Sono Lorena Coletti, mio fratello morì il 25 novembre 2006, nella tragedia
delle Umbria Olii.
Quel giorno morirono altre 3 persone che lavoravano con lui nella ditta
Manili, la quale effettuava manutenzioni in appalto presso la Umbria Olii.
Il lavoro della ditta Manili, consisteva nel montare delle passerelle sui
silos che per l'occasione dovevano essere bonificati, mentre tramite
successive perizie, si è scoperto che quest'ultimi contenevano un gas
potenzialmente esplosivo, l'esano.
Quindi i dipendenti della ditta Manili non sapevano il rischio che correvano
nell'effettuare il montaggio delle passerelle e la Umbria olii non possedeva
il certificato antincendio che oltretutto era scaduto da due anni.
Al momento dell'esplosione, il contenuto dei silos, che ammontava a diverse
tonnellate di olio si è riversato nel fiume Clitunno e nelle strade di
Campello, provocando ingenti danni ambientali .
Nel 2008 iniziò il processo preliminare, durante il quale i legali di Del
Papa avanzarono diverse istanze, tra cui la rimessione per poter spostare il
"sito" del processo per ostilità ambientale e addirittura la ricusazione del
giudice dell'udienza preliminare, ritenendolo di parte. Tutte istanze che
ovviamente non sono mai state accolte, cosi come la richiesta di rito
abbreviato da parte dell'imputato e la richiesta di risarcimento di 35
milioni di euro che i familiari e l'unico superstite si sono visti
recapitare.
Al termine del processo preliminare Giorgio Del Papa, amministratore
delegato della Umbria Olii, fu rinviato a giudizio e la data del 24 novembre
del 2009 vagliava l'inizio del processo penale dove l'amministratore
delegato ha, a suo carico, le imputazioni di omicidio colposo plurimo con
l'aggravate della colpa cosciente, disastro ambientale e il mancato
rispetto, anche doloso, di alcune norme sulla sicurezza del lavoro.
Durante le varie udienze, la prima linea difensiva adottata dal legale di
Giorgio Del Papa, vedeva incolpare i dipendenti della ditta Manili che
secondo perizie di parte, avrebbero utilizzato fiamme libere per ancorare le
passerelle ai silos, tesi difensiva che poi è stata abbandonata dalla difesa
stessa.
Il 18 ottobre 2011 nell'aula del tribunale di Spoleto, dove era attesa la
requisitoria del PM Federica Albano, non sono mancati i colpi di scena,
poiché stavolta a far discutere l'accusa è stata la sorpresa dell'avv. La
Spina che ha presentato un libro scritto da lui stesso, dal titolo "Non ho
colpa".
Un libro dal titolo innocuo ma che contiene il racconto della vicenda
processuale, vista dagli occhi della difesa, e raccontata con la voce di
"Pippo", dove idealmente Giorgio Del Papa viene ritenuto innocente e assolto
dopo profonde analisi e osservazioni nel libro contenute.
Lo stesso giorno nell'aula del tribunale il Procuratore capo Gianfranco
Riggio, ha avallato calcando la mano sulle accuse già formulate nella
requisitoria del P.M. e ha specificato che la Procura ha negato a Del Papa
il riconoscimento delle attenuanti generiche, vuoi per l'estrema gravità del
fatto vuoi per la personalità dell'imputato che tra l'altro non è immune da
precedenti.
Il 19 ottobre 2011 è il giorno della difesa, nel quale l'avv. La Spina ha
parlato per ben 5 ore, leggendo anche alcuni passi del libro-arringa che è
finito agli atti del processo.
Come prima cosa l'avv. ha chiesto per Giorgio Del Papa l'assoluzione con
formula piena, evidenziando addirittura, che i precedenti di cui aveva
parlato il giorno prima il Procuratore Capo Riggio non sarebbero ostativi
per la concessione delle attenuanti generiche.
Durante la requisitoria, il libro-arringa non è stata l'unica sorpresa della
difesa di Del Papa, in quanto l'avv. dell'imputato ha chiesto, oserei dire
anche in maniera piuttosto inaspettata, al giudice una superperizia. Ossia,
La Spina vuole ricorrere all'articolo 507 del c.p.p che consente al giudice,
in caso di assoluta eccezionalità, quindi anche a processo praticamente
concluso vista la sentenza imminente, di disporre di nuovi mezzi di prova.
L'utilità a parere della difesa di questa superperizia, sta nel verificare
la tesi difensiva attuale, che vede attribuire all'unico superstite, Klaudio
Dimiri, l'intera colpa della catastrofe.
Secondo la difesa quindi la colpa dell'unico superstite sta nell'aver
compiuto una manovra errata con la gru, che quel giorno avrebbe sollevato il
silos.
Secondo l'accusa, l'ipotesi è fantasiosa avendo già considerato peso del
silo e del suo contenuto, il peso e l'inclinazione del braccio della gru.
Un'altra cosa che l'avv. della difesa vuole verificare, tramite perizia, è l'attendibilità
degli esami chimici di laboratorio effettuati durante le indagini.
Il giudice Avenoso, ha sospeso l'udienza dando come prossima data utile il
15 novembre, non escludendo un eventuale sentenza.
Noi familiari delle vittime, come ha già detto il Procuratore Riggio,
pretendiamo giustizia per questi 4 morti.
Chiediamo al giudice Avenoso la massima celerità nell'espletare la sentenza.
Contattti: federiko666@gmail.com
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