Il TAR deve dire NO al progetto di discarica di Cappella Cantone. NO all’interramento del rifiuto amianto.
Il TAR di Brescia si pronuncerà, con tutta probabilità, il 27 ottobre prossimo sulla fattibilità o meno della discarica di amianto di Cappella Cantone (CR), ma questo NON significherà per noi la conclusione della battaglia che abbiamo condotto in questi tre anni.
Se la sentenza del TAR non sarà favorevole alla sospensione, l’ulteriore passaggio obbligato sarà l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Nel caso in cui i tecnici regionali, anche in questa sede, dovessero continuare a seguire la strada scellerata di autorizzare una discarica sopra falde acquifere
affioranti, la mobilitazione continuerà e ci sarà la possibilità di ricorrere nuovamente al TAR.
Se il TAR, come noi ci aspettiamo, bloccherà la realizzazione della discarica, si dovrà comunque continuare a vigilare e a mobilitarsi contro i sicuri tentativi di aggirare la legge da parte di settori economici e politici che non demorderanno dal tentativo di realizzare i loro profitti anche con mezzi al limite della legalità. Non dobbiamo dimenticare che attorno alla cava di Cappella Cantone vi sono interessi economici privati enormi che vanno ad intrecciarsi inevitabilmente con le istituzioni e con mafie economiche di varia natura. Le discariche sono l’affare del secolo.Dopo anni di dimenticanze e
di latitanza delle istituzioni nell’affrontare questo problema lo smaltimento dell’amianto diventerà a breve un’emergenza (come stanno facendo a Terzigno e come hanno fatto a Chiaiano). Emergenza vorrà dire derogare a tutte le normative e dichiarare le aree di smaltimento di "interesse strategico militare"(vedi sempre l’esempio della Campania) al fine di inviare l’esercito per garantire lo
smaltimento anche in luoghi evidentemente non idonei e pericolosi per la salute dei cittadini. Dobbiamo, quindi, impedire che con questa giustificazione siano realizzate discariche di amianto non solo nel nostro territorio, ma in tutto ilPaese.
Per questo noi stiamo lavorando per consolidare ed organizzare il coordinamento di tutte le istanze che si oppongono alle discariche, che sono nocive alla salute e sono realizzate violando tutte le norme di cautela.
Scienziati e ricercatori sostengono che le discariche di amianto non sono ecocompatibili e non sono la migliore tecnologia disponibile. Non a caso la normativa europea mette le discariche all’ultimo posto nella gerarchia dei rifiuti.
Le discariche di amianto non eliminano il rifiuto e ne producono di nuovo: il percolato, ricco di fibre di amianto che ritornano quindi nell’ambiente. Il percolato deve poi essere smaltito all’estero perché in Italia non sono stati impiantati sistemi di filtrazione efficaci perché molto costosi.
I costi ambientali nel medio e lungo periodo delle discariche di amianto sono elevati: il terreno non è mai più recuperabile e vi è la necessità di un monitoraggio costante e per sempre.
Le discariche sono una delle fonti di maggiore possibilità di infiltrazione di interesse mafioso. Il principio dell’ecomafia è "sotterrare rifiuti di ogni genere in ogni spazio vuoto disponibile: costa meno tempo, meno sforzi e meno soldi".
Ricordiamo che la Locatelli, nuova proprietaria della Cavenord, dava lavori in subappalto alla Perego, il cui proprietario è accusato di essere colluso con la n’drangheta.
L’uso scorretto e criminale dell’amianto ha provocato morti e non vogliamo che anche lo smaltimento scorretto dell’amianto continui ad uccidere perché è un problema altamente sottovalutato, non si vogliono investire soldi sufficienti per eliminarlo e per ora costituisce solo l’ennesima fonte di arricchimento per pochi.
L’amianto non deve essere smaltito seguendo il principio dell’economicità e del profitto, ma solo perseguendo la tutela della salute dei cittadini. La salute non ha prezzo.
Mariella Megna – Cittadini contro l’amianto
Giorgio Riboldi – SU LA TESTA l’altra Lombardia
Carmine Fioretti – Confederazione Unitaria di Base di Cremona
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