Il sindacato: caso identico a quello della Fiat di Melfi
"Esattamente come alla Fiat Sata di Melfi, anche a Bergamo avviene che il giudice dia ragione alla Fiom-Cgil, riconoscendo la condotta antisindacale del licenziamento del nostro delegato, e che ordini all'azienda il suo reintegro, ma avviene anche che l'azienda non rispetti la sentenza". E' quanto afferma in una nota Eliana Como della Fiom-Cgil di Bergamo in merito alla vicenda che vede come protagonista un delegato sindacale Fiom della Bodega di Cisano Bergamasco, trafileria per l’estrusione d’alluminio che occupa 220 dipendenti.
Il 4 ottobre scorso il Giudice del lavoro del Tribunale di Bergamo ha ritenuto sussistente l’anti-sindacalità del licenziamento del delegato Fiom-Cgil, ordinando che venisse reintegrato. Ma l'azienda ha invece comunicato con una lettera indirizzata al delegato, di voler presentare ricorso e che, fino all'esito di esso, gli avrebbe corrisposto lo stipendio pari al permesso retribuito, ma di reintegro nemmeno a parlarne.
"D'altra parte, già in Tribunale, il titolare di Bodega aveva espresso al Giudice del Lavoro l'intenzione netta di impedire al delegato di rientrare al suo posto - afferma ancora Eliana Como - Questo non fa altro che reiterare la condotta antisindacale nei nostri confronti. Riteniamo, poi, curioso che un’azienda che può permettersi di pagare un dipendente senza farlo lavorare, abbia poi necessità di fare ricorso alla cassa integrazione ordinaria, come abbiamo appreso con la convocazione all'esame congiunto inviata il 1° ottobre scorso. Questo comportamento - conclude la sindacalista Fiom - a Melfi come a Cisano Bergamasco, ci riporta al passato e cancella la dignità dei lavoratori".
La Fiom di Bergamo chiede, perciò, all'azienda di rispettare la sentenza di reintegro: "In caso contrario" aggiunge Eugenio Borella, segretario generale provinciale della Fiom-Cgil, "ci vedremo costretti a valutare le vie legali, non escludendo di agire anche in sede penale".
13/10/2010
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