lunedì 7 novembre 2011

Simone Medas morto stritolato da ingranaggi. Quattro condanne e un'assoluzione

Operaio morto stritolato da ingranaggi. Quattro condanne e un'assoluzione.
"Nessuna di queste persone farà un giorno di prigione, mentre nostro figlio non c'è più".


Facendo una ricerca su internet, mi sono imbattuto in questa notizia.
E' di 20 giorni fa, è vero, ma purtroppo i mezzi d'informazione ne parlano talmente poco, che si fa fatica anche a trovare le notizie di condanne per le stragi sul lavoro (quando non vanno in prescrizione).
Quando l'ho letta, mi si è accapponata la pelle.
Purtroppo in Italia per chi ha avuto un suo caro morto sul lavoro non ci sarà mai giustizia.
Quattro condanne si, ma a pene talmente basse (condanne che vanno da 1 anno e sei mesi ad un anno e 4 mesi), che ci sarebbe di cui vergognarsi.
Per l'amministratore delegato, tanto per cambiare, l'assoluzione.
Simone Medas aveva solo 29 anni, quando è stato stritolato dagli ingranaggi di una macchina della fabbrica Euroallumina di Portovesme.
Sono dell'idea, che le condanne che ci sono state nel processo di primo grado Thyssen (ammesso che reggano in appello), non sono ripetibili in nessun altro processo per morti sul lavoro.
Anche quando succedono stragi come quella della Truck Center di Molfetta, le condanne non superano i 5 anni.
Intanto l'Inail ci dice che le morti e gli infortuni sul lavoro sono in calo.....
C'è lo dice da 5 anni consecutivi.
Ma anche il presidente Inail Sartori ha dovuto ammettere alla conferenza stampa per la presentazione del Rapporto Annuale sugli infortuni sul lavoro (Luglio 2011), che all'appello mancano almeno 200 mila infortuni, perchè questi appartengono al sommerso: non vengono denunciati o vengono fatti passare per malattia, perchè molti lavoratori sono precari, o in nero o in grigio e hanno paura di ritorsioni se denunciano tali infortuni.
Tutte le volte che accade una strage sul lavoro, leggo da più parti (specialmente dal mondo politico, ma anche quello sindacale), che bisognare fare, che bisogna aumentare i controlli, che bisogna aumentare le pene, che ci vuole certezza della pena, che la sicurezza andrebbe insegnata fin dalla scuola, che manca la cultura sulla sicurezza sul lavoro.
C'è lo vanno ripetendo da anni, però l'unica cosa che manca sono i fatti per spezzare questo stillicidio quotidiano nei luoghi di lavoro, questa strage nell'indifferenza, questo bollettino di guerra sul lavoro.
Tutto questo ci dovrebbe invitare alla riflessione, perchè così non si può più andare avanti.
Se i mezzi d'informazione ne parlassero sempre e non a fasi alterne, se la politica facesse qualcosa di concreto perchè ci siano più controlli e la certezza di una pena severa per i datori di lavoro responsabili di tutte queste morti sul lavoro, se i sindacati facessero di più, forse non ci sarebbero tutti questi morti sul lavoro.....e non come le chiamano ancora in molti, anzi in troppi, "morti bianche o tragiche fatalità!!!
Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza-Firenze





Operaio morto stritolato da ingranaggi
Quattro condanne e un'assoluzione
Quattro condanne e un'assoluzione. Si è chiuso così il processo di primo grado per la morte di Simone Medas, l'operaio di 29 anni dell'Euroallumina di Portovesme, stritolato dagli ingranaggi di una macchina della fabbrica nel luglio del 2009.

Il giudice monocratico del Tribunale, Cristina Anedda, ha condannato ad un anno e sei mesi il capo servizio dell'unità operativa ciclo Bayer Giorgio Pompei, stessa pena del caposezione Diego De Vecchi. Dovrà scontare un anno e otto mesi, invece, il direttore dello stabilimento Nicola Candeloro, mentre il responsabile del servizio prevenzione Paolino Serra è stato condannato ad un anno e quattro mesi. Assolto dall'accusa di omicidio colposo, invece, l'amministratore delegato di Euroallumina, Vincenzo Rosino che dovrà comunque scontare una condanna a due mesi per un'imputazione legata ad alcune violazioni normative. A difendere i cinque imputati c'erano gli avvocati Luigi Concas e Patrizio Rovelli, mentre la famiglia non si è costituta parte civile avendo trovato un accordo sull'indennizzo. Per tutti gli imputati la pena è sospesa e alcuni hanno ottenuto la non menzione.
"Oggi nostro figlio è morto per la seconda volta - hanno detto Raffaele Medas e la moglie, genitori dell'operaio scomparso - la legge punisce chi causa morti bianche. Nessuna di queste persone farà un giorno di prigione, mentre nostro figlio non c'è più".

Sabato 15 ottobre 2011 07.41



http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/238731




Portovesme, sentenza su morte operaio
I genitori: "Svalutata vita di nostro figlio"
Quel peso sul cuore, che si portano appresso da quattro anni e tre mesi, non si è per nulla alleggerito con la sentenza di ieri. Anzi, Gavina Marras e Raffaele Medas, ora hanno un cruccio in più e paradossalmente, si sentono quasi in colpa: «Se non avessimo rinunciato alla costituzione di parte civile, forse avremmo potuto fare ancora qualcosa per rendere giustizia a nostro figlio. Perché per noi questa sentenza non significa affatto giustizia». LEGGI L'ARTICOLO COMPLETO SU L'UNIONE SARDA

I genitori del giovane lavoratore precario di Iglesias, morto il 31 luglio
2007 all'Eurallumina, si sono resi conto troppo tardi del significato delle loro firme apposte sul documento nel quale, di fatto, si sanciva l'accettazione di un risarcimento di 360 mila euro e la contestuale revoca della costituzione di parte civile. Proprio così: la morte di un ragazzo di
29 anni è stata valutata in meno di mezzo milione di euro.

Sabato 15 ottobre 2011 08.03


http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/238782

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