lunedì 25 ottobre 2010

La Rete al convegno di Viareggio sulla strage ancora impunita

L'associazione "il mondo che vorrei" e l'"assemblea 29 giugno", la coscienza civile di chi lotta per la giustizia e la verità per la strage di Viareggio, ha organizzato un convegno nella sala Barsanti della Croce Verde di Viareggio il 23/24 ottobre. Per non dimenticare e perchè non abbia più a ripetersi.

La Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro che ha condotto anche su questo una campagna nazionale e che ha partecipato con una delegazione alla manifestazione nell'anniversario di questa strage, ha partecipato al Convegno e ne ha dato notizia nel proprio blog e nella mailing list della rete.

L'intento di questo convegno è quello di creare una rete tra i comitati nati dalle stragi, da Viareggio a Linate, L'Aquila, Torino, Crevalcore, S. Giuliano di Puglia, Livorno e altre, per dare vita ad una sorta di "Comitato dei comitati" che le colleghi e che ne sia la voce.

Il convegno è iniziato con la solidarietà a Cira, la madre di Daniele Franceschi, il ragazzo di Viareggio ucciso nelle carceri francesi dalla brutalità poliziesca, che avrebbe partecipato al Convegno se non avesse avuto l'impegno di portare la sua battaglia a Roma e con il saluto di M. Caprilli della Croce Verde.

Daniela Rombi, presidente dell' associazione "il mondo che vorrei" ha introdotto il convegno di sabato 23 con al centro la sicurezza nei trasporti (il tema di domenica 24 sarà l'incontro dei comitati delle vittime delle stragi) e per la ricerca della verità sulla strage, la lotta contro la prescrizione, contro il processo breve, un'amnistia camuffata che ha fatto dire al PG di Firenze, Deidda, che presiede l'inchiesta, all'inaugurazione dell'anno giudiziario: "e chi lo dirà ai padri e alle madri di Viareggio che hanno perso ragazzi di 18-20 anni che lo Stato rinuncia ad accertare la verità solo perchè il processo si è rivelato complicato e difficile?". I comitati vogliono una corsia preferenziale, vogliono conoscere i nomi degli indagati, attaccano Moretti che per risanare i bilanci dell'azienda ha tagliato sulla sicurezza, hanno fatto approvare la "legge Viareggio" per i risarcimenti alle famiglie e si battono per la costituzione parte civile delle stesse (nel processo penale, la persona offesa non può partecipare attivamente al processo se è stata risarcita). Hanno portato la loro voce al parlamento europeo a Bruxelles.

L' intervento di una ferroviera dell' "assemblea 29 giugno" ha contestato i concetti di "fatalità", dell'"errore umano" sugli incidenti sul lavoro (Crevalcore, Circumvesuviana, "porte killer"), quando le aziende perseguono il profitto e la sicurezza per loro è un costo. La strage è stata causata dal processo di privatizzazione e di deregolamentazione (licenziamenti, stazioni eliminate, smantellamento dei controlli di verifica, dismissioni delle Officine Grandi Riparazioni, repressione degli rls ...) del duo Moretti-Matteoli.

Poi gli altri interventi programmati: la testimonianza di un lavoratore ustionato in una piattaforma petrolifera in Libia, quella del comitato di Novara (Trecate, da dove è partito il vagone della morte) che ha organizzato blocchi e altre forma di protesta, quella di 2 giornalisti di Varese e del Canton Ticino impegnati nell'informare i cittadini sulla mancanza di sicurezza nelle ferrovie, un dirigente del sindacato ORSA, del comitato (oggi fondazione) di Linate, la testimonianza di un ex capotreno vittima di una "porta killer", quella di Medicina Democratica (che si costituirà parte civile al processo) sullo stress psicologico di coloro che hanno subito o hanno assistito ad eventi gravi, infine l'intervento di un dirigente della filt-cgil.

Il dibattito è stato aperto da Dante De Angelis, sospeso per rappresaglia per avere espresso solidarietà agli operai di Melfi, che ha valorizzato il lavoro dei comitati nati dalle tragedie perchè manca la fiducia nello Stato, ed è continuato con l'intervento di un assessore di Lucca, di un rls trenitalia.

A questo punto c'è stato l'intervento della Rete nazionale, un intervento "politico", che ha denunciato il profitto dei padroni e il loro sistema come causa delle morti sul lavoro e tra la popolazione, la giustizia negata nei tribunali (l'esempio di Ravenna per la morte di Luca Vertullo), il fascismo dei padroni che passano come rulli compressori sull'opposizione degli operai e l'attività del governo che ne è espressione che peggiorano la condizione dei lavoratori e che fa aumentare il rischio sicurezza, le campagne nazionali della Rete, la campagna immigrati. L'intervento della Rete si è concluso con l'invito ai comitati di partecipare alla sentenza del processo Thyssen a Torino.

Ha chiuso il dibattito un compagno della Rete disarmiamoli contro gli F35 a Cameri.

primo resoconto

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