SICUREZZA SUL
LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! “LETTERE DAL FRONTE” DEL
14/05/12
INDICE
Franco Pinerolo francesco.pinerolo@fastwebnet.it
I
LAVORATORI PRECARI NELLA RIFORMA MONTI
– FORNERO
Marco
Bazzoni bazzoni_m@tin.it
MASSIMILIANO
CONTADINI
ANCORA
IN MARCIA !
redazione@ancorainmarcia.it
SICUREZZA
FERROVIARIA E MANUTENZIONE: SEMINARIO AGENZIA EUROPEA (ERA), FIRENZE 15 E 16
MAGGIO 2012
A.I.E.A.
Paderno Dugnano
a.i.e.a.padernodugnano@fastwebnet.it
COMUNICATO
STAMPA E PROSSIME INIZIATIVE
Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
CHE SENSO HA MORIRE
PER IL LAVORO?
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From: Franco Pinerolo francesco.pinerolo@fastwebnet.it
To:
Sent: Tuesday, May 01, 2012 9:53 PM
Subject:
I LAVORATORI PRECARI NELLA RIFORMA
MONTI – FORNERO
I
LAVORATORI PRECARI NELLA RIFORMA MONTI
– FORNERO
Il
lavoro precario, che ormai riguarda l'80% delle nuove assunzioni, e circa 7
milioni di persone (dati ISFOL), rappresenta una vera e propria emergenza
nazionale, una realtà contrattuale senza tutele e diritti. Ma nonostante ciò, la
riduzione drastica delle 46 (!) modalità contrattuali “atipiche” esistenti,
assicurata inizialmente dal Ministro Fornero, è stata poi incredibilmente
accantonata, per intervenire solo su alcune specifiche tipologie
contrattuali sia applicando nuove pratiche amministrative disincentivanti -
anche se per certi aspetti carenti -, sia stabilendo nuovi oneri contributivi,
che però rischiano di andare a detrimento anziché a vantaggio dei precari, come
vedremo.
CONTRATTI
A TERMINE (O A TEMPO DETERMINATO)
a)
Si tenta lo scoraggiamento di questo tipo di contratti attraverso una
penalizzazione, un contributo aggiuntivo dell'1,4%, ma c’è il rischio, per non
dire la certezza, che molti (im)prenditori ne scarichino il costo sulle spalle
dei lavoratori. Per evitare questo pericolo il governo avrebbe dovuto
accompagnare il contributo con un tetto minimo salariale, in modo che i
lavoratori non potessero percepire meno di una certa cifra. Nel documento finale
della Ministra Fornero, invece, il tetto minimo non c'è.
b)
il contributo aggiuntivo dell'1,4% potrebbe avere come conseguenza quella di far
ingrossare le fila delle 4 milioni di partite IVA, che diventerebbero per gli
imprenditori più convenienti.
c)
il contributo aggiuntivo dell'1,4% non si applicherà né ai contratti stipulati
per ragioni di carattere sostitutivo (ad esempio a chi è assente per maternità)
né ai contratti a termine stagionali, né agli apprendisti: in pratica non si
applicherà alla stragrande maggioranza dei contratti a termine!
d)
Suona come un paradosso beffardo il fatto che il contributo aggiuntivo dell'1,4%
vada a finanziare proprio ASPI e mini-ASPI (una sorta di indennità di
disoccupazione introdotte con questa riforma), da cui molte tipologie di lavoro
precario sono invece tagliate fuori (ne sono esclusi CO.CO.PRO., CO.CO.CO.,
collaborazioni occasionali, a chiamata, finte partite IVA, associati in
partecipazione, ecc.).
e)
E’ grave che al primo contratto a termine di durata non superiore a sei mesi sia
stata tolta la causale, che era stata finora il deterrente per l'abuso di questo
tipo di contratto. Il lavoratore potrà così essere sciolto anche senza bisogno
di indicare il motivo preciso del licenziamento (di carattere tecnico,
produttivo, organizzativo). In questo modo la precarietà complessiva viene
notevolmente aumentata e resa lecita, permettendo l’abuso del contratto a
termine, reiterabile senza limiti per lo stesso lavoratore, in un’altra mansione
o con un'altra impresa. La conseguenza potrà anche essere che un datore di
lavoro potrà avere forza lavoro di basso livello anche tutta composta di
contratti precari, purché ogni sei mesi li sostituisca previa una breve
formazione che gli uscenti dovranno fornire agli entranti, usufruendo pure dei
“50 giorni” di sforamento concessi per il passaggio delle consegne. L'assenza di
causale per il primo contratto a termine è quindi antitetica alle finalità
dell’attuale disegno di legge (art.1) che ribadisce essere il lavoro subordinato
a tempo indeterminato la forma comune di rapporto di lavoro.
f)
Il Ministro Fornero illude che allungando l’intervallo tra la stesura di un
contratto a termine e l’altro con lo stesso soggetto si possa evitare che
centinaia di migliaia di lavoratori continuino a essere precari. Evidentemente
alla Fornero sfugge che la vigente normativa consente ai datori di lavoro di
reiterare il ricorso al tempo determinato - non necessariamente con gli stessi
soggetti - grazie a “causali” di tipo generico. Inoltre allungando il periodo
minimo che deve intercorrere fra la scadenza di un contratto ed il suo rinnovo,
si costringe di fatto il lavoratore a rimanere disoccupato per un periodo
temporale più lungo.
g)
Per sanzionare l’utilizzo improprio di contratti a termine, si continua a
privilegiare il canale dell’indennizzo giudiziario con un minimo di 2,5
mensilità, davvero modesto, anziché la forma più logica della conversione del
contratto a tempo indeterminato.
h)
È ridotto il periodo entro il quale si deve depositare il ricorso in
Tribunale.
i)
I contratti a termine vengono ulteriormente penalizzati a causa
dell’introduzione del trattamento speciale riservato ai lavoratori
“svantaggiati” affittati dalle agenzie interinali alle aziende con uno sconto
del 20% sulle tabelle contrattuali.
l)
Dopo 36 mesi di contratti a tempo determinato il governo consente di far
scattare l'assunzione definitiva, ma questo avveniva anche ora
(D.Lgs.368/01).
m)
Per i contratti a termine manca una copertura contributiva nei periodi di non
lavoro, cosicché i precari si ritroveranno in pensione con quasi nulla.
I
CONTRATTI A PROGETTO (GIÀ CO.CO.CO.)
Questa
forma contrattuale non viene abolita, come promesso inizialmente dal Ministro
Fornero.
a)
Occorre prevedere che i compensi non possano mai essere inferiori a quanto
previsto, per professionalità analoghe dai CCNL applicati dal committente;
questo per scongiurare una concorrenza sleale fra forme di
lavoro.
b)
Per questo tipo di contratto c’è una limitazione a mansioni non solo esecutive o
ripetitive. Il progetto non potrà limitarsi a riproporre, come spesso avviene,
l'oggetto sociale dell'azienda. Se il progetto manca, il contratto diventa a
tempo indeterminato. Se l'attività del lavoratore a progetto finisce per essere
sostanzialmente simile, per orario o per compiti svolti, a quella del
dipendente, scatta la presunzione del carattere subordinato della prestazione.
Viene eliminata la facoltà di introdurre clausole individuali che consentano il
recesso del datore di lavoro prima della scadenza del termine o comunque del
completamento del progetto, anche in mancanza di una giusta causa, fermo
l'obbligo di dare comunque il preavviso al collaboratore
c)
Per i collaboratori l'aliquota contributiva previdenziale aumenta di un punto
l'anno fino a raggiungere nel 2018 il 33%: dunque anche per i contratti a
progetto, come per quelli a termine, l’aumento del carico contributivo rischia
di rappresentare una beffa, poiché non e' prevista nessuna salvaguardia sui
salari minimi di compenso. Così sarà facile per certi (im)prenditori caricare
sui lavoratori l’aumento di costo riducendo il compenso netto in busta paga,
come già purtroppo avviene con le clausole inserite in alcuni nuovi contratti
dei collaboratori.
d)
gli aumenti di contributi sociali a favore della gestione separata dell'INPS da
parte dei collaboratori a progetto avvengono a fronte di nessuna estensione
degli ammortizzatori sociali, poiché i collaboratori sono esclusi
dall’ASPI.
e)
I sindacati confederali avanzavano la necessità di individuare da parte della
contrattazione collettiva una soglia di reddito al di sotto della quale non sia
possibile accendere a rapporti di lavoro autonomo.
f)
Per
distinguere il vero dal falso lavoro autonomo, non è stata nemmeno oggetto di
discussione la possibilità di indicare come criterio identificativo del lavoro
dipendente la cosiddetta “doppia alienità”: dei mezzi di produzione e del
risultato utile della prestazione. Dunque queste tipologie di lavoro
continueranno ad essere utilizzate per coprire la realtà di rapporti di lavoro
subordinato.
g)
Manca una copertura contributiva per i periodi di non lavoro di questa tipologia
di lavoro, così si andrà in pensione con quasi nulla.
h)
Grazie ai sindacati c’è un impegno a rendere strutturale l'una tantum
riservata ai CO.CO.PRO., un paracadute per il disoccupato che ha bisogno di
un sostegno al reddito. Oggi l'una tantum è pari al 30% del reddito dell'anno
precedente, con un tetto di 4 mila euro. Ma i requisiti sono più restrittivi di
prima, quando di fatto già l'83% dei fondi stanziati per il triennio 2009-2011
non è stato utilizzato (35 milioni su 200), con il 69% di domande respinte
(28.674 su 42.550). Senza una revisione, questa salvaguardia continuerà ad
essere inutile, oltre che limitato.
COLLABORAZIONI
O CONSULENZE CON PARTITA IVA
Solo
nel 2011 ne sono state aperte ben 535 mila, di cui quasi la metà da parte di
giovani, e spesso nascondono veri e propri abusi. Chi è costretto ad aprire una
partita IVA, si deve accollare totalmente il costo dei contributi, che
altrimenti sarebbe ripartito con la committenza. È dunque un sistema per le
imprese per risparmiare sul costo del lavoro, dal momento che si guadagna in
media la miseria di 8mila euro l'anno.
a)
Le partite IVA smascherate non vengono riconosciute come lavoro subordinato ma
c’è la loro trasformazione a rapporto di collaborazione coordinato e
continuativo e solo poi, eventualmente, in subordinato se ricorrono 2 di questi
3 requisiti: una collaborazione che dura più di sei mesi nell'arco dell'anno,
che determina più del 75% dei ricavi del lavoratore, e che ha la postazione del
lavoro presso una delle sedi del committente. Ma nessun datore di lavoro è così
stupido, se utilizza una falsa partita IVA, da fargli un incarico continuativo
di più di 6 mesi o da dargli addirittura una scrivania ed un computer, quindi il
90% delle casistiche di false partite IVA non saranno per niente coinvolte.
Inoltre questa norma si applicherà non subito, ma dopo un anno dall'entrata in
vigore della legge.
b)
La stretta dei requisiti sopra descritta non vale per i professionisti che hanno
un albo e un ordine professionale, quindi per giornalisti, ingegneri,
architetti, avvocati, che sono quelli per i quali abitualmente ci si avvale
delle false partire IVA.
c)
I pesanti aumenti dei contributi sociali nei confronti delle partite IVA
avvengono a fronte di nessuna estensione degli ammortizzatori sociali (ASPI e
mini-ASPI, una sorta di indennità di disoccupazione), da cui essi sono tagliati
fuori.
d)
Manca una copertura contributiva per i periodi di non lavoro, quindi andranno in
pensione con quasi nulla.
CONTRATO
DI APPRENDISTATO
Nelle
intenzioni del governo l'apprendistato deve diventare il canale privilegiato di
accesso dei giovani - ma fino ai 29 anni - al mondo del lavoro, e può durare al
massimo fino ai 34 anni, mentre ben più elevata e sopra i 40 anni è l’età che
possono raggiungere i lavoratori precari.
In
realtà questa forma di contratto è senza alcuna garanzia dell'assunzione a tempo
indeterminato alla fine del triennio di apprendistato e assomiglia ai tanti
altri lavori precari già esistenti.
a)
l’apprendistato in realtà ha come unico obiettivo quello di abbassare il costo
del lavoro, di diminuire le tutele, di poter licenziare senza copertura
dell'articolo 18 solo con un modesto rimborso economico. Sono dunque 3 anni di
apprendistato nel corso del quale il giovane lavoratore senza ammalarsi, fare
figli, scioperare o avanzare rivendicazioni di sorta, è perennemente sotto
ricatto occupazionale. I vantaggi per gli imprenditori saranno un’aliquota
contributiva ridotta al 10%, o addirittura pari a zero per i primi 3 anni di
contratto di apprendistato, come previsto in base alle nuove norme per le
imprese fino a 9 dipendenti; rispetto al contratto a tempo determinato le
aziende risparmieranno fino al 25% del costo del lavoro, e, rispetto al lavoro
somministrato, anche il 10-15% di ricarico per le agenzie intermediarie; e poi
c’è la possibilità di “sotto-inquadramento”, con 2 livelli in meno rispetto ai
lavoratori ordinari che svolgono le stesse mansioni, come afferma il Sole 24
ore; infine c’è la riduzione dei contributi previdenziali che porterà alla
riduzione dell’ammontare futuro delle pensioni.
b)
la percentuale di apprendisti stabilizzati per poter procedere a nuove
assunzioni, e' stata ridotta per il primo triennio al 30 per cento ed e' una
percentuale troppo bassa che, combinata con la possibilità per le imprese di
assumere 3 apprendisti ogni 2 lavoratori regolari (mentre prima era 1 ogni 1),
può portare ad un utilizzo prevalente di queste forme di lavoro, che è a costi
più bassi. Aspetto dunque totalmente contraddittorio con gli obiettivi della
presente riforma, che all’articolo 1 ribadisce essere il lavoro subordinato a
tempo indeterminato la forma comune di rapporto di lavoro.
c)
Nel testo presentato alle Camere è stata inserita arbitrariamente dal
governo la possibilità di utilizzo della somministrazione a tempo determinato
per gli apprendisti, che va soppressa.
d)
Va evitato il rischio di svuotamento del ruolo di contratto formativo
dell'apprendistato attraverso la successione di più contratti, con la totale
deresponsabilizzazione dell'utilizzatore in ordine al percorso di
apprendistato.
e)
C’è un allungamento spropositato e del tutto ingiustificato da un punto di vista
professionale dei tempi di prova: 3 anni sono un periodo insensatamente lungo,
dato che l’80% dei lavori ha un contenuto professionale molto limitato, che
nella maggior parte dei casi si impara in qualche settimana.
f)
Se il lavoratore fosse licenziato e trovasse occupazione presso un’altra
azienda, il suo apprendistato precedente verrebbe azzerato, e questo meccanismo
potrebbe protrarsi per sempre.
g)
E’ una tipologia di lavoro che ha il difetto di poter servire a diminuire
progressivamente il numero dei lavoratori a tempo
indeterminato
provvisti di tutele.
h)
la durata minima è di 6 mesi ma resta purtroppo la scappatoia di poter essere
licenziati poco prima dei 3 anni.
IL
LAVORO INTERMITTENTE O A CHIAMATA
Negli
ultimi tempi ha fatto registrare una forte crescita, ma anche molti abusi,
diventando un surrogato del contratto subordinato. CGIL-CISL-UIL avevano
segnalato la necessità di sopprimere questo istituto, ma è stato
inutile.
a)
Non c’è la volontà di contrastare realmente gli abusi, perché, per evitare che
il contratto a chiamata possa coprire forme di utilizzo in nero, nel disegno di
legge viene previsto l'obbligo di effettuare una comunicazione amministrativa,
che è una prassi troppo snella e inefficace dal momento che basterebbe una
semplice telefonata in occasione di ogni chiamata del lavoro. E poi chi volesse
utilizzare il lavoro a chiamata per coprire forme illegali di utilizzo di
manodopera, se ne guarderà bene dall’obbligo di fare la comunicazione
amministrativa.
b)
Manca una copertura contributiva per i periodi di non lavoro di questa tipologia
di lavoro precario, così i lavoratori andranno in pensione con quasi nulla.
CONTRATTI
A TEMPO PARZIALE
a)
Per evitare che il contratto a tempo parziale possa coprire forme elusive di
utilizzo in nero della manodopera, si prevede un inefficace obbligo di
comunicazione amministrativa da parte del datore di lavoro, da dare in caso di
modifica dell’orario di lavoro. Ovviamente chi volesse utilizzare tali strumenti
per coprire forme illegali di utilizzo di manodopera, se ne guarderà
dall’adempiere all’obbligo di fare la comunicazione amministrativa, e questo
testimonia come non vi sia, da parte del governo, la volontà di contrastare
realmente gli abusi commessi dai datori di lavoro.
b)
E’ necessario che, come vorrebbero i sindacati, alla luce della riforma
previdenziale, venga rafforzata la possibilità di utilizzare il part-time in
uscita negli ultimi 5 anni di attività lavorativa, prevedendo il riconoscimento
della contribuzione figurativa per le ore settimanali non
lavorate.
c)
Nel part time, a certe condizioni, il lavoratore potrà chiedere l'eliminazione
delle clausole elastiche sull'orario d'impiego
LAVORO
IN SOMMINISTRAZIONE (EX INTERINALE)
a)
Sono accendibili in assenza di qualsivoglia “esigenza di carattere tecnico,
produttivo, organizzativo o sostitutivo” purché di durata non superiore a “sei
mesi” (che però, in assenza di proroga, possono proseguire per altri 50 giorni
senza dar luogo a conversione). Ciò significa che un datore di lavoro potrà
avere anche tutta la propria forza lavoro con contratti precari, purché ogni sei
mesi li sostituisca, utilizzando anche i 50 giorni di sforamento concessi per il
passaggio delle consegne e una breve formazione che gli uscenti dovranno fornire
agli entranti.
Tutto
questo in contrasto con le finalità del disegno di legge (articolo 1) che
ribadisce essere il lavoro subordinato a tempo indeterminato la forma comune di
rapporto di lavoro
b)
In
tutti i casi in cui vengano assunti con contratto di somministrazione una platea
amplissima di soggetti
(lavoratori
cosiddetti svantaggi, ultracinquantenni, i privi di diploma superiore, adulti
soli con una o più persone a carico ecc.), vengono
eliminati sia l’obbligo
di fornire i motivi del ricorso al lavoro interinale
(causali) sia i tetti quantitativi
previsti dai contratti,
facendolo diventare così l'alternativa o lo sbocco dei contratti a termine e lo
sbocco per gli espulsi
dai processi produttivi.
c)
Non c’è nessuna norma simile a quella prevista per l’apprendistato, che
all’articolo 5 impone che l’assunzione di nuovi precari dallo stesso datore di
lavoro sia possibile solo se almeno il 50 per cento di essi prosegue il rapporto
di lavoro al termine del periodo. Mancando dunque una norma di salvaguardia di
questo tipo, i lavoratori assunti con questa tipologia di contratto saranno
continuamente “usa e getta”.
d)
Manca una copertura contributiva per i periodi di non lavoro dei precari, così
chi usufruisce di questo tipo di lavoro andrà in pensione con quasi nulla.
ASSOCIAZIONE
IN PARTECIPAZIONE:
a)
Il testo presentato alle Camere contraddice il contenuto del confronto svolto
con le organizzazioni sindacali, che limitava l'attivazione dei rapporti di
associazione in partecipazione ai soli familiari entro il 1° grado o coniugi.
Ora l’associazione in partecipazione viene nuovamente estesa a tre associati,
più coloro che sono legati da rapporto coniugale, di parentela entro il terzo
grado e affinità entro il secondo. Questo consente di utilizzare questa
tipologia al posto del lavoro dipendente ad esempio in esercizi commerciali
anche di una certa dimensione, come già avviene: i 52mila associati guadagnano
in media la miseria di 9mila euro l'anno e alle commesse viene chiesto di
sottoscrivere questa modalità contrattuale per condividere i frutti
dell'impresa, con la conseguenza che in alcuni casi hanno dovuto pagare pure le
perdite.
b)
Gli associati in partecipazione non usufruiscono di ASPI e mini-ASPI (una sorta
di indennità di disoccupazione introdotte con questa
riforma).
STAGE
E TIROCINI
Sono
rinviati a una delega. Nella delega deve essere confermata la possibilità di
svolgimento unicamente nel percorso formativo.
LAVORO
ACCESSORIO
a) Nel testo presentato alle
Camere va ripristinato il
riferimento al valore orario del voucher, previsto nel confronto svolto con le
parti sociali (Documento varato dal CdM del 23 marzo).
b) si assiste ad un'estensione della
possibilità di utilizzo del voucher all'intera attività agricola stagionale:
questo significa portare tutti i lavoratori agricoli nella soglia dei senza
diritti, destrutturare il lavoro agricolo, renderlo più illegale, accessorio,
eliminando i vincoli contrattuali per le imprese nel nome della semplificazione.
Ricordiamo che in questo campo siamo in presenza di forme diffuse di lavoro
nero, anche fra i lavoratori iscritti negli elenchi regolari, in prevalenza
immigrati, molti dei quali sono senza diritti, quindi senza pensioni, malattia e
disoccupazione.
CONCLUSIONE
LAVORO PRECARIO ED ATIPICO
Come
si può notare, dunque, il disegno di legge presenta numerose carenze anche per
quanto riguarda la parte del lavoro atipico e precario. Sarebbe opportuno quindi
che in sede parlamentare se ne prendesse atto, decidendo di intervenire per
porvi rimedio. Ci si sarebbe aspettato molto di più da un governo che si
proclama “di tecnici” ma che, del resto, ci ha già sorpreso in negativo per le
semplicistiche quanto crudeli - verso i meno abbienti - decisioni adottate nella
prima manovra economica di dicembre 2011 su IRPEF, ICI, benzina e IVA, usando le
pensioni come Bancomat pur essendo il sistema in equilibrio fino al 2050,
provocando centinaia di migliaia di esodati rimasti senza lavoro e senza
pensione e producendo come risultato la perdita di 800mila nuovi posti di lavoro
per i giovani a causa dell’allungamento dell’età pensionabile. E oggi che 3
nuovi “consulenti” tecnici vengono chiamati di fatto a sostituire nelle
competenze il governo, vediamo con chiarezza la conferma della manifesta
incapacità di questa compagine governativa, che si mostra in grado più di
raccontarla che di fare.
Riguardo
alla “riforma” del lavoro precario, si può constatare come non solo non aumenti
i posti di lavoro, ma lasci anche del tutto inevasa la necessaria riduzione
delle numerose, infernali tipologie contrattuali precarie ed atipiche esistenti:
uno strano modo davvero di rispondere alla crisi! Monti e Fonero non hanno
voluto puntare sulla valorizzazione del lavoro proseguendo e peggiorando
una tendenza sbagliata che fa leva sulla riduzione dei costi fondata sul lavoro
“usa e getta”, anziché adoperarsi per incentivare la ricerca, l'innovazione
tecnologica e di prodotto. Ma, come ha detto giustamente Monsignor Bregantini,
“il lavoratore non è una merce, non lo si può trattare come un prodotto da
dimettere”, e dunque la bussola dovrebbe tornare ad essere un neo-umanesimo
laburista, che restituisca serenità e dignità alla persona che lavora.
Franco
Pinerolo
1
Maggio 2012
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From:
Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
To:
Sent:
Friday, May 11, 2012 3:20 PM
Subject:
MASSIMILIANO CONTADINI
Oggi
mi ha scritto un amico giornalista del Tg1, segnalandomi che la storia di
Massimiliano Contadini, l'operaio rimasto invalido all'80% per un gravissimo
incidente sul lavoro, ha avuto un brutto epilogo: pochi giorni fa gli hanno
bruciato anche la macchina per le sue denunce penali.
Questo
operaio era stato anche abbandonato dai suoi colleghi quando era gravemente
infortunato. Ha rischiato di morire!
Mi
è stato chiedo di diffondere questa notizia, ed è quello che faccio, senza
esitare neanche un secondo.
Spero
che anche altri mezzi d'informazione aiuteranno Massimiliano, tenendo i
"riflettori" accesi il più possibile su questa storia.
Massimiliano
ed Iwona (la sua compagna) hanno bisogno in questo momento dell'aiuto di tutti i
mezzi d'informazione.
Inoltre
spero che anche il mondo politico aiuterà Massimiliano Contadini.
Se volete contattare Iwona, questa è la sua email: iwonaroma@gmail.com.
Se volete contattare Iwona, questa è la sua email: iwonaroma@gmail.com.
Appena
riuscirò ad avere un recapito telefonico ve lo farò avere quanto
prima.
Questo il link dell'intervista di Tv7, andato in onda a Novembre 2011:
Questo il link dell'intervista di Tv7, andato in onda a Novembre 2011:
http://www.youtube.com/watch?v=PGLGJ0zbZnM
Saluti.
Marco Bazzoni
Saluti.
Marco Bazzoni
Operaio
metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza
Firenze
A seguire il comunicato ricevuto da Daniele Valentini.
A seguire il comunicato ricevuto da Daniele Valentini.
Caro Bazzoni,
ti
segnalo che la storia dell'operaio Massimiliano Contadini, invalido all'ottanta
per cento per un incidente sul lavoro del 2010, che avevamo raccontato a
novembre a TV7 e a speciale TG1, ha avuto una brutto epilogo: pochi giorni fa
gli hanno bruciato la macchina proprio a causa delle denunce penali, ma anche
pubbliche che Massimiliano e la sua compagna Iwona continuano a fare nei
confronti del datore di lavoro.
La
procura di Velletri sembra orientata a chiedere l'archiviazione per il datore di
lavoro Claudio De Meo, fornitore di betoniere e mezzi d'opera a Roma e
nonostante questo le minacce si sono intensificate.
Noi
venerdì prossimo faremo un servizio a TV7, tu se puoi diffondi questa notizia.
Un
caro saluto.
Daniele
Valentini
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To:
Sent: Saturday, May 12, 2012 11:00 AM
Subject:
SICUREZZA FERROVIARIA E MANUTENZIONE: SEMINARIO AGENZIA EUROPEA (ERA), FIRENZE
15 E 16 MAGGIO 2012
ancora
IN MARCIA !
GIORNALE
DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL
1908
L'Agenzia Europea per le Ferrovie (ERA) e l'Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria (ANSF) hanno organizzato un importante seminario divulgativo sulla normativa vigente e i suoi possibili sviluppi, sul tema “caldo” della sicurezza e della manutenzione ferroviaria.
Il
seminario di Firenze, si tiene a pochi giorni dal terzo anniversario e nella
stessa regione teatro della strage di Viareggio.
E'
stato organizzato senza alcuna pubblicità e nonostante il grande interesse
sull'argomento sarà svolto solamente in lingua inglese, senza possibilità di
traduzione.
Oltre
che uno sgarbo al paese ospitante ed alla città simbolo della lingua italiana, è
un modo crudo per ostacolare la comprensione, su un tema di così grande
rilevanza, alla cittadinanza in generale ed in particolare ai pendolari e agli
stessi ferrovieri,ma anche una vera e propria offesa ai familiari delle
vittime.
Tutta
la disciplina nazionale e comunitaria, in tema di sicurezza ferroviaria, è
orientata a consentire a qualsiasi impresa di effettuare treni, sia merci che
viaggiatori in ciascun paese dell'unione adottando regole e criteri
comuni.
Purtroppo
gli standard che l'ERA persegue
- in questo processo di omogeneizzazione - sono tutti al ribasso rispetto alle
normative previgenti nei singoli stati e orientati a favorire prevalentemente il
libero mercato e gli interessi delle imprese del settore, piuttosto che il
miglioramento reale delle condizioni di sicurezza.
Le
imprese non vogliono vincoli né norme stringenti ed i centri decisionali della
UE, purtroppo, restano più sensibili alle ragioni delle lobby organizzate che a
quelle della collettività.
Le
difficoltà di tenere sotto controllo i rischi in un settore così delicato sono
venute tragicamente alla luce con la strage di Viareggio - e la miriade di altri
incidenti minori - dove i doveri e le responsabilità della corretta manutenzione
ferroviaria si perdono in un ginepraio inestricabile di regole, disposizioni,
ecc.
Non
vorremmo che questa iniziativa rappresentasse un modo per condizionare - nel
processo per la strage di Viareggio - le valutazioni sulla conformità delle
norme sulla manutenzione.
Per
questo sarebbe necessaria la massima trasparenza per consentire la più ampia
partecipazione.
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From: A.I.E.A. Paderno Dugnano a.i.e.a.padernodugnano@fastwebnet.it
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From: A.I.E.A. Paderno Dugnano a.i.e.a.padernodugnano@fastwebnet.it
To:
Sent: Sunday, May 13, 2012 4:26 PM
Subject:
COMUNICATO STAMPA E PROSSIME INIZIATIVE
Buongiorno
in
allegato il comunicato stampa per la costituzione dell'Associazione Onlus
"Comitato a Sostegno dei Familiari delle Vittime e dei Lavoratori Eureco" e
prossime iniziative.
Chiediamo
a chiunque abbia la disponibilità di partecipare al presidio che si terrà martedì 15 maggio ore 8.00 in via
Padova 1 a Paderno Dugnano davanti all'abitazione di Lulzim Shuli (uno dei
lavoratori Eureco rimasti senza lavoro) il quale in quella data riceverà lo
sfratto esecutivo.
Partecipate
numerosi
Lorena
Tacco
COMUNICATO
STAMPA
Giovedì
3 maggio 2012 si è costituita, con sede in Paderno Dugnano, via Verga, 33
l’Associazione ONLUS denominata: “COMITATO A SOSTEGNO DEI FAMILIARI DELLE
VITTIME E DEI LAVORATORI EURECO”, con la finalità di:
-
svolgere
attività di tutela dei diritti dei lavoratori e di educazione alla cittadinanza
e nelle scuole di ogni ordine e grado e ovunque richiesto alla sicurezza sul
lavoro.
-
collaborare
con altre organizzazioni e con le Istituzioni locali, regionali, nazionali e
internazionali relativamente alle
tematiche della sicurezza sul lavoro.
-
Promuovere
e gestire ricerche, materiali di studio e documentazione, pubblicazioni, atti
giudiziari, atti di Commissioni e organi istituzionali, internazionali,
nazionali e locali e di associazioni
-
Organizzare
incontri, conferenze, manifestazioni, corsi di formazione, attività didattiche
per sviluppare la sensibilità al problema degli incidenti, alla salute e
sicurezza sul lavoro in tutti gli ambiti possibili.
-
Intervenire
sul piano
giudiziario per l'applicazione delle leggi sulla salute e sicurezza sul lavoro
ogni qualvolta se ne ravvisi la necessità, anche costituendosi, se vi sono le
motivazioni, parte civile nei processi penali.
L'Associazione
è aperta a tutti coloro che vorranno partecipare condividendone lo spirito e gli
ideali.
PROSSIME
INIZIATIVE DELL'ASSOCIAZIONE:
-
15
maggio: Iniziativa in difesa dei diritti
di Lulzim Shuli e della sua famiglia (con una bimba di 4 anni) che, dopo aver
subito la tragedia lavorativa dell'Eureco, oltre a non aver alcun sostentamento
economico per mancanza di un posto di lavoro, si vede ora sfrattato dalla casa
in cui risiede in via Padova, 1 (Calderara-Baraggiole). In tale data le forze
dell'ordine metteranno in atto quanto sopracitato. Per impedire questo, vista
l’indifferenza e l'assenza delle Istituzioni padernesi, si effettuerà un
presidio davanti alla casa di Lulzim Shuli alle ore 8.00.
-
Proiezione
del film “Uomini da Bruciare” – ricostruzione, a un anno di distanza, della
tragedia Eureco (data e ora da definire)
Associazione
Onlus
“Comitato
a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori
Eureco”
via
Verga, 33 – 20037 Paderno Dugnano
telefono
335 68 63 489
Ricordiamo
ancora il numero IBAN per il conto corrente dedicato alla raccolta fondi per i
Lavoratori Eureco:
Conto
di Solidarietà per i Lavoratori Eureco
IBAN
IT44 E076 0101 6000 00079385746
-----------------------
Da:
Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
Data: 14/05/2012
10.15
A:
Ogg: CHE SENSO HA
MORIRE PER IL LAVORO?
Cosa terrà insieme la società se il lavoro e la fatica non bastano più si chiede Diamanti.
Il
lavoro è fondamentale per l'equilibrio psicofisico di ogni persona, perderlo
vuol dire minare quest'equilibrio, ma c'è chi la vita la perde per mantenerlo e
spesso si rinuncia alle più elementari tutele per conservarlo.
Sentire
minacciare questo valore primario rende feroce, cattiva e fragile la società e
la singola persona e fa chiudere tutti in un individualismo egoista che ci rende
infelici.
Cosa
fare allora? Rivedere alle radici il modo di produrre e di considerare il lavoro
per quello che è. Un valore primario che non può essere solo nelle mani di
alcuni che sono al vertice della piramide. Il liberismo selvaggio di questi
ultimi vent'anni ha creato solo una casta sacerdotale che ha come unico dio il
denaro, e che dispone e controlla la ricchezza. Per tutti gli altri povertà e
macerie. Il lavoro come una variabile del mercato.
Rimettere
l'uomo e il lavoro al centro di una società più giusta ci renderà tutti più
felici, soprattutto se il mercato sarà una componente importante ma non
dominante della società.
Carlo
Soricelli
Osservatorio
Indipendente di Bologna morti sul lavoro
CHE
SENSO HA MORIRE PER IL LAVORO?
di
Ilvo Diamanti La
Repubblica
Viviamo
tempi violenti, pervasi, come ha affermato ieri Mario Monti, da una "profonda
tensione sociale". Di cui è indice - e fattore - il riemergere del terrorismo.
Che usa la vita e ancor più la morte come un messaggio. Uno spot da proiettare
nel circuito - e nel circo - mediatico. Senza il quale e al di fuori del quale:
nulla esiste. Lo stesso avviene, d'altronde, nel mondo del lavoro. Dove
togliersi la vita fa notizia. Molto più che perderla lavorando.
I
morti sul lavoro, infatti, sono un fenomeno antico, esteso e in costante
aumento. (Ce lo rammenta la preziosa opera di documentazione e informazione
svolta dall'Osservatorio Indipendente di Bologna di Carlo Soricelli). E,
tuttavia, quasi invisibile, se non in casi eccezionali - quando muoiono in tanti
in un colpo solo. Come nel caso della Thyssen Krupp di Torino, nel 2007.
I
suicidi, invece, suscitano grande attenzione ed emozione, in questi tempi. I
media li inseguono, giorno dopo giorno. Offrono l'immagine di un'onda anomala e
senza fine. Anche se i dati raccontano una storia diversa. Infatti, come osserva
Marzio Barbagli, sulla base delle statistiche dell'Istat: "I suicidi in questa
categoria sociale c'erano anche negli anni passati, più o meno con la stessa
frequenza". Anzi, dal 2009 ad oggi, sarebbero diminuiti.
Tuttavia,
la visibilità mediale di un fenomeno non è mai casuale. Basti pensare allo
spazio riservato dai media alla criminalità comune, trattata come un serial,
sceneggiato e riprodotto dai Tg e dai talk del pomeriggio e della sera. Senza
soluzione di continuità. Al di là di ogni variazione statistica del fenomeno,
riflette, soprattutto, la passione dei media per la cronaca nera tradotta in
"romanzo criminale".
Basti
pensare, ancora, allo spazio riservato dall'informazione all'immigrazione, negli
anni fra il 2007 e il 2009. In seguito ridimensionato drasticamente. Una
tendenza dettata da ragioni - e pressioni - politiche più che da mutamenti
quantitativi dei flussi migratori.
Penso,
invece, che la visibilità riservata ai suicidi, in questa fase, oltre che dalla
drammaticità dei singoli episodi, più che da ragioni "politiche", sia dettata -
e moltiplicata - dall'angoscia prodotta dalla crisi economica.
Il
principale e vero motivo della "tensione sociale", a cui ha fatto riferimento il
Presidente del Consiglio. Per riprendere i dati dell'Osservatorio
sull'In-Sicurezza (curato da Demos, l'Osservatorio di Pavia e la Fondazione
Unipolis), le "paure economiche" sono considerate la principale emergenza dal
60% degli italiani (aprile 2012). Un sentimento degenerato in pochi anni.
Insieme al senso di declino sociale.
Rammentiamo:
nel 2005 la quota di persone che si "sentiva" di classe sociale bassa o
medio-bassa era il 25%. Oggi il 53%. I suicidi dei lavoratori e ancor più dei
piccoli imprenditori "drammatizzano", in senso emotivo ma anche narrativo,
questa "tensione sociale". Sul piano professionale e geo-economico.
Lo
"sciame dei suicidi" ri-prodotto dalle cronache, infatti, sembra inseguire le
zone forti dello sviluppo degli ultimi decenni. Le province del Nordest e, in
generale, del Nord. Le aree che, dopo gli anni Settanta, hanno conosciuto una
crescita economica violenta. Dove si è affermato una sorta di "capitalismo
dell'uomo qualunque", come l'ha definito Giorgio Lago. Un modello "postfordista"
(per citare Arnaldo Bagnasco), che ha coinvolto e mobilitato la società in modo
estensivo. Perché, a differenza di altrove, le aspettative di reddito e di
carriera non erano affidate al lavoro dipendente - nella grande fabbrica o nel
pubblico impiego. Ma al lavoro in-dipendente. Al passaggio da operaio ad
autonomo. "Paroni a casa nostra", in Veneto, non significa solo indipendenza
territoriale. Ma vocazione all'indipendenza personale e
familiare.
Gran
parte delle aziende, d'altronde, sono sorte e si sono sviluppate attraverso
rapporti personali. Tra persone che si conoscono e si frequentano, prima durante
e dopo il lavoro. Aspirano a migliorare la propria posizione e condizione, con
lo stesso obiettivo. Diventando, a loro volta, "paroni a casa propria".
Il
passaggio da operaio a piccolo imprenditore, in questo mondo, è breve. La
fatica, il rischio: gli stessi. Cambia il ruolo sociale. Come rammenta la
vicenda dell'artigiano-muratore, raccontata da Gigi Copiello, che sul furgone da
lavoro scrive: Bruno da Cittadella, dottore in malta. (Titolo del libro appena
uscito per Marsilio). Cioè, artigiano, ma anche specialista. Per usare un
termine di moda: tecnico. Il successo leghista, negli anni Novanta, in queste
zone e fra queste categorie professionali, si spiega anche così. Con la capacità
della Lega di dare visibilità e voce a soggetti e territori divenuti, in breve,
economicamente centrali, ma ancora politicamente periferici. Guardati - anche
sui media - con sufficienza e ironia.
L'enfasi
suscitata - oggi molto più di ieri - dai suicidi dei piccoli imprenditori e
nelle aree di piccola impresa riflette la sensazione, per alcuni versi la paura,
che questo modello sia in declino. Oltre metà degli italiani, nel 2006, ambiva,
per sé e i propri figli, a un "lavoro in proprio o da libero professionista".
Oggi questa componente è scesa a poco più di un terzo (Demos-Coop, aprile 2012).
Le cause "materiali": la disoccupazione, il peso schiacciante delle tasse e la
caduta dei mercati, dunque, alimenta sicuramente l'angoscia sociale che si
respira.
Ma
c'è di più. C'è la paura del baricentro sociale, un tempo imperniato sulla
grande fabbrica, spostatosi, poi, sul lavoro autonomo e sulla piccola impresa.
Un modello fondato, comunque: sul "lavoro". Riferimento dell'identità e della
coesione sociale, prima che fonte di reddito.
Mi
torna in mente la reazione di Giorgio Lago a un articolo nel quale, dieci anni
fa, registravo la crescente stanchezza fra i lavoratori e i piccoli imprenditori
del Nordest. Alla ricerca di altri motivi di soddisfazione, oltre il lavoro.
Rispose, allora, Lago (sul Mattino di Padova): "Se sono stanchi si riposino.
Vadano a dormire prima, la sera. E poi riprendano il lavoro. Perché senza il
lavoro, senza la fatica: non hanno speranza. Non hanno futuro".
È
questo che oggi rende così visibile ciò che fino a ieri non lo era. "Morire per
il lavoro".
In
qualche misura, poteva essere un prezzo accettato e perfino necessario, per una
civiltà laburista. Ma se il lavoro e la fatica non bastano più: cosa terrà
insieme la società?
E,
prima ancora, che "senso" ha la vita?
2 commenti:
Massimiliano Contadini ha migliorato incidente e ora vive in Polonia. Sembra che il denaro (per l'intrattenimento a Lublino) che la gente lo paga.
Thanks for thiss
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