15/11/2011 - le motivazioni della sentenza "Rogo Thyssen, l'ad dell'azienda non fece nulla per la sicurezza"
La ThyssenKrupp di corso Regina Margherita: nel rogo divampato nella notte tra il 6 e 7 dicembre 2007 persero la vita sette operai
In 500 pagine il perchè delle condanne per i sei imputati «Espenhahn sapeva, ma accettò il rischio della tragedia» alberto gaino
torino
Sette mesi dopo il verdetto di condanna dell'amministratore delegato della ThyssenKrupp Italia, Herald Espenhanhn, sono state depositate le corpose motivazioni del provvedimento: 504 pagine che pubblichiamo integralmente nel nostro sito.
Dopo le polemiche sulla severità della pena e della condanna per omicidio con dolo eventuale, i giudici della Corte d'Assise torinese chiariscono e scrivono che il manager tedesco era consapevole dei rischi che si correvano nello stabilimento di Torino, che non si aspettava potessero morirvi sette lavoratori in un incendio disastroso nella notte del 6 dicembre 2007, ma, precisano, con tutto ciò l'ad non aveva fatto nulla per prevenire le cause della grave insicurezza sul lavoro in una acciaieria in via di dismissione.
Aggiungono: merita tuttavia il minimo della pena, per aver risarcito i familiari delle vittime e per non aver negato in aula la propria responsabilità di non aver fatto realizzare alcun intervento di "fire prevention". In queste pagine c'è una storia dolorosa: chi abbia la pazienza di leggersela tutta può capire perché la Corte d'Assise è pervenuta ad un'inedita decisione di condanna per omicidio del vertice italiano di una multinazionale.
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