marco,
ti informo che, qualora avessi notizia di persone rimaste vittime di incidente sul lavoro, noi abbiamo un'organizzazione che ci patrocina, nel senso che ci da assistenza legale GRATUITA per coloro che non possono permettersi di pagare un avvocato (la maggioranza degli operai).
Questa organizzazione, ben struttura e altamente professionale, lavora con "OBBLIGO DI RISULTATO", nel senso che nulla viene chiesto al malcapitato se non al raggiungimento del risultato positivo.
Garantisco al 100% la professionalità del gruppo "Giesse" (Gestione Sinistri) che ha oltre 30 ufficio sul territorio e, dal 1985, ha risolto a buon fine oltre 30.000 casi.
Puoi visitare il loro sito: http://www.giesse.info/
Un caro saluto, a presto.
Pietro Serangeli

-----------------------

From: Fabio Gambone fabio74_1@libero.it
To:                                         
Sent: Friday, May 04, 2012 7:25 AM
Subject: SCRIVIAMO A GIORGIO ROSSETTO !

Giorgio Rossetto è un Notav, detenuto dal 28 gennaio scorso nel carcere di Saluzzo nella sezione Isolamento. Le sue lettere da dentro il carcere ci hanno fatto conoscere la situazione di tutti i detenuti prima ancora della sua situazione personale, attraverso una corrispondenza epistolare della quale abbiamo dato sempre massima diffusione.
Da Saluzzo sono arrivate lettere e comunicati collettivi che più volte hanno denunciato la situazione che la popolazione carceraria vive, nella fattispecie i reclusii nel braccio Isol, esclusi dalla socialità e dalle attività del carcere, costretti in celle cubicoli con persino l’aria isolata dagli altri.
In seguito a queste denunce e alla campagna Freedom4notav:
l’oliato meccanismo del carcere ha iniziato a scricchiolare e per questo la direzione tenta di ostacolare la campagna dei detenuti prendendo, di accordo con la Procura, di mira Giorgio infliggendogli la censura alla posta in entrata ed in uscita per 6 mesi con l’accusa di “aver tenuto un comportamento di istigazione alla ribellione di altri detenuti, anche in accordo con soggetti esterni al carcere”.
Atto di insubordinazione massima agli occhi di chi vuole gestire nel silenzio la vita di centinaia di persone costrette alla detenzione.
Scriviamo a Giorgio, contro la censura, inceppiamo il meccanismo!
Dobbiamo inceppare il meccanismo collaudato del carcere e delle sue strutture, rendendo un normale servizio come quello della corrispondenza, un lavoro “faticoso” per guardie ed addetti.
Possiamo farlo tempestandoli di lettere, cartoline, riviste, pacchi per Giorgio e gli altri detenuti della sezione, dimostrando che da fuori, quell’istigazione alla ribellione, è forte da tempo e non lascia da solo nessuno.
Invitiamo tutti a scrivere a:
Giorgio Rossetto
Casa di reclusione di SALUZZO
Regione Bronda, 19/b
Località Cascina Felicina
12037 – SALUZZO (CN)

-----------------------

From: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
To:
Sent: Friday, May 04, 2012 6:37 PM
Subject: IMPERIA, MUORE IN CANTIERE, GETTATO NEL TORRENTE

State sicuri che questo operaio morto sul lavoro in un cantiere e vergognosamente fatto sparire in un torrente, per far pensare ad un suicidio non verrà assolutamente conteggiato nei dati INAIL sulle morti sul lavoro.
Chissà quanti lavoratori muoiono "in nero" ogni anno e di cui non sapremo mai nulla!
E l'INAIL ogni anno ci parla di calo delle morti sul lavoro......

Saluti.
Marco Bazzoni
Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza
Firenze

Il corpo di un uomo trovato alcune settimane fa a Taggia potrebbe essere quello di un lavoratore in nero abbandonato dopo un infortunio sul lavoro. L'ipotesi sulla base dell'autopsia.

Indagini in cantieri anche in Piemonte e lungo la Costa Azzurra.


da Sanremo News
Bruno Persano

Quando il cadavere fu ripescato qualche settimana fa nel torrente Argentina a Taggia, vicino Imperia, le autorità pensarono ad un suicida o alla vittima di una caduta. Ma l'autopsia ha svelato uno scenario ben più terribile. Quel corpo ancora senza nome potrebbe essere di qualche lavoratore in nero vittima di un infortunio sul lavoro.
Per non avere grane con la giustizia, chi l'aveva assunto potrebbe averlo gettato nel fiume distante dal cantiere dove è morto. L'autopsia ha svelato lesioni toraciche e addominali, risultate mortali, e gravi traumi avvenuti dopo la morte. E quindi, è parere dell'anatomopatologo, l'uomo sarebbe morto a causa di una violenta caduta alla quale in seguito si sono sommate altre lesioni meno gravi giustificate dall'abbandono nel greto del torrente.
La procura di Sanremo ha aperto un fascicolo per occultamento di cadavere. Le indagini nei cantieri della zona e della provincia di Imperia, per ora, non hanno aggiunto elementi utili per l'indagine, ma i carabinieri non escludono che l'infortunio possa essere avvenuto anche in Piemonte o nella vicina Costa Azzurra.
Grazie ad un software, il volto della vittima è stato ricostruito al computer. Si tratta di un uomo di età compresa tra i 25 ed i 30, di razza europea-caucasica, alto un metro e 70.

04 maggio 2012

-----------------------
Da: Federico Giusti giustifederico@libero.it
A:     
Data: Lun 7 Mag 2012 11:01 am
Oggetto: RAPPRESENTANTI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

A seguire la lettera inviata dal COBAS Comune di Pisa alla RSU e ai sindacati provinciali sulla nomina degli RLS.

Un particolare ringraziamento alla consulenza dell'ing. Marco Spezia.

Alla RSU
Agli RLS
Alle OOSS
Cari/e
Da un punto di vista legislativo, il D.Lgs.81/08, va purtroppo contro alle nostre sacrosante esigenze.
La questione dell’ RLS/RSU è un’ anomalia tutta italiana, che andrebbe affrontata seriamente se avessimo una attenzione reale da parte sindacale alle problematiche della sicurezza, non solo come rappresentanza formale ma per costruire attorno agli RLS un percorso conflittuale contro l'attuale organizzazione del lavoro, dei turni, dei processi gestionali dei servizi e del personale.
Ma nessuno a livello nazionale (partiti o sindacati) ha mai voluto fare qualcosa, per ovvi motivi di interesse.
Veniamo a cosa dice il D.Lgs.81/08.
La nomina da parte dei lavoratori dell’ RLS è regolamentata dall’ articolo 47 del Decreto, che riportiamo integralmente a seguire.
1. Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è istituito a livello territoriale o di comparto, aziendale e di sito produttivo. L'elezione dei rappresentanti per la sicurezza avviene secondo le modalità di cui al comma 6.
2. In tutte le aziende, o unità produttive, è eletto o designato il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.
3. Nelle aziende o unità produttive che occupano fino a 15 lavoratori il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è di norma eletto direttamente dai lavoratori al loro interno oppure è individuato per più aziende nell'ambito territoriale o del comparto produttivo secondo quanto previsto dall'articolo 48.
4. Nelle aziende o unità produttive con più di 15 lavoratori il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è eletto o designato dai lavoratori nell'ambito delle rappresentanze sindacali in azienda. In assenza di tali rappresentanze, il rappresentante è eletto dai lavoratori della azienda al loro interno.
5. Il numero, le modalità di designazione o di elezione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, nonché il tempo di lavoro retribuito e gli strumenti per l'espletamento delle funzioni sono stabiliti in sede di contrattazione collettiva.
6. L'elezione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza aziendali, territoriali o di comparto, salvo diverse determinazioni in sede di contrattazione collettiva, avviene di norma in corrispondenza della giornata nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro, individuata, nell'ambito della settimana europea per la salute e sicurezza sul lavoro, con decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sentite le confederazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Con il medesimo decreto sono disciplinate le modalità di attuazione del presente comma.
7. In ogni caso il numero minimo dei rappresentanti di cui al comma 2 è il seguente:
a) un rappresentante nelle aziende ovvero unità produttive sino a 200 lavoratori;
b) tre rappresentanti nelle aziende ovvero unità produttive da 201 a 1.000 lavoratori;
c) sei rappresentanti in tutte le altre aziende o unità produttive oltre i 1.000 lavoratori. In tali aziende il numero dei rappresentanti è aumentato nella misura individuata dagli accordi interconfederali o dalla contrattazione collettiva.
8. Qualora non si proceda alle elezioni previste dai commi 3 e 4, le funzioni di rappresentante dei lavoratori per la sicurezza sono esercitate dai rappresentanti di cui agli articoli 48 e 49, salvo diverse intese tra le associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.
Il nocciolo del problema è quanto prevede il comma 4: “Nelle aziende o unità produttive con più di 15 lavoratori il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è eletto o designato dai lavoratori nell'ambito delle rappresentanze sindacali in azienda. In assenza di tali rappresentanze, il rappresentante è eletto dai lavoratori della azienda al loro interno”.
Quindi, leggendo alla lettera tale comma, se le RSU aziendali esistono, il RLS deve essere eletto all’ interno di tali rappresentanze.
Solo se le RSU non esistono, il RLS può essere eletto tra ciascuno degli altri lavoratori.
Il comma 5 stabilisce però che ”Il numero, le modalità di designazione o di elezione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, nonché il tempo di lavoro retribuito e gli strumenti per l'espletamento delle funzioni sono stabiliti in sede di contrattazione collettiva” e questo lascerebbe qualche possibilità di deroga rispetto al comma 4.
Non mi pare che i CCNL autonomie locali e quelli del pubblico impiego indichino modalità di elezione degli RLS.
Per quanto concerne le pressioni della parte Pubblica, si ribadisce che il Comune di Pisa (dirigenti, direttore generale....) non ha voce in capitolo in merito all’ elezione, nel senso che l’ Azienda non può influenzare in nessun modo le scelte dei lavoratori per l’ elezione dei RLS.
Quello che il Comune può fare è rifiutarsi di attribuire ai RLS non RSU i diritti sanciti dall’ articolo 50, in quanto l’ elezione del RLS non è coerente con l’ articolo 37, comma 4 del Decreto.
Ma questo deve farlo in maniera formale e a questo punto la loro opposizione può essere da noi impugnata presso l’ Organo di vigilanza (ASL).
L’ alternativa è la concertazione dove stabilire che nel Comune di Pisa è possibile nominare RLS anche al di fuori della RSU , nell'ottica di assicurare rappresentanti motivati e preparati sulle tematiche della sicurezza.
Per questi motivi il COBAS Comune di Pisa propone quanto segue:
     un incontro con il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione e il dirigente del personale dove concertare la nomina degli RLS all'interno e all'esterno della RSU;
     indicare un numero maggiore di 3 di RLS, confermando almeno il numero precedente.

Per il COBAS Comune di Pisa
Federico Giusti

-----------------------
Da: Comitato Difesa Salute di Tezze sul Brenta e Bassano del Grappa Salute.Tezze@libero.it
A:
Data: Lun 7 Mag 2012 7:38 pm
Oggetto: PER NON DIMENTICARE I LAVORATORI MORTI ALLA TRICOM

PER NON DIMENTICARE I LAVORATORI MORTI ALLA TRICOM DI TEZZE SUL BRENTA

Si apre il processo d’appello contro la sentenza ai vertici aziendali della Tricom Galvanica PM di Tezze sul Brenta, (azienda galvanica già condannata nel 2006 dal Tribunale di Cittadella, perché responsabile del grave avvelenamento della falda acquifera nell'alta padovana), assolti dal tribunale di Bassano dall'accusa di omicidio colposo per la morte di alcuni operai dell'azienda a causa di malattia contratta nel luogo di lavoro e mancato rispetto delle norme di sicurezza.
La sentenza è stata vergognosa e inaccettabile: “perchè il fatto non sussiste”. Alla lettura della sentenza è montata giustamente la rabbia: due uova lanciate contro il tribunale e qualche frase gridata sono bastati perché il tribunale di Bassano, così negligente con i padroni accusati di omicidio, diventasse celere e solerte denunciando immediatamente otto lavoratori per minacce e imbrattamento. Anche questa vicenda processuale, tuttora in corso presso il tribunale di Trento, è stata accompagnata da presidi di centinaia di persone solidali e dei comitati locali. Questo processo si concluderà il 27 giugno prossimo.
Il nostro Comitato si è schierato fin dall'inizio con le famiglie degli operai deceduti. Per anni abbiamo seguito il processo di Bassano senza perdere un'udienza, convinti che solo mantenendo alta la tensione e la visibilità sul caso si potevano evitare l’insabbiamento dell’inchiesta.
E' tempo quindi di rilanciare la lotta in vista delle importanti scadenze processuali del 7 e del 27 giugno, organizzando assemblee, presidi e manifestazioni pubbliche, facendo sentire tutto il peso delle sentenze che saranno emesse nelle due sedi.
Invitiamo tutti a partecipare a:
     Venezia il 7 giugno per un presidio pubblico in occasione del processo d'appello sul caso Tricom;
     Trento il 27 giugno per la manifestazione pubblica in occasione della sentenza del processo contro i nostri otto compagni denunciati.
Data e luoghi saranno segnalati sul nostro sito http://salutetezze.blogspot.it/
Per sostenere le nostre attività stiamo organizzando un pranzo popolare di sottoscrizione a Bassano località San Michele il 10 giugno prossimo.

5 maggio 2012

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Tezze sul Brenta e Bassano del Grappa

cellulare 3771508711-

-----------------------
From: Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
To:
Sent: Wednesday, May 09, 2012 12:06 AM
Subject: AGGIORNAMENTO INDAGINI POLIGONO MILITARE DI QUIRRA

Grazie della segnalazione a Angelo Baracca
20 rinvii giudizio per la Sindrome di Quirra. Il Procuratore Fiordalisi racconta.
Saluti
Gino Carpentiero


Ritengo importante far circolare queste notizie: finalmente in Sardegna l'indagine della magistratura approda a conclusioni importanti, speriamo che il futuro porti alla condanna dei responsabili
Angelo Baracca


SARDEGNA QUOTIDIANO
7 maggio 2012

BASI DI MORTE PARLA IL PROCURATORE FIORDALISI
Ecco l’origine della sindrome di Quirra da troppo tempo avvolta nel mistero.
“La Sindrome di Quirra oggi non è più un fatto misterioso, perché finalmente si conoscono le fonti del pericolo per la pubblica incolumità che sono rimaste coperte da un alone di mistero per tanto tempo”. Non sembra aver dubbi il procuratore Domenico Fiordalisi.
In sedici mesi di indagini e accertamenti che, nei giorni scorsi, hanno portato alla richiesta di 20 rinvii a giudizio tra militari, amministratori locali, professori e ricercatori universitari, la Procura di Lanusei ha ricostruito “un quadro di evidente contaminazione da attività militari e di sperimentazione” svolte per decenni all’interno del Poligono del Salto di Quirra.
Il tutto senza che militari o civili impegnati nel poligono, come gli allevatori che utilizzavano i pascoli nell’area militare, siano stati adeguatamente informati o protetti verso gravi rischi sanitari che potevano correre in determinate aree. Come non ha dubbi nel ribadire che l’azione della magistratura “va nella direzione della tutela di quella che è la difficile situazione che i pastori e le persone che abitano nei centri urbani intorno a quest’area demaniale militare, hanno vissuto e vivono”.
“La Costituzione”, aggiunge Fiordalisi, collocando la sua azione in un ambito più generale, “pone in modo centrale la questione della tutela della persona e della sua salute, due diritti collegati uno all’altro. Anche i pastori, che hanno subito danni come persone offese prima e poi come protagonisti passivi del sequestro preventivo delle aree che utilizzavano, ritengo abbiano capito che la magistratura ha agito soprattutto nel loro interesse, per salvaguardare la loro dignità e la loro salute”.
Il pericolo per la salute, l’inquinamento da sostanze radioattive come il torio e quello chimico fisico da diversi metalli pesanti, sarebbe anche aggravato dalle conseguenze cito-tossiche dell’attività dei numerosi radar operanti nel Poligono.
RADIOATTIVITÀ PER DECENNI
“La fonte di questo pericolo”, spiega ancora il magistrato, supportando le sue argomentazioni con le conclusioni dei consulenti scientifici, “è costituita da una o più sostanze radioattive che creano, specialmente per le emissioni di radiazioni alfa, una pericolosità così lunga nel tempo che sono necessari 30/35 anni per esprimere tutta la loro potenzialità nociva. Significa che negli anni 2000 stiamo subendo i possibili effetti negativi in termini di danni al DNA delle persone viventi e degli animali, per condotte poste in essere negli anni 1970/1980”.
“La fonte del torio”, precisa ulteriormente, “la cui presenza è stata riscontrata in passato e in anni recenti da enti pubblici tra i quali anche l’Arpas, è un missile utilizzato in tutta Europa, il Missile Milan, nelle versioni fabbricate prima del 1999, che conteneva questa sostanza nel sistema di guida. A questo si aggiungono le attività di brillamento di materiale bellico obsoleto, che sinora erano indicate essere solo delle operazioni di esercitazione di artificieri o test di esplosivi, e invece si sono rivelati essere una forma di smaltimento di rifiuti militari pericolosi che ha generato l’inquinamento da tungsteno, cromo e altre sostanze estremamente pericolose”.
RIESUMAZIONI NECESSARIE
Tutti contaminanti che, sommati a quelli rilasciati da alcune discariche di materiali pericolosi utilizzati dai militari, la pioggia e il vento hanno contribuito a portare ben oltre le aree interne al Poligono interessando anche “i fiumi e pozze in cui si abbeveravano mandrie e greggi di vari ovili dove si sono verificati purtroppo tanti casi di pastori deceduti”.
“Nelle ossa di questi pastori”, aggiunge Fiordalisi riferendosi alla misura che, insieme all’iniziale sequestro dell’intero Poligono, è stata tra le più contestate, “è stato trovato il torio, in misura più elevata di chi non frequentava quelle aree. Sono stati accertamenti molto complessi che purtroppo hanno reso necessaria la riesumazione e l’analisi delle salme di numerosi pastori, riesumazione fortemente criticata, ma che ha prodotto risultati estremamente utili per l’accertamento della verità”.
L’indagine, che nella prima fase aveva anche ipotizzato il reato di omicidio colposo con dolo eventuale poi caduta anche per l’estrema difficoltà di dimostrare il nesso di causa ed effetto tra le azioni che hanno portato al disastro ambientale e la morte di pastori e militari, è arrivata “a ipotesi di reato concrete, chiare e verificate” che possono essere “oggetto di una valutazione da parte del giudice perché, per esempio, non coperte da prescrizione”.
“Quello che è fondamentale comprendere”, prosegue Fiordalisi, “è che l’accertamento che il codice consente alla giustizia, per le conoscenze scientifiche che oggi si hanno, è in termini di pericolo ed esposizione al pericolo, e non di nesso di causalità”.
IL RAPPORTO CON LA GENTE
Un argomento cui Fiordalisi tiene particolarmente, è l’importanza del “canale diretto” instaurato con decine di persone che si sono rivolte a lui per raccontare, testimoniare e denunciare alcune centinaia di casi di malattie e morti, “un legame tra magistratura e cittadino che non si è mai spezzato e ha permesso di acquisire informazioni che altrimenti non avremmo mai avuto”.
“Non è stato semplice”, conclude, “perché il clima che negli anni si è creato intorno a questa vicenda non favoriva una collaborazione della gente, ma in buona misura ci siamo riusciti. Si tratta di un percorso nuovo che va nella direzione di tutela della salute di tutti”.

Carlo Porcedda


IL LIBRO “LO SA IL VENTO ” SUI MALI DELLA SARDEGNA
Carlo Porcedda è autore, con la collega Maddalena Brunetti, del libro “Lo sa il vento, il male invisibile della Sardegna”, inchiesta sui veleni di poligoni militari e poli industriali che minacciano (e minano) la salute dei sardi e mettono a repentaglio l ’incolumità delle bellezze dell ’Isola.
Poligono di Quirra ma non solo: tra testimonianze di parenti di persone morte o ammalate, racconti, raccolte di atti parlamentari e d’inchiesta, vengono raccontati i mali della Sardegna, che passano dalle grandi industrie chimiche all’uso militare di angoli di paradiso. Il libro, uscito alla fine del 2011 (Edizioni Ambiente, Collana Verdenero) è introdotto dalla prefazione del musicista Paolo Fresu.
Eccone un passaggio: “In questi ultimi decenni molti hanno taciuto sulle responsabilità legate all’ industrializzazione e alla militarizzazione della Sardegna. Imprenditori e politici, costruttori senza scrupoli e militari hanno minato uno dei luoghi più belli e incontaminati del pianeta”.

-----------------------
From: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
To:
Sent: Wednesday, May 09, 2012 9:05 PM
Subject: INFORTUNI MORTALI: I DATI INAIL E QUELLI VERI

FIOM CGIL NAZIONALE: SMENTIAMO ANCORA UNA VOLTA QUESTO OTTIMISMO FUORI LUOGO DI INAIL E GOVERNO, PUBBLICANDO I DATI CHE, PURTROPPO, COME SEMPRE SONO VERI, FORNITI DA CARLO SORICELLI DELL’OSSERVATORIO INDIPENDENTE DI BOLOGNA SULLE MORTI PER INFORTUNI SUL LAVORO.

Questa è la nota ufficiale dell'Ufficio Salute e Sicurezza sul Lavoro della Fiom Nazionale sugli
infortuni sul lavoro, che critica INAIL e Governo, che parlano di dati ottimistici sugli infortuni sul lavoro e cita i dati dell'Osservatorio Indipendente di Bologna, diretto da Carlo Soricelli, dandogli completamente ragione.
Questo il link:
Saluti.
Marco Bazzoni
Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza
Firenze
FEDERAZIONE IMPIEGATI OPERAI METALLURGICI NAZIONALE
corso Trieste, 36 - 00198 Roma -
telefono 06 85 26 2 319-320-321
fax 06 85 30 30 79

Roma, 7 maggio 2012
Alle strutture FIOM regionali
Alle strutture FIOM territoriali
Alla Segreteria e Apparato nazionale
OGGETTO: INFORTUNI MORTALI
in questi giorni si sono susseguite varie dichiarazioni di esponenti del Governo e dell’INAIL che hanno teso per l’ennesima volta a dimostrare che gli infortuni sul lavoro in Italia stanno diminuendo e che si sta procedendo positivamente sulla strada della costruzione di una effettiva sicurezza sul lavoro. Smentiamo ancora una volta questo ottimismo fuori luogo pubblicando i dati che, purtroppo, come sempre sono veri, forniti da Carlo Soricelli dell’Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti per infortuni sul lavoro.
2011
663 lavoratori morti sui luoghi di lavoro + 507 lavoratori morti in incidenti in itinere = 1.170 = + 11,6% sul 2010
2012
Primi 4 mesi: 163 lavoratori morti sui luoghi di lavoro + 325 lavoratori morti in itinere = 488
Indice di infortuni mortali per settori:
     agricoltura 31,0%
     edilizia 23,0%
     servizi 12,3%
     industria 8,9%
     autotrasporto 5,8%
Età dei lavoratori deceduti:
     33,0% ha più di 50 anni
     23,5% tra 30 e 50 anni
     8,9% meno di 30 anni
Sono stranieri il 13,7% del totale dei lavoratori morti.
Lavoratori morti per ciascuna Regione:
     Lombardia 22
     Toscana 15
     Emilia Romagna 15
     Piemonte 13
     Sicilia 9
     Veneto 8
     Lazio 8
     Puglie 8
     Calabria 5
     Marche 5
     Friuli 4
     Umbria 4
Nelle altre regioni e province sono stati accertati tra 1 e 3 lavoratori deceduti.
Da questi drammatici dati si evidenzia la necessità di proseguire nell’impegno per tutelare la vita dei lavoratori continuando a chiedere appropriate procedure di sicurezza ma anche cambiamenti nell’organizzazione e nell’orario di lavoro che producono così drammatici e rilevanti incidenti in itinere.
Fraterni saluti.
Il Responsabile Ufficio SAS
Maurizio Marcelli

----------------------- 
From: Unione Sindacale di Base Sede Perugia perugia@usb.it
Cc:
Sent: Thursday, May 10, 2012 8:58 AM
Subject: RICORSO PER IL “CAMBIO DIVISA”

La USB sanità invita tutti gli operatori del settore sanità che hanno aderito all'istanza di accesso per la questione del "cambio divisa" e hanno ritirato i documenti consegnati dalla ASL a partecipare all´incontro che si terrà lunedì 14 maggio alle ore 16.30 presso lo studio dell´Avv. Alessandro Longo, legale di fiducia della USB in via Martiri dei lager, 158 a Perugia.
La riunione tratterà specificatamente il percorso legale inerente il ricorso per il recupero del tempo necessario per il cambio divisa nei luoghi di lavoro, così come già riconosciuto da diverse sentenze di cassazione e del giudice del lavoro.
Tutti gli aderenti devono necessariamente partecipare all´incontro in quanto è necessario sottoscrivere personalmente il ricorso pena l’impossibilità a partecipare.
Vi porgiamo i nostri distinti saluti.
Per ogni altra informazione potete telefonare al 340 25 44 131

Perugia, 9 Maggio 2012

 

Nessun commento: