giovedì 10 novembre 2011

IL CROLLO DI BARLETTA

La commissione d'inchiesta "C'era un escavatore al lavoro"

Mentre il palazzo crollava un uomo era dai carabinieri per denunciare la presenza del mezzo meccanico accanto alla costruzione che sepolto le operaie e la ragazzina Clio Napolitiano sul luogo della tragedia Mentre la palazzina di via Roma crollava, un uomo, quel giorno, il 3 ottobre scorso, era dai carabinieri di Barletta per denunciare la presenza nell'area attigua all'edificio di un escavatore. Ma in quella zona si doveva soltanto provvedere alla bonifica, dopo la demolizione dello stabile adiacente a quello poi crollato. E' un nuovo particolare che emerge dalla ricostruzione di quella tragica giornata, quando nel crollo morirono cinque donne, quattro operaie e la figlia 14enne del titolare della ditta di confezioni. Vittime dell'insicurezza sui luoghi di vita e di lavoro, cui ha reso omaggio anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante la sua visita in Puglia dei giorni scorsi.


A riferirlo il presidente della Commissione d'indagine del Senato sul lavoro nero e sugli infortuni sul lavoro, Oreste Tofani, al termine delle audizioni e del sopralluogo che l'organismo parlamentare ha tenuto oggi a Barletta.
"Una cosa posso dirla - ha precisato Tofani - nel corso dell'indagine emerge chiaramente che c'è qualcuno che ha agito fuori da quello che gli era consentito. Appare infatti singolare che, mentre quella palazzina collassava, un uomo, per conto anche dei datori di lavoro delle vittime di quel crollo, si recava dai carabinieri per denunciare che in quel cantiere era al lavoro un escavatore".

Il sindaco Nicola Maffei ha declinato ogni responsabilità: "Quando viene aperto un cantiere edile, è il responsabile dei lavori dell'impresa che deve sovrintendere alla sicurezza ed, eventualmente avvertire il Comune. Non risultava alcuna attività lavorativa in quello stabile e, per quanto riguarda il sopralluogo di tre giorni prima del crollo, ho ribadito che, se allora non fu emessa una ordinanza di sgombero, evidentemente, allora non fu giudicato necessario".

La commissione è arrivata a Barletta per un'inchiesta che ha lo scopo di "far diminuire il numero degli infortuni sul lavoro e, ove fosse necessario, modificare il quadro normativo, magari snellendolo, per prevenirli", ha spiegato Tofani. Ha trovato una città dove il lavoro nero, ha spiegato, è nato per "effetto della deindustrializzazione seguita al boom economico degli anni Ottanta, quando c'èrano 40.000 lavoratori nei settori tessile e calzaturiero, impiegati in grossi capannoni. Ora l'80% di quei capannoni sono stati dismessi e c'è un residuo che tenta di reggere a ogni costo e condizione di andare avanti. Dobbiamo dare loro delle risposte: lo deve fare la politica, governativa e locale. Il lavoro nero e il crollo di una palazzina possono apparentemente sembrare lontani e sconnessi fra loro, ma sono in realtà racchiusi nella medesima cornice: un quadro fatto di difficoltà e disagio. Bisogna mettere in condizione gli imprenditori di operare nella legalità, con meccanismi che consentano loro di emergere, meccanismi che ci sono e che, forse, è necessario incrementare".

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