lunedì 25 marzo 2013

Strage di Viareggio, parte l'udienza preliminare. I familiari delle vittime fuori dal tribunale






Fuori dal polo fieristico le foto delle vittime con la scritta: «Niente sarà più come prima». Assente il Comune: è polemica

LUCCA - Ci sono i volti di tutte e 32 le vittime innocenti della strage di Viareggio. Campeggiano davanti al polo fieristico di Lucca dove è partita l'udienza preliminare per il procedimento della strage del 29 giugno 2009. Il tribunale si è «trasferito» in una sede più «capiente» per ospitare le numerose parti civili, difensori e consulenti dei 32 indagati. I familiari delle vittime hanno fatto ingresso all'area del polo fieristico improvvisando un mini corteo.

   
In testa c'era uno striscione con le foto delle vittime e la scritta «Viareggio 29.6.2009. Niente sarà più come prima». Al loro fianco, il presidente della Provincia Stefano Baccelli e rappresentanti delle amministrazioni di Lucca, Pietrasanta, Forte dei Marmi, Seravezza e Massarosa. Non è passata inosservata, invece, l'assenza di rappresentanti del Comune di Viareggio, che ha deciso di non inviare alcuna figura ufficiale. «Per Viareggio, la città dove è avvenuta la strage, non c'è nessuno - spiega Daniela Rombi, rappresentante di una delle associazioni tra i familiari delle vittime - nemmeno un vigile con la fascia tricolore. Siamo tanti arrabbiati, ci siamo rimasti male». Il comune di Viareggio è guidato da un commissario, Domenico Mannino. «Mi ha inviato una mail - ha spiegato Daniela Rombi - per dirmi che per rispetto della corte non sarebbe stato presente fisicamente, e aggiungendo che ci è vicino con il cuore. Io capisco il rispetto della corte, ma ci siamo anche noi». All'esterno dell'aula dove è in corso l'udienza ci sono decine di striscioni e tutte le foto delle vittime del rogo sono accompagnate dalla scritta in rosso «ucciso». Assieme ai familiari delle vittime, le associazioni «Il Mondo che vorrei» e «Assemblea 29 giugno». Diverse le scritte contro l'ad delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti, il principale forse, almeno per fama, dei 32 indagati e assente all'udienza come previsto. Familiari e associazioni hanno esposto, appoggiandolo sull'asfalto, anche un enorme lenzuolo con disegni dei loro bambini, molti dei quali rimasti orfani di almeno un genitore morto nel rogo provocato dall'esplosione di oltre tre anni e mezzo fa.

Per un difetto di notifica il gup di Lucca ha deciso di stralciare le posizioni di Trenitalia, Fs Logistica Rfi, della ditta di revisioni Cima, e del suo titolare. Le difese hanno sostenuto di non aver ricevuto la mail con cui la procura avrebbe dovuto notificare l'avviso di chiusura delle indagini. Il giudice ha comunque deciso di non interrompere il procedimento per le altre parti: con ogni probabilità le cinque posizioni stralciate saranno riunificate alle altre nell'udienza in programma per il 22 maggio. L'udienza preliminare si è aperta con le eccezioni delle difese, fra cui quelle sui difetti di notifica. Secondo la procura ci sarebbe stato un accordo con i difensori in base a cui quelli privi di posta certificata avrebbero ricevuto semplici mail accompagnate da una lettera cartacea. La questione è stata oggetto di dibattito, con la decisione del gup di stralciare le cinque posizioni. Per queste adesso la procura dovrà di nuovo procedere con la notifica dell'avviso chiusura indagini, con l'inoltro delle richieste del rinvio a giudizio e con la fissazione da parte del gup dell'udienza, che con ogni probabilità sarà quella del 22 maggio, già in calendario da tempo. A seguire c'è stata la richiesta di costituzione di parte civile avanzata da un centinaio fra familiari delle vittime ed enti. Fra questi anche la Presidenza del Consiglio dei ministri, la Regione Toscana, la Provincia di Lucca e il Comune di Viareggio, oltre ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza di diverse regioni e alla Cgil nella persona del segretario Susanna Camusso. In aula non era presente alcun imputato.

«Una seconda consulenza del professor Paolo Toni ha ribadito punto su punto» che fu un picchetto a provocare lo squarcio nella cisterna da cui, il 29 giugno del 2009, fuoriuscì il gas che esplodendo uccise 32 persone, ricorda il procuratore di Lucca Aldo Cicala, parlando con i giornalisti durante una pausa dell'udienza preliminare. Proprio sulla causa dello squarcio si concentra una parte della battaglia legale fra accusa e difesa. Secondo i consulenti di Ferrovie dello Stato, a provocarlo fu la «deviata zampa di lepre», un elemento indispensabile dello scambio. Per i periti dell'accusa, invece, fu un picchetto (serve ad indicare le curve) la cui pericolosità - sostengono i pm - venne sottovalutata dalle Ferrovie. Una terza perizia, chiesta dal gip durante l'incidente probatorio, ha sposato sostanzialmente la tesi dei periti di Fs. Proprio rispondendo ad una domanda su quest'ultima relazione, Cicala ha ricordato la nuova e successiva consulenza svolta dal professor Toni per la procura, secondo cui la 'responsabilità è del picchettò. L'udienza non è ancora iniziata, è ancora in corso l'appello delle parti civili: «L'atmosfera è serena e tranquilla», ha commentato Cicala.

Simone Dinelli
25 marzo 2013


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